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Xylella – un nemico venuto da lontano

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foto: immagini dal documento “il tempo dei Giganti” di Davide Barletti, Lorenzo Conte, Bari, Dinamo Film 2023

Se ti capita di prendere un aereo da Varsavia a Bari e decidi di andare a visitare Lecce, percorrendo la superstrada e guardando verso est, vedrai il mare e il cielo che si fondono gradualmente fino a toccarsi all’orizzonte in un blu intenso. Un lembo di terra ti separa dal mare: in un movimento immobile ed eterno il paesaggio è segnato dal rosso della terra argillosa e dal verde argentato delle chiome dei “canuti” ulivi. Gli alberi sono lì da sempre, sembrano contemplare silenziosi il mare. Questo era il paesaggio che ammiravo quando tornavo a casa fino a qualche anno fa. Adesso non più. Il paesaggio è cambiato. Quel verde dalle chiome d’argento degli ulivi secolari sta ormai quasi scomparendo, sostituito da un grigio spento, sinonimo non più di vecchiaia e saggezza, ma di morte. Tutto ciò è il risultato di un batterio, la Xylella Fastidiosa, che ha decimato una pianta, l’ulivo, vissuta in questa regione per centinaia di anni. Si tratta, dicono, della “peggior emergenza fitosanitaria al mondo”. La gran parte di questi alberi infatti ha una storia centenaria se non millenaria, ha visto il susseguirsi di popoli e civiltà ed ora sta morendo.

Questa è una storia che, di primo acchito, riguarda solo il “mondo vegetale”, ma che ha delle incredibili assonanze con un’altra pandemia che di lì a pochi anni avrebbe colpito il “mondo umano”. La narrazione di questo disastro ambientale però è stata spesso frammentaria e poco chiara. Soprattutto per me che non vivo più in quei luoghi. Le notizie arrivavano, ma le spiegazioni no. L’unica cosa chiara era vedere il rapido procedere dell’essiccamento degli ulivi, in direzione contraria rispetto al mio ritorno a casa. I campi un tempo verdi, pian piano si dipingevano di nero, dal Salento fino alla provincia di Bari. Per capire allora come sia possibile che un albero così longevo stia velocemente sparendo, mi sono dovuto informare leggendo il libro “La morte dei Giganti” del giornalista salentino Stefano Martella. Andiamo però con ordine. Per capire come siano andate le cose bisogna per prima cosa fare un passo indietro.

È l’estate del 2013 e nelle campagne del Salento i contadini e gli imprenditori agricoli da qualche mese osservano con ansia qualcosa di inusuale e mai visto fino ad allora: gli alberi di ulivo stanno seccando ad una velocità impressionante. Gigantesche sculture di legno improvvisamente stanno vedendo le proprie chiome diventare marroni e appassire. Nel giro di poco il tronco secca e gli alberi muoiono. Intanto nella sede dell’Istituto del Cnr di Bari alcuni ricercatori, guidati dal Direttore Donato Boscia, analizzano i rami degli ulivi essiccati. Dalla diagnosi molecolare risulta la presenza di un patogeno da quarantena: la Xylella Fastidiosa; tutto ciò è molto strano perché questo tipo di batterio non ha mai colpito l’ulivo. I ricercatori pensano ad un errore e ripetono le analisi. Il risultato però non cambia. La Xylella è un batterio che intacca gli xilemi degli alberi, vale a dire le vene che portano la linfa, e inibisce la circolazione di acqua e minerali. L’albero senza linfa non fa la fotosintesi e in poco tempo secca e muore. Questo batterio però ha bisogno di un insetto per passare da una pianta all’altra: una cicala chiamata “Sputacchina” perché, per proteggersi dai predatori, produce bava. La cicala si nutre della linfa degli ulivi, portando con sé il batterio da una pianta malata ad una sana. La Xylella si sta diffondendo a macchia d’olio e non si fermerà se non si agisce in tempi brevi. Lo stato d’emergenza viene dichiarato.

Viene nominato un commissario straordinario per la gestione dello stato di emergenza: Giuseppe Silletti, comandante della Regione Puglia del Corpo forestale dello Stato, il quale propone, sotto le direttive dell’Unione Europea, un piano di eradicazione di tutte le piante malate nella zona infetta, il trattamento con diserbanti e insetticidi per eliminare l’insetto vettore in una zona cuscinetto e il monitoraggio delle zone limitrofe per capire se il batterio si sta diffondendo. Sono misure drastiche che servono per arginare il diffondersi della Xylella. Misure che assomigliano a quelle prese per frenare il diffondersi del Covid. Ma le analogie non si fermano qui. Una volta annunciate le misure si scatena uno psico-dramma collettivo. La gente scende in piazza chiedendo di fermare lo sradicamento, fanno barricate per fermare le ruspe e dal mondo della cultura e dello spettacolo si alzano moltissime voci in difesa degli ulivi. Il risultato è che il piano viene bloccato, a causa anche dell’atteggiamento ondivago della politica, che sulla carta accetta il piano dell’Unione Europea, ma nei fatti non le attua, appoggiando le opinioni della piazza per un semplice tornaconto elettorale. In più serpeggia tra la popolazione l’idea di un complotto ai danni di quella pianta centenaria simbolo dell’identità della Regione. Tra le varie idee complottiste quella più accreditata è che il batterio, qualche anno prima dell’inizio della pandemia, sia stato introdotto da una società di ricerca scientifica di nome Allelyx (Xylella scritto al contrario) durante un convegno scientifico organizzato a Bari per studiare i pericoli di questo batterio. Il batterio inspiegabilmente è scomparso dai laboratori. Si è diffuso nell’ambiente. Secondo la vulgata dietro a tutto ciò c’è un deus ex machina, con un nome noto a tutti: la Monsanto. La multinazionale avrebbe intenzione di eradicare gli ulivi autoctoni per impiantare i suoi ulivi geneticamente modificati. E per fare questo diffonde un batterio attraverso una sua società satellite che si chiama come il batterio stesso ma al contrario. Il complotto è servito: peccato però che il batterio portato al convegno sia di un ceppo diverso da quello trovato nel Salento e che il focolaio, Gallipoli, sia a 200 km da Bari. Infine, Allelyx in effetti esiste veramente ed è stata acquisita dalla Monsanto. È una società brasiliana formata da un gruppo di ricercatori che studia la Xylella da sempre, da prima che la Monsanto l’acquisisse, ed è proprio per questo che si chiama così.

La popolazione però non può accettare che quella pianta secolare possa morire. Tra i primi a farne le spese è il gruppo di ricerca che ha scoperto la presenza del batterio nell’ulivo. La lista dei capi d’accusa è lunghissima: va dalla diffusione colposa di una malattia delle piante, all’inquinamento ambientale, fino alla distruzione o il deturpamento di bellezze naturali. Tutti capi andati in archivio. In archivio invece non è andato il costante avanzamento dell’infezione sanitaria, che ha colpito ventuno milioni di piante, con oltre ottomila chilometri quadrati di territorio, pari al 40% del territorio regionale. La produzione di olio è calata da venti tonnellate a tre tonnellate. Si stima che le perdite economiche relative a tutta la filiera siano intorno a oltre 1,6 miliardi di euro. Se si fossero messe in atto quelle misure forse non avremmo questi numeri sottomano.

Ma allora se non è un complotto da dove arriva questa Xylella? Il batterio è sbarcato in Europa attraverso una pianta di caffè proveniente dal Costa Rica ed è arrivata al mercato florovivaistico di Taviano, un paesino vicino a Gallipoli, l’epicentro dell’epidemia. Qui ha trovato terreno fertile per diffondersi rapidamente: un clima temperato, un territorio votato alla monocoltura e delle piante indebolite da anni di uso di diserbanti hanno fatto deflagrare la bomba. Bomba che ha creato un cortocircuito nel “mondo umano”: la fiducia è venuta meno e la ricerca delle responsabilità ha preso il posto della ricerca delle soluzioni. L’Unione Europea è colpevole per non aver mai adottato una politica di controllo sulle piante venute da altri continenti, la politica locale ha mostrato incapacità di prendere dei provvedimenti malvisti dall’opinione pubblica e i coltivatori e gli imprenditori agricoli sono responsabili di non essersi presi cura di quella pianta secolare in maniera organica in quanto interessati solo al profitto. Inoltre la scienza è stata vista dall’opinione pubblica come un nemico, come qualcosa di contro natura. In una fantomatica età dell’oro in cui l’uomo è tutt’uno con la natura, la scienza è vista come un elemento di rottura. Anche la scienza stessa però ha delle grosse responsabilità in tutto ciò: pensa che la sua verità sia auto-evidente e che questo credito di verità le debba essere elargito in maniera fideistica. Ma così non è: la scienza è solo uno dei linguaggi che l’uomo usa per abitare il mondo. Il linguaggio però è ciò che rende umano l’uomo. Se il leone ruggisce, la pianta fa la fotosintesi, l’uomo parla. Quindi il linguaggio è l’uomo e la scienza è uno dei linguaggi. Da sempre. L’uomo però è natura. Pensare l’uomo fuori dalla natura solo perché possiede il linguaggio, crea solo delle catastrofi. Quindi anche la scienza è, e deve pensarsi, come natura. Forse è necessario ripensare l’uomo in questi termini per superare la divisione tra uomo e natura e recuperare la fiducia tra gli stessi uomini.

Forse è proprio questo quello che questa tragica vicenda ci può insegnare. Ora si è finalmente smesso di cercare un colpevole e si sta cercando una soluzione. C’è chi reimpianta una specie di ulivo autoctona, che per il momento sembra immune alla Xylella. C’è chi invece ha iniziato a piantare gli alberi di Quercia e di Leccio, presenti sul territorio prima che tutto venisse riconvertito alla coltura dell’ulivo per ragioni produttive. E c’è chi sta provando a innestare le varie specie di piante, per trovare una pianta immune al batterio. A questi progetti stanno partecipando ricercatori da tutta l’Europa, perché se ora le condizioni climatiche per il diffondersi del batterio sono ottimali nel sud Europa, tra qualche anno potrebbero esserlo nel centro o nel nord. Se muoiono gli ulivi che rappresentano il 60% del verde di una regione, bisogna trovare una soluzione per poter vivere in una terra abitabile. Alla fine quello che riguarda il mondo vegetale e animale, riguarda per forza di cose anche il mondo umano.

 

1  S. Martella, La morte dei Giganti. Il batterio Xylella e la strage degli ulivi millenari, Milano, Meltemi Editore, 2022. Da questa approfondita ricerca è stato tratto anche un interessante documentario diretto da Davide Barletti e Lorenzo Conte che si chiama “Il tempo dei Giganti.”

 

Italy Ambassador Awards, Poland Edition 2023

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Foto: Dariusz Dudzik

In un’epoca in cui il turismo di massa spesso sale negativamente alle cronache della stampa, per i comportamenti irrispettosi dei turisti o per l’invasione di alcune delicate città d’arte o spiagge inserite in contesti naturali da tutelare, ecco che il ruolo degli influencer di viaggio si fa ancora più importante per stimolare comportamenti virtuosi tra i viaggiatori suggerendo al contempo viaggi interessanti verso luoghi meno battuti o nuovi modi per visitare con intelligenza mete iperturistiche.

Per queste ragioni sottolineiamo l’importanza degli IAW “Italy Ambassador Awards – Poland edition 2023” svoltisi lo scorso giugno a Cracovia con cerimonia di premiazione e cena di gala nella splendida cornice del Hotel Stary, organizzati da Italy Ambassador Awards in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia e con il patrocinio di ENIT e del Consolato Italiano di Cracovia.

Marzena Latosińska, Maria Magdalena Milczarek, Svetlana Trushnikova, Matteo Ogliari, Izabela Krzanowska

“Gli Italy Ambassador Awards – Edizione Polonia 2023, rappresentano un momento speciale per gratificare coloro che contribuiscono in modo speciale a promuovere le relazioni bilaterali tra Italia e Polonia. Questo premio testimonia l’importanza dell’amicizia e della cooperazione tra i due paesi che amo così tanto”, dichiara Izabela Krzanowska direttrice di IAW Poland.

Ania i Marcin Nowakowie

Durante la serata gli influencer hanno presentato le loro esperienze e la passione che li spinge a parlare dell’Italia attraverso i canali social Instagram, Facebook, TikTok, Youtube. Al termine delle presentazioni, una giuria internazionale ha selezionato il vincitore, che parteciperà di diritto alla finale del concorso italiano Italy Ambassador Awards a Firenze il prossimo novembre. I vincitori del Premio IAW Poland Edition 2023 sono stati ANIA & MARCIN NOWAKOWIE, con la loro pagina Instagram “wedrownemotyle”, con la seguente motivazione: “Per aver svolto un ruolo significativo nella promozione del turismo polacco in Italia, incoraggiando lo scambio culturale e l’arricchimento reciproco”. I vincitori hanno ricevuto bellissimo trofeo realizzato da famoso scultore polacco Kamil Zaitz. Sono poi stati assegnate anche alcune menzioni speciali da parte dei partners di IAW Poland Edition: Gazzetta Italia ha premiato Bartek Kiezun (krakowski makaroniarz) e Karol Weber (Inspektor_hotelowy), i ristoranti Sant’Antioco e Santa Caterina hanno premiato Katarzyna Wartalska (@wlochoterapia), Tre Sorelle ha premiato Bartek Kiezun – (krakowski makaroniarz), Mattia Centini – (throwback pasta), Kinga Gajewska, (kingagajatravels), Karolina Wiszniewska (italia_e_cucina), infine NORTHCOAST ha premiato Mattia Centini – (throwback pasta). Tutti i partecipanti hanno avuto attestati per il loro lavoro di promozione turistica sui social come Content Creator, per la competenza dimostrata e la responsabilità etica. La giuria, presieduta dalla fondatrice del Premio Italy Ambassador Awards Svetlana trushnikova insieme alla direttrice IAW Poland Izabela Krzanowska, era composta da rinomati professionisti appartenenti a varie categorie fra i quali: Matteo Ogliari (direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia), Katarzyna Likus (Console onorario di Cracovia), Sebastiano Giorgi (Direttore della rivista Gazzetta Italia), Brian Hauch Fenger (Managing Director AMKA Poland), Odoardo Spataro (titolare di KATANE gelato siciliano), Justyna Czekaj Grochowska (titolare di Portobello), Antonio Maglietta (titolare dei ristoranti Sant’Antioco e Santa Caterina), Piotr Wrona (titolare del Ristorante Tre Sorelle), Sebastian Synowiec (Direttore Horeca North Coast). La serata è stata impreziosita dall’esibizione del giovane talentuoso sassofonista Julian Brodski e dalla mostra dei quadri “L’Italia accogliente” dell’artista Michal Zakrzewski.

Karol Weber, Bartek Kiezun

Confindustria Polonia taglia il traguardo delle 100 imprese associate

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Due traguardi nel segno del 100. Questo il numero delle edizioni di Gazzetta Italia e 100, da alcune settimane, è anche il numero di imprese associate a Confindustria Polonia, l’Associazione degli imprenditori italiani che operano nel mercato polacco. Nata nel 2019, l’Associazione ha raccolto rapidamente l’adesione di una nutrita truppa delle tante aziende italiane presenti in Polonia, che si traduce in una rete di imprese rappresentate che operano in tutto il territorio polacco, con una particolare concentrazione nelle regioni di mazowieckie, śląskie e dolnośląskie. «Nonostante un primo periodo caratterizzato dalle gravi circostanze legate alla pandemia che abbiamo fortunatamente superato, il percorso di crescita dell’Associazione fino ad oggi è stato netto e motivo di orgoglio, come certifica l’importante traguardo appena raggiunto» spiega Alessandro Saglio, Direttore Generale di Confindustria Polonia, che aggiunge «Confindustria Polonia ha superato in breve tempo la fase di “start up” e si presenta oggi come una realtà consolidata e pienamente operativa nel supporto alla comunità imprenditoriale italo-polacca».

Il 2023 dell’Associazione è stato particolarmente intenso e ricco di eventi che hanno messo al centro la costruzione di ponti economici, sociali e culturali tra la Polonia e l’Italia. Le iniziative dell’Associazione hanno spaziato da eventi legati a specifici settori economici, come il recente “Work Smart: il lavoro che cambia in periodi di sfide”, durante il quale sono stati esplorati i principali trend legati al mondo del lavoro, fino a progetti legati alla beneficenza e al dialogo tra la cultura italiana e quella polacca. Grande attenzione è stata inoltre data all’attualità: i temi legati agli sviluppi della guerra in Ucraina e, in particolare, dell’apporto delle imprese italiane nel futuro processo di ricostruzione del territorio ucraino sono stati al centro di incontri e conferenze durante le quali Confindustria Polonia è stata parte attiva.

La partnership strategica con player quali Targi Kielce (tra i leader nel settore fieristico in Polonia) costituisce un valore aggiunto di fondamentale importanza, anche nella promozione di eventi in rappresentanza del Sistema Italia in Polonia. In particolare, la partecipazione del team di Confindustria Polonia a varie fiere organizzate da Targi Kielce durante l’anno (tra cui STOM, dedicata al settore della lavorazione dei metalli e Plastpol, dedicata al settore delle materie plastiche) ha consentito di raggiungere direttamente le imprese italiane presenti, favorendo il networking associativo. La partecipazione dell’Associazione alle fiere di settore ha consentito inoltre l’organizzazione di eventi tematici e di approfondimento all’interno delle fiere stesse, come il seminario “Industria italiana delle macchine per materie plastiche e gomma: relazioni con la Polonia e prospettive per il futuro”, organizzato durante Plastpol.

L’anno si concluderà in continuità con i mesi già trascorsi, con il ritorno di appuntamenti ormai diventati dei punti fissi nella programmazione di Confindustria Polonia e l’organizzazione di nuovi eventi. «A settembre vivremo un momento molto importante per la nostra Associazione, con l’organizzazione dell’Assemblea dei soci che sancirà il rinnovo del consiglio direttivo. In autunno partiremo per la consueta serie di appuntamenti del Roadshow di presentazione della Guida Paese Polonia 2023, il documento informativo di Confindustria Polonia giunto alla sua terza edizione. Non mancheranno inoltre nuovi eventi di approfondimento, come quello dedicato alla cybersecurity previsto per il mese di novembre. Chiuderemo l’anno con un momento di convivialità, per salutare insieme ai nostri soci il 2023 e accogliere il nuovo anno durante la Cena di Natale» spiega il direttore Saglio che, in chiusura, ringrazia i soci e partner strategici di Confindustria Polonia «Senza il prezioso supporto di Generali, PLOH, Rina e Senatrans non avremmo potuto raggiungere il prezioso traguardo dei 100 soci. A loro va il nostro plauso per averci sostenuto fin dal primo momento, arrivando insieme a festeggiare questo primo ma grande traguardo».

Wisława Szymborska e l’Italia

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fot. Michał Rusinek

Nella ricorrenza del centenario della sua nascita, avvenuta il 2 luglio 1923 a Kórnik (Polonia), Wisława Szymborska viene omaggiata in tutto il mondo da iniziative che ne celebrano la grandezza poetica. In particolare, al di fuori della Polonia, dove l’intero 2023 è stato proclamato anno di Wisława Szymborska, fanno scalpore il numero e la qualità degli eventi dedicati all’Autrice in Italia. 

foto: archivio della Fondazione Wisława Szymborska

La lunga serie di avvenimenti è stata aperta il 27 marzo dalla prima nazionale a Roma dello spettacolo Ascolta come mi batte forte il tuo cuore. Poesie, lettere e altre cianfrusaglie di Wisława Szymborska con la regia di Sergio Maifredi, da un’idea del professor Andrea Ceccherelli (Università di Bologna) e del professor Luigi Marinelli (Università La Sapienza, Roma). Lo spettacolo, un percorso tra parole ed emozioni in musica, è già stato rappresentato anche a Milano e Genova e – da qui alla fine dell’anno – approderà in altri importanti teatri italiani. Il 16 giugno è stata inaugurata a Genova, al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, la mostra Wisława Szymborska. La gioia di scrivere, che sarà visitabile fino al 3 settembre. L’esposizione è stata curata da Sergio Maifredi con le scenografie di Michał Jandura e raccoglie, tra le altre cose, 85 collage eseguiti dalla Poetessa, massime e versi estratti (e proiettati su parete) dai suoi componimenti, frammenti ingranditi del suo taccuino. Per la fine di novembre è in programma, inoltre, un grande convegno incentrato sull’opera di Szymborska alla Sapienza di Roma; subito dopo, due giornate dedicate all’impatto dei suoi testi in Italia si terranno alle università di Bari e di Napoli.

Tutte queste iniziative restituiscono tangibilmente il successo che i versi di Szymborska hanno riscontrato in Italia, un “caso poetico” senza eguali nel nostro Paese. Qui da noi si stima che un piccolo editore possa vendere tra le 150-300 copie di un libro di poesie particolarmente fortunato; mentre un editore medio riesca a piazzarne un migliaio circa, in caso di buona riuscita. I dati relativi al 2020, i più recenti che si possano reperire, dicono che dall’inizio dell’anno fino all’inizio di ottobre il libro di versi più venduto aveva raggiunto le 9.000 copie (ma il centesimo della classifica non aveva raggiunto neanche il migliaio). In quel periodo, solo 38 titoli avevano superato le 2.000 copie vendute e solo 7 le 5.000. Ecco, in un contesto simile la raccolta più venduta di Wisława Szymborska successiva al Nobel del 1996, Vista con granello di sabbia (Adelphi, 1998), nel 2006 aveva già accumulato 5 ristampe e 13.000 copie; oggi, Vista con granello di sabbia è alla 18° ristampa.

Per il successo editoriale di Szymborska in Italia, tuttavia, il punto di svolta è certamente rappresentato dalla pubblicazione da parte di Adelphi de La gioia di scrivere, uscito in prima edizione nel 2009. Si tratta di una silloge pressoché completa dei versi dell’Autrice, cui sono seguite alcune raccolte più esigue: l’ultima, Canzone nera, risale al 2022 e mette assieme i versi composti da Szymborska tra il 1944-1948. La gioia di scrivere, dal momento della sua comparsa sul mercato editoriale, è arrivato alla 20^ ristampa, seppure con numeri di stampa ogni volta diversi, a seconda della ricorrenza o occasione specifica che li motivasse.

foto: Michał Rusinek

C’è un episodio, in particolare, in cui si stringe ulteriormente il legame tra l’Italia e la Poetessa, e dopo il quale le vendite dei suoi libri registrano una nuova, clamorosa impennata. Il 5 febbraio 2012 (pochi giorni dopo la scomparsa di Szymborska), durante la trasmissione Che tempo che fa?, Roberto Saviano si sofferma su un verso della poesia Ogni caso, definendolo il più bello della poesia d’amore novecentesca: “Ascolta/come mi batte forte il tuo cuore”. La notte stessa, tramite i canali di vendita on-line, La gioia di scrivere registra la vendita di 800 copie; nei giorni immediatamente successivi, Adelphi esaurisce due ristampe da 15.000 copie l’una.

Roberto Saviano, peraltro, non è l’unico intellettuale ed artista italiano che abbia espresso il proprio apprezzamento per la poesia di Szymborska. I suoi versi sono finiti in una canzone di Jovanotti, Buon sangue (“Si nasce senza esperienza,/si muore senza assuefazione”, da: Nulla due volte); la sua arte ha spinto Vecchioni a dedicarle il brano Wisława Szymborska: “E quando canti chiedo/Ma chi le ha dato il cuore/La legge del sospiro/Per scrivere parole?”. Nel film Cuore sacro di Ferzan Özpetek (2005) dalla borsa di una piccola ladra cade a terra un volumetto di poesie di Szymborska; mentre Magnifica presenza (2012) dello stessa regista si apre con una dedica alla Poetessa appena scomparsa. Andrea Camilleri inserisce i versi di Szymborska all’interno di una delle avventure di Montalbano, Il metodo Catalanotti; mentre Umberto Eco, il 27 marzo 2009, di fronte all’Aula Magna di Santa Lucia a Bologna gremita da oltre 1.500 persone, esprime tutta la sua passione per l’autrice polacca lì presente leggendo il testo di Possibilità (“Preferisco non chiedere per quanto ancora e quando./Preferisco prendere in considerazione perfino la possibilità/che l’essere abbia una sua ragione”) e chiosando con: “Preferisco Wisława Szymborska”.

foto: archivio della Fondazione Wisława Szymborska

Di certo tutte queste figure della realtà italiana della cultura e dell’arte, dall’estero basta ricordare le dichiarazioni di enorme stima da parte di Woody Allen (“La reputo una grande artista, che ha un’enorme influenza sulla mia gioia”), hanno fatto da garanti dell’importanza poetica di Szymborska, arrivando al grande pubblico in maniera più diretta rispetto ai canali canonici della critica letteraria. Al momento del confronto in solitudine tra il lettore e i versi della Poetessa, necessariamente, sono poi emerse tutte le qualità dei suoi componimenti e quelle di chi li ha restituiti in italiano. A Pietro Marchesani, storico traduttore di Wisława Szymborska, scomparso pochi mesi prima della Poetessa, dobbiamo anzitutto il merito di una fedeltà rigorosa al testo impreziosita da alcune mirabili scelte personali.

Volendo addentrarci nei motivi per cui i versi di Szymborska siano così diffusi in un Paese, come visto, tanto poco avvezzo alla poesia, dovremmo partire dalla semplicità esteriore dei suoi componimenti. “Mi preoccupo molto se qualcuno non capisce qualcosa di ciò che scrivo”, ebbe a dire in un’intervista. Effettivamente, i suoi testi sono (pressoché) privi di qualsiasi difficoltà alla ricezione; sono diretti in modo che il rapporto verticale autore-lettore, motivo di freddezza e distanza per molti potenziali fruitori, viene rimesso in pari. Talvolta si ha la sensazione di percorrere con il soggetto lirico, e con l’Autrice, il medesimo pezzetto di strada, condividendone le impressioni.

foto: archivio della Fondazione Wisława Szymborska

La spinta alla scrittura è generata dallo stupore nei confronti del mondo, che rappresenta anche il tratto più specifico della sua poesia: “Dopotutto ci stupisce ciò che si discosta da una qualche norma nota e generalmente accettata, da una qualche ovvietà a cui siamo abituati. Ebbene, un simile mondo ovvio non esiste affatto. Il nostro stupore esiste per se stesso e non deriva da nessun paragone con alcunché”, disse durante il discorso successivo all’assegnazione del Nobel. La condivisione di tale stupore crea con chi legge un rapporto strettissimo, che, come detto, non viene mai indebolito dal ricorso a una scrittura ermetica o complessa.

Le due parole: non so, che muovono l’ispirazione dell’Autrice, trascinano anche il lettore nel vortice di una ricerca continua, nella rincorsa ad un senso che pure non si troverà mai, laddove la vita significa anzitutto: “Persistere nel non sapere/qualcosa d’importante” (Un appunto).  Attraverso l’utilizzo di un’espressione chiara e diretta, dunque, la poesia di Szymborska si apre ad una dimensione filosofica, trascinandoci con lei: “Il savoir-vivre cosmico,/benché taccia sul nostro conto,/tuttavia esige qualcosa da noi:/un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal/e una partecipazione stupita a questo gioco/con regole ignote” (da: Disattenzione). Una volta sprofondati mani e piedi nelle grandi domande dell’universo, senza sapere come ci si è arrivati, ma senza volontà alcuna di uscirne, la poesia di Wisława Szymborska non ci abbandonerà più.

Un olio “must have” conosciuto in tutto il mondo

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Olio dell’albero del tè (Melaleuca alternifolia)

Se dimentichiamo per un attimo l’olio di lavanda e vogliamo pensare all’olio essenziale più famoso al mondo, probabilmente penseremo a… olio di melaleuca, o  per chiamarlo più umanamente Tea Tree Oil. Il suo profumo legnoso, fresco, leggermente erbaceo è noto a tutti coloro che hanno utilizzato prodotti naturali per combattere l’acne, le micosi o il demodex. Perché l’olio dell’albero del tè è così popolare e come può aiutarti?

Innanzitutto il Tea Tree Oil è una delle essenze vegetali più delicate, quindi può essere utilizzato per bambini a partire dalla 2^ settimana di vita (ovviamente max 1 goccia diluita con olio di mandorle dolci). Questo olio ha usi così versatili in aromaterapia che è l’olio più frequentemente raccomandato dagli aromaterapisti. È adatto sia per la guarigione delle ferite (ad esempio dopo punture o tagli di insetti) che per la cura di unghie, capelli e carnagione problematica. È molto utile in tutte le infezioni, infiammazioni e dolori muscolari.

Di cosa è fatto l’olio dell’albero del tè?

Il Tea Tree Oil si ottiene da un arbusto sempreverde dal nome botanico Melaleuca alternifolia, che cresce fino a 7 metri di altezza, ma non è il cosiddetto Tè cinese (o di fatto: camelia), che viene bevuto in tutto il mondo e da cui si producono essenze per profumi o cosmetici e che viene chiamato “olio di tè”. Le foglie di melaleuca sono state utilizzate dagli aborigeni per migliaia di anni per curare ferite e infiammazioni e loro hanno anche notato gli effetti curativi dell’acqua in cui cadevano le foglie dell’albero del tè. Le foglie dell’albero del tè furono scoperte anche dall’esploratore James Cook, che iniziò a prepararle e ad aggiungerle alla birra, da qui il nome della pianta dell’albero del tè. Attualmente esistono diversi tipi di olio dell’albero del tè: manuka, kanuka, niaouli e cajeput.

A cosa serve l’olio dell’albero del tè?

Oggi l’olio dell’albero del tè, il cui ingrediente principale è il terpinene-4-olo, viene utilizzato principalmente nella lotta contro la forfora e le micosi della pelle, dei capelli e delle unghie, nonché contro l’acne e altri problemi della pelle. Si può notare che molti cosmetici destinati alla cura della pelle acneica, così come shampoo antiforfora e dentifrici, contengono olio dell’albero del tè. Vale la pena utilizzarlo anche come ingrediente di prodotti per la pulizia della casa (consiglio anche il mio nuovo e-book con ricette di detersivi eco ECO CLEANING, disponibile, tra gli altri, in Oil Shop).

L’olio dell’albero del tè è sicuro da usare sulla pelle anche senza diluizione, ma vale sempre la pena controllare la reazione della pelle diluendolo in un olio base (ad esempio olio di jojoba o di cocco), fai attenzione, soprattutto se usi questo olio per demodex (cioè intorno agli occhi), e se questo olio ti entra negli occhi, lavalo con olio, non con acqua! (l’acqua non farà altro che diffondere ulteriormente l’olio e l’olio lo diluirà, provocando sempre meno irritazioni).

L’olio dell’albero del tè (come l’olio di lavanda, come confermato da una ricerca del 2021) funzionerà benissimo anche come preparato naturale contro l’anoplura, che in molti asili e scuole rappresenta ancora un problema. Questo olio, come l’olio di lavanda, è ottimo per eliminare i pidocchi, come confermato da una ricerca del 2010.

Come usare l’olio dell’albero del tè?

  • Aggiungi qualche goccia al diffusore ad ultrasuoni (assicurati di avere un diffusore per aromaterapia realizzato in materiali PP e ABS che non reagiscono con gli oli essenziali), in questo modo ridurrai il numero di microrganismi e allergeni nell’aria, proteggendo te stesso e altri contro infezioni, micosi, ecc.
  • Inala l’olio dell’albero del tè durante il raffreddore e la sinusite, insieme a 2-3 oli a tua scelta: eucalipto (solo per bambini sopra i 6 anni – eucalipto radiata), timo, rosmarino, menta, maggiorana, incenso o lavanda.
  • Applicare su pelle, unghie e capelli in caso di forfora, anoplura, micosi, acne, diluito con olio base o gel di aloe e combinato con olio di lavanda, geranio o copaiba (anche olio di menta e rosmarino per la forfora).
  • Per lenire ferite, morsi e verruche, utilizzare questo olio con lavanda e olio di copaiba
  • Sciacquare la bocca e la gola con olio di melaleuca e olio di cocco per mal di gola, infiammazioni orali, parodontite, preferibilmente con olii di chiodi di garofano, menta piperita, bergamotto e copaiba
  • NON usare l’olio dell’albero del tè per via orale o nelle orecchie o negli occhi!

 

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Una festa italiana di sapori – Al via la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo 2023

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Dal 13 al 19 novembre, in occasione della VIII edizione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo (SCIM), iniziativa del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è stato previsto, su impulso dell’Ambasciata d’Italia in Polonia, un fitto programma di iniziative nelle principali città polacche. Tema al centro di questa edizione “A tavola con la cucina italiana: il benessere con gusto”. Un ampio calendario di eventi, concepito in collaborazione con tutto il Sistema Italia e molti sponsor di prodotti italiani di qualità, ha l’obiettivo di far conoscere ad un ampio e diversificato pubblico polacco la cultura enogastronomica italiana tramite degustazioni e prodotti tipici dei nostri territori, nonché tramite conferenze, presentazioni di libri, concerti e seminari itineranti. Con lo scopo di raggiungere in particolare i giovani, sono stati coinvolti influencer e food-blogger polacchi oltre ad alcuni media locali, che intervisteranno lo chef stellato Lorenzo Montoro, cuoco del Ristorante “Il Flauto di Pan” (SA). L’Ambasciatore d’Italia in Polonia Luca Franchetti Pardo ricorda come: “la Settimana della cucina italiana nel mondo è un’occasione per promuovere non solo i sapori tradizionali e le innovazioni culinarie della variegata cucina italiana legata ai nostri territori, ma anche uno stile di vita sulle tavole che sia sano e al contempo gustoso. Per questo obiettivo abbiamo mobilitato in sinergia tutto il “Sistema Paese” presente in Polonia, dagli IIC, all’ICE, ai consoli onorari, ai COMITES, alle associazioni degli imprenditori italiani.” Franchetti Pardo ha poi sottolineato che “la cucina italiana è apprezzata in tutto il mondo. Essa rappresenta quindi un possente veicolo di promozione di quella articolata categoria di valori che compongono il “Vivere all’Italiana” che tutti ci invidiano”.

PROGRAMMA

VARSAVIA
13 novembre 2023, alle ore 18:00: Show Cooking a cura di Cristina Catese, chef e cooking performer, presso il ristornate Comfort Food Studio a Hala Koszyki (Koszykowa 63). A seguire “Aperitivo all’italiana”. (Evento in polacco)
14 novembre 2023, alle ore 18:00: Seminario “LA DIETA MEDITERRANEA: dalle evidenze scientifiche alla tavola” con la dottoressa in Biologia della nutrizione e docente di
nutrizione Giulia Biondi presso l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia. (Evento in italiano)
16 novembre 2023, alle ore 18:00: Presentazione congiunta dei libri “Moja kuchnia pachnąca bazylią” di Tessa Capponi-Borawska, Presidente del Centro Studi Famiglia Capponi ed autrice di articoli e libri sulla cucina italiana sulla stampa polacca, e “Tutto bene. Włoska kuchnia” della figlia, Flavia Borawska Bromska, nota chef italo-polacca,
presso l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia. (Evento in italiano)
Introdurrà l’Ambasciatore d’Italia in Polonia, Luca Franchetti Pardo.
17 novembre 2023, alle ore 19:30: Cena di Gala a cura dello Chef Stellato Italiano Lorenzo Montoro, cuoco del Ristorante “Il Flauto di Pan” di Villa Cimbrone (SA), presso il ristorante “Concept 13” di Varsavia (Bracka 9).

CRACOVIA
13 novembre 2023, alle ore 10:00-15:00: Masterclass itinerante sull’olio extravergine d’oliva e, in occasione della candidatura di Roma a EXPO 2030, delle paste romane a cura dello chef Emiliano Castagna presso Zespół Szkół Gastronomicznych nr 1 w Krakowie (os. Złotej Jesieni 16). (Evento in polacco)
14 novembre 2023, alle ore 20:00: Concerto del gruppo musicale “IL CONCIORTO” presso il locale “Piwnica Pod Baranami” (Pałac Pod Baranami, Rynek Główny 27).
15 novembre 2023, alle ore 19:00: Panel su «gastronomia – benessere – inclusione» con le squadre di rugby di Lecce e di Cracovia. (Evento in italiano)
16 novembre 2023, alle 20:00: Show Cooking a cura dello chef stellato Floriano Pellegrino, proprietario del ristorante Bros, una stella Michelin a Lecce (Salento). (Evento in italiano)

OPOLE
14 novembre, alle ore 10:00-15:00 : Masterclass itinerante sull’olio extravergine d’oliva e, in occasione della candidatura di Roma a EXPO 2030, delle paste romane a cura dello chef Emiliano Castagna presso Zespół Szkół Zawodowych n. 4 (ul. Hallera 4). (Evento in polacco)

POZNAŃ
16 novembre, alle ore 10:00-15:00 : Masterclass itinerante sull’olio extravergine d’oliva e, in occasione della candidatura di Roma a EXPO 2030, delle paste romane a cura dello chef Emiliano Castagna presso Zespół Szkół Przemysłu Spożywczego (ul. Warzywna 19). (Evento in polacco)

ŁÓDŹ
18 novembre 2023, alle ore 15:00: “Cucina italiana e polacca a confronto. Esperienza di una vita” con la Prof.ssa Tessa Capponi-Borawska, Presidente del Centro Studi Famiglia Capponi, e la Dottoressa Dorota Ceran, giornalista e scrittrice, presso Mediateka a Łódź
(Stanisława Moniuszki 5). (Evento in polacco)

Celebrazione delle Forze Armate a Varsavia

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In occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate (4 nov. 2023), l’Ambasciata d’Italia in Polonia ha voluto rendere onore ai caduti di tutte le guerre organizzando due distinti eventi il 7 novembre 2023 a Varsavia. La mattina alle ore 10:00 presso il cimitero militare italiano di Bielany (Varsavia), l’Ambasciatore d’Italia in Polonia S.E. Luca Franchetti Pardo accompagnato dall’Addetto per la Difesa Col. Stefano Cavaliere ha deposto una corona di alloro al monumento ai caduti. Momento solenne, sottolineato dalla presenza di Autorità locali civili e militari ed accompagnato dalle musiche della Banda delle Forze Armata polacche.
Alla sera presso l’Hotel Intercontinental si è svolto un evento cui hanno partecipato l’Ambasciatore l’Addetto per la Difesa, insieme a numerose Autorità politiche, civili, militari della Rep. di Polonia.

Per rafforzare il rapporto di amicizia e cooperazione militare tra Italia e Polonia sono state conferitele le croci commemorative per la missione di mantenimento della pace in Kosovo al seguente personale militare polacco impiegato nell’anno 2022 con il contingente italiano KFOR (Kosovo): Colonel Jacek Konieczny, Lieutenant Colonel Grzegorz Gut, Lieutenant Colonel Arkadiusz Mikołajewski, Lieutenat Colonel Michał Jankiewicz, Captain Marcin Węgiełek, Captain Marek Tomaszewski, Second Lieutenant Filip Konopka, Senior Staff Warrant Officer Marcin Litwin, Warrant Officer Krzysztof Leśniewski, Corporal Michał Dróżdż.

Cristina Campo, Le parole e il destino – Convegno internazionale 10 novembre 2023

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Istituto Italiano di Cultura di Varsavia

via Marszałkowska 72

9.45

Apertura: Fabio Troisi

Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia

 Anna Fidelus

Prorettrice dell’Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia

 Anna Szczepan-Wojnarska

Direttrice dell’Istituto di Studi Letterari UKSW

10.00

Presiede Małgorzata Ślarzyńska

Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia

Vanni Santoni

“Uno stato di veglia acuta”

Daniela Marcheschi

Universidade Aberta, Lisboa

Cristina Campo: fiaba e destino

PAUSA CAFFÈ

11.10

Nicola Di Nino

Universitat Autònoma de Barcelona

Cristina Campo e le riscritture dell’altro

Vincenza Scuderi

Università di Catania

“Non occorre dirlo”: Cristina Campo legge Hofmannsthal

Flavia Di Battista

Istituto Italiano di Studi Germanici

Vita di riflesso. La traduzione secondo Leone Traverso in una lettera a Cristina Campo e in due versioni da Hofmannsthal

DISCUSSIONE

12.30 PAUSA PRANZO

14.30

Presiede Raoul Bruni

Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia

Višnja Bandalo

Università di Zagabria

I saggi di Cristina Campo nel contesto attuale

Pier Giovanni Adamo

Università di Padova

L’arpa e l’icona

Onofrio Bellifemine

Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia

“Tramutare una statistica in una tragedia greca”: Danilo Dolci e Cristina Campo, un’amicizia militante (1953–1962)

PAUSA

16.00

Sara Vergari

Université d’Aix-Marseille

Immagine, simbolo e altrove. Itinerario di poetica nella produzione in versi di Cristina Campo

Stefano Bottero

Università Ca’ Foscari Venezia

«Nessun vincolo univa». Riflessioni su estetica e poetica di Cristina Campo

Małgorzata Ślarzyńska

Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia

Cristina Campo cento anni dopo. Conclusioni

DISCUSSIONE

 

COMITATO SCIENTIFICO

Raoul Bruni (Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia)

Anna Brysiak (Università di Varsavia)

Nicola Di Nino (Universitat Autònoma de Barcelona)

Monica Farnetti (Università deli Studi di Sassari)

Pietro Gibellini (Università Ca’ Foscari Venezia)

Daniela Marcheschi (Universidade Aberta, Lisboa)

Ewa Nicewicz (Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia)

Maria Pertile (Università Ca’ Foscari Venezia)

Vincenza Scuderi (Università di Catania)

Małgorzata Ślarzyńska (Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia)

 

COMITATO ORGANIZZATIVO

Małgorzata Ślarzyńska (Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia)

Raoul Bruni (Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia)

Ewa Nicewicz (Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia)

 

PATROCINIO

SikulaGente

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In Gołkowska 19, nel quartiere varsaviano di Sadyba, c’è un inatteso quanto curioso angolo di Sicilia. Varcata la soglia di SikulaGente vieni accolto da Agnieszka Sawicka, italianista e traduttrice, e se sei fortunato anche da Diego Giannetto siciliano DOC, esperto nella coltivazione di ulivi, entrambi pronti a raccontarti la storia di ciascuno degli oltre 600 prodotti che riempiono gli scaffali del piccolo ma fornitissimo negozio. Una bella storia quella di SikulaGente nata quasi per caso quando degli amici hanno consigliato a Diego Giannetto di provare a portare in Polonia un po’ di autentici prodotti siciliani.

Il successo è stato immediato: “Ogni volta che partecipavamo con qualche stand in Konoser o in Hala Gwardii i nostri prodotti erano richiestissimi e così abbiamo deciso di aprire un punto vendita fisso”, raccontano Agnieszka e Diego. Un progetto che si concretizza all’inizio del 2020 poco prima lo scoppio della pandemia. “Nonostante la situazione complicata abbiamo resistito vendendo online e organizzando corsi di italiano a distanza”, racconta Agnieszka che col passare del tempo e, soprattutto, finita la pandemia, ha creato una vera scuola d’italiano in uno spazio a pochi passi dal negozio. SikulaGente diventa così qualcosa di più di una rivendita di ottimi prodotti siciliani, è un progetto di diffusione di italianità a tutto tondo con la scuola e poi anche degli istruttivi viaggi esperienziali in Sicilia. “Organizziamo piccoli gruppi di polacchi che vogliono vivere una esperienza autentica in Sicilia, lontano dalle mete turistiche, li facciamo provare la raccolta delle olive e mangiare nelle fattorie”, racconta Agnieszka che è appassionata di viaggi e tour leader. Un lavoro premiato dalla clientela crescente, sia al negozio che alla scuola, mentre l’anno scorso è arrivato anche il riconoscimento ufficiale da parte della Camera di Commercio e dell’Industria Italiana in Polonia, SikulaGente entra infatti a far parte della rete di negozi certificati “Buy Italy”. Ma il 2022 è un anno di svolta anche perché ad Agnieszka e Diego viene l’idea di organizzare laboratori di cucina siciliana non solo per svelare i segreti antichi di una cucina meravigliosa ma anche per far conoscere i prodotti e mostrare come utilizzarli nelle ricette. SikulaGente è quindi un progetto articolato tra negozio, scuola, viaggi e laboratori in cui gioca un ruolo centrale la volontà di diffondere prodotti autentici siciliani di alta qualità a partire da quelli realizzati dallo stesso Diego ovvero l’olio extravergine d’oliva e le arance bionde, due degli oltre 600 prodotti originali siciliani presenti in negozio tra cui spiccano il caffè, una vasta scelta di pesti e di sughi per la pasta e, ovviamente, la pasta stessa in 70 formati diversi e poi ancora conserve sott’olio e patè, formaggi di latte di pecora, salumi, prodotti ittici, tra cui fantastiche acciughe inserite a mano nei vasetti, e poi tanti dolci tra cui creme di pistacchio, il cannolo e la granita siciliana, e poi vini e perfino oggetti tradizionali di ceramica siciliana. “Ogni prodotto, prima di essere inserito in negozio, viene provato e studiato perchè per noi è importante saper raccontare l’origine del prodotto al cliente. Tutto quello che proponiamo nel nostro negozio ha una sua storia. Il cibo è cultura e noi vogliamo raccontare quella siciliana smentendo abitudini sbagliate come quella diffusa in Polonia secondo cui l’olio d’oliva extravergine è un prodotto di lusso che si usa solo a freddo”, racconta Diego discendente da generazioni di produttori d’olio siciliani. Così l’olio che trovate a SikulaGente è la spremuta di olive autoctone, prevalentemente Biancolilla e Nocellara. La raccolta delle olive avviene in modo tradizionale, manuale, con l’aiuto di attrezzi speciali detti “abbacchiatori”. Per garantire la qualità dell’olio, le olive raccolte devono essere trasportate al mulino entro 48 ore e molite. L’olio così prodotto risulta giallo paglierino con riflessi verdi, odora di erba, pomodoro verde e presenta un gusto piacevole ma leggermente “pizzicoso”. Chi non è esperto pensa che il pizzicore e la sensazione di amaro siano difetti. Con il nostro lavoro quotidiano, con le degustazioni e le spiegazioni ai clienti, siamo riusciti a cambiare la loro percezione e convincerli che queste caratteristiche sono dei valori importanti per distinguere un buon olio extravergine di oliva da uno di dubbia qualità.

“E poi c’è la scuola di italiano che” ricorda Agnieszka “coerentemente con l’approccio di SikulaGente viene organizzata in piccoli gruppi sulle esigenze dei singoli iscritti, utilizzando a volte due insegnati, uno polacco e uno italiano, nella stessa lezione. Spesso organizziamo anche lezioni fuori classe, al parco o al centro commerciale, dove creiamo delle situazioni per parlare l’italiano o favorire l’apprendimento naturale del lessico. E poi cerchiamo di partecipare con i nostri gruppi agli eventi culturali legati all’Italia: tipo visite alle mostre dedicate agli artisti italiani, partecipazioni alle rassegne cinematografiche o a spettacoli italiani e serate conviviali alla scoperta del cibo italiano, preparandoci per fare poi un viaggio di gruppo in Italia! Insomma noi di SikulaGente, nel nostro piccolo, portiamo nelle case dei polacchi i sapori e i saperi della tradizione siciliana quella vera e autentica”.

Le lezioni di Italo Calvino per il XXI secolo

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Italo Calvino, Oslo 1961, fot. Johan Brun; https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/

Non so se Wisława Szymborska, premio Nobel polacco per la letteratura nel 1996, poetessa, ma anche avida e sofisticata lettrice che divorava libri in un batter d’occhio, abbia mai preso in mano le opere di Italo Calvino. Sicuramente la scrittrice non ha mai dedicato a questo eminente autore del Novecento italiano nessuno dei suoi brillanti saggi, in cui ha parlato della propria e soggettiva scelta di letture e di testi, a volte più a volte meno noti. Sembra, tuttavia, che la scrittura di Calvino potesse davvero affascinare e ispirare Szymborska, data l’ironia e la leggerezza che lo caratterizzava. Sono questi, infatti, i due aspetti della letteratura che, in modo non scontato e, allo stesso tempo, estremamente netto, potrebbero accomunare queste due figure. La leggerezza la intendo qui seguendo l’interpretazione fornita dall’autore stesso all’interno delle sue “Lezioni americane” (1988), una raccolta di interventi che egli avrebbe dovuto tenere durante una serie di conferenze presso l’Università di Harvard. Purtroppo questo progetto non è stato mai realizzato a causa della morte improvvisa di Calvino nel 1985.

La leggerezza, sostiene lo scrittore, è qualcosa che spinge il pensiero a colpire nel segno, a farsi meno pesante, ma non con l’intenzione di scomparire, bensì con quella di raggiungere la propria meta nel modo più veloce e più effi cace possibile. Scrivere con leggerezza signifi ca anche evitare l’astrazione, sostituendola con una elaborata e studiata precisione del linguaggio, dello stile, della descrizione. La precisione invece, come sottolineava già nel secolo scorso il nostro autore-visionario, è una delle chiavi con cui dovremmo andare incontro alla realtà del XXI secolo.

Elencando i vari modi di affrontare il mondo, Calvino non smette mai di sorprenderci, esprimendosi costantemente con la sua pacata e sofisticata ironia. È quindi importante, secondo l’autore, imparare le poesie, poiché sono proprio le opere in versi, registrate e ripetute, a dover accompagnarci costantemente, sviluppando la nostra memoria e assicurando che quest’ultima non scompaia mai. Lo stesso Calvino, tra l’altro, amava la poesia, così come il racconto: due forme letterarie sostanzialmente brevi e ritmate alle quali egli stesso ha dato voce ad esempio in “Marcovaldo, ovvero le stagioni in città” (1963) o ne “Le cosmicomiche” (1965). Quest’ultima raccolta costituisce anche un omaggio al rapporto tra letteratura, scienza e mito, questioni che per lo scrittore non si escludono, non entrano mai in competizione e, tanto meno, in conflitto tra di loro. Si tratta insomma di un approccio comprensibile per un autore nato e cresciuto in una famiglia di matematici e botanici (non solo i genitori di Calvino, ma anche i suoi parenti più lontani si occupavano di scienze esatte), ottenendo già in giovane età una sorta di imprinting che influenzò in modo decisivo il suo approccio al lavoro e alla propria attività letteraria. Calvino, pur dedicandosi inizialmente a studi scientifici, non orientò però mai la sua carriera in questa direzione e nel 1947 discusse la sua tesi di laurea dedicata all’autore inglese di origine polacca, Joseph Conrad. Il fascino per la scienza, tuttavia, rimase un sentimento e un elemento che accompagnò sempre lo scrittore e la sua opera e che si manifestava, ad esempio, in una costante necessità di controllare la narrazione. In effetti, quella di Calvino, lo “scoiattolo della penna” come lo definì Cesare Pavese rimasto fortemente colpito dal suo primo romanzo, non è una narrazione che esplode all’improvviso e che scorre liberamente abbandonandosi inconsapevolmente ai meandri del flusso di coscienza, ma si basa su un lungo ed equilibrato studio della parola. Non a caso un importante modello di scrittura per l’autore ligure, a prescindere dalle fasi che la sua stessa opera abbia attraversato, rimase sempre Galileo, scienziato e, al contempo, narratore, così come Giacomo Leopardi con le sue “Operette morali” e il loro stile scolpito con cura e precisione.

Non c’è da stupirsi dunque che il successivo e apparentemente banale consiglio, che dovrebbe servire come un’ulteriore chiave per comprendere il mondo moderno, di Calvino, grande amante delle scienze esatte, sia di stampo “matematico”. Si tratta dell’atto di fare i calcoli, anche quelli più complessi, a memoria, scrivendo a mano, su un pezzo di carta. Ciò consente, secondo Calvino, di imparare a superare l’eccessiva astrazione, la mancanza di limiti e di cornici, nonché l’esorbitante fluidità che, a loro volta, portano alla scomparsa di ogni essenza delle cose. Quanto anticonvenzionali e, al tempo stesso, quanto attuali paiono le linee guida di questo autore, considerato l’ultimo classico nella storia della letteratura italiana (come lo definì enfaticamente lo studioso e amico Alberto Asor Rosa), di cui quest’anno si festeggia il 100 anniversario della nascita (così come, tra l’altro, della già menzionata Szymborska).

L’ultima raccomandazione di Calvino che riassume e, contemporaneamente, mette in discussione, in parte ironicamente, i due consigli precedenti, riguarda la consapevolezza che tutto ciò che abbiamo raggiunto e ottenuto ci può essere tolto da un momento all’altro. Ciononostante, l’obiettivo di questa affermazione, come sottolinea lo scrittore, non è quello di suscitare rassegnazione, ma di “non farsi mai troppe illusioni” (per citare “La giornata di uno scrutatore” [1963]), nonché di richiamare l’attenzione al fatto che tutto ciò che abbiamo, anche se ci sembra concreto, nitido e ben definito, potrebbe improvvisamente allontanarsi e scompare, inghiottito, come ci dice lo stesso autore, da una nuvola di fumo.