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Pisze się qual è czy qual’è?

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Postarajmy się znaleźć odpowiedzi na następujące zagadki i ciekawostki językowe:

Pisze się qual è czy qual’è?

Jest to błąd często popełniany również przez wielu Włochów. Absolutnie BEZ apostrofu. Piszemy qual è i to z bardzo prostego powodu. W tym przypadku wypadnięcie ostatniej samogłoski wyrazu „quale” spowodowane jest apokopą (zanikiem głoski w wygłosie), a nie elizją (opuszczeniem wygłosowej samogłoski lub końcowej sylaby wyrazu przed samogłoską nagłosową następnego wyrazu – przyp. tłum.).

Pisze się un po’ czy un pò?

Również i to jest dość powszechny błąd. Piszemy un po’, z apostrofem. Po’ to skrót wyrazu poco (mało). Ktoś mógłby teraz zauważyć, że dopiero co powiedzieliśmy (w przypadku quale), że gdy dokonujemy skrótów, nie stosujemy apostrofu. Cóż, chodzi tu o wyjątek…

Jak pisać – łącznie czy oddzielnie?

Podajmy przykłady wyrażeń lub słów pisanych łącznie i tych zapisywanych oddzielnie. Chodzi tu o wyrazy często bardzo trudne do przetłumaczenia na język polski (dlatego też nie podajemy tutaj żadnych ekwiwalentów polskich – w dużej mierze zależą one od kontekstu, w którym dany wyraz został użyty). Źródłem poniższej listy jest strona Accademii Della Crusca. 

Piszemy oddzielnie:

a fianco, a meno che, a posto, a proposito, al di là, al di sopra, al disopra, al di sotto, al disotto, all’incirca, d’accordo, d’altronde, in quanto, l’altr’anno, per cui, poc’anzi, quant’altro, senz’altro, tra l’altro, tutt’altro, tutt’e due, tutt’oggi, tutt’uno

Piszemy łącznie:

a fianco, a meno che, a posto, a proposito, al di là, al di sopra, al disopra, al di sotto, al disotto, all’incirca, d’accordo, d’altronde, in quanto, l’altr’anno, per cui, poc’anzi, quant’altro, senz’altro, tra l’altro, tutt’altro, tutt’e due, tutt’oggi, tutt’uno

Wyrażenia z kolorem rosso (czerwonym):

  • Rosso di sera, buon tempo si spera. (dosł. Czerwony wieczór daje nadzieję na dobrą pogodę.) Jest to przysłowie wyrażające dobre życzenie. Na ogół jeśli podczas zachodu słońca możemy zaobserwować na niebie głównie kolor czerwony, mówimy, że kolejny dzień będzie piękny i słoneczny. 
  • Un film a luci rosse. (dosł. Film „o czerwonych światłach”.) – mówimy tak o filmie z podtekstem erotycznym.
  • Diventare rosso (come un peperone). (dosł. Stać się czerwonym jak papryka.) Kiedy czerwienimy się ze wstydu lub złości, również gdy (podczas opalania) spalimy się na słońcu. 
  • Il mio conto è in rosso. (dosł. Moje konto jest czerwone.) Mam na koncie debet.
  • Avere gli occhi rossi. (dosł. Mieć czerwone oczy.) W następstwie płaczu. 
  • Vedere rosso. (dosł. Widzieć na czerwono.) Odczuwać wściekłość.
  • Le camice rosse. (dosł. Czerwone koszule.) Historycznie – garibaldczycy, osoby walczące u boku Garibaldiego. 
  • Essere bianco e rosso. (dosł. Być biało-czerwonym.) Cieszyć się dobrym zdrowiem.

Wyrażenia i przysłowia ze słowem gatto (kot):

 

  • Essere agili come un gatto. (dosł. Być zręcznym/zwinnym jak kot.) Kot to zwierzę potrafiące wszędzie wskoczyć i wszędzie się wdrapać.
  • Essere come il gatto e l’acqua bollita. (dosł. Być jak kot i wrząca woda.) Za nic się nie zgadzać, nie dogadywać, odczuwać wobec siebie antypatię i niedopasowanie. Wyrażenia tego można również użyć w celu podkreślenia czyjegoś lęku przed czymś (koty bardzo boją się wody, a co dopiero wrzącej!).
  • Essere come il gatto e la volpe. (dosł. Być jak kot i lis.) Gdy mowa o dwóch indywiduach wzajemnie sobie pomagających w dokonywaniu czegoś nieuczciwego.
  • Essere quattro gatti. (dosł. Być czterema kotami.) Być w marnej liczbie, na przykład: alla riunione eravamo in quattro gatti. (= podczas spotkania byliśmy [jedynie] we czwórkę.)

 

 

 

Si scrive qual è o qual’è?

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Vediamo di dare una risposta alle nostre curiosità:

Si scrive qual è o qual’è?

Un errore che fanno anche molti italiani. Assolutamente senza l’apostrofo. Si scrive qual è e la motivazione è semplicissima. In questo caso la caduta della vocale finale di ‘quale’ è dovuta a un troncamento, non a un’elisione. 

Si scrive un po’ oppure un pò?

Anche questo è un errore comune. Si scrive un po’, con l’apostrofo. Po’ è il troncamento della parola poco. Qualcuno potrebbe dire che abbiamo appena detto per quale che quando c’è un troncamento non bisognerebbe usare l’apostrofo… infatti trattasi di eccezione!

Si scrive unito o separato?

Facciamo degli esempi di espressioni o parole che si scrivono unite o separate; parole spesso molto difficili da tradurre in polacco (per questo non ci sarà la traduzione in polacco perché la stessa dipenderebbe dal contesto). Fonte è il sito dell’Accademia della Crusca.

Scriviamo separatamente:

a fianco, a meno che, a posto, a proposito, al di là, al di sopra, al disopra, al di sotto, al disotto, all’incirca, d’accordo, d’altronde, in quanto, l’altr’anno, per cui, poc’anzi, quant’altro, senz’altro, tra l’altro, tutt’altro, tutt’e due, tutt’oggi, tutt’uno

Scriviamo unito:

abbastanza, affatto, allora, allorché, almeno, altrimenti, ancorché, apposta, appunto, benché, bensì, chissà, davanti,
davvero, dinanzi,dinnanzi, dopodomani, dovunque, ebbene, eppure, fabbisogno, finché, finora, giacché, infatti, inoltre,
invano, invero, laggiù, malgrado, neanche, nemmeno, neppure. nonché, oppure, ossia, ovvero, ovverosia, perciò,
perfino, pertanto, piuttosto, poiché, pressappoco, purtroppo, quaggiù, qualcosa, qualora, quassù, ebbene, seppure,
sicché, siccome, sissignore, soprattutto, sottosopra, talmente, talora, talvolta, tuttavia, tuttora

Espressioni con il colore rosso:

  • Rosso di sera, buon tempo si spera. Un proverbio che vuole fare un buon augurio. In genere se durante il tramonto abbiamo il prevalere del colore rosso, si dice che il giorno dopo il tempo sarà bello e soleggiato.
  • Un film a luci rosse. Un film a sfondo erotico.
  • Diventare rosso (come un peperone). Quando arrossiamo per la vergogna o per la rabbia; quando ci scottiamo al sole (abbronzarsi).
  • Il mio conto è in rosso. Il mio conto è in debito con la banca.
  • Avere gli occhi rossi. Dopo che abbiamo pianto.
  • Vedere rosso. Provare un’ira violenta.
  • Le camice rosse. Storico, i garibaldini. Gli uomini che combattevano al fianco di Garibaldi.
  • Essere bianco e rosso. Essere in buona salute.

    Espressioni e proverbi con gatto:

    • Essere agili come un gatto. Il gatto è un animale in grado di saltare e arrampicarsi dappertutto.
    • Essere come il gatto e l’acqua bollita. Non andare per niente d’accordo, essere reciprocamente antipatici ed incompatibili. Può essere anche usato per sottolineare il timore verso qualcosa (il gatto ha molta paura dell’acqua, figuriamoci se bollente).
    • Essere come il gatto e la volpe. Due individui che si aiutano per compiere delle azioni disoneste.
    • Essere quattro gatti. Essere in un numero molto esiguo, per esempio: alla riunione eravamo in quattro gatti.

19 febbraio giorno della scienza polacca

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Giovedi scorso  il parlamento polacco ha deciso che il 19 febbraio è il Giorno della Scienza Polacca. Il 19 febbraio è il giorno della nascita di Mikołaj Kopernik. La legge è stata presentata dal PIS con 423 voti favorevoli, 14 contrari e 7 astensioni. Gli obiettivi principali dell’adozione della festa sono il riconoscimento dei successi degli scienziati polacchi e la consapevolezza del ruolo fondamentale della scienza nella creazione della civiltà. I promotori del progetto sottolineano che per secoli la scienza costituiva il cruciale impulso per lo sviluppo intellettuale, sociale ed economico. “Naturalmente, questa iniziativa parlamentare viene apprezzata dal Ministero della Scienza e dell’Istruzione Superiore”, ha detto Wojciech Maksymowicz, il vicecapo del dipartimento della scienza. Maksymowicz ha anche dichiarato che il dipartimento sarebbe stato pronto per consegnare i premi del Ministro della Scienza agli scienziati polacchi nel giorno della festa. I deputati dell’opposizione hanno notato che il termine della festa non è tanto conforme. Katarzyna Laubner, tuttavia, ha concluso che invece di introdurre la nuova festa, dovrebbe essere introdotto un vero finanziamento per l’istruzione. Adesso il progetto della legge andrà nel Senato.

Pap.pl

Le calorie vanno in pensione

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It's time to loose some weight! Diet time!

Dimagrire? È un impegno serio. Dimagrire veramente, in modo duraturo, facendo del bene al proprio organismo, è un impegno serissimo e anche duraturo.
Richiede disponibilità al cambiamento, e una presa di coscienza sulle proprie abitudini e sulla propria alimentazione. Scelte che costano fatica, ma che nel tempo pagano con risultati vantaggiosi per l’armonia delle forme e per la salute.

Per anni abbiamo ragionato in termini di calorie, terrorizzati da zuccheri e grassi: se a scuola la matematica non era il nostro forte, di fronte al piatto (e alla bilancia) siamo in grado di svolgere qualsiasi calcolo, pur di non varcare il limite di energia giornaliera concessa! 

Eppure il fallimento dei regimi dietologici più conosciuti è sotto gli occhi di tutti. La colpa è senz’altro dello stile di vita, sempre più sedentario, e degli alimenti, sempre più raffinati e squilibrati. Non meno importante, la restrizione calorica come unica soluzione proposta per il sovrappeso: l’attenzione si è spostata sempre più al valore energetico piuttosto che alla qualità dei cibi.
Ora finalmente le calorie stanno andando in “pensione”, e si comincia a ragionare su un’alimentazione diversa, con meno conteggi e più varietà.

Già negli anni ’60 si avanzava l’ipotesi che esistesse un ormone segreto dalla cellule adipose in grado di comunicare all’ipotalamo lo stato energetico dell’organismo. L’esistenza di questo ormone, denominato leptina, è stata confermata nel 1994 da J. Friedman. 

Grazie alla leptina, il tessuto adiposo (ovvero la nostre riserva di grasso) dialoga con il cervello (ma anche con i muscoli e con il sistema immunitario) e lo avvisa della necessità di risparmio o di consumo energetico dell’organismo.
Quando le riserve lipidiche aumentano, le cellule adipose accelerano la produzione di leptina per segnalare all’ipotalamo che occorre ridurre l’assunzione di cibo. La leptina diminuisce il senso della fame (senso di sazietà) ed aumenta la spesa energetica, favorendo la riduzione del peso corporeo e della massa grassa.
Al contrario, quando le riserve lipidiche diminuiscono, le stesse cellule riducono la produzione di leptina per segnalare all’ipotalamo che occorre aumentare l’assunzione di cibo e ridurre la spesa energetica.

Il punto dunque non è ridurre o aumentare le calorie. Per raggiungere il proprio peso forma, è importante fare in modo che l’ipotalamo mandi segnali di “consumo”, così da riportare con gradualità l’organismo a percentuali di grasso e muscolo corrette.

Il più importante segnale per attivare l’ipotalamo, è un adeguato apporto energetico. Il metabolismo si attiva solo in situazione di benessere. Se ho fame e non mangio invece induco un segnale di carestia: l’organismo cerca di risparmiare le riserve già presenti, e di accumulare ulteriormente in previsione di tempi difficili! 

Mangiare senza restrizioni nella quantità, implica la necessità di un’attenzione maggiore alla qualità: varietà negli ingredienti, abbondanza di frutta e verdura, in cui gli zuccheri naturali sono compensati da fibre e vitamine. E poi cereali integrali, legumi, semi oleosi: tutti alimenti di cui tendiamo a dimenticarci.

Un altro importante segnale che induce l’ipotalamo a consumare, è l’attività fisica quotidiana. Fare movimento significa dire al proprio organismo che si sta bene, che ci si procurerà del cibo, e quindi che non c’è bisogno di accumulare delle riserve. 

In breve, potremmo riassumere le principali regole da seguire in questo modo:

  • Dare più importanza alla qualità dei cibi, piuttosto che all’apporto calorico: 100 calorie di frutta, non sono come 100 calorie di biscotti! La nostra attenzione deve focalizzarsi sui nutrienti del cibo.
  • La colazione è un potente segnale di dimagrimento: vi sono degli studi che dimostrano che come, a parità di calorie, si dimagrisce più facilmente consumando una regolare colazione ed evitando abbondanti pasti serali.
  • Puntare su cibi sazianti, ricchi di fibre, come legumi, cereali integrali, frutta, verdura, noci. Masticare a lungo e prendersi il tempo per mangiare tranquilli, per ascoltare cosa ci dice lo stomaco, anziché pensare a dover programmare una quantità precisa da mangiare.
  • Mangiare in abbondanza cibi “come colti”: ricchi di carboidrati complessi, fibre e principi nutritivi, poveri di calorie ed a basso prezzo, oltre che totalmente privi di colesterolo.
  • Mangiare spesso: i tre pasti principali (colazione, pranzo e cena) devono contenere il giusto apporto di carboidrati e proteine, ed essere intervallati da due spuntini (mattina e pomeriggio) di sola frutta o verdura.
  • Fare attività fisica, che non deve essere per forza intensa, ma costante. La sedentarietà non è neutra: spinge esattamente nella direzione opposta, verso il rallentamento metabolico. 

Ve l’avevo detto, è un impegno serio e duraturo. Il risultato però sarà un miglioramento della qualità della vita, il raggiungimento e il mantenimento del peso ideale, senza sacrificare il gusto né il piacere di una normale vita sociale. 

La magia del mosaico

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Nella regione di Friuli-Venezia Giulia ci sono molte città che contengono antichi preziosi patrimoni. Dai tempi passati ai giorni nostri in questa regione rintracciamo artigiano artistico molto bello fatto da una capace manodopera. Vorrei portare l’attenzione su alcune località di questa regione che vale la pena visitare. 

La più importante è sicuramente Aquileia, la città fondata dai Romani nel 181/180 a.C., che nel IV secolo fu sede di vescovato. Uno dei cronisti di quel tempo la considerò importante come Roma o Milano. In seguito Venezia e Grado nacquero come diaspora di abitanti di Aquileia, che fu al centro di continue invasioni, che culminarono con la distruzione ad opera dei Longobardi. 

Aquileia, oggi è considerata dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità grazie ai maggiori mosaici paleocristiani. Non è possibile descrivere a parole questa bellezza visibile sul pavimento del duomo, costruito sulle fondamenta della chiesa ancora più antica. Un delicato lavoro di molte mani umane… che meraviglia! I mosaici del pavimento rappresentano animali e vegetali, che sono il risultato di una miscela simbolica del cristianesimo con la simbologia pagana. La fauna marina fatta in modo dettagliato merita un’attenzione particolare. Sul mosaico si trovano figure umane, animali e piante e tutti gli elementi sono inclusi in modelli geometrici. Nel campanile sono stati scoperti altri resti di mosaico e dalla sua vetta possiamo godere una vista sulla città. 

Dal duomo parte una strada fiancheggiata da file di cipressi: Via Sacra, che ci porta alle rovine del porto fluviale romano. Sono patrimoni culturali straordinari che devono essere maggiormente diffusi, e questo è lo scopo del mio articolo. Non consiglio questo posto solo per gli amanti di storia dell’arte o di archeologia. Vorrei stimolare chiunque ami viaggiare a scoprire lo splendore di questo posto che è un importante elemento della nostra eredità culturale. 

Un’altra città di cui voglio parlare è Spilimbergo, conosciuta come la città dei mosaici. È una delle più belle città che si trovano nelle terre friulane. Qui c’è la famosa scuola di mosaico, Scuola Mosaicisti del Friuli, che nel 2012 ha festeggiato 90 anni di vita. Dire che ci si può innamorare di questa bellissima parte d’Italia è un eufemismo. Qui si ha decisamente voglia di restare per sempre. Passeggiando per i corridoi della scuola non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle opere fatte dagli studenti. Quest’arte è in costante crescita, tra opere sacre e altre di tema più moderno che affascinano con colori, idee e varietà di forme. Questa città resterà sempre nei miei ricordi come un luogo magico. E quando si passeggia per le strade dobbiamo fare attenzione a guardarci intorno per non perdere le molte opere artistiche disseminate nella città. Chi decide di visitare questa città proverà la sensazione d’essere in un luogo in cui il tempo si è fermato, ovviamente in senso positivo.

L’ultimo posto su cui vorrei porre la mia attenzione è Cividale del Friuli. Secondo la tradizione la città fu fondata nel 50 a.C. da Cesare e passò in seguito sotto i vari domini di Romani, Longobardi, Franchi e Repubblica di Venezia. Vale la pena visitare il Museo Archeologico che possiede una delle più grandi collezioni relative al popolo dei Longobardi esistenti in Italia e ha anche bellissimi mosaici nelle sue raccolte.

Insomma, la magia del mosaico incanta ancora. È presente in molti luoghi in Italia. Il mio obiettivo è di incoraggiare i viaggiatori più attenti a visitare questi meravigliosi posti, ricordando di cercare la bellezza che è sempre presente intorno a noi. 

Pasta con zucchine e carote (ricetta sarda)

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Ingredienti per quattro persone:

  • 500 g di penne (o casarecce)
  • spicchio d’aglio
  • una zucchina media
  • due carote medie
  • due manciate di rucola fresca
  • un po’ di parmigiano grattugiato (o pecorino)
  • peperoncino secco appena macinato
  • sale (per l’acqua per la pasta)

Preparazione:

Tagliate le zucchine e le carote a bastoncini (eventualmente potete grattugiare le verdure, usando la grattugia ad ampio spessore, in questo modo però le verdure non conservano la loro sodezza ed il piatto perde il suo gusto).

Nella padella con l’olio riscaldato mettiamo lo spicchio d’aglio ed un attimo dopo i pezzettini di peperoncino secco. Poi, aggiungiamo le carote tagliate e friggiamole per un attimo. La zucchina tagliata, il cui tempo di frittura è più breve, viene aggiunta alla fine. Inoltre, la zucchina assorbe quasi tutto l’olio d’oliva dalla padella, dunque prima di aggiungerla, fate soffriggere bene la carota. 

Continuiamo a friggere, mescolando tutto quanto ancora per un momento, non troppo lungo però. Fate attenzione a non rendere le verdure troppo morbidi (per evitare che si spezzino) nonché di non farle soffriggere troppo. A fine cottura aggiungiamo due manciate di rucola, le cui foglie è meglio strapparle con le mani per far uscire l’aroma e la sua particolare amarezza. 

Chiudiamo il fuoco sotto la padella, e copriamola con un coperchio per un breve momento (un minuto e mezzo, in modo che le verdure non vengano troppo cotte). In seguito aggiungiamo tutto quanto alla pasta, cotta al dente in acqua salata. Cospargiamo il piatto con il parmigiano a piacere.

La ricetta proviene dalla Sardegna, dove vengono mangiati non solo i frutti di mare o la selvaggina, ma anche delle buonissime verdure perfettamente preparate. Il piatto è ideale per le calde giornate estive.

Cartoline da Napoli

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Pulcinella

È la maschera di Napoli, una delle più popolari e antiche. Già conosciuta ai tempi dei Romani e sparita con l’arrivo del Cristianesimo, la figura di Pulcinella è risorta nel ‘500 con la Commedia dell’Arte e da allora è una delle maschere più amate del Carnevale insieme ad Arlecchino.

Scaramanzia e tombola

Magia e superstizione si mescolano fin dai tempi più remoti nell’atmosfera partenopea: ‘o munaciello, la smorfia, il corno portafortuna sono solo alcuni degli elementi distintivi delle credenze napoletane. A Napoli non c’è casa che non abbia e metta in bella vista cornicelli o ferri di cavallo, talvolta abbinati ad un crocefisso, mescolando sacro e profano. Così come la tombola alla quale i napoletani sono molto legati e di cui sanno il significato di ciascuno dei 90 numeri.

Babà, sfogliatelle e pastiera

Il babà napoletano rappresenta insieme alla sfogliatella il simbolo della pasticceria napoletana. Un dolce che stupisce per la sua morbidezza e per il suo gusto particolare dovuto al bagno nel rum. La sfogliatella invece si presenta in due varianti, riccia se preparata con la pasta sfoglia o frolla se preparate con la pasta frolla. La pastiera è una torta a base di ricotta e frutta candita, tipica del periodo pasquale è uno dei capisaldi della cucina napoletana. Ha avuto il riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale campano.

Pizza Margherita

Non tutti sanno che la pizza Margherita è nata proprio a Napoli, una diffusa credenza vuole che nel giugno 1889, per onorare la Regina d’Italia, Margherita di Savoia, il cuoco Raffaele Esposito della Pizzeria Brandi inventò una pietanza che chiamò proprio Pizza Margherita (allora il termine “pizza“, sconosciuto al di fuori della città partenopea, indicava quasi sempre le torte dolci), dove i condimenti salati capitati tra le mani, pomodoro, mozzarella e basilico, rappresentavano addirittura gli stessi colori della bandiera italiana.

Il maestoso Vesuvio

Il Vesuvio è l’unico vulcano attivo dell’Europa continentale e si affaccia proprio sulla baia e sulla città di Napoli. Ha prodotto alcune delle più grandi eruzioni vulcaniche del continente, divenuto famoso per l’eruzione del 79 d.C. che distrusse la città di Pompei ed Ercolano. Anche se l’ultima eruzione risale al 1944, rappresenta ancora un grande pericolo per la città che lo circondano.

Piazza Plebiscito

Piazza Plebiscito è la piazza per antonomasia per i Napoletani. Sulla piazza, ubicata nel cuore della città, si affacciano edifici importanti quali la Basilica di San Francesco di Paola, il Palazzo Reale, il Palazzo della Prefettura e il Palazzo Salerno. È una meta imperdibile per i turisti. Completamente pedonalizzata, si presta spesso ad ospitare manifestazioni di massa o concerti.

Totò e Maradona

Napoli è molto legata ai suoi personaggi con i quali instaura un viscerale rapporto d’amore. Tra questi non possiamo non citare “il principe della risata” Totò e “il pibe de oro” Maradona. Quest’ultimo, che è stato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, è un autentico simbolo della città partenopea per aver giocato e vinto con il Napoli. A lui sono state dedicate statue, altarini, piazze e canzoni, nonché dà il nome a varietà di pizze dolci e caffè. Totò è il grande attore comico napoletano che ha recitato in ben 97 film, quasi sempre come protagonista, di cui 92 girati tra il 1947 e il 1967. Gli è stata conferita pochi mesi fa la laurea ad honoris causa alla memoria in Discipline dello spettacolo. 

Castel dell’Ovo

È il castello più antico di Napoli ed è uno degli elementi che spiccano maggiormente nel celebre panorama del golfo, situato sull’antico Isolotto di Megaride. Una delle più fantasiose leggende napoletane farebbe risalire il suo nome all’uovo che Virgilio avrebbe nascosto all’interno di una gabbia nei sotterranei del castello. Il luogo ove era conservato l’uovo fu chiuso da pesanti serrature e tenuto segreto poiché da “quell’ovo pendevano tutti li facti e la fortuna dil Castel Marino”.

Quartieri Spagnoli

Sorgono nella parte storica della città di Napoli, costituiti, a loro volta, dai quartieri San Ferdinando, Avvocata e Montecalvario. La nascita di questi quartieri è legata al periodo della dominazione spagnola, quando si rese necessario trovare una sistemazione ai tanti militari presenti all’epoca in città. I Quartieri Spagnoli a Napoli furono subito un luogo malfamato e di perdizione, dove i soldati venivano a cercare i divertimenti, scenario di frequenti delitti e soprusi. Sicuramente oggi i Quartieri Spagnoli sono tutt’altra cosa, anche se è sempre meglio stare po’ attenti e prendere qualche precauzione.

Pesce fresco

A Napoli è possibile acquistare sul lungomare pesce fresco, appena pescato e ancora vivo,  soprattutto in via Caracciolo dove i pescatori hanno vari banchi.

Curiosità e credenze: Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe

Si tratta di una chiesetta situata nel centro storico della città partenopea e prende il nome da Santa Maria Francesca, la Santarella, una delle sante più amate a Napoli, chi viene qui lo fa perché desidera avere un figlio. Ebbene sì, verità o leggenda o forse miracolo, sta di fatto che chi si reca al santuario è alla ricerca di un figlio, in particolare all’interno del convento vi è una sedia ritenuta miracolosa dove le donne sterili si siedono e fanno un voto alla santa. Incredibilmente ad oggi molte donne hanno visto esaudire la loro preghiera lo testimoniano le centinaia e centinaia di ex-voto, nastri rosa e azzurri che adornano la parete del primo ambiente della casa, corredati spesso da foto dolcissime e vivaci di neonati quest’ultimi sono i segni della gratitudine delle donne devote alla Santa per aver ricevuto il “miracolo” della fecondità.

Sicilia, terra d’incanto

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La Sicilia è una terra straordinaria, esattamente fuori dall’ordinario di quello che può offrire qualsiasi altro paesaggio mediterraneo. In nessun altro luogo, infatti, sarebbe possibile immaginare una tale varietà di percorsi tematici per scoprire il territorio: un percorso archeologico, alla scoperta dei tesori più e meno nascosti, della nostra storia mediterranea; un percorso “costiero”, per visitare le più belle scogliere a picco sul mare nostrum, le isole Egadi o le Eolie, Pantelleria o Lampedusa, o incontaminate spiagge bianche dal sapore caraibico; un percorso “linguistico” per scoprire le varietà del dialetto siciliano; un percorso montano, che consenta l’esplorazione dell’Appennino siciliano, dalle Madonie ai Monti Peloritani; perfino un percorso ‘fluvio-lacustre’, alla scoperta dei fiumi e dei laghi più belli di Sicilia. E poi, insieme alla scoperta delle città e delle campagne siciliane, si immagina facilmente un itinerario turistico enogastronomico con il quale conoscere non solo la varietà e la quantità dei prodotti che, miracolosamente, nascono in quei territori, dal pistacchio di Bronte ai pomodori di Pachino, ma l’altissima qualità degli elementi costituenti la famosa dieta mediterranea.

Gli spazi dell’Isola a tre punte (Trinacria, appunto, è il nome antico dell’isola), la luce chiara che li pervade, il mare che li bagna, la campagna che li contorna, il grande vulcano vivo e attivo (“Iddu”, Lui, lo chiamano qui) che veglia, sbuffando fumo, sull’isola intera, e le città animate, i profumi inebrianti tra campagna e mare, tutto questo è una sorta di magnete turistico che attira ed avvince il visitatore con un richiamo continuo verso un territorio ancora in parte puro, intenso e autentico. Varrebbe la pena, si può dire, di fare tanti viaggi in Sicilia quanti sono i diversi itinerari tematici che si possono percorrere: ovvero, infiniti. Si potrebbe cominciare dal mare, d’estate: iniziare da una sosta a Taormina, dove guardare il mare dall’interno del teatro greco è davvero un privilegio per pochi, per poi scendere verso latitudini più basse e magari fare tappa sulle scogliere di Santa Maria La Scala, sotto Acireale, per poi allungarsi fino a giù, alle porte di Siracusa. Ortigia, il centro della città, è una sorta di miracolo sotto il cielo: equilibri barocchi che recano tracce di antico splendore (bello il palazzo Borgia, a Ortigia), e, di fronte, un mare placido che invita al viaggio. Basta girarsi alle spalle e si scorgono, in alto, il Teatro greco, l’anfiteatro romano e l’orecchio di Dioniso. Difficile uscire da Ortigia, lasciarsi alle spalle tanta bellezza, dimenticando Archimede che, di questi posti, fu geniale abitatore: di fronte, poco distanti, distese di grappoli d’uva nero d’Avola, e sterminate campagne ingombre solo di pecore e d’olivi, tra cui spunta, isolato, qualche vecchio enorme carrubo.

Pochi chilometri più avanti, e si è subito dentro ai confini della riserva naturale di Pantàlica, le cui pietre hanno ispirato anche qualche famoso romanzo. A percorrere la litoranea, evitando l’antico centro di Ragusa chiamato “Ibla”, e procedendo oltre Modica, ci si imbatte in quella Punta Secca dove ha sede la famosa “Marinella” di Montalbano, il commissario creato da Andrea Camilleri.  Basta poi tagliare per Vittoria, evitando lo scempio che la modernità ha fatto con Gela, e dirigersi a Menfi, oltre la Valle dei Templi di Agrigento, attraversando Mozia, l’antica capitale del sale, per vedere paesaggi da favola: la costa, qui, è un continuo meraviglioso alternarsi di scoglio e sabbia, a contenere un’acqua sempre oscillante tra il verde chiaro e l’azzurro profondo, quasi blu. Salendo verso nord, basterebbe imbarcarsi per pochi minuti, e si potrebbero accostare i miracoli delle Egadi: Favignana, Marettimo, Levanzo, che furono teatro naturale – e ancora ve ne sono tracce – della prima guerra punica tra Romani e Cartaginesi, nel 241 a.c. L’angolo estremo di quella costa di Sicilia, di fronte alla Sardegna, ospita la riserva dello Zingaro: un luogo davvero incontaminato dove pesci di varie fogge si recano a deporre le uova per riprodursi. Da Scopello, poi, attraverso l’autostrada che porta da Palermo a Messina, passando per Cefalù, si torna al punto da cui noi siamo partiti, chiudendo il cerchio del primo viaggio, effettuato solo per costa. Ma quello che si vede sulla costa è solo un parziale assaggio di quanta bellezza, poi, è custodita per le strade interne della Sicilia: fra Templi antichi e strade medievali, moderni edifici delle grandi città e spazi aperti abitati solo dal nulla. Naturalmente, il viandante che visiti la Sicilia lungo le sue coste, avrà modo di assaggiare quelle specialità di cucina che, alla costa ed al mare, sono legate: le sarde alla beccafico o una semplice pasta alle vongole, ma cucinate dallo chef Angelo Pumilia, alla Foresteria Planeta di Porto Palo di Menfi; un risotto al Cerasuolo, rigorosamente a Vittoria; le polpettine di sgombro con pinoli e menta, da mangiare a Capo Milazzo. E, prima di lasciare la Sicilia, un cannolo alla ricotta, a Palermo, ed una granita con la brioche a Castelbuono, sopra Cefalù.

Verrebbe da dire che la Sicilia è quell’isola del mediterraneo dove lo spazio è senza luogo, e dove la storia è senza tempo. Un eterno non luogo, un miracolo dentro il quale, fra il sole e il mare, vale la pena di viaggiare almeno una volta. 

Etimologia

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L’importanza di conoscere l’origine e il significato più autentico delle parole che usiamo non è un mero vezzo culturale, ma è, al tempo stesso, uno strumento valido per costruire il nostro eloquio, per scegliere con attenzione i vocaboli e quindi per definire correttamente i confini dell’oggetto del nostro discorso. In sintesi lo studio dell’etimologia può essere sicuramente considerato anche quale tecnica per migliorare la chiarezza e l’efficacia del comunicare all’esterno il nostro pensiero. 

L’analisi etimologica delle parole è poi una straordinaria, e spesso divertente, occasione di attraversare epoche e culture trovando connessioni tra usi e costumi di popoli diversi che per secoli hanno, a vari gradi, interagito con reciproci conseguenti rapporti di osmosi socio-culturale. Attraverso questa rubrica cercheremo di solleticare la vostra attenzione su questo aspetto della semantica, che può rivelarsi inaspettatamente interessante, proponendovi ogni volta la radice etimologica di vocaboli che usiamo tutti i giorni, in polacco e in italiano. 

Sono sicuro che piano piano scoprirete il piacere di conoscere e saper descrivere la storia e i contorni di parole che fino ad oggi avete inconsapevolmente usato. Nella ricerca dei significati intrinsechi delle parole coinvolgiamo il professore di greco, latino e materie umanistiche Fabio Barbini che commenta, allargandone la visione e la comprensione, l’etimo delle tre parole proposte in questo numero: enciclopedia, scenografia e appunto la stessa parola etimologia. Vocaboli uguali in italiano e in polacco.

Enciclopedìa, singolare femminile, deriva dal latino rinascimentale encyclopaedia, corrispondente al greco ἐγκυκλοπαιδεία, formatosi da ἐγκύκλιος παιδεία, che nel greco ellenistico significava formazione di base, ma anche cultura generale fondata su discipline costituenti un solo corpo. Fabio Barbini: “in questa splendida parola va sottolineato come ἐγ-κύκλιος in greco significhi dentro il cerchio. Cerchio che sappiamo essere l’emblema della perfezione. 

Quindi ἐγκύκλιος παιδεία, significa insegnamento circolare che quindi ricomprende tutti gli ambiti dello scibile umano, la rotondità della conoscenza, rotondità che è perfezione e anche in natura possiamo affermare che il nostro occhio è attratto dalla circolarità degli oggetti. Da sottolineare come in italiano l’accento è slittato in avanti riportando le vestigia del primordiale accento greco, il polacco invece riverbera la struttura latina di cui mantiene l’accentazione”. 

Scenografia, singolare femminile, dal latino scaenographĭa, dal greco σκηνογραϕία, composto di σκηνή, scena e γραϕία, grafia, scrivere. Fabio Barbini: “qui è interessante domandarsi perché la “scena” ha questa accezione di luogo di rappresentazione spettacolare? La risposta è perché in greco σκηνή, scena, corrisponde al latino siparium, tenda, (da cui sipario in italiano), quindi si tratta del lavoro di preparazione dell’aspetto scenografico dietro la tenda. 

All’ombra della tenda si è riparati e celati, quindi σκηνή, scena e γραϕία, grafia, significa letteralmente quello che viene scritto, preparato in un luogo celato che poi si disvela allo spettatore. Grafia, dal verbo γραϕος, che era al tempo l’azione con cui si scheggiava la tavoletta di cera, ovvero si scriveva.”

Etimologia, singolare femminile, dal latino etymologĭa, dal greco ἐτυμολογία, composto da ἔτυμον (etimo) e -λογία -logia. Fabio Barbini: “qui si tratta di un parasinteto, parola formata dall’aggettivo etoimos, pronto, preparato ma anche vero, verace e dal nome logos. Quindi il significato più profondo della parola etimologia è l’essere l’unico discorso che per eccellenza ci consegna la verità. 

Il principe dell’etimologia è a mio avviso Socrate che attraverso la maieutica fa nascere nell’interlocutore le stigmate della verità. E poi veniamo a logos, vocabolo di straordinaria importanza che viene dal verbo greco λεγο che banalmente viene tradotto nel significato di parlare, discorrere, ma che in realtà con uno sguardo più accurato si arriva a cogliere il suo significato più profondo che è scegliere. Potremmo sintetizzare quindi etimologia come discorso sulla verità, o meglio elezione dell’autenticità.” 

La Toscana e lo stile di Silvana Olmo

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A Montecatini Terme, in Toscana, presso una delle vie graziose di questa cittadina italiana, puoi sentire il battere del polso del mondo fiabesco del Laboratorio Creativo di Silvana Olmo. Il Laboratorio è un negozio, una galleria degli oggetti vintage, ma anche uno studio di interior design. Qui nascono delle cose insolite, create dalla proprietaria che molto spesso usa le antichità recuperate, rianimate, che ritrovano nelle sue mani una vita nuova, l’anima che rispecchia la stessa sensibilità di Silvana Olmo. Sempre qui nascono i progetti degli interni e delle case intere. Delle case in stile toscano, sfumato dal carattere unico della stilista.

È una vera sfida per un nord-europeo, attraversare il mondo toscano immerso nel sole, stra-saturato dai colori, ed entrare in un interno affondato nella penombra, nel mezzo-segreto per scoprire quello che si cela. Ci vuole un’atmosfera di silenzio pazienza per leggere e capire fino in fondo il contenuto ricchissimo del Laboratorio Creativo.

Quasi tutta la superficie della parete dietro al bancale, davanti all’entrata, è coperta da un quadro imponente che una volta faceva parte dell’altare di una chiesa inglese. Sulle pareti laterali sono arazzi e vecchi dipinti. Sopra le teste dominano lampadari dalle forme fantasiose e soluzioni decorative insolite. Nei mobili antichi si celano i personaggi del mondo inconsueto di Silvana Olmo: figurini degli animali, le lepri dipinte sul lino, gli elementi decorativi recuperati da vecchi accessori.

A Silvana Olmo sin da bambina piaceva dipingere e lo faceva anche sotto l’occhio di maestri che le affidavano persino i loro registri, dove con la sua bellissima calligrafia metteva note importanti. Il desiderio di creare cose proprie le ha fatto compagnia per molto tempo finché un giorno ha deciso di uscire con la sua creatività presentandola alla gente. Ha iniziato dalla ceramica di… Boleslawiec. I piatti importati dalla Polonia hanno trovato un grande successo tra i primi clienti. E così nacque il Laboratorio Creativo. Il sogno più grande della fondatrice è stato quello di creare mentre l’interesse della gente per le cose che faceva era cresciuto rapidamente. Silvana ha iniziato a progettare gli interni, riempiendoli con oggetti rianimati e con questa atmosfera unica, irripetibile, che caratterizza tutto il suo lavoro.

Una delle realizzazioni recenti di Silvana Olmo è lo studio in una casa toscana classica. Vediamo come l’artigianato, le icone del design mondiale e l’arte plasmino insieme una composizione perfetta. La stanza fa parte della casa di Alessandro Rosano, fondatore e proprietario di un’azienda produttrice di orologi realizzati in legno recuperato. Il rispetto per le materie prime e per la natura è una caratteristica nobile comune per Silvana Olmo e per il suo cliente. Il frutto di questa collaborazione e dell’amicizia lo notiamo in questo spazio stupefacente. Il mobile protagonista, la scrivania diventa qui quasi un simbolo. La postazione di lavoro del padrone di casa è stata realizzata in legno recuperato dai vecchi pali veneziani che piantati in laguna subiscono un rapido degrado e devono essere sostituiti dopo qualche anno. Con lo stesso legno della scrivania ideata da Silvana Olmo Alessandro Rosano produce anche orologi esclusivi, firmati da WeWOOD. Ecco perché il piano della scrivania è una specie di insegna, di bigliettino da visita della mission del padrone di casa, e gli orologi sono una delle varie forme nelle quali lui stesso esprime il suo rispetto per la natura. La sua azienda, infatti da anni si occupa della forestazione del mondo piantando gli alberi su tutti i continenti.

Lo studio presenta una deliziosa combinazione cromatica. L’effetto cromatico enfatizza in maniera fantastica la luce toscana, assolutamente unica, tipica e addirittura magica. È la stessa che penetra i quadri rinascimentali, ben conosciuti a tutti, è la luce che ammorbidisce le linee e fa nascondere nella profondità della prospettiva qualcosa di segreto.

Questa luce regna nelle case toscane e costituisce uno dei componenti essenziali di ogni interno, non meno importante dei mobili, degli arredi o della gamma coloristica. Nello studio disegnato da Silvana possiamo notare un gioco sublime con questa luce la quale sembra di essere catturata dalla stilista e modellata agilmente lungo lo scaffale retroilluminato con una barra led.

Lo splendore degli interni toscani è racchiuso nella semplicità e nella fedeltà ai canoni architettonici. Ogni stanza in questa casa è arricchita con le strutture di travi di legno, tipiche dei soffitti toscani. Il cuore del salotto è un camino robusto, indispensabile in una casa rustica, decorato di pietra grezza anche quella sempre presente in una dimora toscana classica. I pavimenti sono rivestiti con la terracotta, le pareti trattate con un intonaco a calce colorato in pasta di tonalità calde. Colpisce l’utilizzo esclusivo delle materie prime naturali. Nessuna nota stonata, niente materiali sintetici.

Le stanze sono spaziose e non sovraccaricate di arredi. I mobili costituiscono gli oggetti di utilità per eccellenza: posti a sedere, tavoli, qualche mobile più piccolo che fa da appoggio per l’illuminazione e un po’ di oggettistica decorativa. Veramente e letteralmente ricchi sono soltanto i lampadari veneziani. Il resto del lusso consiste in una composizione virtuosa basata sulla naturalezza e sulla modestia.