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Polacchi in Italia: Danuta Wojtaszczyk e Anna Malczewska

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NASZ ŚWIAT è un bisettimanale in lingua polacca pubblicato in tutta Italia, sponsorizzato dalla casa editrice Stranieri in Italia. Le tematiche di cui si occupa sono piuttosto ampie, tuttavia si concentra principalmente sulla complessa situazione sociale e legale dei polacchi emigrati all’estero. Le redattrici polacche, Danuta Wojtaszczyk e Anna Malczewska, due donne giovani ed energiche, forniscono consulenza legale ai polacchi, li avvicinano alle nuove leggi italiane riguardanti diversi settori, ai problemi del bilinguismo nei bambini figli di emigrati e raccontano storie di vita vissuta di gente comune. Le redattrici, nonostante l’immensa quantità di lavoro hanno trovato per me qualche minuto del loro tempo, nella loro redazione di Roma, e dopo aver bevuto simbolicamente un espresso, per abbattere ogni formalismo, abbiamo iniziato l’intervista.

Da quanto tempo esiste Nasz ?wiat e qual’è la sua storia?

Danuta: Il primo numero del bisettimanale dedicato ai polacchi in Italia “Nasz ?wiat” è uscito a gennaio del 2004, qualche mese prima dell’entrata del nostro paese nell’Unione Europea. È stato il tredicesimo titolo della casa editrice Stranieri in Italia specializzato in stampa bilingue.

Anna: Io e Danuta abbiamo iniziato la redazione del giornale a gennaio del 2006 e quello che volevamo fare era creare un periodico che potesse offrire un punto di incontro per i polacchi in Italia, sia residenti che lavoratori stagionali. Abbiamo deciso fin dall’inizio che il giornale dovesse essere scritto per e con il contributo dei lettori. Quest’idea è stata accolta positivamente dai lettori, che condividono volentieri le loro esperienze e ci informano degli eventi organizzati dai polacchi all’interno delle regioni italiane in cui vivono. Ad ottobre del 2006 “Nasz ?wiat” da mensile è diventato bisettimanale. Per venire incontro alle attuali esigenze dei polacchi che, per vari motivi, hanno deciso di stabilirsi in Italia, nel 2009 abbiamo lanciato il portale www.naszswiat.net che offre ogni giorno centinaia di articoli di consulenza legale, notizie sulla vita della società polacca in Italia, informazioni aggiornate su importanti eventi che hanno luogo sia in Italia che in Polonia.

Vi siete conosciute dopo essere emigrate, o quando eravate ancora in Polonia?

D: Ci siamo conosciute a Roma nel 2001, ma da quando ci siamo incontrate molte persone hanno avuto l’impressione che fossimo amiche fin dai banchi di scuola.

A: Fin dal mio arrivo in Italia ho sempre desiderato avere contatti con i miei connazionali, sono entrata a far parte della Stowarzyszenie Kulturalne Comunità Polacca, fondata da Teresa D?browa, una polacca che ha fatto molto per i polacchi ai tempi in cui eravamo “extracomunitari”. All’interno della Comunità Polacca insegnavo la lingua italiana in un corso per principianti. Un giorno è arrivata Danuta, voleva occuparsi di un’altro corso ed era interessata al mio metodo d’insegnamento. Ed è così che tutto ha avuto inizio…

Da dove venite, e perchè proprio Roma?

A: Sono nata a Varsavia, mentre Danuta è di Danzica. Perchè Roma? È stato un caso, mi ero semplicemente innamorata di un uomo che abitava a Roma.

Di che cosa i polacchi si lamentano più frequentemente?

I nostri connazionali che vivono in Italia si lamentano soprattutto dello sfruttamento da parte dei datori di lavoro e della burocrazia italiana. Purtroppo la vita da emigrato non è facile ed è per questo motivo che mettiamo grande impegno nel fornire ai nostri lettori risposte esaurienti e consigli legali. Un grosso problema è rappresentato dalla mancanza di conoscenza della lingua italiana da parte dei polacchi. Accade spesso che le persone che si rivolgono a noi in cerca di aiuto non abbiano nemmeno capito di preciso cosa hanno firmato o a che condizioni abbiano acconsentito.

Avete intenzione di restare per sempre a Roma, oppure sognate di tornare in Polonia, o forse di partire per un’altra nazione?

A: Io ho sempre pensato di ritornare in patria, ma so che se decidessi di farlo, avrei nostalgia dell’Italia appena qualche settimana dopo il trasferimento. Nonostante i molti aspetti negativi, l’Italia è bellissima, il clima è meraviglioso, e il cibo… Non credo che potrei trasferirmi in un’altra nazione. Ricominciare tutto da capo è una vera sfida. Sarebbe già difficile ritornare in patria, figuriamoci in un altro paese.

D: Io e mio marito ci facciamo sempre più spesso questa domanda da quando è nato nostro figlio, Ja?, che adesso ha tre anni e mezzo. Ci dispiace che veda così raramente i nonni che vivono in Polonia, che non possiamo essere presenti in molte occasioni familiari come battesimi, compleanni, o ai matrimoni dei nostri parenti. La famiglia, comprese lontane zie, zii e cugini, è sempre stata molto importante per noi. Le vacanze più belle durante la mia infanzia erano quelle passate a casa di mia nonna, in una piccola cittadina nella zona del Pojezierze Dobrzy?skie. Nei fine settimana estivi durante i picnic in famiglia in riva al lago a volte c’erano decine di persone. Era proprio divertente! Ci dispiace che il nostro Ja? non possa frequentare regolarmente i suoi cugini e le sue cugine, a maggior ragione dato che è figlio unico.

Purtroppo anche tornando in Polonia non cambierebbe molto, dato che la maggior parte dei giovani della nostra famiglia è emigrata per lavorare all’estero. Il lato positivo sarebbe certamente quello di essere più vicini ai nostri genitori, anche se il problema sarebbe che per la maggior parte della nostra vita adulta abbiamo lavorato in Italia, e che ormai abbiamo quasi quarant’anni. Un altro motivo per cui il ritorno in Polonia è rimandato ad un tempo imprecisato è il fatto che io “figlia del mare” non sarei molto felice di abitare dalle parti di mio marito (sotto Breslavia), mentre lui, al contrario, ad abitare sulla costa si sentirebbe “come un pesce fuor d’acqua”.

Cosa ne pensate della questione del bilinguismo dei bambini figli di emigrati?

D: penso che il bilinguismo dei nostri figli sia il vantaggio più grande dell’emigrazione. Si tratta di un tesoro lasciato in dono ai nostri bambini polacchi cresciuti all’estero. Senza parlare del fatto che il bilinguismo gli aprirà molte porte nel mercato del lavoro quando saranno adulti. Crescere un bambino bilingue richiede uno sforzo in più, soprattutto nel caso di matrimoni misti, in cui soltanto un genitore conosce la lingua polacca. Succede spesso che in casa “per comodità” si parli soltanto in italiano.

Lavorate insieme a molti redattori stranieri, che valore date alle vostre relazioni internazionali?

D: La nostra casa editrice è una vera e propria torre di babele (sorride). Abbiamo alcune decine di dipendenti fissi e praticamente ognuno di noi proviene da un paese diverso. Organizzare un pranzo o una cena insieme è sempre una sfida per il proprietario del ristorante che deve comporre il menu in maniera tale da rispettare tutti i vincoli imposti dalle diverse credenze religiose.

Abbiamo tutti un’età compresa tra i 33 e i 40 anni e abbiamo un’istruzione molto simile. Anche le nostre carriere hanno seguito direzioni analoghe, indipendentemente dall’angolo del mondo in cui siamo nati. Siamo tutti arrivati in Italia quando avevamo poco più di vent’anni, molto spesso per amore di una persona che abitava in Italia (non sempre un italiano), oppure per proseguire gli studi. Più tardi abbiamo trovato un lavoro, l’amore, abbiamo avuto dei figli… Lavoriamo insieme da tanti anni e perciò siamo un gruppo molto compatto. La somiglianza delle nostre biografie ci ha sempre unito, e mai diviso.

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Urbino

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Spesso passiamo le nostre vacanze sulla riviera adriatica. Un pò più a nord, un pò più a sud, ma malvolentieri ci spingiamo lontano dalla costa.

Venezia? Oh si, lì bisogna andare, lì si deve andare, è una tappa obbligata, così parlando con gli amici possiamo vantarci di quanto abbiamo pagato per un caffé al Caffé Florian o al Caffé Quadri in Piazza San Marco, e di chi abbiamo incontrato all’Harry’s Bar, di come nonostante gli avvertimenti nostro marito sia passato in mezzo a due colonne, e di quanti di noi sono stati imbrogliati da un gondoliere veneziano.

Di certo tutti andiamo a San Marino (anche se ultimamente ho letto che il numero di turisti polacchi è calato drasticamente), perchè bisogna comprare liquori, vini e cosmetici a basso prezzo.

Dove altro andiamo? Cos’altro visitare sulla costa adriatica?

Forse Ravenna, ma pochi sanno che ai tempi di Ottaviano Augusto era il porto marittimo più importante della regione. E nessuno ricorda che per 200 anni è stata la capitale dell’Impero Bizantino in Italia.

E così finiscono le visite durante le due settimane di ferie.

Vi incoraggerò ad essere turisti più attivi. Vi mostrerò quante cose si possono vedere durante una vacanza di due settimane sull’Adriatico, senza stare ad arrostirsi sulla spiaggia.

Bologna, Padova, Urbino, Modena, Maranello e il Museo della Ferrari, San Leo, Bertinoro, Verona, il Lago di Garda, Cesenatico, Trento (capitale mondiale della pallavolo) e naturalmente l’Italia in Miniatura, paradiso per i bambini di tutte le età e anche per i genitori. Magari non in un solo soggiorno, magari pianificando bene il percorso, ma visitare queste città sarà divertente e vi lascerà dei ricordi indimenticabili.

A 60-70 Km di distanza a sud-ovest di Rimini, e delle altre cittadine turistiche nei dintorni, si trova Urbino, la città intera è sotto particolare cura dell’UNESCO ed è inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità. Questa città che ha dato i natali a Raffaello Sanzio e a Valentino Rossi.

Arrivando in città (da Pesaro, insieme alla quale Urbino è capitale di provincia nelle Marche), o in occasione di una gita a San Leo (da San Leo a Urbino ci sono 57 km di viaggio attraverso strade di campagna tortuose e pittoresche dove si possono osservare i “veri” paesaggi italiani lontani dalle autostrade, un paradiso per i fotografi), è possibile percepire l’importanza e la forza di questa città, osservando l’imponente Palazzo Ducale.

 

Informazioni utili:

1. Ci sono due parcheggi per le automobili (superiore e inferiore). Il parcheggio inferiore, che si trova in prossimità del Palazzo Ducale è molto spazioso e pratico, lì troverete sempre un posto.

2. Entrambi i parcheggi sono a pagamento, qualche euro per 3-5 ore. Se volete essere sicuri comprate un biglietto al massimo di 6 ore. Vi basteranno per visitare Urbino, bere il caffè in una caffetteria e pranzare.

3. La polizia controllerà le ore che avete pagato al parcheggio! Potreste restare spiacevolmente sorpresi di trovare una multa appena qualche minuto dopo la fine del vostro biglietto. Non pensate neanche di buttarlo e non pagare! Vi troveranno nel giro di sei mesi e il costo da 30 euro salirà a 400. È per questo che al commissariato accanto al parcheggio inferiore c’era una gran fila. Sono convinto che dopo qualche ora passata ad Urbino, aspettare almeno un’ora in fila davanti al commissariato sarà una cosa che ricorderete a  lungo, e di questa bellissima città non resterà un bel ricordo.

4. Dal parcheggio inferiore al Palazzo Ducale c’è un ascensore (si trova all’angolo del parcheggio) si paga circa 50 centesimi. Ci risparmia almeno un’ora se vogliamo andare dal parcheggio inferiore a quello superiore.

Non so dove sia il centro di Urbino, ma tutta la città si può visitare nel giro di qualche ora fermandosi qua e là in qualche caffetteria.

Per me il centro della città è Piazza della Repubblica, una piccola piazza chiassosa piena di caffetterie e probabilmente il luogo di incontro preferito per giovani studenti. Siamo arrivati lì l’ultimo giorno dell’anno accademico, da qui il chiasso e l’allegria, soprattutto di coloro che si erano appena laureati. Ma le ragazze con la corona d’alloro sulla testa, simbolo della laurea appena ricevuta, costituivano una ulteriore attrattiva della città.

Esiste una tipica passeggiata turistica che parte da Piazza della Repubblica e si arrampica su verso Via Raffaello Sanzio. Qui al numero 57 è nato il grande pittore del Rinascimento, il rivale di Leonardo Da Vinci, Raffaello Sanzio. Oggi c’è un museo. Questa strada termina col monumento di Raffaello e con i busti dei più importanti professori dell’università di Urbino. Da lì si può ammirare un bellissimo panorama sull’Appennino Umbro-Marchigiano, ai cui piedi è situata la città.

Da una strada di fronte Piazza della Repubblica arriviamo dietro il Palazzo Ducale, dove si trova la Galleria Nazionale della Regione Marche, con la sua collezione che comprende opere di Botticelli, Donato Bramante, Piero della Francesca. Entriamo nella grande piazza dove si trova la Cattedrale di San Francesco.

Passeggiando lungo le stradine strette e tortuose di Urbino, vale la pena di alzare la testa e osservare. Il coronamento di questa visita dovrebbe essere un ricco pasto. Consiglio il ristorante Dolce Vita in Piazza della Repubblica, o 50 metri più avanti in Via Raffaello Sanzio a destra il ristorante Il Girarrosto (buonissimo e fresco cibo italiano, che dev’essere consacrato dal mascarpone come dessert).

Non sono sceso di proposito nei dettagli. È tutto sulle guide. Volevo soltanto incoraggiarvi a visitare questa città.

Siete tutti invitati ad Urbino, la città di Raffaello Sanzio.

Per finire suggerisco un breve video (purtroppo girato con un telefono cellulare): http://www.youtube.com/watch?v=uZGHYQ1ojn8

 

Internazionalizzazione: la Cabina di Regia moltiplica le iniziative

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Il piano complessivo di attività prevede un aumento da 40 a 60 dei Paesi coinvolti in interventi promozionali. Il numero di settori presidiati salirà da 50 a 90 e quello delle iniziative da 300 a 800 .
Un appuntamento importante per decidere le strategie dell’Italia di fronte alla sfida dei mercati: in luglio il Ministero degli Affari Esteri ha ospitato la terza riunione della Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione, in cui sono stati definiti gli obbiettivi e le modalità per favorire una maggiore e più qualificata presenza globale dell’Italia.
Alla riunione, co-presieduta dai Ministri degli Affari Esteri Emma Bonino e dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, erano presenti i vertici di tutte le istituzioni pubbliche e private del Sistema Paese coinvolte in questo impegno: il Ministro dell’Economia e delle Finanze Saccomanni, il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Bray, titolare della delega al turismo, il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali De Girolamo, il Presidente della Regione Marche Spacca, delegato dal Presidente della Conferenza delle Regioni Errani, il Presidente di Unioncamere Dardanello, il Presidente di Confindustria Squinzi, il Presidente di Rete Imprese Italia Malavasi, il co-Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, Maurizio Gardini, il Membro del Comitato Esecutivo dell’ABI con delega all’Internazionalizzazione, Guido Rosa, nonché il Vice Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e il Presidente dell’Agenzia ICE Riccardo Monti.
Tutti i Membri della Cabina di Regia hanno osservato come il volano dell’export rappresenta una leva fondamentale per elevare il ritmo di sviluppo dell’economia nazionale. I risultati, anche nel 2012, sono stati positivi, ma occorre fare di più e raggiungere entro il 2015 un traguardo di 545 miliardi di euro.
Per espandere la presenza nei mercati emergenti e favorire una maggiore diversificazione settoriale è stata anche rilevata la necessità di un incremento delle disponibilità per realizzare le attività previste dal nuovo piano annuale dell’Agenzia ICE.
Nel suo intervento, il Ministro degli Esteri Bonino ha sottolineato i cinque punti prioritari per non retrocedere nei mercati tradizionali e non perdere opportunità in quelli emergenti.
  1. Sostenere quella parte di Made in Italy meno immediatamente riconoscibile come tale, e quindi allargare la partecipazione a quelle imprese di qualità ancora sconosciute fuori dai confini nazionali.
  2. Promuovere anche l’internazionalizzazione dell’artigianato, del commercio, del mondo cooperativo e dell’agricoltura.
  3. Aiutare non solo le grandi realtà italiane o i grandi brand, ma porre attenzione sulle PMI, a partire dalle tante piccole e meno note punte di eccellenza, attraverso il rafforzamento all’estero di reti e filiere produttive collegate.
  4. Intensificare le azioni verso le imprese innovative e le imprese al femminile, per far crescere la nostra economia all’estero e la nostra società in Italia.
  5. Internazionalizzare non solo le nostre aziende ma tutto il “sistema Paese”.
Il Ministro Bonino ha infine sottolineato il ruolo che la nostra diplomazia deve avere non solo all’estero, ma anche in Italia, per informare e creare consapevolezza sulle opportunità di crescita.
Le linee guida indicate dalla Cabina per il 2014 prevedono un forte rilancio delle missioni all’estero, tanto istituzionali che imprenditoriali. L’obiettivo è raggiungere 60 Paesi attraverso circa 800 iniziative che consentiranno di aumentare il numero di settori presidiati.
Si tratta di un aumento veramente significativo a cui si aggiungerà l’effetto moltiplicatore derivante dall’integrazione con programmi di altri soggetti coinvolti nella Cabina, in particolare con i programmi delle Regioni. E’ anche prevista una definizione sempre più precisa degli obiettivi delle missioni che si articoleranno su tre formati principali:
  • Missioni Government to Government: visite ed incontri politici cui si affianca laddove possibile la presenza di associazioni di settore o rappresentanze di imprese allo scopo di preparare le Missioni di Sistema oppure favorire la risoluzione di problematiche di politica commerciale, investimenti o altro. Norvegia, Turchia, Giappone sono alcuni dei Paesi che verranno a breve toccati da queste iniziative.
  • Missioni di Sistema: con rappresentanza politica ad alto livello, presenza multisettoriale e del sistema bancario. Emirati Arabi Uniti, Messico e Colombia, Angola e Mozambico sono i Paesi nei quali si stanno pianificando queste iniziative per i prossimi mesi.
  • Missioni Settoriali di follow up: in Paesi in cui precedenti missioni o altre iniziative hanno individuato settori e opportunità specifiche da sviluppare: Stati Uniti, Canada, Azerbaigian, Algeria,Indonesia, Singapore e Malesia,Cina, Brasile, Vietnam, Asia Centrale, Ghana, India, Cile, Qatar, Arabia Saudita, Thailandia.
L’approccio condiviso prevede una focalizzazione sempre più precisa su progetti integrati di filiera e sui consorzi e le reti per promuovere l’aggregazione delle imprese.
Sono stati anche individuati alcuni settori particolarmente innovativi su cui concentrare un impegno particolare: meccatronica, biotecnologie, aerospazio, energia per l’ambiente.
Previsto anche uno stretto coordinamento con altri programmi che coinvolgono presenza e immagine all’estero dell’Italia con particolare riguardo al Programma Export Sud, promosso dall’Agenzia ICE, alla gestione dei fondi a sostegno del made in Italy, alle azioni di promozione di Expo 2015che dovrà essere una grande vetrina per il rilancio dell’intera economia italiana.
Un ulteriore strumento che si intende sviluppare sono i roadshow sul territorio nazionale finalizzati alla presentazione di nuovi mercati e opportunità. L’obiettivo è di incrementare il numero delle aziende stabilmente esportatrici e quelle che hanno il potenziale per esportare.
Questi progetti, organizzati insieme alle strutture di internazionalizzazione del territorio o sulla propensione del territorio (Camere di Commercio, Associazioni imprenditoriali) prevedono tappe in località distribuite su tutta l’Italia, scelte fra l’altro sulla base del deficit all’export, coinvolgendo tutti gli enti partecipanti alla Cabina.
Un’attenzione particolare è stata dedicata anche alle prospettive che si aprono sul mercato statunitense in concomitanza con l’avvio dei negoziati per un accordo di libero scambio e partnership economica con la UE (TTIP: Transatlantic Trade and Investment Partnership).
I risultati attesi in termini di abbattimento tariffario e non tariffario avranno infatti un impatto positivo su diversi settori della nostra industria e dei servizi. Saranno quindi avviati nuovi progetti volti a consolidare la rete distributiva del made in Italy sul mercato USA, abbinati a campagne pubblicitarie.
Sotto il profilo finanziario un importante supporto all’azione di internazionalizzazione dovrebbe risultare dalla Convenzione Export Banca conclusa tra Associazione Bancaria Italiana, Cassa Depositi e Prestiti e Simest e dal Fondo Rotativo per il finanziamento alle imprese miste nei Paesi in via di Sviluppo e per il sostegno alle imprese italiane partecipanti a gare internazionali.
Infine la Cabina di Regia ha anche esaminato il piano d’azioni per il Turismo che prevede un rafforzamento della collaborazione tra Ministero degli Esteri ed ENIT (Ente Nazionale Italiano del Turismo) e la graduale integrazione fra uffici ENIT, rappresentanze diplomatiche e consolari, uffici dell’Agenzia ICE. La prossima riunione della Cabina di Regia si terrà entro febbraio 2014 e nel frattempo il Segretariato, curato dall’Agenzia ICE, in stretto raccordo con Ministero degli Affari Esteri e Ministero dello Sviluppo Economico, provvederà ad aggiornare i partecipanti sui seguiti operativi e sull’andamento della attività.
Fonte : NewsLetter Settembre 2013 – Ministero degli Affari Esteri

Il frutto proibito

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Emiliano Caradonna

 Inutile divagare. Appena si legge “il frutto proibito” si pensa subito alla lucida mela che addentò Eva e che segnò la cacciata di tutti noi dal Paradiso. La cosa del tutto bizzarra riguardo ciò è che nella Bibbia il frutto della mela non viene nominato. Mai.

Alcimo Ecdicio Avito, Arcivescovo di Vienne dal 494 al 523 acquisisce una notorietà letteraria grazie ad un poema intitolato De spirirualis historiae gestis che tratta di temi biblici cominciando dal peccato originale per arrivare alla traversata del Mar Rosso. Egli reinterpretò, spiegandoli, i fatti biblici e volle colmare alcune lacune. Tra cui quella del frutto dell’albero della conoscenza, del bene e del male; infatti il frutto non viene menzionato fino a che l’arcivescovo, istruito dai suoi superiori e da un’intuizione geniale scrisse per la prima volta “Una mela, tra quelle sull’albero fatale, avvolta da odore soave, si propose con sospiro insinuante e si offrì a Eva”.

La Chiesa in quel periodo si trovava a combattere contro i barbari eretici e bevitori assidui di sidro (le vigne oltralpe faticavano ad attecchire) e fu così spuntò sull’albero del peccato una succulenta Royal Gala o per essere campanilisti diremo una bella e rossa Annurca (detta anche la Regina delle Mele, tipica dell’Italia meridionale). Così, con un frutto ben piazzato i barbari vennero visti come esseri demoniaci e le mele iniziarono ad avere la reputazione di frutto della perdizione.

Addirittura Plinio nel suo Naturalis Historia descrive degli esseri mostruosi che si nutrono solo dell’odore delle mele e che chiama Trispithami, ma non fu l’unico perché anche l’alchimista Vincent de Baeuvais nel suo Speculum Naturale affermava che un frutto che acquista di consistenza anziché perderla con la maturazione non può essere altro che opera del demonio.

Sembrerebbe a questo punto che fosse stata ordita una vera e propria congiura contro quel ciò che assunto una volta al giorno toglie il medico di torno (all’epoca ciò ancora non si sapeva), ma la diffamazione di cui fu oggetto questo frutto nel cristianesimo non servì a farne diminuire il consumo, ma soltanto a mettere in guardia i nuovi convertiti dai pericoli delle dottrine eretiche. Il mito cristiano addirittura stabiliva che i consumatori di mele stavano – in questa vita – spianando la loro strada per la discesa verso gli inferi.

Stewart Lee Allen, in un arguto e pungente libro intitolato In the devil’s garden del 2002 parla di un incontro con un monaco sul monte Athos che fu in grado di spiegare sapientemente come mai, oltre al collegamento con i barbari mangiatori di mele, fu scelto proprio questo frutto a fare da capro espiatorio.

Il monaco che lo ospitava tagliò due fettine sottili di mela porgendone uno al suo ospite e gli fece notare come il rosso della mela ricordasse le labbra di una donna e come il bianco al suo interno ricordasse i denti di essa. Poi tagliò la mela a metà e mostrò i semi facendo notare che vista così una mela poteva rievocare vagamente l’organo sessuale femminile. Ma non fu tutto qui, perché come prova finale egli tagliò una nuova mela trasversalmente e mostrò la stella a cinque punte che si veniva a formare: davanti agli occhi di Allen si materializzava un pentacolo, marchio di Satana. Cosa si poteva aggiungere ancora dopo che la mela aveva dimostrato che alla vista era il più peccaminoso tra i frutti? Mancava il gusto. Quel sapore dolce, delizioso, zuccherino che accarezza le nostre papille appena la nostra lingua tocca la polpa si trasforma presto in acido, pungente, asprigno in netto contrasto con le sensazioni provate all’inizio così come il diavolo che inizialmente ci lusinga dolcemente e poi ci induce all’amaro peccato.

Ad aggiungere benzina al fuoco l’analogia della mela con una donna. Fu infatti Eva a corrompere Adamo e non viceversa. Insomma, la comunione mela + donna, secondo la chiesa cristiana non poteva portare in altro posto che non fosse l’inferno.

Anche Walt Disney celebra la peccaminosità della mela dandola da mangiare all’innocente Biancaneve e anche questa volta è una donna (la strega cattiva) che decide di offrire questo frutto.

Se quindi una donna decidesse di offrirvi una apple-pie sapientemente cucinata –la ricetta la fornisco solo contattandomi privatamente- e voi come Adamo non foste così fermi sui vostri princìpi e decideste di accettare, allora  sareste sicuri di incappare in un peccato…di gola, ovviamente e da lì avrebbe inizio la vostra discesa verso gli inferi.

Ma il segreto, la cosa più bizzarra di questa antologia del frutto del peccato ho deciso di lasciarlo per l’epilogo. Ho voluto chiudere con una domanda che potrebbe rendere incerti tutti i vostri precedenti convincimenti.

Secondo i musulmani infatti il frutto del peccato sarebbe il fico. Ciò si può anche leggere nella Genesi (3,7). Infatti è proprio il fico ad essere l’unico albero menzionato nella descrizione del giardino dell’Eden. E di cosa si ricoprirono i nostri due sventurati avi una volta resisi conto di essere nudi? Proprio di foglie di fico. Forse perché erano sotto di esso a commettere il peccato?

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“Emozione tango” Mostra fotografica di Monika Pastuszak

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Lucia Morgantetti

Monika Pastuszak è una donna dalle mille idee e mille iniziative. Oltre al suo lavoro e al grande impegno di “mamma” per suo figlio Krys, coltiva i suoi hobby dando sempre il massimo di se stessa. Recita, balla ma soprattutto ama fissare le sue emozioni attraverso l’obiettivo della macchina fotografica per riuscire a trasmetterle agli altri. La sua nuova mostra che si aprirà il 26 ottobre prossimo questa volta sarà dedicata al Tango.

Il Tango fece la sua comparsa nei sobborghi di Buenos Aires intorno al 1880. Nulla si sa di come sia nato, persino l’etimologia è del tutto incerta, ne vi è un nome, una data, un episodio particolare che sia legato al suo esordio. Apparve all’improvviso come una sorta di linguaggio comune della gente di Buenos Aires, folle di immigrati italiani, spagnoli, tedeschi, russi, polacchi, ungheresi, famiglie numerose che abitavano fianco a fianco nei grandi conventillos, nei cui cortili le note e i passi univano le persone più di quel castigliano sgrammaticato che ciascuno si sforzava di parlare.

A generare il tango fu dunque il seme dell’esilio, la memorie di danze, ritmi e melodie, un miscuglio di culture che testimoniavano le vite passate. Questi emigranti che provenivano dall’Europa, ma anche da altri continenti, erano giunti in un vastissimo paese che aveva bisogno delle loro braccia per crescere, molti di loro si fermarono nella periferia di Buenos Aires, capitale in forte espansione, lì si incontrarono con la popolazione locale, anch’essa emarginata e lì dovette giocoforza realizzarsi una babelica convivenza. L’Argentina delle origini era stata sostituita con un altro paese ed era priva di un’identità definita e di un forte immaginario collettivo consolidato. Il tango diventa quindi mito fondativo di una identità nazionale che al tempo stesso le comprendeva e le racchiudeva tutte definendo una multi-identità.

La chiave di volta nella diffusione del tango a livello mondiale fu il suo sbarco a Parigi, capitale del glamour e specchio di una società pluralista, in parte allegra e spegiudicata. Ai primi del Novecento questo ballo sensuale importato dall’Argentina, comincia a sottrarre spazio in Europa al valzer e alla polka. Di fronte alle interdizioni richieste dalle autorità ecclesiastiche parigine perché considerato scandaloso, si narra che il Papa veneto Pio X desse disposizioni affinché una coppia di ballerini di tango gli fornisse un’idea precisa del nuovo ballo, per valutarne direttamente, di persona, gli aspetti scandalosi. Avvenuta l’esibizione riservata di danza, il sommo Pontefice avrebbe detto:

«Mi me pàr che sia più bèo el bàeo a ‘ea furlana; ma no vedo che gran pecài ghe sia in stò novo bàeo!»

(A me sembra che sia più bello il ballo della furlana; ma non vedo che grandi peccati vi siano in questo nuovo ballo!)

Dispose perciò la revoca della sanzione ecclesiastica prevista per chi lo avesse praticato. L’episodio ha ispirato anche una nota poesia (Tango e Furlana) di Trilussa.

Com’è nata Monika questa idea di raccontare un ballo attraverso delle foto?

“L’idea di scattare queste foto è nata l’anno scorso a Trapani mentre stavo trascorrendo le vacanze. Dal momento che sono appassionata di tango argentino ho pensato di organizzare insieme ad un amico tanguero una serata dedicata al vino e al tango. Vino e tango insieme due elementi “inebrianti”.

Volevo cercare di far capire a tutti coloro che non hanno ancora provato questo tipo di ballo quali emozioni riesce a suscitare questa musica e la passione che si sprigiona ballandola.

Passioni e emozioni davvero uniche e difficili da raccontare a parole. Il tango trasmette equilibrio e delicatezza nei rapporti d’amore e allo stesso tempo riesce a far esprimere anche una profonda sensualità che non ritroviamo in nessun altro tipo di ballo.”

Quando è nata la tua passione per il tango?

“Il mio amore per il tango è nato due anni fa. All’inizio è stato per me solo un ballo. Probabilmente non ero pronta e non riuscivo a comprendere tutto quello che il tango deve e riesce a trasmettere. Con il tempo, ascoltando e ballando la musica di Astor Piazzola durante le serate che si chiamano “le milonghe”, sono riuscita a comprendere il messaggio…Chiudendo gli occhi ho cominciato a sentirmi un tutt’uno con la musica. Attraverso il tango, i suoi movimenti e suoi i passi, l’intero corpo riesce a fondersi con la musica e con il partner e a trasportare i ballerini in un mondo magico dove le sensazioni, le emozioni, la passione stessa riescono ad esprimersi liberamente.

Il tango è un ballo argentino. Sei già stata in Sud America?

“ Non sono ancora andata in Argentina ma spero di riuscire ad andarci un giorno per vedere e soprattutto godere del ballo dei ballerini professionisti argentini. Quando quel giorno arriverà riuscirò a realizzare al meglio i miei due sogni, le mie passioni: il tango e la fotografia”

Che cosa vuoi trasmettere al pubblico attraverso questa tua nuova mostra?

“Il progetto “Emocje tanga”, emozioni del tango, è dedicato a tutti coloro che amano la musica e la danza. Le foto di tre meravigliose coppie di ballerini siciliani, raccontano un viaggio percorso dall’alba a mezzanotte. Così come nasce il giorno e pian piano si evolve fino a trovare la sua conclusione nella notte così nascono anche gli affetti e l’amore. Amore per il tango ma anche amore per se stessi e per gli altri.

Credo che il tango argentino sia un mondo misterioso dove tutti dovrebbero provare ad entrare almeno una volta. Un mondo che arriva diretto dal cuore e al cuore.

Spero che attraverso la mia mostra ogni spettatore possa trovare qualcosa per se stesso, qualcosa che possa illuminare e arricchire di passione e sentimento la sua giornata, la sua quotidianità. Come il sole della Sicilia, la musica e il ballo  hanno riscaldato e illuminato le mia”.

La mostra di Monika Pastuszak che si terrà presso la Scuola di Tango Argentino “Zlota milonga” ul. D?uga 44/50, ingresso dal parco Krasinski a Varsavia, si inaugurerà il 26 ottobre alle ore 18 e rimarrà aperta per un mese.

Zapraszamy!

Polonia, 2014-2020: 2mld di euro per le imprese

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Nell’attesa del nuovo Programma dell’UE per la Politica di Coesione, il Governo polacco prevede negli anni 2014-2020 la continuazione degli interventi finanziari con il contributo dell’UE di 2 miliardi di Euro a supporto di 5 Voivodati (Regioni) dell’est della Polonia, caratterizzati da un basso livello di sviluppo ed in particolare di Lublino, della Podlachia, della Precarpatia, della Santacroce e della Varmia-Masuria.

Il Programma attraverso cinque Assi Prioritarie sarà focalizzato sullo sviluppo della competitività imprenditoriale e sull’ammodernamento delle infrastrutture di trasporto della Macroregione Est della Polonia.

Le imprese della Polonia dell’Est potranno beneficiare 485 milioni di Euro (Asse Innovazione dell’Est della Polonia) per attività imprenditoriale nella R&S e per l’implementazione dell’innovazione ed altri 344 milioni di Euro per la creazione di nuove imprese, internazionalizzazione e collaborazione nell’ambito dei cluster (Asse Polonia dell’Est Imprenditoriale).

Il Programma stanzierà, inoltre, 843 milioni di Euro per le Moderne Infrastrutture di Trasporto, quali la costruzione ed ammodernamento delle reti stradali, l’avviamento dei sistemi di telematica e l’acquisto dei mezzi di trasporto pubblico e 298 milioni di Euro per le Infrastrutture ferroviarie interregionali, comprese come ammodernamento delle linee ferroviarie e gestione telematica.

Per le attività di supporto dell’implementazione, gestione e monitoraggio del Programma saranno, infine, stanziati 30 milioni di Euro (Assistenza Tecnica). (ICE VARSAVIA)

Warsaw Lights & Music

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Ewa Solonia

Chi ama la musica, l’arte e il ballo legga attentamente. Notte eccezionale organizzata questo mese dal club Znajomi Znajomych (Amici degli Amici) a Varsavia per gli amanti dei ritmi “intelligenti” uniti ad attrazioni artistiche. Il 12 ottobre Couscouskuskus organizzerà qui l’unico festival europeo notti Lights & Music. Questo festival si svolge ciclicamente a Tokio. Si propone di presentare musicisti e mercati di artigianato. Tra i musicisti polacchi saranno presenti Piotr Bejnar, Lutto Lento, Nut Cane, Filip Lech, RRRKRTA, MKO, QBS i Richard Hade. La lista per gli espositori è ancoranota, ma sicuramente si potrà trovare qualcosa di carino da comprare. Le stelle della serata saranno certamente il leggendario Yabe e DJ Quietstorm – direttamente dal “Light& Music” giapponese.

 Warsaw Lights & Music

Tadashi Yabe i DJ Quietstorm:

12.10.2013 Znajomi Znajomych,

ul. Wilcza 58A, Warszawa

g 20:00, ingresso libero

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Borse dell’Europa dell’Est contrastate, lievi rialzi per Varsavia e Praga

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Le borse dell’Europa dell’Est hanno chiuso contrastate.

L’indice RTS a Mosca ha perso l’1,1% a 1.421,94 punti. I volumi di scambio sono stati anche oggi al di sopra della media. Gli investitori temono che lo “shutdown” negli USA possa avere un impatto negativo sull’economia globale. Tra i titoli del listino russo Sberbank (RU0009029540) ha perso lo 0,8%.

Tra gli altri principali indici dell’Europa orientale il BUX aBudapest ha perso lo 0,9%. Il WIG a Varsavia ha guadagnato lo 0,1% e il PX a Praga lo 0,2%. (fonte: Borsainside)

Programma ottobre IIC Cracovia

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Programma di ottobre dell’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, la parola d’introduzione del direttore, Angelo Piero Cappello.

OTTOBRE 2013
XIII Settimana della lingua e della cultura italiana nel mondo.
Ricerca, scoperta e innovazione: l’Italia dei saperi

Cari amici,

nel mese di ottobre si svolge, ormai per tradizione, la Settimana della lingua e della cultura italiana nel mondo: un contenitore di iniziative su lingua e cultura che, in questa sua XIII edizione, contempla eventi nei diversi campi del ‘sapere’ in cui l’Italia orgogliosamente eccelle: il sapere musicale, quello scientifico e tecnologico, l’artistico, il sapere linguistico e quant’altro di ‘eccellente’ attenga alla cultura e all’identità culturale d’Italia. Due gli appuntamenti di punta: il 16 ottobre 2013, la mostra di Giorgio De Chirico, con i suoi bozzetti dannunziani del 1934 mai usciti prima dall’Italia; ed il 18 ottobre 2013, il concerto verdiano de I Cameristi della Scala di Milano presso la Filarmonica Nazionale di Cracovia. Due appuntamenti che esprimono eccellenze di “saperi” diversi, quello dell’arte e quello della musica, entrambi comune espressione della grande tradizione d’arte italiana. Diversi, poi, i luoghi dove si terranno le manifestazioni: da Cracovia a Wroc?aw, da Rybna a Ole?nica a Bielsko Bia?a.

Angelo Piero Cappello
Angelo Piero Cappello

A Cracovia, inoltre, la Settimana della lingua italiana coincide con il 40o anniversario di attività di studi italianistici dell’Università Jagellonica, che tanti sforzi ha destinato all’approfondimento, allo studio, alla promozione della lingua e della cultura italiane in Polonia. Per questo motivo, fra gli eventi della “Settimana” includiamo qui il convegno su “L’Italia e la cultura europea”, organizzato dalla Cattedra di italianistica in collaborazione con questo Istituto. Siamo lieti, poi, di lasciare che le nostre iniziative coincidano durante la “Settimana”  con tutti quegli eventi che la collegano alle manifestazioni più importanti dell’autunno di Cracovia, come il Conrad Festival, a cui partecipa per l’Italia Claudio Magris, o la Fiera del Libro, dove si terrà la presentazione al pubblico del secondo volume della collana “I quaderni di Grodzka” che, per l’occasione, conterrà l’edizione di una selezione in versione bilingue delle poesie di Giuseppe Ungaretti.
Anche la rassegna cinematografica dell’IIC, per questo mese, sarà dedicata al sapere scientifico raccontato attraverso l’occhio fantastico della macchina da presa…
Sono convinto che ognuno avrà modo di trovare, in questo ampio ventaglio di proposte, il proprio motivo di interesse e l’occasione per scoprire qualcosa di più sui ‘saperi’ espressi dal “Bel Paese” di ieri, di oggi e del futuro.

Angelo Piero Cappello

 

A questo link il calendario completo: http://www.iiccracovia.esteri.it/IIC_Cracovia/Menu/Gli_Eventi/Calendario/

Polacchi in vacanza: mete esotiche o riscoperta del proprio paese?

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Piena estate, bel tempo, tutti sognano le vacanze. Ma i polacchi, dove e come preferiscono riposare? Quanto è cambiato il turismo in Polonia ultimamente? Quali sono i posti che vale la pena visitare? Andiamo a vedere!

Secondo i dati più aggiornati (Mondial Assistance) quest’anno 16 milioni di polacchi progettano un viaggio per le vacanze, tra questi quasi 6 milioni andranno all’estero. Le agenzie di viaggio offrono destinazioni sempre più interessanti, tentando i clienti con prezzi accattivanti e attrazioni.

Anche se le mete scelte, sono spesso Croazia, Spagna, Italia, Grecia e Turchia, rapidamente cresce il numero dei viaggi in luoghi esotici e lontani come Thailandia, Indonesia o Cina. Inoltre, non è difficile osservare il nuovo trend di riposo. Sempre più persone sostituiscono lo sdraiarsi con le braccia sotto la testa con un riposo attivo. Lo sport della vela, la subacquea, le escursioni in montagna, le gite in bicletta, sono solo alcuni dei modi più amati di passare il tempo libero durante le vacanze. Grazie ai tantissimi festival estivi, pian piano anche il turismo culturale guadagna popolarità: ogni anno molte città per i festival di musica, di film ed arte si riempiono di turisti.

Interessante la crescita del  numero dei polacchi che organizzano viaggi da soli, senza l’ausilio di una agenzia di viaggio. Perché? Le frontiere aperte, la conoscenza delle lingue, i voli low cost e prima di tutto l’uso di internet, che si rivela  un ottima fonte d’informazione: tutto questo consente di organizzare le nostre vacanze, abbastanza velocemente e in modo adeguato alle esigenze e alle caratteristiche personali. Coloro che non scelgono l’estero come metà delle loro vacanze scelgono mete più adatte per loro tra le tante attrazioni turistiche in Polonia.

Per fortuna non mancano certo in Polonia luoghi adatti alle vacanze, anche se spesso sono poco conosciuti, perché non sono presentati nelle guide più popolari, mete lontane dalle spiagge affollate e dalle masse degli escursionisti, itinerari turistici dove si può facilmente unire il riposo, la visita dei monumenti storici e l’attività sportiva. Ecco alcune interessanti proposte di destinazioni polacche:

Gi?e

Il villagio in provincia warmi?sko-mazurskie è situato in un paesaggio pittoresco, vicino a dei bellissimi laghi trasparenti. Un posto ideale per gli appassionati degli sport acquatici, per andare pescare, e soprattutto per coloro che desiderano godere della natura. Grazie alla nuova pista d’atterraggio, Gi?e è anche una ottima base per chi ha un ultraleggero (peso massimo 6000kg).

Palzzo di Krzy?topór a Ujazd e Coplesso Turistico a Ba?tów

Le rovine del palazzo (per sbaglio chiamato castello) svelano una struttura straordinaria: costituito da 365 finestre (i giorni dell’anno), 52 camere (il numero delle settimane), 12 enormi saloni (il numero dei mesi) e 4 torri (il numero delle stagioni).  Il palazzo Krzy?topór si trova solo a 50 km da Ba?tów, luogo pieno di attrazioni per tutta la famiglia con il parco dei dinosauri, il mini zoo, il parco giochi, la traversata con le zattere e tanti altri divertimenti che sicuramente garantiscono emozioni.

Le miniere della Slesia

Un posto diverso da tutti gli altri. La miniera “Guido” a Zabrze è situata in due profondità: 170 e 320 metri. Ci sono molte esposizioni e la sala di proiezione dov’è possibile vedere un filmato di come un tempo lavoravano le persone e i cavalli durante l’estrazione di carbone;  nello stesso tempo si può fare una gita sotterranea che difficilmente si dimenticherà.

Invece l’itinerario di Zabytkowa Kopalnia Srebra a Tarnowskie Góry (Miniera Storica d’Argento) in parte si percorre in barchetta.

Orla Per?

Questa è una proposta destinata solo ai turisti esperti. L’iterinario escursionistico in alta montagna, è uno dei più difficili non solo in Polonia ma in tutta Europa, ed è situato nel cuore dei Monti Tatra.

Il percorso che si snoda tra rupi e crepacci esige una buona preparazione e forma fisica. Però il mistero e la bellezza di Orla Per? vale ogni sforzo.} else {