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Mostra del Cinema di Venezia, un ponte tra le culture

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LIDO VENEZIA 09/09/17 - 74a Mostra del Cinema. Fotografi sul red carpet. ©Andrea Pattaro/Vision

La Mostra di Venezia, il più antico festival del cinema al mondo, nacque quale sezione della Biennale nel 1932, quando il cinema passava dal muto al sonoro. Una rassegna definita internazionale fin dalla prima edizione cui parteciparono ben 37 pellicole, tra cortometraggi, lungometraggi e documentari, provenienti da Italia, Francia, Germania, USA, URSS, Gran Bretagna, Olanda, Polonia e Cecoslovacchia. Primo film proiettato, il 6 agosto 1932, fu “Dr. Jekyll e Mr. Hyde” dello statunitense Robert Mamoulian sulla terrazza dell’Hotel Excelsior del Lido, il lussuoso albergo che tuttora accoglie nelle sue atmosfere liberty-moresche tanti protagonisti dello star system cinematografico.

Il carattere biennale della Mostra fu mantenuto solo per la successiva edizione del 1934 dato che il successo della manifestazione indusse gli organizzatori non solo a renderla annuale ma a realizzare, a poche centinaia di metri dall’Excelsior, il nuovo Palazzo del Cinema, con l’attiguo Casinò (ormai da tempo riconvertito a servizio della Mostra), nello stile razionalista dell’epoca.

La storia della Mostra del Cinema è inevitabilmente connessa alle vicende socio-politiche susseguitesi in quasi novant’anni di storia della manifestazione. Dopo i primi anni di grande apertura internazionale seguì una pressione politica che rese via via la rassegna sempre più autarchica, limitata ai Paesi alleati prima dell’incombente conflitto. Nonostante la crescente influenza dell’oscurantismo culturale già in queste prime edizioni della Mostra approdano al Lido film, registi e attori che hanno indelebilmente segnato la settima arte, tra questi, solo per citarne alcuni, i registi Rene Clair, John Ford, Frank Capra, l’esordiente Roberto Rossellini; gli attori Jean Gabin, Amedeo Nazzari, Paola Borboni, Vittorio De Sica, Hedy Lamarr, al secolo Hedy Kieslerova, resa celebre per essere stata la prima attrice nuda sullo schermo nella pellicola cecoslovacca Extase; e film come “La grande illusion” di Renoir, “Olympia” di Leni Riefensthal, “Biancaneve e i sette nani” di Walt Disney. Alla rinascita dell’Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale corrisponde il rilancio della rassegna veneziana che dal 1946 al 1968 accoglie il meglio della produzione cinematografica mondiale tenendo parallelamente a battesimo il Neorealismo e poi la Commedia all’italiana. In un’Europa divisa dalla cortina di ferro la Mostra di Venezia, così come tutte le manifestazioni della Biennale, ha poi il grande merito di aver sempre tenuto aperto il dialogo artistico tra Est ed Ovest, prova ne sono la costante presenza a Venezia di film dei paesi cosiddetti socialisti al fianco delle produzioni hollywoodiane, del cinema d’autore, soprattutto italiano e francese, oltreché dei film del lontano oriente. Da Kubrick, a Venezia con “Lolita“, a Visconti, da Fellini a Monicelli, da Tarkovskij (Leone d’oro per “L’infanzia di Ivan“) a Kurosawa, da Alain Delon a Brigitte Bardot, da Wajda a Pasolini, da Mastroianni a Gassman a Rosanna Schiaffino, da Catherine Deneuve a Michelangelo Antonioni, solo per provare a ricordare alcuni degli innumerevoli protagonisti del firmamento cinematografico dell’epoca arrivati in laguna prima che il furore della rivoluzione culturale del 1968 si abbatta sulla Mostra, una contestazione che si impone trasformando l’evento veneziano, dal 1969 al 1979, in una rassegna non competitiva.

I Leoni d’oro tornano nel 1980 con la vittoria a ex aequo di “Alessandro il Grande” di Theo Angelopoulos, “Atlantic City” di Louise Malle e “Gloria” di John Cassavetes. Primo Leone d’Oro ad una regista donna l’anno seguente a Margarethe Von Trotta per “Anni di Piombo”. Insomma sulle ali del leone la Mostra riprende il suo volo di ricerca sulla cinematografia mondiale ed ecco arrivare al Lido Wim Wenders “Lo stato delle cose”, Rainer Fassbinder, Peter Greenway, Moretti, Chabrol, Scorsese, James Ivory, Zanussi, Kieslowski, Peter Weir… con una copiosa partecipazione del cinema del “Far East”, Zhang Yimou e Mira Nair, “Monsoon Wedding”, solo per citarne due.

E via così fino alle recenti edizioni con le star, Nicole Kidman, Tom Cruise, Lady Gaga, Johnny Depp, Joaquin Phoenix…, che non si avventurano più tra le capanne per farsi fotografare sulla spiaggia del Lido, né tantomeno si mescolano tra gli avventori dei bar e dei ristoranti, ma transitano, rigorosamente inavvicinabili, dalle camere dorate degli alberghi al tappetto rosso del Palazzo del Cinema racchiuse nella loro inscalfibile nuvola di notorietà.

Lady Gaga / fot. Matteo Tagliapietra

Anche la vita dei paparazzi, irregimentati davanti al “photo call” per la foto “segnaletica” delle star, non è più quella avventurosa e divertente degli Anni Sessanta, quando le stelle e stelline del cinema avevano bisogno di creare o certificare la loro popolarità attraverso i lampi dei flash. Ma anche se i tempi cambiano l’animo dei fotografi non si è imborghesito, la voglia dello scoop è rimasta. E così a bordo di sfreccianti barchini immortalano ancora sguardi complici e sventolio di gambe maliziose delle star che si fanno traghettare da Venezia al Lido a bordo degli eleganti taxi acquei che in laguna si narra siano, in caso di necessità, inconsueto teatro di relazioni amorose.

Tutto questo è ancor oggi dopo quasi novant’anni il meraviglioso, onirico, caravanserraglio del cinema, virtuale rappresentazione di crude realtà, di sogni audaci o di incubi inquietanti che ci fanno provare concrete emozioni.

Un indefinibile mondo d’arte e glamour che, grazie all’efficace organizzazione della Biennale, in laguna è andato avanti in presenza, a differenza di altri festival, nonostante la peggiore pandemia dell’ultimo secolo. Ma forse questo è solo un altro dei miracoli della “Fiaba di Venezia”, la città dove i piccioni camminano, i leoni sono alati, i palazzi escono dall’acqua e l’umanità si sposta in vaporetto, insomma il set ideale per ospitare l’effimera, magnifica, sconfinata, arte cinematografica. Un piacere di cui non possiamo, né vogliamo, fare a meno.

ML System lancia la linea di vetri che producono elettricità

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

ML System ha lanciato giovedì (16 dicembre) la prima linea di produzione di vetro Quantum Glass al mondo. La loro efficienza è di 35W per metro quadrato. Il prezzo del vetro è di 300-400 euro al metro quadrato, che si traduce in un tempo di ammortamento di cinque anni. In occasione dell’investimento, il presidente della società Dawid Cycoń ha annunciato la costruzione di una fabbrica di silicio in Polonia. ML System è il più grande produttore nazionale di soluzioni nel campo del fotovoltaico integrato con gli edifici. Quantum Glass è un vetro completamente trasparente con un rivestimento quantico che genera elettricità. I pannelli Quantum Glass sono stati sviluppati dagli ingegneri di ML System. Grazie a loro, ogni finestra può generare elettricità solare gratuita e alimentare un telefono, un laptop, una TV, una lavatrice o un frigorifero. “Siamo stati i primi a commercializzare e creare una linea di produzione di massa. Probabilmente siamo l’unica azienda al mondo a utilizzare i punti quantici”, afferma il presidente di ML System, Dawid Cycoń. Il vetro sarà disponibile prima in Europa. I primi accordi di partnership firmati sono stati Guardian Glass e Pilkington. I pannelli ML System possono essere utilizzati nell’industria automobilistica; l’azienda sta già eseguendo i primi ordini incentrati sul vetro  a impianto passivo, ovvero il modo più veloce per l’applicazione di un rivestimento quantistico nella produzione di autobus, afferma Cycoń. I pannelli del sistema ML sembrano identici ai pannelli tradizionali utilizzati oggi nel settore delle costruzioni. Ciò è stato possibile grazie al mantenimento della trasparenza del vetro e ad un elevato coefficiente di isolamento. Il segreto è nell’involucro dei punti quantici che sono semiconduttori piccoli e innovativi con dimensioni che vanno da pochi a una dozzina di nanometri (per fare un confronto, lo spessore di un capello umano è di circa 8.000 nanometri) che convertono i raggi UV e infrarossi in elettricità.

https://www.wnp.pl/energetyka/ich-szyby-wytwarzaja-prad-w-polsce-ruszyla-nowa-fabryka,518227.html

Solo il 36% degli imprenditori favorevole all’entrata della Polonia nell’eurozona

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Con l’adesione all’Unione Europea, la Polonia si è impegnata ad adottare la moneta comune: l’euro. Tuttavia, non è stata indicata una data specifica. L’ultima ricerca di Grant Thornton mostra che le aziende polacche sono molto scettiche sull’idea di abbandonare lo zloty. “L’ingresso della Polonia nell’area dell’euro sarebbe auspicato dal 38% delle medie e grandi imprese. Si tratta del secondo risultato più basso dal 2010”, mostra il rapporto. Solo nel 2020 (36%) ci sono stati meno sostenitori dell’entrata nell’eurozona. Nel corso del decennio, il numero dei sostenitori dell’integrazione monetaria con i paesi europei si è ridotto di oltre la metà. Nel 2010, l’85% delle medie e grandi imprese intervistate era favorevole. Contemporaneamente cresce la percentuale degli oppositori all’adozione dell’euro. Nel 2021 la percentuale è del 46%, rispetto al 44% dell’anno prima e all’11% del 2010. La percentuale d’indecisi è stata del 16% nell’ultimo anno, contro il 20% di un anno fa e solo il 4% nel anno 2010. Gli esperti ritengono che la stabilità della valuta possa essere la ragione del miglioramento della percezione dello zloty. Dallo studio è emerso che negli ultimi decenni le forti oscillazioni del tasso di cambio hanno reso difficile per le aziende polacche condurre transazioni internazionali. Non sorprende che la prospettiva di adottare l’euro fosse allettante. Tuttavia, la situazione sta chiaramente cambiando. Lo zloty sta diventando sempre più stabile di anno in anno. Di recente, l’indicatore del tasso variabile medio mensile è aumentato del 5,5% nel 2021. Tuttavia, questo livello è ancora uno dei più bassi da quando lo zloty è diventato una valuta completamente liquida. La ricerca di Grant Thornton suggerisce che la Polonia non ha fretta di adottare l’euro. La maggior parte delle aziende considera una possibile adozione dell’euro ma solo dopo il 2030. Ma un’ampia percentuale degli intervistati (22%) ritiene che la Polonia non adotterà mai la valuta UE.

https://www.money.pl/pieniadze/coraz-wiecej-firm-przeciw-przyjeciu-waluty-euro-wskazuja-odlegla-date-6715723915455328a.html

“Perfect love”, nuovo album della “No Stress Band”

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Nuovo disco per l’italiana “No Stress Band”, gruppo nato 10 anni fa, composto da italiani residenti a Varsavia: Gianni Demozzi, voce e chitarra, Giulio Baioni, piano, Renato Passoni, basso, Roberto Ruggeri, chitarra, Emanuele Liaci, batteria.

Tutti con alle spalle precedenti esperienze musicali con altre band. Dopo un inizio con cantante donna e repertorio cover pop, successivamente il gruppo grazie alla vena poetica di Gianni Demozzi ricomincia un nuovo cammino segnato da un concerto in India che ha lasciato in ogni componente sonorità esotiche e romantiche. Nel primo disco in inglese “Positive Intentions” si ritrovano le influenze indiane. Il secondo disco “Nowhere” più ritmato contiene canzoni in italiano. Seguono l’album romantico “Home” e “2020” con testi ironici sulla pandemia. L’ultimo nato è “Perfect Love” una raccolta di canzoni d’amore con alcuni brani inediti presentato nei giorni scorsi al ristorante Casa Italia. Tutte le canzoni della “No Stress Band” si possono trovare su: Spotify , Apple Music, YouTube.

4,6 miliardi di zloty nel bilancio della Regione Masovia per il 2022

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Il Presidente della Regione Masovia, Adam Struzik riassumendo l’anno 2021 per la Regione ha indicato che sebbene la prima metà dell’anno si caratterizzasse per un avanzo di bilancio (599 miliardi di zloty), i mesi successivi a causa della pandemia hanno modificato significativamente la situazione. Le autorità hanno annunciato il budget per il 2022: 4,6 miliardi di zloty (stabiliti dal Ministero delle Finanze) e gli obiettivi per i futuri investimenti: protezione della salute, comunicazione, istruzione e cultura. Inoltre, la Regione Masovia verrà coperta dal programma operativo della Polonia Orientale, beneficiando di un contributo di 400 milioni di euro (il programma stanzia un sostegno per un importo di 2,5 miliardi di euro a cinque voivodati e alla zona non metropolitana del Voivodato di Masovia). Struzik per quanto riguarda i fondi, vede un paradosso: mentre lo Stato aumenta i fondi per la Regione, parallelamente lo addebita ancora di più, perché il nuovo bilancio ipotizza un aumento dalle entrate derivanti del CIT (oltre il 20%), allo stesso tempo aumentando i contributi obbligatori al bilancio statale (circa 900 milioni di zloty). Il Presidente della Regione valuta positivamente il funzionamento del programma regionale degli anni 2014 – 2020: Fondi Europei per la Masovia (del valore di 2 miliardi e 9 milioni di euro). Secondo Struzik grazie alla divisione statistica del Voivodato nella regione di Varsavia-capitale (con nove provincie adiacenti) e Regione Masovia (la parte restante del voivodato), è stato possibile mantenere l’importo dei fondi nell’ambito della politica di coesione per il futuro. Struzik ha colto occasione per sottolineare che il Voivodato di Masovia si trova fra quelli con la crescita più rapida in Europa e il suo PIL (149 miliardi di dollari) è stato il doppio di quello della Bulgaria. Nonostante tutto la sfida principale per tutta la regione non cambia nei prossimi anni: livellare le differenze di sviluppo tra periferia e metropoli. Il rapporto “Voivodato di Masovia in numeri 2021” indica differenze significative che causano il drenaggio delle persone con potenziale intellettuale verso le metropoli: le sproporzioni nei tassi di disoccupazione, il livello dei salari (PIL pro capite 2,5 volte superiore nelle grandi città rispetto alla periferia del Voivodato), il numero degli appartamenti costruiti o posti asilo nido disponibili. Nell’ambito della politica di coesione intraregionale, le autorità del voivodato reindirizzano già il 60% delle entrate per le spese in aeree non metropolitane, e gestiscono molteplici programmi di sostegno a comuni e provincie. Attualmente le autorità del Voivodato incoraggiano le aziende a sviluppare l’imprenditorialità, il turismo, l’agriturismo e gli investimenti al di fuori delle metropoli.

https://www.portalsamorzadowy.pl/prawo-i-finanse/maja-wzrost-pkb-lepszy-niz-w-bulgarii-marszalek-wciaz-chce-wiecej,335352.html

VI Settimana della Cucina Italiana nel Mondo

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Nell’ambito della VI Settimana della Cucina Italiana nel Mondo (22-28 novembre 2021) nei giorni 25 e 26 novembre lo chef Anuelo Serra ha tenuto alcune masterclass con docenti e studenti degli istituti alberghieri di Cracovia (Zespół Szkół Gastronomicznych Nr 1) e Myślenice (Małopolska Szkoła Gościnności), presentando le peculiarità della cucina italiana, legate alle caratteristiche della dieta mediterranea in riferimento ad alcune regioni.

Gli studenti hanno avuto l’occasione di imparare nuove tecniche da cucina, per esempio l’apertura dei ricci. Hanno assistito alla preparazione delle pietanze a base di pesce, frutti di mare e prodotti tipici sardi e mediterranei, come la bottarga, il pane carasau, la fregola.

Oltre questo, grazie alla presenza del pizzaiolo Antonio Salvatore Nuoro, i presenti hanno conosciuto il segreto dell’impasto perfetto per una vera pizza italiana.  

Adriano Cossu, la medaglia d’oro ai Campionati Italiani e la medaglia d’argento ai Campionati Mondiali nel curving, ha fatto vedere come scolpire la frutta e la verdura.

Durante tutte le masterclass lo chef Anuelo Serra, insieme a Luciano Sabeddu e Roberto Sabeddu, sottolineava la necessità di tornare alle origini della cucina italiana, alla sua stagionalità e la sana preparazione dei piatti, senza additivi e anche senza sale. Lo chef è un grande divulgatore dell’acqua marina come l’unica fonte del sale nelle sue pietanze.

Grazie alle masterclass gli studenti degli istituti alberghieri hanno avuto l’occasione di vivere una bella esperienza gastronomica che potrebbe essere per loro un buon punto di riferimento nella loro futura cariera.

Il mondo dei colori

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Che l’Italia sia un paese d’artisti e particolarmente di pittori lo sanno tutti ma non tutti ci rendiamo conto dell’interessante visione dei colori che esiste nella lingua italiana. Interessante perché non sempre corrisponde alla polacca e perché alcune parole ed espressioni italiane usano il colore che nella lingua polacca non si usa oppure che viene associato a un altro significato.

Il rosso ad esempio in italiano sembra essere diverso perché si dice:

  1. IL ROSSO DELL’UOVO vuol dire il tuorlo, la parte…gialla, eventualmente arancione ma sarete d’accordo con me che raramente rossa. Si dice che il colore dipenda da quello che mangiano le galline e che allora una volta il tuorlo aveva un colore più acceso e quindi rosso…
  2. IL PESCIOLINO ROSSO, in polacco złota rybka in latino carassius auratus quindi dorato e non rosso, come proprio in polacco. A guardarlo sembra piuttosto arancione. Poi in polacco è diventato simbolo di un animale che realizza i nostri desideri. È un riferimento ad una delle fiabe dei fratelli Grimm in cui il pesciolino rosso realizzava tre desideri del pescatore. Malgrado sia un testo accessibile a tutti in Italia non è così tanto conosciuto e quindi questa associazione non esiste.
  3. ROSSO DI SERA BEL TEMPO SI SPERA. Un modo di dire italiano che prevede bel tempo il giorno dopo se il cielo di sera ha il colore rosso. In polacco non esiste. Si potrebbe pensare che sia solo una credenza invece c’è una spiegazione scientifi ca. Quando vediamo i raggi rossi vuol dire che nell’atmosfera c’è poca acqua e quindi poche nuvole il che permette di sperare nel bel tempo.

    Ma il rosso ha la sua importanza anche di mattina perché:

  4. ROSSO DI MATTINA BRUTTO TEMPO SI AVVICINA. Essenzialmente quando si avvicina una perturbazione da ovest le nuvole sull’orizzonte occidentale hanno il colore rosso. Il detto allora ha il suo senso.

    Vediamo un po’ com’è la situazione con gli altri colori:

  5. ESSERE AL VERDE, per dire non avere più soldi. Guardando i colori della Borsa dei Valori il verde significa piuttosto il contrario però questa espressione è nata prima della creazione della Borsa. Ci sono più teorie sulla sua provenienza ma una delle più frequenti spiega che la base delle candele era di colore verde, allora le persone povere che ad esempio a cena usavano le candele fino alla base quando non c’era più niente potevano dire “la candela è al verde” e poi col tempo nell’uso comune l’espressione si è contratta e diventata essere al verde.
  6. LA SETTIMANA BIANCA, mentre in polacco è associata alla settimana successiva al sacramento della Prima Comunione perché si va ogni giorno in chiesa vestito in bianco in Italia è una settimana che andiamo in ferie in montagna, in inverno a sciare. Bianca per la neve.
  7. ESSERE NERO, in polacco una persona arrabbiata sarà piuttosto rossa. In italiano dico “sono proprio nero dalla rabbia”. Attenzione non è per niente un’espressione razzista, pare che derivi dalle credenze dei Greci antichi che credevano che arrabbiarsi scurisse il fegato, il centro della rabbia. Però anche il rosso trova il suo modo di dire in questo contesto, guardando il colore del viso possiamo dire rossi di rabbia.

E così siamo ritornati al rosso, continueremo il nostro viaggio nei colori il prossimo numero.

Dal 2022 sanzioni più severe per chi viola il codice della strada

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Venerdì scorso il presidente Andrzej Duda ha firmato un emendamento alla legge sulla circolazione stradale, che inasprisce le sanzioni per chi viola il codice della strada. Il regolamento aumenta l’importo massimo della sanzione da PLN 5 mila PLN a 30 mila PLN e aumenta l’importo della sanzione che può essere irrogata nella procedura della multa. Facilita la ricezione di una pensione da parte di colpevole pagata a favore dei parenti delle vittime d’incidenti stradali mortali. Una multa da mille a 30 mila PLN sarà inflitta a chi guida un veicolo a motore che non rispetta il divieto di sorpasso previsto dalla legge o da un cartello stradale. Una persona che guida un veicolo senza la patente richiesta o un veicolo senza idoneità alla circolazione sarà punito con l’arresto, la restrizione della libertà o una multa fino a 30 mila PLN. Una multa non inferiore a 3 mila PLN sarà prevista per la mancata osservanza della dovuta diligenza o per aver causato un pericolo da parte dell’autista sotto l’influenza di alcol. Dopo le modifiche delle sanzioni per chi viola il codice della strada il conducente potrà ottenere fino a 15 punti di penalità sulla patente. Attualmente, il numero massimo per alcuni reati è 10. I punti verranno cancellati solo dopo 2 anni dalla data di pagamento della sanzione. L’importo minimo della sanzione sarà di 800 PLN per un automobilista che supera il limite di velocità di oltre 30 km/h. Il nuovo regolamento entrerà in vigore il 1° gennaio 2022.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news%2C1026518%2Costrzejsze-kary-dla-sprawcow-wykroczen-drogowych-prezydent-podpisal

Primo incontro tra Morawiecki e il nuovo cancelliere tedesco Scholz

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foto,Facebook Mateusz Morawiecki

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Ieri a Varsavia si è tenuto un incontro tra il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. Il capo del governo polacco ha dichiarato di aver gradito il fatto che la Polonia sia uno dei primi paesi visitati da Scholz in qualità di cancelliere in quanto è un segnale della volontà di una collaborazione più stretta e di un maggior coinvolgimento a favore della Polonia da parte della Germania. Come annunciato dallo stesso Morawiecki, durante una successiva conferenza stampa, tra i temi trattati c’era quello della situazione sulla frontiera polacco-bielorussa. Sottolineando che il confine occidentale deve essere protetto ed ermetico in quanto è una frontiera non solo della Polonia ma anche dell’UE, il premier polacco ha affermato di aver discusso con Scholz tutti i possibili scenari dello sviluppo della crisi migratoria, incluse le potenziali sanzioni per la Bielorussia che saranno trattate più dettagliatamente durante la prossima riunione del Consiglio europeo. Inoltre, come aggiunto da Morawiecki, uno degli argomenti trattati con il nuovo cancelliere tedesco era quello relativo alla situazione in Ucraina e il possibile deterioramento della situazione non solo in Ucraina ma anche in Polonia, Slovacchia e i paesi europei dell’est a causa dell’apertura del nuovo gasdotto Nord Stream 2. Secondo quanto affermato da lui stesso, Morawiecki ha spiegato a Scholz che se l’Ucraina dovesse cedere al ricatto da parte della Russia, quello inevitabilmente porterà ad una destabilizzazione sia sulla frontiera orientale della NATO sia quella dell’UE. In aggiunta, come evidenziato dal premier polacco, una parte significativa dell’incontro è stata dedicata ai temi europei, compreso quello dell’energia dell’UE, in quanto la Polonia e la Germania sono tra gli attori più attivi all’interno dell’Unione europea. Nel suo intervento in seguito all’incontro con Morawiecki, riferendosi alla situazione al confine russo-ucraino e alle informazioni sulla presenza dell’esercito russo in questa zona, Scholz ha ribadito che l’Unione Europea vigilerà contro le minacce legate alla sua integrità territoriale, valendosi anche degli strumenti diplomatici quali il Formato Normandia (un gruppo composto da Francia, Germania, Ucraina e Russia e fondato per risolvere diplomaticamente la guerra del Donbass e la questione dell’annessione della Crimea alla Russia).

https://www.pap.pl/aktualnosci/news%2C1025941%2Cpremier-morawiecki-po-spotkaniu-z-kanclerzem-scholzem-otwieramy-nowy

Panettone

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L’antenato del panettone arriva dritto dal Rinascimento. Per la precisione dal ferrarese Cristoforo Messisbugo che nel 1564 nel suo Libro Novo mette nero su bianco la ricetta dei «Pani de latte e zuccaro».

Si devono usare farina, burro, zucchero, uova, latte e acqua di rose; il pane «lo lascerai ben levare», lo cuocerai con grande ordine, «questo pane è più bello a farlo tondo» oppure anche «più grande o più picciolo, come tu vorrai». Ritroviamo le componenti di base del panettone e, soprattutto, la prescrizione che dev’essere molto lievitato («lo lascerai ben levare»), alla quale si aggiunge l’indicazione della forma: tonda. Come si vede, si tratta sì di un panettoncino un po’ smilzo e bassino, senza uvette e canditi, ma gli elementi per proseguire ci sono tutti.

Dovranno passare alcuni secoli prima che il panettone assuma la forma e la sostanza con il quale lo conosciamo noi oggi. Naturalmente sono solo simpatiche leggende tutte le storielle sullo sguattero del duca Sforza di nome Toni che salva il cuoco di corte preparando un dolce con gli avanzi al posto di quello che si era bruciato. Divertenti, ma non c’è niente di vero. La realtà è molto più banale: panettone significa pane grande e rientra nella categoria dei pani dolci natalizi. Siamo in un’epoca, il tardo medioevo, nella quale lo zucchero è un bene preziosissimo e quindi per sottolineare le feste si dolcifica il normale pane che viene infornato (più o meno) ogni giorno. In tutta Italia si confezionano pani festivi – non necessariamente natalizi – con vari nomi: panün valtellinese, pandolce genovese, panspeziale bolognese, panforte senese, panpepato umbro-toscano, pangiallo laziale. L’impasto è dolcificato con lo zucchero e impreziosito con le mandorle (a Bologna), con i pinoli (Genova), e anche con mostarda, uvetta o fichi secchi. Sarà soltanto il pane natalizio di Milano a uscire dai confini locali e a diventare il dolce principe del Natale italiano.

Il panettone come lo conosciamo oggi è figlio dell’industrializzazione: Milano nell’Ottocento si afferma come principale centro manifatturiero della penisola e impone anche il suo dolce natalizio. Già nella seconda metà del secolo i pasticceri milanesi spediscono panettoni per ogni dove. I nomi di Cova, Biffi, Tre Marie, Baj, Marchesi diventano conosciuti ovunque. Ci si comincia a regalare panettoni, dolci costosi perché ricchi di ingredienti di pregio. Sia Gioacchino Rossini, sia Giuseppe Verdi in una lettera ringraziano l’editore musicale Ricordi per l’omaggio di un panettone. A fine Ottocento il dolce diventa addirittura arma di litigio tra il compositore Giacomo Puccini e il direttore d’orchestra Arturo Toscanini; il primo manda un panettone per Natale al secondo, uomo dal carattere notoriamente ruvido. Dopodiché i due bisticciano, e Puccini invia un piccato telegramma a Toscanini: «Panettone mandato per errore», scrive. Al che Toscanini gli risponde per le rime: «Panettone mangiato per errore».

Panettoni che, attenzione, sono bassi. Per trovare i dolci lievitatissimi che usiamo oggi bisogna andare a Verona dove Domenico Melegatti ha l’idea di riempire di burro e di uova il dolce natalizio tradizionale veronese, il nadalin, in modo che si levi ad altezze al tempo sconosciute. Nel 1894 lo brevetta per dirimere le controversie con altri pasticceri che si attribuivano la paternità del dolce. Il nome deriva dalla tradizione rinascimentale di ricoprire i pani con foglia d’oro per ostentare la propria ricchezza, come in occasione del banchetto organizzato a Bologna il 29 gennaio 1487 da Giovanni II Bentivoglio per celebrare il matrimonio del figlio Annibale con Lucrezia d’Este. Melegatti era un uomo piuttosto intraprendente e sfida il panettone aprendo un negozio nel cuore del territorio avversario, a Milano, proprio in quello stesso corso Vittorio Emanuele dove avevano casa le Tre Marie, azienda che produceva panettoni. Avvia la vendita per corrispondenza e spedisce
pandori in tutto il mondo.

Per arrivare ai panettoni alti, alle tre lievitazioni canoniche, bisogna aspettare Angelo Motta, che dopo aver aperto la propria bottega, nel 1919, applica al panettone lo stesso trattamento che Melegatti aveva riservato al pandoro. Osserva lo scrittore Orio Vergani: «Aumenta considerevolmente le dosi di burro, uova, zucchero e canditi, modifica e accresce i tempi di lievitazione e di cottura e, poiché la pasta, così trattata, diventa più molle, per sostenerla ricorre alla geniale semplicissima soluzione della fasciatura di carta a corona: nasce così il panettone Motta».

Ecco un altro parallelo tra panettone e pandoro: entrambi, per lievitare così tanto, richiedono una pasta molto morbida che ha bisogno di un sostegno per rimanere della forma voluta, Melegatti si è inventato lo stampo a forma di stella, Motta la corona di carta. Gli stampi metallici sono più costosi, ma si riutilizzano, la carta, invece, è economica, ma a perdere. Altro parallelismo è la rincorsa tra concorrenti rivali: a Verona tra Melegatti e Bauli, a Milano tra Motta e Alemagna.

Angelo Motta è il classico industriale venuto su dal niente e, al contrario del buonismo sparso a piene mani dalla sua pubblicità, è un iracondo e si ricordano i carrelli di panettoni rovesciati in malo modo, perché non conformi alla qualità da lui pretesa. L’industriale Mobbi, il cattivone che chiama la polizia per far sloggiare i baraccati, in uno dei più celebri film del neorealismo italiano, Miracolo a Milano, di Vittorio De Sica (1951), ricalca proprio la sua figura, tra l’altro identificabile anche dall’assonanza del cognome. E sembra proprio un paradosso che il dolce simbolo della bontà natalizia fosse prodotto da un industriale invece ricordato per gli scoppi d’ira.