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Home Blog Page 61

Cieszyński: la tecnologia ha un impatto cruciale sull’economia

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Janusz Cieszyński, segretario di Stato per la digitalizzazione presso la Cancelleria del Primo Ministro, lunedì al vertice digitale ONU – IGF 2021 a Katowice ha parlato della ripresa economica dopo la pandemia. Cieszyński ha stimato che occorrono circa 100 miliardi di euro per fornire Internet a 3 miliardi delle persone nel mondo che non lo hanno. “Penso che sia perfettamente fattibile, e queste sono le misure che consentirebbero di realizzarlo su base di mercato. 100 miliardi di euro quando si guarda indietro alle finanze legate alla lotta alla pandemia, si può vedere che è qualcosa che è realizzabile per l’economia globale” ha concluso il segretario di Stato. Durante il pannello IGF dedicato alla ripresa dell’economia mondiale dopo la crisi, Janusz Cieszyński ha sottolineato che essa avviene anche grazie alla tecnologia che cambia l’aspetto del mondo, particolarmente visibile negli ultimi mesi. Il segretario ha anche spiegato perché è importante che i cambiamenti digitali facciano parte del programma delle Nazioni Unite. “Perché la tecnologia digitale e Internet sono qualcosa che colpisce l’economia su una scala e in un modo senza precedenti rispetto ad altre infrastrutture o altri servizi dell’economia” ha affermato Cieszyński.

https://www.polskieradio24.pl/42/273/Artykul/2863017,Szczyt-Cyfrowy-ONZ-Cieszynski-technologia-wplywa-bezprecedensowo-na-gospodarke

Re.corder, il flauto magico

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Marco Agostinelli

La musica è un elemento meraviglioso ed essenziale della vita. E se da un lato non è nemmeno immaginabile un’esistenza senza ascoltare musica, dall’altra sarebbe altrettanto importante che tutti, in un modo o nell’altro, sperimentassero il rapporto con uno strumento musicale.

“Insegnerei ai bambini musica, fisica e filosofia; ma soprattutto la musica che dà anima all’universo, ali al pensiero, slancio all’immaginazione, fascino alla tristezza, impulso alla gioia e vita a tutte le cose”, diceva Platone. Il primo approccio con la musica normalmente avviene a scuola ma, troppo spesso, è gravato da una carenza di giocosità e facilità d’utilizzo dello strumento (quasi sempre il flauto) che in certi casi blocca per sempre la possibilità di imparare a suonare.

“Studiare musica non è solo una attività didattica, si tratta di educazione nel senso più completo del termine. La musica sviluppa la connessione tra movimento e pensiero, tra sapere teorico e conoscenza pratica. Imparare a suonare aiuta la concentrazione, rinforza il senso logico sequenziale e la capacità di giocare e divertirsi e quindi nel complesso l’autocoscienza individuale”, spiega il maestro Marco Agostinelli che oltre a suonare e a insegnare al Conservatorio è anche liutaio.

Per queste ragioni Agostinelli ha affiancato l’innovativa startup italiana Artinoise nella creazione di un flauto dolce assolutamente rivoluzionario: il re.corder. Uno strumento che offre una nuova infinita varietà di modi di approcciare la musica e che ha il merito di facilitare e incentivare l’avvicinamento alla musica suonata.

Davide Mancini

“Il re.corder è un flauto che unisce tradizione e innovazione, può essere usato sia in modo acustico sia, grazie alla sua parte digitale, collegandolo ad un app come fosse un controller midi e questo aspetto ne amplia a dismisura le potenzialità sia in termini di prestazioni tecniche musicali, sia in termini di fruitori. Tutto questo fa del re.corder un dispositivo che coniuga la classica educazione musicale con la contemporaneità digitale, rendendolo così un oggetto di studio e gioco”, sottolinea Agostinelli che ha introdotto con grande successo il re.corder nei suoi concerti e nel suo percorso didattico.

Lunghezza 32 cm, peso 100 gr, collegabile via Bluetooth a qualsiasi app midi, il re.corder è un oggetto assolutamente innovativo nel settore degli strumenti a fiato. A spiegarci la genesi di questo flauto magico è il suo principale inventore: Davide Mancini, un ingegnere elettronico rock, un programmatore con l’anima del musicista.

“Il re.corder era uno strumento che avevo in testa da tempo e quando la tecnologia è stata all’altezza insieme alla squadra di Artinoise lo abbiamo realizzato affrontando tante sfide: dalla progettazione meccanica allo stampo fino all’app che, per chi acquista il re.corder, è completamente gratuita. La nostra è una giovane startup che però al suo interno ha trovato tutte le competenze per sviluppare l’intero progetto re.corder, che è un brevetto completamente Made in Italy. Una spinta decisiva è venuta dalla campagna di crowdfunding in cui abbiamo proposto di preacquistare il re.corder ad un prezzo promozionale. La campagna ha avuto un tale incredibile successo, con acquirenti da tutto il mondo, che abbiamo dovuto accelerare l’industrializzazione della produzione del re.corder di cui oggi al mondo circolano già circa 10 mila pezzi. E il gradimento dello strumento nel mondo, dal Giappone agli USA, è facilmente riscontrabile dai tanti video postati dai fruitori su youtube e sui social media”.

Perché proprio il flauto?

Marco Agostinelli

Il flauto dolce è uno degli strumenti più diffusi e utilizzati in ambito educativo per l’apprendimento della musica. È tradizionalmente uno strumento facile da imparare, versatile, può essere largamente usato nella produzione musicale: dalla classica al pop, dal rock alle colonne sonore di film. Noi abbiamo deciso di rivoluzionare il flauto trasformandolo in un moltiplicatore di interesse verso tutti gli strumenti musicali. Grazie all’app il re.corder consente infatti di suonare qualsiasi strumento dal piano alla batteria, dal violino all’arpa. Ma c’è di più. Il re.corder oltre a dischiudere l’accesso a innumerevoli strumenti musicali ha poi la straordinaria potenzialità d’essere suonato anche da chi presenta disabilità motorie agli arti superiori in quanto le note sono completamente ri-mappabili e quindi può essere suonato anche utilizzando meno dita o addirittura solo muovendolo, grazie ad una serie di accelerometri, come la bacchetta di un direttore d’orchestra. E poi, grazie al sensore labiale, si può suonarlo perfino senza emettere aria. Se a questo aggiungiamo che può essere usato anche in acustico, come un flauto tradizionale, che è leggero, facilmente portabile e costa molto meno di qualsiasi strumento a fiato digitale, ecco che possiamo affermare che sul mercato musicale il re.corder è un oggetto assolutamente unico.

Perché lo avete chiamato re.corder?

Il nome del flauto dolce nel mondo anglosassone è recorder, parola che deriva dalla lingua francese del 1400. Recordeur si riferisce infatti all’atto dell’imparare a memoria la musica, e quindi di fatto ricordare.

Il flauto è associato in modo automatico alla sfera educativa.

Vero! Ma è giusto ricordare che grandissimi musicisti come Vivaldi, Bach e soprattutto George Philip Telemann hanno composto sonate per flauto dolce e traverso. Riguardo la didattica è importante sottolineare che la Polonia è stata scelta quale paese pilota in cui diffondere il re.corder a partire dalle scuole. Stiamo sviluppando un progetto per avvicinare quanti più giovani possibile al flauto e quindi alla musica coinvolgendo i docenti. Il re.corder è ideale per la didattica anche perché consente al docente, attraverso un apposito dispositivo, di gestire 20 studenti che suonano contemporaneamente verificando in tempo reale come ciascuno esegue il brano, dato che nell’app viene mostrata la sequenza delle note di ogni studente collegato col re.corder. Il nostro flauto dà anche un grande aiuto a chi sta imparando a suonare perché, una volta scelto il brano sull’app, viene indicata la sequenza di fori da utilizzare, fori che consequenzialmente si illuminano sul re.corder offrendo all’allievo un percorso facilitato di apprendimento. A casa lo studente avrà il vantaggio di poter suonare il re.corder registrando la traccia e spedendola via mail al docente, o anche condividendola sui social media, questo senza disturbare chi è in casa perché lasciando il tappo sull’uscita acustica del flauto, può usarlo sull’app ascoltando con le cuffiette. Una modalità che in tempi di frequenti lockdown aiuta la convivenza in casa.

Musica è anche piacere.

Il divertimento è l’altro aspetto rivoluzionario del re.corder la cui app è dotata di funzioni gaming che consentono a chi suona di vedere le note che fa e, a seconda della sua bravura, sarà così in grado di sbloccare brani più difficili da eseguire, passando di livello. In questo modo entrerà anche in una community dove è possibile mettere in comune le performance. A chi sa già suonare il re.corder offrirà la possibilità di registrare fino a 6 diverse tracce che possono quindi essere mixate insieme, ad esempio sì può preparare una traccia base e poi suonarci sopra utilizzando i tasti del re.corder come fossero quelli di una tastiera! Questo per dire che il re.corder è perfetto per la didattica ma il suo utilizzo va ben oltre. Conosco ad esempio un musicista che scrive colonne sonore che usa il re.corder come controller della partitura. E poi ci sono tanti amanti della musica che suonano in qualche band che hanno capito le potenzialità del re.corder per arricchire i loro brani, per esempio se si deve tenere a lungo una nota si può utilizzare il sensore labiale e tenerla quanto a lungo si vuole.

In un’epoca in cui i giovani passano moltissime ore al giorno davanti ai dispositivi digitali e, navigando in rete, spesso si perdono in una babele di contenuti scadenti, il re.corder, innovativo, digitale e ludico, potrebbe essere l’arnese giusto per raggiungerli e far rientrare la cultura musicale tra le passioni da coltivare.

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Re.corder è un innovativo flauto acustico digitalizzato, prodotto dell’azienda italiana Artinoise, distribuito in Polonia da Seenergy, azienda del Gruppo Partnerspol. L’app re.corder è scaricabile gratuitamente da AppStore e GooglePlay. Modalità d’acquisto e spedizione, oltre a tutte le informazioni sul prodotto si trovano sul sito: www.recorderonline.pl

Due film italiani premiati al Festival Grand Off

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Il 4 dicembre, al Teatro Syrena a Varsavia, si è svolta la serata di premiazione del Festival Internazionale di Cortometraggi Grand Off. L’edizione di quest’anno ha ricevuto oltre 4 mila proposte di film tra cui la giuria ha scelto 55 finalisti per le diverse categorie: miglior fiction, miglior film polacco, miglior documentario, miglior attore, miglior attrice, miglior regia, miglior montaggio, miglior animazione, miglior sceneggiatura, miglior scenografia e miglior fotografia. Numerosa la presenza italiana con 7 film finalisti di cui 2 hanno ricevuto i premi: “Napoli di mio padre” di Alessia Bottone per il miglior montaggio e “Pappo e Bucco” di Antonio Losito per i migliori attori Massimo Dapporto e Augusto Zucchi. Tra i finalisti nella categoria sceneggiatura il film “Nikola Tesla, the man from the future” del regista Alessandro Parrello. I premi in nome dei vincitori li ha ritirati il caporedattore di Gazzetta Italia, Sebastiano Giorgi.

Polonia Oggi

Fiore dei fiori, Yin Yang da Ylang Ylang

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L’olio dai fiori di ylang ylang, Cananga odorata

La leggendaria pianta chiamata ylang ylang, conosciuta in Polonia come jagodlin wonny, con il nome botanico Cananga odorata, possiede una delle fragranze più riconoscibili nel mondo dei profumi. L’olio essenziale distillato dalle sue infiorescenze ha un aroma dolce e romantico e proprietà idratanti che lo rendono un ingrediente chiave in molti prodotti di lusso per la pelle e i capelli. Il nome originale deriva dalla lingua tagalog usata nelle Fillipine, da cui proviene ylang ylang, e signifi ca “il fiore dei fiori”. Non c’è da stupirsi se si considera quanto sia rinfrescante, calmante e stimolante l’odore di questa pianta esotica.

PROFUMO di olio di ylang ylang

L’olio essenziale estratto dai fiori di ylang ylang ha diverse sfumature del caratteristico profumo floreale di secca dolcezza. Può essere percepito come più caldo o più fresco, più dolce o più squisito, e il suo odore finale è signifi cativamente influenzato dalle condizioni di coltivazione della pianta, dal metodo e dal tempo di raccolta e dalla tecnica di distillazione. Più bassa è la temperatura e la pressione nel processo di distillazione a vapore, più sostanze fitochimiche contribuiscono alla fragranza finale e profonda di quest’olio unico.

L’olio essenziale di ylang ylang puro e naturale con il più ampio uso terapeutico viene distillato a vapore dalle infi orescenze dell’albero di cananga odorata raccolte a mano poco prima dell’alba. Oggi questa pianta incredibilmente profumata cresce in modo selvatico e viene coltivata non solo nelle Filippine, ma anche nel sud-est asiatico, in Madagascar, nelle Comore, nell’Isola di Riunione, nelle Molucche, in Brasile e in Africa. Fiori, foglie e frutti di alberi di cananga selvatici e semi-selvatici vengono utilizzati per produrre un ”surrogato” molto più economico e di qualità molto peggiore, l’olio di cananga, venduto come olio di ylang ylang, con composizione e proprietà signifi cativamente diverse. Questa varietà viene anche utilizzata per produrre dai fiori una essenza concreta e una essenza assoluta, usate in cosmesi e profumeria.

La versione più pregiata dell’olio di ylang ylang è quella della prima frazione di distillazione, che dura preferibilmente fino a 2 ore. Un tale olio essenziale si distingue per un profumo caldo, dolce e floreale, considerato da molti la più bella sfumatura dell’aroma di ylang ylang.

È anche considerato l’afrodisiaco più forte tra tutte le varietà di oli di ylang ylang, e in Asia porta il nome ”l’afrodisiaco di Bali”, che non stupisce visto che è uno di quei posti al mondo dove l’armonia viene messa al primo posto.

MENTE ED EMOZIONI

Quando annusiamo un olio essenziale direttamente dal flacone, o attraverso la diffusione, le molecole fitochimiche distillate dalla pianta, invisibili ad occhio nudo, entrano nella parte del cervello responsabile, ad esempio, delle emozioni, della memoria e del subconscio, cioè nel sistema limbico.

Si dice che l’olio essenziale di ylang ylang bilancia le risorse della cosiddetta energia maschile e femminile (dalla medicina cinese: yin yang) che ognuno possiede a prescindere dal sesso. Da anni quest’olio aiuta molte persone a superare un sentimento di rabbia o l’atteggiamento negativo verso il mondo circostante. Aiuta a ricostruire la pace interiore e infl uisce sull’autostima, allo stesso tempo migliorando la concentrazione.

PROFUMO

Il profumo dell’olio essenziale di ylang ylang è spesso classificato come nota di cuore, poiché di solito emerge in un momento in cui le note di testa cominciano a distrarre. L’olio essenziale di ylang ylang si compone bene con molti oli, come: bergamotto, cannella, geranio, pompelmo, incenso, lavanda, patchouli o vetiver.

PROPRIETÀ dell’olio di ylang ylang

Le proprietà dell’olio essenziale di ylang ylang naturale al 100% includono: antispasmodiche, anti-diabetiche, antinfiammatorie, antiparassitarie, vasodilatatrici e proprietà regolatrici del ritmo cardiaco. Per questo motivo l’olio essenziale di ylang ylang è menzionato nella letteratura medica e nell’aromaterapia come un rimedio per: aritmia cardiaca, palpitazioni del cuore, disturbi circolatori, ipertensione arteriosa, depressione, ansia, resistenza psicologica, insonnia, caduta dei capelli, cute grassa e persino problemi digestivi.

Nei paesi tropicali le proprietà terapeutiche dell’olio essenziale di ylang ylang sono utilizzate come calmante e agente ipotensivo.

  • Ricordati di usare gli oli essenziali diluiti con olio vegetale di base (l’eccezione è l’olio di lavanda più delicato).
  • Aggiungendo olio essenziale di ylang ylang alla crema o unguento idratante, bagno caldo o maschera per capelli fatta in casa, puoi contare su un profondo rilassamento e sentirti come in una lussuosa spa.
  • Ricordati di utilizzare solo oli da una fonte verificata, con particolare attenzione nell’assunzione degli oli essenziali per via orale. Acquistando prodotti di provenienza conosciuta, contribuisci al miglioramento della qualità della vita sul nostro pianeta.

COMPOSIZIONI con olio di ylang ylang:

COME USARE l’olio di ylang ylang?
  • DIFFUSIONE / INALAZIONE: direttamente dal palmo della mano, dal flacone o dal diffusore
  • MASSAGGIO (diluendo l’ylang ylang con olio vegetale): tutto il corpo, piedi, muscoli tesi
  • APPLICAZIONE LOCALIZZATA: tempie, nuca, polsi, dietro le orecchie e su quelle parti dove ne hai voglia, diluendo 1-2 gocce in olio vegetale
  • COSMETICO: aggiungi qualche goccia dell’olio di ylang ylang alla crema, balsamo, unguento, shampoo o condizionatore per migliorare l’aspetto della pelle o dei capelli fermando la loro caduta.

Ricordati di leggere LE NORME DI SICUREZZA per l’utilizzo degli oli essenziali disponibili su OlejkowaSzkola.pl

Traduzione it: Paulina Przybyłek

L’ornamento più antico dell’Eurasia scoperto nella grotta di Stajnia, ha oltre 41 mila anni

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Un ciondolo ornamentale, fatto con l’avorio delle zanne di mammut, spezzato in due parti, è stato ritrovato durante gli scavi archeologici condotti nella grotta di Stajnia, all’Altopiano di Częstochowa, nel 2010. Dopo anni di studi la ricerca ha dimostrato che l’ornamento ha oltre 41.000. anni, rendendolo il più antico gioiello in avorio di mammut trovato in Eurasia. È anche l’esempio più antico di decorazioni punteggiate da fori. Gli scienziati sottolineano che il ciondolo amplia la nostra conoscenza sull’epoca della comparsa degli oggetti decorati con motivi geometrici creati dall’homo sapiens in Eurasia. I fori potevano essere puramente decorativi, ma i ricercatori sospettano che rappresentassero qualcosa di molto più importante per lo sviluppo dell’uomo moderno: la capacità di contare. La punteggiatura potrebbe significare, ad esempio, il numero di catture riuscite. Potrebbero anche significare il movimento della luna nel cielo. Il ciondolo è stato trovato insieme a un punteruolo in osso di cavallo, strumenti in pietra e ossa di animali, che possono aiutare ad ampliare la nostra comprensione della cultura che li ha creati. Lo spessore dell’ornamento è di circa 3,7 millimetri, il che dimostra la straordinaria precisione delle punteggiature. Il punteruolo e il ciondolo sono stati ricreati digitalmente. “Grazie alle tecniche di modellazione 3D, i reperti sono stati virtualmente ricostruiti e il ciondolo è stato adeguatamente restaurato, consentendo misurazioni dettagliate e aiutando a descrivere l’ornamento”, ha spiegato il coautore della ricerca, Stefano Benazzi, dell’Università di Bologna. Sono attualmente in corso ulteriori analisi dettagliate degli altri reperti rinvenuti nella grotta di Stajnia.

https://dzienniknaukowy.pl/nauka-w-polsce/w-jaskini-stajnia-odkryto-najstarsza-bizuterie-w-eurazji-ma-ponad-41-tys-lat

[Aggiornamento 02.12.2021] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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In Polonia questa settimana si sono registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, il numero complessivo dei casi attivi è 445.617 (settimana scorsa 418.059), di cui in gravi condizioni 1.862 (settimana scorsa 1.657), ovvero circa lo 0,4% del totale.

Gli ultimi dati mostrano 27.356 nuove infezioni registrate su 109.000 test effettuati, con 502 morti da coronavirus nelle ultime 24 ore.

Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato di 2.470 morti (settimana scorsa 2.192) e la situazione nelle strutture sanitarie polacche sta peggiorando, con l’occupazione dei posti letto in crescita negli ultimi giorni.

Sono 21.550 i malati di COVID-19 ospedalizzati (scorsa settimana 19.087), con 1.862 terapie intensive occupate (scorsa settimana 1.657).

Attualmente sono state effettuate 42.033.071 vaccinazioni per COVID-19 e 20.456.289 persone hanno completato il ciclo vaccinale.
La copertura sul totale della popolazione è di circa il 53,9%, media UE 66,3% (https://vaccinetracker.ecdc.europa.eu).

Sono state varate nuove restrizioni che saranno in vigore fino al 17 dicembre per contenere il crescere dei numeri della pandemia.

Resta in vigore l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso, inoltre cambiano le regole per gli eventi e la capienza massima dei locali. Restano aperti bar e ristoranti, sono consentite riunioni fino a 100 persone. Sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso, ma con capienza massima ridotta.

Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale è consentita 1 persona ogni 15 m2, a capacità 50% con norme di distanziamento per limitare le occasioni di contagio.

Per quanto riguarda gli sposamenti, salvo per vaccinati o ingressi con presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria di 14 giorni, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ma non prima di 7 giorni dal momento dell’ingresso nel paese. Sono escluse dall’obbligo di quarantena le persone vaccinate per COVID-19 con vaccini approvati dall’EMA.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.

Dal 17 luglio è stato introdotto anche in Polonia il Digital Passenger Locator Form (dPLF) – Karta Lokalizacji Podróżnego.

Per spostamenti all’interno dell’UE, si raccomanda di verificare le restrizioni nei singoli paesi sul portale:  https://reopen.europa.eu

***

Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

Ritratto di Anna d’Asburgo, di Rubens, al castello Reale di Varsavia

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Oggi allo Zamek Krolewski di Varsavia si è svolto il vernissage dedicato al ritratto di Anna d’Asburgo di Peter Paul Rubens, prestato da una collezione privata. Anna d’Asburgo meglio nota come Anna d’Austria fu la regina di Francia e Navarra moglie di Luigi XIII di Francia, è stata anche una dei protagonista del romanzo di Alexandre Dumas  “I tre moschetteri”. La presentazione ha aperto il ciclo  “Arcydzieła na Zamku” cioè un ciclo di famosi dipinti che lo Zamek Królewski vuole presentare nei prossimi mesi. Il ritratto si può visitare da domani fino al 13  febbraio. La curatrice della presentazione del ritratto è Alicja Jakubowska.

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Donatella Baldini: Italia sinonimo di bellezza

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Gli Istituti Italiani di Cultura nel mondo svolgono un ruolo fondamentale nella diffusione e promozione della cultura e della lingua del Bel Paese. In Polonia abbiamo la fortuna di averne due di cui quello di Varsavia ha appena accolto la neo direttrice Donatella Baldini a cui chiediamo una panoramica sulle attività dell’Istituto.

Donatella Baldini: Presentare il ruolo degli Istituti in due parole non è semplice, ma si possono sottolineare un paio di punti essenziali: gli Istituti sono parte della amministrazione pubblica italiana, sono uffici all’estero del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e operano in stretto raccordo con l’Ambasciata di riferimento, mantenendo comunque una loro autonomia di programmazione. Nella loro azione di promozione della cultura italiana gli istituti si pongono come luoghi di incontro, di scambio e riflessione condivisa, prima di tutto con le realtà culturali del paese ospitante. Nel caso di Varsavia, come in quello dell’altro Istituto operante in Polonia, a Cracovia, diretto dal collega e amico Ugo Rufino, con cui la collaborazione è costante e proficua, la sfida è data dalla ricchezza della tradizione di dialogo tra i due paesi, che obbliga a una selezione a volte dolorosa anche tra progetti di grande pregio. L’impostazione bilaterale non è però esclusiva: la vocazione dell’Istituto è l’apertura anche ad altri incroci di civiltà e di culture, basti pensare all’impegno nel cluster EUNIC, che vede i centri culturali di diversi paesi europei coinvolti in iniziative congiunte. È chiaro che il centro dell’attività dell’Istituto riguarda la promozione della cultura italiana, quella storicizzata e quella contemporanea, attraverso iniziative quali mostre, concerti, festival di cinema, conferenze, seminari. In quest’ottica sento la grande responsabilità di offrire una programmazione di qualità, all’altezza degli interlocutori polacchi, non solo della loro profonda conoscenza, ma anche del loro amore per l’Italia e della curiosità per la vita culturale di oggi. In questo compito, spero di poter contare su quella che ritengo una condizione indispensabile per il buon esito delle iniziative, cioè la conferma delle numerose collaborazioni con le istituzioni e i partner locali coinvolti nella passata programmazione dell’Istituto. Nella loro offerta c’è molta attenzione per l’Italia: sono qui da poche settimane, ma ho già notato una diffusa presenza italiana in eventi culturali, soprattutto nella musica che qui è seguitissima grazie a una rete capillare di iniziative sul territorio, ma anche negli altri settori. E sono rimasta davvero ammirata di trovare in tanti interlocutori polacchi incontrati in questi primi giorni un’assoluta padronanza della lingua italiana. D’impulso vorrei subito ricambiare con lo studio del polacco – studiare le lingue per me è passione e piacere – speriamo di averne il tempo!

L’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo e ad ottobre c’è la settimana della lingua italiana, quali iniziative avete in programma?

La promozione linguistica è parte essenziale della promozione culturale: la lingua è una fondamentale chiave d’ingresso in ogni comunità nazionale, ce ne fa comprendere meglio lo sguardo sul mondo. Il grande interesse suscitato dalla lingua italiana è un dato particolarmente significativo in quanto molto spesso riconducibile a motivazioni culturali. L’associazione tra Italia e senso del bello è una delle ragioni che alimenta lo studio della nostra lingua, e penso che questo valga anche in Polonia, dove questa motivazione si va ad aggiungere, rafforzandole, a altre ragioni accademiche e professionali che incoraggiano allo studio della nostra lingua. Per la prossima Settimana della lingua italiana nel mondo l’istituto prevede eventi dedicati all’anniversario dantesco (il 700esimo anno dalla morte, avvenuta nel 1321) che si aggiungono alle bellissime iniziative già realizzate in Polonia, che ho potuto seguire online dall’Italia. In ogni caso, Dante non si può esaurire in un anniversario e continuerà a essere parte della nostra offerta culturale, grazie a iniziative già in cantiere, anche nei prossimi anni.

Quanto è importante promuovere la cultura italiana per rinforzare l’immagine del paese all’estero?

È fondamentale! L’immagine dell’Italia all’estero è inscindibile dall’ammirazione per il suo patrimonio culturale ed è intimamente legata al fascino di città d’arte come Roma, Firenze, Napoli e Venezia e a capolavori artistici, vere e proprie icone del bello, conosciuti e celebrati in tutto il mondo: dalla straordinaria fioritura di opere d’arte nell’epoca dei Comuni e delle Signorie, alle forme di espressione artistica più recenti, come l’opera lirica nell’Ottocento e il cinema o il design nel secolo scorso, l’Italia è nell’immaginario internazionale associata a ideali di armonia e di bellezza, anche nello stile di vita quotidiano. Approfondire la conoscenza sia del passato sia della creatività contemporanea contribuisce senz’altro a valorizzare l’immagine complessiva del nostro paese e ad accrescerne il prestigio sulla scena internazionale. Promuovere la cultura significa condividere esperienze e interessi, ovvero diffondere i valori di cui la nostra cultura è portatrice e al tempo stesso riflettere sulla nostra storia e confrontarsi con i problemi posti dal mondo in cui viviamo. La promozione culturale ha poi un effetto propulsivo per l’intero sistema Italia, ad esempio, ha contribuito a valorizzare alcuni settori come il design, la moda o la viticoltura che si contraddistinguono per i saperi artigianali profondamente radicati nella nostra cultura. Inoltre, una migliore conoscenza della nostra ricchezza culturale può anche favorire un turismo più consapevole, alleggerendo la pressione sulle grandi città e valorizzando il patrimonio diffuso di borghi e località che solo per dimensioni possono esser dette minori.

Tra Italia e Polonia c’è uno speciale legame storico e culturale?

I legami storici, culturali e religiosi tra i due popoli sono da secoli molto stretti; eminenti studiosi li hanno documentati e continuano ad approfondirne le peculiarità. Nel periodo recente, vorrei ricordare prima di tutto la figura di Giovanni Paolo II, che ha sicuramente contribuito a rafforzare l’amicizia tra i due popoli, e sottolineare come la Polonia sia stata negli ultimi decenni del secolo scorso un centro di attenzione in Italia, sia culturale sia politico. Credo che per tanti altri sia stato difficile separare l’interesse con cui si scoprivano i film di Zanussi e di Wajda, il teatro di Grotowski, la poesia di Milosz, dalla trepidazione con cui si seguiva il coraggioso cammino polacco verso la democrazia. E chiudo con un piccolo episodio personale: ero a Milano un paio di settimane fa, e sono andata a Brera approfittando del fatto che la pinacoteca fosse riaperta ma ancora non troppo affollata; lungo la strada ho notato una lapide, posta su un bell’edificio settecentesco, che commemora le legioni del generale Dabrowski che lì ebbero il loro quartier generale, quelle legioni in cui fu concepito l’inno nazionale polacco. Anche senza cercarle, le testimonianze dei legami tra Italia e Polonia si possono trovare a ogni passo!

L’anno prossimo si celebra il bicentenario della morte di Canova, sono già previste delle iniziative?

Con Canova rimaniamo in quel periodo storico appena ricordato, drammatico per l’Italia e ancor più per la Polonia, che però è culturalmente un’epoca ricca di novità, di fermenti. Canova ne è uno dei più celebri interpreti a livello internazionale –la sua fama arrivò fin nell’allora giovane repubblica degli Stati Uniti d’America– ed è una figura che, per il suo rilievo pubblico, invita ad approfondimenti artistici e storici. Anche in considerazione del contesto in cui ha operato, e dell’importanza che il neoclassicismo ebbe anche in Polonia, mi pare molto interessante prevedere iniziative su Canova. Abbiamo già qualche idea, che speriamo di poter presto concretizzare in un preciso programma.

Quali sono le prime impressioni sull’ambiente polacco-italiano di Varsavia?

Nonostante sia a Varsavia da poco tempo sono rimasta colpita dal gran numero di italiani e italiane che hanno scelto di vivere stabilmente qui a Varsavia e dalla diffusa volontà che ho potuto riscontrare di tenere saldi i rapporti con l’Italia. Sono sicura che troveremo il modo di lavorare assieme, anche calibrando una parte della programmazione dell’Istituto sulle esigenze di questa comunità attenta e vivace.

Quali sono le esperienze più interessanti della sua vita lavorativa all’estero?

Prima dell’impegno negli istituti, avevo già lavorato all’estero come lettrice di Italiano nelle università di Reykjavík, Islanda, e di Galway, Irlanda: in Islanda ho avviato il corso di studi in italianistica ed è stato molto bello poter mandare i primi studenti islandesi in scambi Erasmus con università italiane, a Firenze, Genova e Trieste. Adesso a Reykjavík opera stabilmente una cattedra d’italiano. In Irlanda, dove ho vissuto più tempo, ho trovato un ambiente molto vivace e dinamico: la simpatia per l’Italia degli studenti mi ha convinto perfino ad allestire, nonostante gli scarsissimi mezzi, un adattamento de L’uomo nudo e l’uomo in frac di Dario Fo. Specie nei giovani, mi ha anche colpito l’intensità del sentimento di appartenenza europea: è curioso che proprio in un’isola io abbia avuto più forte la sensazione di vivere tra cittadini d’Europa. Negli ultimi due decenni ho lavorato in due tra i più grandi Istituti di cultura all’estero, a Parigi e più recentemente a New York, dove ho collaborato con un direttore, lo scrittore Giorgio van Straten, da cui ho imparato molto, sia nei contenuti sia nel metodo. Non è facile scegliere tra tutti gli eventi che mi hanno coinvolto. La più bella soddisfazione è stata vedere in tante occasioni la risposta appassionata del pubblico: per le conferenze, come quella in cui Salman Rushdie ha ricordato Umberto Eco; per i concerti jazz, come quello di Fabrizio Bosso con il suo quartetto; per le mostre di grafica e illustrazione, e di pittura con straordinari capolavori come il Ritratto di Dante del Bronzino o la Cleopatra morente di Cagnacci. E poi avere l’occasione di dialogare dal vivo con famose personalità della cultura come, ad esempio, Nanni Moretti e Maurizio Pollini.

Stiamo uscendo da un terribile periodo pandemico, ora c’è grande attesa per il ritorno agli eventi in presenza.

Mi auguro veramente d’essere in uscita da questo periodo così faticoso per tutti, e purtroppo doloroso per tanti, di lunghissima emergenza. Grazie alle campagne vaccinali gli aspetti più drammatici della pandemia si stanno riducendo, ma occorre consolidare la coscienza civica e non dimenticare che le misure quotidiane di prevenzione del contagio sono una doverosa forma di rispetto per gli altri. Di questo occorre tener conto anche nella programmazione dell’istituto: siamo davvero felici di ripartire con eventi in presenza, segnatamente la rassegna di cinema contemporaneo al Kino Muranow, ma attenti a rispettare il distanziamento, con l’auspicio di poter gradualmente tornare, dopo la pausa estiva, a forme di presenza più partecipate. Senza dimenticare una lezione della pandemia: la centralità, per la comunicazione, dei canali offerti dagli sviluppi digitali- tecnologici, strumenti oggi imprescindibili per assicurare visibilità alle nostre iniziative.

C’è una linea particolare che seguirà nella programmazione dell’Istituto?

Il compito dell’Istituto è prima di tutto offrire una programmazione equilibrata e articolata in tutte le principali forme di espressione artistica, e questo sarà anche il quadro in cui intendo muovermi, all’interno del quale mi pare interessante offrire ampio spazio alla riflessione sull’Europa, sottolineando la prospettiva storica, per parlare di comuni radici e scambi culturali ma anche per non dimenticare il travaglio del percorso, ancora nel secolo scorso così tragico, che ci ha portato a questo prezioso esito di dialogo, collaborazione, unione.

Cresce la domanda di carne d’oca

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Il mercato polacco è carente di carne d’oca, nonostante la Polonia sia uno dei più grandi produttori di essa. La ragione di questa “crisi” di fornitura è l’influenza aviaria che è stata registrata in 33 focolai e a causa di questa infezione un quinto del bestiame è stato abbattuto. L’offerta di carne d’oca non è sufficiente visto che in Polonia la domanda di anno in anno cresce, alimentata dalle campagne organizzate dalla Fondazione degli allevatori di oche bianche polacche e dai produttori di pollame, in cui si promuove il consumo della carne d’oca. Inoltre, sempre quest’anno, le aziende avicole cercavano soprattutto di adempiere i contratti di esportazione, perciò meno carne ha raggiunto i negozi polacchi. Nel 2020, il primo importatore della carne d’oca polacca era la Germania. Nell’UE i concorrenti della Polonia nel settore sono l’Italia e l’Ungheria.

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