Slide
Slide
Slide
banner Gazzetta Italia_1068x155
Bottegas_baner
baner_big
Studio_SE_1068x155 ver 2
LODY_GAZETTA_ITALIA_BANER_1068x155_v2
ADALBERTS gazetta italia 1066x155

Home Blog Page 69

[Aggiornamento 07.10.2021] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

0

In Polonia questa settimana si sono registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, il numero complessivo dei casi attivi è 175.337 (settimana scorsa 168.937), di cui in gravi condizioni 207 (settimana scorsa 172), ovvero circa lo 0,1% del totale.

Gli ultimi dati mostrano 2.007 nuove infezioni registrate su 41.100 test effettuati, con 29 morti da coronavirus nelle ultime 24 ore.

Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato di 153 morti (settimana scorsa 113) e la situazione nelle strutture sanitarie polacche sta peggiorando, ma rimane sotto controllo.

Sono 2.103 i malati di COVID-19 ospedalizzati, con 207 terapie intensive occupate. Prosegue la campagna vaccinale in Polonia, attualmente sono state effettuate 37.739.171 vaccinazioni per COVID-19, di cui 19.559.022 completamente vaccinate, ovvero il 51,75% del totale della popolazione.

Sono in vigore fino a fine ottobre restrizioni tra cui l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso.

Sono aperti bar e ristoranti e sono consentite riunioni fino a 150 persone. Sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso.

Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale 1 persona ogni 10 m2, con norme di distanziamento per limitare le occasioni di contagio.

Per quanto riguarda gli sposamenti, salvo per vaccinati o ingressi con presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ma non prima di 7 giorni dal momento dell’ingresso nel paese. Sono escluse dall’obbligo di quarantena le persone vaccinate per COVID-19 con vaccini approvati dall’EMA.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.

Dal 17 luglio è stato introdotto anche in Polonia il Digital Passenger Locator Form (dPLF) – Karta Lokalizacji Podróżnego.

Per spostamenti all’interno dell’UE, si raccomanda di verificare le restrizioni nei singoli paesi sul portale: https://reopen.europa.eu

***

Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri: https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:

E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

Stadio Nazionale di Varsavia dedicato al leggendario allenatore Kazimierz Gorski

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Domenica prossima, durante il Festival del calcio, lo Stadio Nazionale di Varsavia sarà ufficialmente dedicato a Kazimierz Górski, eccezionale allenatore di calcio polacco. “Nel 2014 è stato posto un monumento davanti allo stadio che ricorda alle persone che entrano nel PGE Narodowy l’incredibile storia di Kazimierz Górski. Quest’anno si celebra il centenario dalla nascita dell’allenatore. Così, insieme allo sponsor dell’arena PGE Polska Grupa Energetyczna, abbiamo deciso di collegare in modo permanente lo stadio con una leggenda del calcio polacco”, afferma Włodzimierz Dola, presidente del consiglio di amministrazione di PGE Narodowy, commentando la scelta di dedicare lo Stadio Nazionale a Górski Kazimierz Górski è una leggenda del calcio polacco. Divenne l’allenatore della squadra nazionale polacca nel 1971. Negli anni 1971-1976, la squadra sotto la guida di Górski ha giocato 73 partite ufficiali, di cui 45 vittoriose.

https://www.polskieradio24.pl/5/4147/Artykul/2821068,Kazimierz-Gorski-zostanie-oficjalnym-patronem-PGE-Narodowego-w-Warszawie

 

 

rrem

Ambasciatore Amati: gli elicotteri Leonardo sono le Ferrari del settore

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

L’Ambasciatore d’Italia in Polonia, Aldo Amati, in un’intervista rilasciata qualche giorno fa alla radio polacca RMF FM ha definito gli elicotteri AW139M, prodotti degli ingeneri italiani, impiegati dell’azienda “Leonardo”, che opera nel territorio polacco, “le Ferrari tra gli elicotteri.” L’Ambasciatore ha rivelato che similmente ad altri eserciti europei che hanno già effettuato l’acquisto, anche quello polacco ha l’intenzione di acquistare questi elicotteri e le trattative al riguardo sono già in corso. Oltre all’aspetto economico, sottolinea Amati, i rapporti tra l’Italia e la Polonia hanno anche un carattere politico: di recentemente si è tenuto un incontro al Forum di Karpacz e lunedì scorso c’è stato l’incontro polacco-italiano tra i Ministri della Difesa nazionale nell’ambito del Warsaw Security Forum. Inoltre, Amati aggiunge che i politici che hanno contribuito maggiormente ad istaurare i rapporti tra Italia e Polonia sono soprattutto Grzegorz Piechowiak e l’ex ministro Jarosław Gowin. L’Ambasciatore afferma che riguardo la crisi migratoria al confine con la Bielorussia, c’è massimo sostegno verso la Polonia, sostenendo che la situazione sia insidiosa in quanto coordinata dai paesi extra-EU.  Allo stesso tempo Amati afferma che l’immigrazione è un fenomeno con il quale devono fare i conti  tutti i paesi membri dell’UE, tra cui anche la Polonia. Secondo Amati al momento la libertà dei media in Polonia non è minacciata ma il fatto che la legge “Lex TVN” sia stata esaminata dal parlamento polacco è un fatto allarmante. L’ambasciatore non crede assolutamente ad una ipotesi di “polexit” in quanto la maggioranza dei polacchi si dichiara favorevole alla presenza della Polonia nell’ EU, essendo consapevoli che fondi europei hanno contribuito in maniera importante allo sviluppo del loro paese. In più, secondo Amati, l’Unione Europea  continuerà a supportare economicamente la Polonia, permettendo al Paese non soltanto di realizzare dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza ma anche di mettere in atto una trasformazione energetica. Per quanto riguarda l’obbligo di Green Pass così esteso e deciso imposto dal Governo Draghi, Armati si dice fiducioso, sperando che la situazione ni Polonia non costringerà il governo polacco a introdurre le nuove restrizioni, contemporaneamente afferma che l’introduzione del Green Pass in Italia era l’unico modo per evitare che l’economia si fermasse di nuovo.

 https://www.rmf24.pl/fakty/swiat/news-wloskie-smiglowce-dla-polskiej-armii-rozmowy-trwaja,nId,5502833#crp_state=1

Occhiali della cultura, ovvero il polacco e l’italiano tipico a confronto

0

Spesso molti di noi cercano i modi per poter comprendere al meglio gli stranieri. Non si tratta soltanto di conoscere una lingua straniera, ma di comprendere le differenze culturali per poter comunicare meglio, lavorare in modo più effi cace e costruire una relazione più forte, in questo caso tra i polacchi e gli italiani.

Si tende spesso a generalizzare, descrivendo appunto gli italiani o in polacchi “in generale”. È molto diffi cile però descrivere un polacco ed un italiano tipico. Perché? Perché la persona tipica non esiste. E se invece provassimo a guardare alla cultura di un Paese da un punto di vista più obiettivo e scientifico?

Iniziamo con il modello dello psicologo olandese Geert Hofstede. Negli anni 70 del XX secolo i risultati della comparazione tra culture nazionali ed organizzative su un campione di oltre 100.000 persone analizzate provenienti da oltre 50 stati diversi sono risultati così scandalosi che è stato molto diffi cile per l‘autore trovare un editore che li pubblicasse. Da quel momento le analisi sono state ripetute in molti altri stati nel corso degli anni e sono a tutt’oggi valide. Vale la pena verificare se la descrizione delle culture polacca ed italiana danno adito ancora oggi a dispute.

Il modello di Hofstede non è scevro da limitazioni e rappresenta un modello molto semplificato; tuttavia è importante conoscerlo vista la risonanza riscossa su scala globale. Hofstede intende la cultura come una programmazione collettiva della mente che distingue i membri di un gruppo o di una categoria di persone dagli altri e distingue sei dimensioni di cultura nazionale: distanza dal potere, avversione per l’incertezza, individualismo/ collettivismo, mascolinità/femminilità, orientamento a lungo termine, edonismo. I valori che descrive Hofstede sono tramandati di generazione in generazione. Bisogna leggere i risultati nel contesto di una posizione di comparazione tra stati e non tra singoli individui.

Guardando la tabella di seguito si nota subito che secondo Hofstede sia gli italiani che i polacchi condividono gli stessi valori. Hanno un approccio quasi identico all’edonismo, inoltre sono caratterizzati dagli stessi valori dominanti ad eccezione dell’orientamento a lungo termine.

Confronto tra polacchi e italiani secondo il modello Hofstede delle dimensioni culturali.

Moderazione invece di edonismo
Geert Hofstede descrive la società italiana (30) e polacca (29) come non tentate dall’abbandono ai piaceri in quanto tali, essendo più che altro restrittivi e disciplinati. Le limitazioni grazie alle norme sociali, il cinismo ed il pessimismo al posto della gioia di vivere e l’abbandono alle tentazioni descrivono bene i polacchi, ma è davvero così per gli italiani? In effetti la grande influenza della Chiesa Cattolica sulla cultura italiana e l’alta etica del lavoro (prima il dovere poi il piacere) possono almeno in parte spiegare la limitazione edonistica degli abitanti del Bel Paese.

Verso il futuro o verso il passato?
Secondo Hofstede una grossa differenza tra italiani (61) e polacchi (38) riguarda l’atteggiamento verso il tempo. Nelle culture con orientamento a lungo termine come quella italiana viene applicato un atteggiamento pragmatico verso il passato ed una grande concentrazione verso il futuro. Gli italiani sono convinti che il meglio debba ancora venire, e la loro forza sta nella concentrazione al raggiungimento dell’obiettivo anche se ciò risulterà possibile a distanza di molto tempo. I polacchi invece appartengono ad una cultura con orientamento a breve termine, che è più normata nel modo di pensare con molto rispetto per le tradizioni ed una grande attenzione al passato, al contempo temendo i possibili cambiamenti. I polacchi sono più impazienti: vogliono risultati immediati, e sono più avversi generalmente al risparmio di denaro.

La burocrazia come modo per evitare le incertezze
Il modello di Hofstede indica che sia i polacchi (93) che gli italiani (75) hanno paura del futuro; per evitare le situazioni incerte pertanto sentono il bisogno emotivo di possedere regole e norme, anche quando non sono rispettate, e da qui deriva una burocrazia molto strutturata in entrambe le nazioni. I polacchi cercano in modo estremo di evitare le incertezze ed hanno una basa tolleranza verso l’alieno, ovvero vero i comportamenti o le idee atipiche.

La rivalità è giusta (domina la mascolinità e non la femminilità)
Secondo Hofstede la divisione tipica tra il ruolo di maschio e quello di femmina è normale sia in Italia (70) che in Polonia (64): le femminucce possono piangere, i maschietti no; i maschi possono litigare e picchiarsi tra loro, ma le femminucce non dovrebbero mai arrivare alle mani. Ai bambini viene insegnato che la rivalità è buona, e la vittoria è un importante elemento della vita, gli adulti mostrano i loro successi tramite status simbol come macchine o ville di lusso.

Più “io” che “noi“ (individualismo vs collettivismo)
Statisticamente gli italiani (76) soprattutto nelle regioni settentrionali sono molto più individualisti dei polacchi (60) secondo il modello di Hofstede. Più i legami con i membri distanti della famiglia o della comunità locale sono deboli, più bisogna attendersi che in caso di situazioni problematiche si possa contare solo su sé stessi. Al contempo questo tipo di persone esprimono più liberamente le proprie opinioni ed osservazioni, prendono con più facilità decisioni.

Rispetto per la gerarchia
Secondo Hofstede sia gli italiani (50) che i polacchi (68) appartengono al gruppo di Nazioni con una grande distanza dall’autorità. Per Hofstede tuttavia i polacchi accettano maggiormente degli italiani il rapporto gerarchico ed insegnano ai bambini la sottomissione all’autorità costituita. I dipendenti polacchi si attendono spesso istruzioni dettagliate dai propri superiori invece di mostrare una libera iniziativa, e pertanto solitamente le persone al posto di comando sono più autoritari nella gestione del personale.

Simili anche se diversi
Dal modello culturale presentato da Hofstede otteniamo un ritratto degli italiani e dei polacchi sorprendentemente simile riguardo i valori fondamentali per la società civile; già questo di per sé non è abbastanza controverso?

La fonte di questo articolo è il libro di Geert Hofstede, Gert Jan Hofstede, Michael Minkov,. “Culture ed organizzazioni“, Polskie Wydawnictwo Ekonomiczne, 2011.

Vertice italo-polacco a Varsavia tra i ministri della difesa Guerini e Błaszczak

“Questo incontro dimostra una volontà di lavoro comune che ha radici storiche molto profonde e che però sa guardare con grande impegno e solidarietà al futuro. Voglio ricordare Montecassino dove sono sepolti tanti soldati polacchi che hanno perso la vita nella Seconda Guerra Mondiale combattendo per la libertà della Polonia e dell’Italia”, così si è espresso il Ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini incontrando ieri sera la stampa locale al termine dell’incontro svoltosi a Varsavia con l’omologo polacco Mariusz Błaszczak. Al centro del colloquio la cooperazione bilaterale e industriale nel settore della Difesa, l’analisi degli scenari di sicurezza e le relazioni Nato e UE. Il Ministro ha espresso il grande apprezzamento per la professionalità, la capacità e la dedizione delle Forze Armate polacche e la grande soddisfazione per il livello di interazione operativa che si è sviluppata tra i nostri due Paesi nel campo della difesa che si esprime nelle molte attività di natura operativa; solo per citare le più rappresentative: la missione NATO in Kosovo (KFOR), l’enhanced Forward Presence in Lettonia per la deterrenza e la difesa del fianco est, UNIFIL in Libano e l’operazione EUNAVFORMED IRINI che risponde alla sentita esigenza di un Mediterraneo stabile e prospero.
Parlando della revisione del concetto strategico della NATO e della riflessione che si sta sviluppando in seno all’Unione Europea con lo strumento dello “Stategic Compass” il Ministro ha rimarcato che nell’incontro sono emerse le reciproche attenzioni dei due Paesi: la Polonia con una maggiore attenzione nel fianco est dell’alleanza e l’Italia nel fianco sud. Proprio per questo è stata condivisa la necessità che “la NATO abbia uno sguardo a 360° per meglio presidiare i propri interessi di sicurezza. C’è la necessità di un approccio omnicomprensivo che guardi tutte le direzioni dell’Alleanza Atlantica. Inoltre – ha proseguito Guerini – penso che Polonia e Italia insieme, pur partendo da esperienze diverse, possano portare un grande contributo alla riflessione che è in corso in seno alla NATO e all’Unione Europea”. Nell’ambito della cooperazione industriale il Ministro Guerini ha evidenziato gli importanti successi che sono stati raggiunti in passato e si è auspicato che questa possa proseguire e rafforzarsi con sempre più ambiziosi obiettivi e risultati e divenire, insieme, protagonisti e un riferimento in Europa. “L’Italia e l’eccellenza dell’industria italiana – ha dichiarato il Ministro – sono pronte a cooperare con la Polonia per soddisfare ogni esigenza di rinnovamento delle vostre Forze Armate, attraverso forme di accordo Gov-to-Gov e di cooperazione industriale per assicurare soluzioni economicamente competitive e tecnologicamente avanzate in tutti i settori: aeronautico e spaziale, marittimo e terrestre” ha concluso. Oggi nella Capitale polacca il Ministro Guerini, aprirà il panel di discussione “NATO Southern Flank and its impact on Euro-Atlantic security” nell’ambito del “Warsaw Security Forum 2021.

(Ministero della Difesa italiano)

LOT potrebbe aver bisogno di nuovo supporto pubblico

0

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

“L’aiuto pubblico fornito a Compagnie aeree polacche LOT (PLL LOT) non sarà sufficiente; ci aspettiamo che ne arrivi un altro”, ha affermato il presidente della società, Rafał Milczarski. Il 30 dicembre 2020, la società ha concluso un contratto di prestito con il Fondo di sviluppo polacco nell’ambito del programma di sostegno del governo di PLL LOT per una quota di 1 mld 800 milioni di zloty, che è stato concesso. Finora la società ha ricevuto 2 tranche di prestito. Si scopre, tuttavia, che tale aiuto potrebbe non essere sufficiente. Milczarski è del parere che l’importo dell’aiuto pubblico da parte dei contribuenti polacchi dovrebbe essere ridotto al minimo e che la società ha fatto di tutto per accettare questo aiuto il meno possibile. Il presidente della compagnia ha detto che sarà necessaria la prossima tranche di aiuti, ma informerà sui dettagli. Se però il numero di trasporti aerei aumenterà, il prossimo aiuto non sarà necessario. Milczarski ha anche espresso la speranza che la Commissione Europea, che alla fine deve accettare di concedere aiuti pubblici alle compagnie aeree, sia consapevole di quanto sia difficile la situazione e che acconsenta al sussidio. Nella relazione del consiglio di amministrazione sulle sue operazioni, la società ha annunciato che LOT ha registrato una perdita netta di 1,41 miliardi di zloty nel 2020, rispetto a un utile nel 2019 di 68,9 milioni di zloty. L’anno scorso, Compagnie aeree polacche LOT hanno trasportato 3,1 milioni di passeggeri. Nel 2020, la perdita sulle vendite (perdita sulle operazioni principali) è stata di 533,1 milioni di zloty rispetto all’utile di 113,9 milioni di zloty nel 2019.

https://www.pap.pl/

L’autunno, finalmente!

0

L’autunno porta con sé anche il piacere e il desiderio di concedersi una coccola calda, a base di alcuni dei più saporiti prodotti stagionali. Funghi, zucca, tartufi e castagne danno vita a straordinari risotti, zuppe e vellutate, celebrando una delle stagioni più ricche di prodotti e sapori.

Per gustare al meglio tutto questo è opportuno abbinare a ogni piatto il vino che meglio si affianchi a questi gusti. Proviamo quindi una serie di accostamenti. Come si può pensare a dei piatti autunnali senza immaginare subito una zucca? Estremamente versatile, questo ortaggio può dar vita a straordinarie zuppe, gnocchi, risotti, arricchiti anche da un pizzico di noce moscata, che ne esalterà la delicatezza dando ancor più valore agli effetti benefici di entrambi gli ingredienti, poiché la zucca è ricca di sostanze antiossidanti e di beta-carotene mentre la noce moscata è fonte di sali minerali e di vitamine. Ecco quindi che possiamo accostare vini quali Franciacorta Brut DOCG o Lambrusco di Sorbara Frizzante Secco DOC. Per i risotti invece possiamo scegliere un Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva. Altro ingrediente principe dell’autunno sono i funghi, sia come contorno sia in saporiti primi piatti, come le lasagne e il risotto ai funghi porcini. Per provarli in una veste più delicata e leggera si possono gustare nella versione trifolata, con prezzemolo finemente tritato soprattutto se aggiunto a fine cottura. Con il risotto quindi sarà ottimo un Rosso di Montalcino DOC, mentre con le lasagne o con un primo piatti a base di pasta ripiena di carne sarà eccellente gustare un Bolgheri Rosso DOC con cinque o sei anni di invecchiamento, oppure un rosso giovane e corposo, con un bouquet dagli aromi di frutta rossa fresca e di spezie dolci come il Dolcetto d’Alba, il Colli Berici Cabernet o il Cannonau di Sardegna. Per i funghi trifolati il vino bianco Lugana sarà adattissimo, per la sua delicata acidità e il suo elegante ventaglio i profumi.

Autunno per molti è il tempo delle castagne, cotte lentamente sul fuoco e gustate in compagnia così come sono. Ma le castagne sono anche un ottimo ingrediente per preparare zuppe, vellutate, primi e secondi piatti. A seconda della portata da abbinare alle castagne possiamo avvalerci di questi vini: con primi, le zuppe e le vellutate potremo abbinare del Barbera del Monferrato Frizzante DOC, mentre con i secondi piatti un Vigneti delle Dolomiti Rosso IGT. Per quanto riguarda i Tartufi uno degli abbinamenti più riusciti e noti è sicuramente uova e tartufo, sia in primi con pasta fresca, sia nell’uovo all’occhio di bue con scaglie di tartufo macinato, ricetta gourmet pur nella sua essenzialità. I sapori si esaltano a vicenda, per preparare piatti semplici dove i veri protagonisti sono gli ingredienti stessi. Questo prezioso tubero, tanto amato e dalle note preziose e aromatiche, si sposa infatti alla perfezione con il gusto dell’uovo, per dar vita a una vera e propria armonia dei sensi. Anche le scelte da abbinare al tartufo sono varie: Etna Bianco DOC con qualche anno alle spalle o un Venezia Giulia Ribolla Gialla IGT anche con dieci anni di vita.

Ecco quindi che possiamo attendere con gioia l’arrivo dell’autunno e preparaci a dimenticare con soddisfazione la malinconia delle giornate che si accorciano, sfruttando il gusto delle cose buone che allungano le nostre serate in compagnia.

La forchetta da icona di mollezza a simbolo d’educazione

0

La cronaca del matrimonio, avvenuto nel 955 tra la nobildonna greca Maria Argiropulina e il figlio del doge, al tempo Pietro III Candiano, cita per la prima volta in Europa occidentale la forchetta. La raffinata principessa si porta il cibo alla bocca con questo strano oggetto che agli occhi stralunati dei commensali del tempo doveva apparire extraterrestre. L’originale aggeggio ha un manico e due rebbi, è fatta di prezioso argento e si chiama “piròn”, che poi sarebbe il participio presente del verbo greco “peirao”, ovvero infilzare. Significherebbe “infilzante”, insomma, e il fatto che oggi in veneziano forchetta si dica “piròn” e in greco πιρούνι (pirùni) la dice lunga sulla storia di questa posata.

Nel medioevo naturalmente si mangiava con le mani. In tavola c’era qualche coltellaccio che serviva per scannare gli animali arrostiti e prendersene un pezzo. Solo i personaggi più importanti avevano un bicchiere proprio, che poteva essere un calice di metallo prezioso, gli altri bevevano da bicchieri comuni, uso proseguito per secoli. La leccornia più ambita per questi grossi, grassi crapuloni medievali era un bestione ormai scomparso, l’uro, ovvero il bue primigenio. Era grande e pure cattivo, aveva due corna lunghe così che se t’infilzavano non lasciavano scampo. Notkero, biografo di Carlo Magno, riferisce delle enormi corna di uro prese come trofeo dall’imperatore e portate in trionfo a sua moglie Ildegarda. L’ultimo uro è stato ucciso nel 1627 nella foresta di Jaktorów, chi ne volesse ammirare il cranio, con tanto di cornoni, potrebbe farlo a Stoccolma, nell’Armeria reale, dove gli svedesi lo hanno portato quando, a metà Seicento, hanno invaso la Polonia. Preda regale per cacciatori d’alto rango, insomma.

Nel passaggio tra alto e basso medioevo, la società si modifica profondamente. Il nobile da guerriero e cacciatore diventa politico e diplomatico, cambiano i modi di comportarsi e cambia anche la dieta. Non sono più apprezzate le grosse prede della caccia, ora sulle tavole arrivano soprattutto volatili. È una questione di rango: chi sta in alto mangia cose che volano alto; chi sta in basso nella scala sociale deve accontentarsi di maiali, che grufolano nel fango, o di rape, che crescono sottoterra. Sulle tavole di principi e re via via scompaiono gli orsi e gli uri e cominciano ad affluire uccelli di ogni sorta, compresi volatili che noi neanche ci sogneremmo di mangiare. A parte i pavoni, poi sostituiti dai tacchini, finivano arrosti cormorani, cicogne, cigni, gru, aironi, rondini.

Sulla tavola non sono previsti piatti, le pietanze vengono appoggiate su una grossa fetta di pane che alla fine risulterà intrisa di sughi e aromi e quindi servirà per preparare minestre. L’usanza di alternare maschi e femmine a tavola c’era anche allora, e i commensali usavano lo stesso tagliere, bevevano dallo stesso bicchiere, si servivano dalla stessa scodella del vicino o della vicina. Alla fine del Trecento gli uomini vestono abiti attillatissimi che modellano la forma del sesso senza lasciar nulla all’immaginazione, le donne portano vesti con scollature profonde che mostrano ampie porzioni di seno. Il vino abbondante e la promiscuità del servirsi di cibi e bevande favoriscono approcci e toccamenti: che un pranzo finisca in orgia non è affatto inusuale. Una cronaca ci racconta che si vedono gli invitati, ubriachi e nudi, passare da una stanza all’altra «per onorare i letti delle signore». Magari la forchetta serve anche a ristabilire le distanze.

Teodora Anna Ducas, probabilmente figlia dell’imperatore bizantino Costantino X e sorella del successore Michele VII, sposa Domenico Selvo, eletto doge nel 1071. Rispetto ai tempi di Maria Argiropulina, però si è registrato un fatto fondamentale: nel 1054 la chiesa di Costantinopoli si è staccata da quella di Roma. Quindi quella stravaganza di mangiare con la forchetta che un secolo prima poteva essere accolta con un sorriso di compatimento, ora invece è bollata con una smorfia di disprezzo, come tutto quello che nel mondo cattolico arriva dalla scismatica Bisanzio. «Costei amava vivere una vita molle e delicata, e si compiaceva di cose belle e piacevoli. Durante i pasti faceva attenzione a non toccare mai il cibo con le mani. Gli eunuchi addetti al suo servizio, avevano il compito di ridurre i suoi cibi in tante parti minute che poi lei stessa, con certe forchettine d’oro portava alla bocca e assaggiava» scrive un cronista del tempo. Teodora Ducas muore di una malattia degenerativa che le corrode il corpo «rendendola schifosa e ributtante» e in questo il clero veneziano vede la giusta punizione divina per la sua mollezza, simboleggiata dal non volersi portare il cibo alla bocca con le mani, fare il bagno nella rugiada (o nel latte) e profumarsi abbondantemente con essenze esotiche.

Ci doveva però anche essere chi guardava a questa posata con occhi meno severi perché la prima rappresentazione di una forchetta è proprio del medesimo XI secolo. In una miniatura che illustra il codice De Universo, di Rabano Mauro, conservato nell’abbazia di Montecassino, si vedono due uomini che mangiano con la forchetta. E maneggiano le posate proprio come etichetta vuole anche ai nostri giorni: uno taglia col coltello nella mano destra e tiene la forchetta con la sinistra, l’altro mangia con la forchetta tenendola nella destra, mentre la mano sinistra rimane inerte sul tavolo.

La diffusione della forchetta va di pari passo con quella della pasta perché è viscida e calda e quindi scomoda da afferrare. Il Liber de coquina, ricettario napoletano di inizio Trecento (è il più antico libro di ricette medievale giunto fino a noi), redatto da un cuoco al servizio di Carlo d’Angiò, scrive di prendere le lasagne con un bastoncino di legno, una specie di punteruolo (punctorio ligneo). Non si tratta proprio di una forchetta, ma il fine dell’utilizzo è lo stesso. E utilizza la forchetta, proprio per non scottarsi le dita con i «maccheroni boglientissimi», uno dei protagonisti di un racconto del Trecentonovelle del fiorentino Franco Sacchetti, scritto attorno al 1393.

La forchetta cerca di farsi strada, ma il suo non è un successo immediato. Del cucchiaio non si può proprio fare a meno (e infatti lo usano tutti, dagli antichi egizi ai moderni cinesi), mentre la forchetta è utile, ma non indispensabile; così come i coltelli: su una tavola ne bastano un paio perché facciano il loro dovere.

La società rinascimentale è meno violenta di quella medievale e pure il coltello si ingentilisce, comincia ad avere la punta arrotondata, anche perché serve sempre meno a infilzare i cibi e portarli alla bocca, sostituito dalla forchetta. Quest’ultima, passa dai due rebbi del Quattrocento ai tre del Cinquecento; il quarto, utile per poter meglio avvolgere la pasta lunga, arriverà durante il regno Ferdinando IV di Borbone (poi Ferdinando I delle Due Sicilie), che siede sul trono napoletano nella seconda metà del Settecento e a inizio Ottocento.

L’uso di questa posata rimane circoscritto all’area di consumo della pasta almeno fino alla seconda metà del Cinquecento: negli inventari del castello di Challand, in Val d’Aosta, del 1522 figurano cucchiai e coltelli d’oro, ma nessuna forchetta. Il viaggiatore inglese Thomas Coryat la scopre in Italia sul finire del Cinquecento. «In tutti quei posti e città per i quali passai osservai un’usanza che non c’è in alcun altro paese da me visitato nei miei viaggi, né credo sia praticata da alcun’altra nazione della cristianità, ma solo dall’Italia. Gl’italiani, e anche molti stranieri residenti in Italia, durante i pasti usano sempre una forchetta nel tagliare la carne. Infatti, mentre col coltello in una mano tagliano la carne che ritirano dal piatto di portata, nello stesso tempo vi puntano la forchetta, che tengono nell’altra; e se qualcuno, chiunque egli sia che siede a tavola in compagnia di altri, sconsideratamente tocca con le dita il pezzo di carne da cui tutti mangiano, dà offesa alla compagnia perché trasgredisce le norme della buona educazione, e per il suo errore sarà guardato severamente, se non ripreso con le parole. Questo modo di mangiare mi dicono che è generale in tutte le regioni italiane; le forchette sono fatte di ferro o d’acciaio, alcune d’argento, ma queste sono usate soltanto dai signori. La ragione di questa ricercatezza sta nel fatto che gl’italiani non possono tollerare che le loro vivande siano toccate con le mani, visto che non tutti hanno le dita ugualmente pulite».

Al di là delle Alpi la diffusione di questa posata è piuttosto lenta. Enrico III di Francia, figlio di Caterina de’ Medici, cerca di imporla a corte a suon di ordini e regolamenti, ma ne ricava soprattutto risolini ironici da parte di chi si ritiene interprete dell’autentico spirito francese e guarda con sussiego ai raffinati italianofili incapaci di toccare il cibo con le mani. In Francia si afferma nel corso del Seicento, ma nell’Inghilterra del 1725 solo il dieci per cento delle famiglie possiede forchette e coltelli da tavola. In Germania le prime forchette spuntano sulle mense più raffinate a fine Seicento, un secolo più tardi la forchetta si è affermata nei ceti medio-alti di tutta Europa, ma ci vorrà un ulteriore secolo perché diventi d’uso comune, ovvero poco meno di mille anni dopo la sua prima comparsa, alle nozze della principessa bizantina con il figlio del doge di Venezia.

***

Alessandro Marzo Magno

Pillole culinarie è una rubrica di approfondimento sulla storia della cucina curata dal giornalista e scrittore Alessandro Marzo Magno. Dopo essere stato per quasi un decennio il responsabile degli esteri di un settimanale nazionale, si è dedicato alla scrittura di libri di divulgazione storica. Ne ha pubblicati diciassette, uno di questi “Il genio del gusto. Come il mangiare italiano ha conquistato il mondo” ripercorre la storia delle più importanti specialità gastronomiche italiane.

Domani l’inaugurazione del Concorso Internazionale di pianoforte Chopin

0

Fot. Konrad Pustułka

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Piotr Gliński, vicepremier, ministro della cultura, del patrimonio nazionale e dello sport presenta la XVIII edizione del Concorso Internazionale di pianoforte Fryderyk Chopin – che si aprirà domani al Castello Reale di Varsavia – ricordando che si tratta di un evento di rilevanza mondiale oltrechè essere una manifestazione molto importante per la Polonia. Nonostante la pandemia l’organizzazione del concorso si è svolta rapidamente. Tutto è pronto, il bilancio del concorso ammonta a 20 milioni di zł, i cui 12 milioni di zł è la dotazione del Ministero della Cultura, del Patrimonio Culturale e dello Sport. Questo evento è riconosciuto in tutto il mondo e per questo ci saranno tantissimi musicisti che si sfideranno per i premi. L’elemento più importante di questo concorso è la presentazione e la divulgazione della cultura musicale di Chopin. Al concorso si è iscritto un numero record di pianisti, oltre 500 provenienti da tutto il mondo. Da questo gruppo di candidati sono stati scelti più di 160 concorrenti da 33 paesi. A causa della pandemia la data del concorso è stata posticipata dal 2020 al 2021. Le selezioni si sono svolte nel luglio 2021 e sono stati selezionati 87 pianisti, tra cui 16 polacchi. I concorrenti sono tra l’altro: Kevin Kenner, Yulianna Avdeeva, Dang Thai Son. Il concorso è uno dei maggiori eventi di musica nel mondo. L’evento da anni promuove la cultura polacca e la musica di Chopin, scopre nuovi talenti del pianoforte e consente ai giovani musicisti una vetrina nella loro carriera professionale.

https://www.gov.pl/web/kulturaisport/xviii-miedzynarodowy-konkurs-pianistyczny-im-fryderyka-chopina–swiatowe-swieto-muzyki

[Aggiornamento 30.09.2021] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

0

In Polonia questa settimana si sono registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, il numero complessivo dei casi attivi è 168.937 (settimana scorsa 165.289), di cui in gravi condizioni 172 (settimana scorsa 133), ovvero circa lo 0,1% del totale.

Gli ultimi dati sono 1.028 nuove infezioni registrate su 39.400 test effettuati, con 27 morti da coronavirus nelle ultime 24 ore.

Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato di 113 morti (settimana scorsa 83) e la situazione nelle strutture sanitarie polacche sta peggiorando pur rimanendo sotto controllo.

Sono 1.614 i malati di COVID-19 ospedalizzati, con 172 terapie intensive occupate. Prosegue la campagna vaccinale in Polonia, attualmente sono state effettuate 37.212.955 vaccinazioni per COVID-19, di cui 19.404.212 completamente vaccinate, ovvero il 51,34% del totale della popolazione.

Sono in vigore fino a fine ottobre restrizioni tra cui l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso.

Sono aperti bar e ristoranti e sono consentite riunioni fino a 150 persone. Sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso.

Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale 1 persona ogni 10 m2, con norme di distanziamento per limitare le occasioni di contagio.

Per quanto riguarda gli sposamenti, salvo per vaccinati o ingressi con presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ma non prima di 7 giorni dal momento dell’ingresso nel paese. Sono escluse dall’obbligo di quarantena le persone vaccinate per COVID-19 con vaccini approvati dall’EMA.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.

Dal 17 luglio è stato introdotto anche in Polonia il Digital Passenger Locator Form (dPLF) – Karta Lokalizacji Podróżnego.

Per spostamenti all’interno dell’UE, si raccomanda di verificare le restrizioni nei singoli paesi sul portale: https://reopen.europa.eu

***

Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri: https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:

E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/