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Arrivano gli Italieni con un dono per i Polacchi: l’Italo Disco Polo

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Quando la Polonia era in difficoltà, negli anni ’80, arrivavano copiosi aiuti dall’Italia. E ora che l’Italia si è trovata in difficoltà per il coronavirus, sono arrivati aiuti anche dalla Polonia, in forma soprattutto di staff di volenterosi medici e infermieri, fra i più bravi del mondo, come confermato anche dal gran numero di quelli che lavorano stabilmente in Italia e in molti altri paesi europei.

Ed ecco che, quasi a suggellare questo recente, rinnovato atto di amore fra i due popoli, arriva ora anche questo piccolo, grande disco… volante (sulle ali lievi della musica) realizzato da un quintetto di  ITALIENI (ossia Italiani di un altro mondo) legati alla Polonia a vario titolo (ma soprattutto, si capisce subito, da un grande amore): una canzone, un’opera leggera, nel senso migliore del termine (e Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di leggerezza in queste settimane pandemiche cupe e terribili!), un’opera che mescolando musica e gastronomia, ottimismo, amore e buoni sentimenti, ci fa sognare l’uscita dal tunnel di isolamento, di impossibilità di stare insieme, abbracciarci, sorriderci, toccarci, fare festa, danzare come piace fare a entrambi i popoli gioiosi e – gratta gratta – appassionatamente positivi per natura.

Questa canzone, che invita irresistibilmente alla danza, capovolge gli schemi: è un sincero atto d’amore verso la Polonia da parte degli italiani che, gettando alle ortiche decenni di aride sofisticherie intellettuali, hanno creato un gioiellino autenticamente nazional-popolare (ma sì, scomodiamo pure anche Gramsci!) attingendo ai canoni del fenomeno (nazional-popolare) della Disco Polo, musica da discoteca conviviale nata in Polonia negli anni ’80 ispirandosi all’altrettanto nazional-popolare Italo Disco (vi ricordate i fratelli Righeira di “Vamos a la playa”?). Nazional-popolare? Che dico? Di più! BI-nazional-popolare! Inter-nazional-popolare!

E questo è  il bello! Chi in Polonia si sarebbe immaginato che un giorno degli italiani si sarebbero ispirati a una corrente della musica (nazional) popolare polacca, condita con tanta voglia di giocare, ironizzare, divertirsi, tutte cose che tanto piacciono a entrambi i popoli fortemente accomunati da un’anima zuzzurellona? Ed eccoli qua, i primi, i migliori, gli unici: gli Italieni! I pionieri di un genere nuovo che nasce con loro chiudendo idealmente il cerchio: l’Italo Disco Polo!

Ma ora basta, chiacchiere a zero e via a sognare con la colonna sonora (praticamente un inno nazional-popolare, appunto) di questa “Ricetta dell’amore” (traduzione del titolo polacco “Przepis na miłość”) il giorno in cui finalmente il coronavirus sarà stato sconfitto e potremo tornare ad affollarci ovunque, per esempio nei fantastici banchetti nuziali polacchi, tutti in pista a dimenare le maniglie dell’amore di ogni forma e dimensione per digerire pizza, bigos, lasagne e penne col pollo (e guai a chi storce il naso!), in quegli allegri assembramenti, tutti insieme ammucchiati, eccitati, accaldati e accalorati, ansanti e ansimanti, sprizzanti gioia e grondanti amore!

Perché alla fine della fiera, parafrasando la Karen Blixen del “Pranzo di Babette”, l’unica cosa che ci porteremo via da questa valle di lacrime sarà l’amore che avremo donato! 

https://www.youtube.com/watch?v=EFbc8IFpeHI

Elezioni presidenziali in Polonia: passi avanti nell’organizzazione

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Ieri in Senato si sono svolte le consultazioni riguardanti le elezioni presidenziali al fine di fissare una data e trovare un accordo tra i partiti a tal riguardo. Sono stati proposti anche degli emendamenti alla legislazione sulle elezioni 2020, posticipate in conseguenza dell’epidemia. Questa volta, come raccontano i politici presenti alla seduta di ieri, l’atteggiamento dei partiti è stato collaborativo. Il termine stabilito per le elezioni presidenziali è il 28 giugno, anche in considerazione del fatto che il prossimo presidente deve essere eletto prima del 7 agosto. Anzi, il nuovo eletto deve aver giurato ed essere accettato dalla Corte Suprema prima del 7 agosto quindi occorre svolgere le elezioni con largo anticipo. La Sinistra ha consegnato gli emendamenti alla legislazione sulle nuove elezioni, tra gli altri si sollecita ad organizzarle in due giorni, garantendo sia la possibilità del voto in una cabina elettorale sia per corrispondenza. Gli emendamenti proposti dalla Sinistra verranno ancora analizzati nei prossimi giorni. Il deputato della Destra (PiS), Marek Suski si è espresso con soddisfazione sulle discussioni di ieri, valutandole come “un passo avanti”. Il vicepresidente del Senato Destra, Marek Pęk, annuncia che questo giovedì le tre Commissioni lavoreranno sul progetto PiS per l’organizzazione delle elezioni e dopo, probabilmente nella settimana prossima, si terrà la seduta plenaria. Invece la vicepresidente del Senato dell’area della Sinistra, Gabierla Morawska-Stanecka, ha sottolineato che deve essere ancora stabilito il calendario elettorale. Per oggi sappiamo che il Sejm ha emanato la legge riguardo alle due modalità di votazione nelle elezioni 2020 e sta aspettando la decisione definitiva del Senato.

Oskar Winiarski, da Cracovia alla conquista dei palchi teatrali italiani

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O. Winiarski, E. D'Arigo, G. "Le affinità elettive" di A. Baracco, foto di Guido Mencari

Oskar Winiarski, diplomato all’Accademia Teatrale di Cracovia, ha passato gli ultimi anni sui palchi teatrali italiani più importanti. Come afferma lui stesso dopo un periodo così intenso, durante cui ha assorbito lingua, cultura, cucina insieme alla bellezza delle regioni e delle città italiane, ora sente un vuoto enorme perché l’Italia crea dipendenza. A marzo doveva iniziare un’altra tournée con lo spettacolo “Le affinità elettive” basato sul romanzo di J.W. Goethe ma purtroppo la pandemia ha ostacolato i suoi piani artistici.

Le tue “affinità elettive” con l’Italia sono iniziate abbastanza presto?

Sì, grazie al lavoro di mia madre, l’Italia è sempre presente nella mia vita. Ci passavo le vacanze e già da ragazzino parlavo un po’ di italiano. Ho imparato leggendo i fumetti e guardando la tv. Poi mia madre ha sposato un italiano, è nato mio fratello e ci siamo trasferiti a Milano. Ho iniziato il liceo linguistico Manzoni in cui ho passato tre anni veramente duri. Immagina un polacco che deve imparare le lingue straniere e tutte le altre materie in italiano, ovvero in una lingua che non conosce perfettamente. È stata un’esperienza estrema ma la apprezzo molto perché ho imparato un sacco di cose. Mi piacevano tanto la storia dell’arte e la filosofia che sono obbligatorie nel programma scolastico italiano. Ho avuto insegnanti straordinarie di queste due materie e sono state loro a indirizzare i miei interessi.

Nessuna tentazione di continuare gli studi in Italia? Alla fine Milano è una città con una ricca offerta culturale e ci sono anche le scuole di recitazione?

Dopo quei tre anni ero deciso a fare l’attore e sapevo che volevo provare ad entrare nelle accademie teatrali polacche. È vero che avevo pensato anche al Piccolo Teatro di Milano, uno dei più conosciuti teatri in Europa che ha anche la propria scuola ma alla fine ho scelto la Polonia. Ho fatto gli esami d’ammissione a Cracovia e Varsavia ma senza successo. Ho deciso di prepararmi bene e riprovare un anno dopo. Mi sono iscritto alla scuola Lart studio di Cracovia che fa corsi preparatori per gli esami all’Accademia Teatrale. È stato un anno stupendo, ho conosciuto persone fantastiche e finalmente ho avuto modo di divertirmi e recuperare il periodo del liceo che a Milano avevo dedicato allo studio. Purtroppo neanche la seconda volta sono riuscito ad entrare anche se ho provato dappertutto, dipartimento delle marionette e scuole di danza inclusi. Ho realizzato il mio sogno con la terza prova, non mi sono arreso solo grazie ai miei genitori, che entrambi sono artisti. 

“Il maestro e Margherita”, in foto da sinistra: O. Winiarski, G. Agrusta, A. Pezzali, M. Nani, F. Bonomo, M. Riondino, F. Rosellini, D. Sepe, F. Bolo Rossini, C. Balucani, C. Fiocchetti; foto di Massimiliano Serci

Come mai sei finito sui palchi teatrali italiani?

Nonostante gli studi in Polonia non ho mai perso i contatti con l’Italia, non solo grazie alla famiglia, ho anche partecipato due volte ai workshop all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. Dopo la laurea ho fatto fatica a trovare lavoro. La laurea per gli attori è spesso un momento difficile in cui molto spesso cambiano la professione. È un periodo quando finiscono le borse di studio, gli sconti e non si sa dove sbattere la testa. Io il mio primo lavoro lo ho trovato per puro caso e la sorte ha voluto che fosse proprio in Italia. Era un progetto di messa in scena di alcuni racconti del “Decamerone” di Boccaccio con la regia di Andrea Baracco. Lo spettacolo doveva andare in scena all’aperto al Casale Pio V a Roma. Ho un bel ricordo di quella collaborazione. Anche il regista era contento del mio lavoro perché subito mi ha invitato a partecipare al suo nuovo spettacolo, questa volta si trattava de “Il maestro e Margherita” di Bulgakov al Teatro Stabile dell’Umbria.

È un teatro composto da una rete di palcoscenici distribuiti in tutta la regione, dove avete provato?

Le nostre prove si tenevano a Solomeo, vicino a Perugia, al Teatro Cucinelli che ha una storia interessante. La cittadina è così pulita e curata che sembra di essere in Svizzera. L’edificio del teatro è stato fondato da un imprenditore, Brunello Cucinelli, che ha fatto fortuna vendendo il cashmere, è persino chiamato il re del cashmere! Lui è sponsor del teatro e direttore artistico. Ultimamente ha anche aperto un negozio in Piazza Tre Croci a Varsavia.

Insomma hai fatto un esordio da invidiare!

Un debutto a teatro si ricorda sempre e nel mio caso si trattava del primo ruolo importante dopo la scuola e in più all’estero! Ero felice e molto grato per questa possibilità. Inoltre il progetto era più grande delle mie aspettative, con una tournée per tutta l’Italia. Il regista mi ha assegnato un doppio ruolo: di Ivan Bezdomnyj ovvero un giovane poeta e di un personaggio ispirato a Gesù: Jeshua Ha-Nozri che appare in una scena con Ponzio Pilato. A dire il vero mi immaginavo diversamente la mia carriera. Pensavo di lavorare di più nei teatri polacchi e di avere ogni tanto un ruolo nei film italiani invece è proprio il contrario.

O. Winiarski, M. Riondino, “Il maestro e Margherita” di A. Baracco, foto di Guido Mencari

Non è stato difficile abituarsi ai ritmi lavorativi italiani?

In Polonia gli attori lavorano in teatro a tempo pieno oppure lavorano in proprio. In Italia invece si lavora a contratto in tournée. Il nostro è durato tre mesi e secondo alcuni era poco. Mi hanno raccontato che una volta le tournée duravano fino a otto mesi. Tuttavia, per me, quei tre mesi sono stati già tanti: ho avuto un lavoro da sogno, mi pagavano e ho girato tutto il paese dalla Svizzera a Catania. Sono stato fortunato. Nel giro di sei mesi abbiamo fatto 70 spettacoli. Un lavoro sfinente ma molto gratificante.

Hai notato qualche differenza nella preparazione degli attori italiani e nel loro approccio verso l’adattamento teatrale dei testi? 

Bisogna dire che in Italia si apprezzano molto gli attori polacchi, soprattutto per il coraggio e per l’impegno nel lavoro. La scuola italiana è sicuramente più classica e dura solo tre anni. Inoltre il teatro rimane sotto forte influenza dell’opera. I registi e gli attori hanno un immaginario visivo, prima dello spettacolo si pensa alla composizione scenica oppure ai costumi. Baracco ad esempio aveva cercato di evitare i nuovi media e mantenere il modo tradizionale di narrazione teatrale. Quando avevo ricevuto la notizia che avrei partecipato a “Il maestro e Margherita” mi ero subito chiesto in che modo il regista avrebbe unito il testo con la realtà di oggi. Nel testo ci sono tanti richiami al mondo odierno: si parla di censura, di libertà degli artisti e della parola. Ero sicuro che la scelta del regista sarebbe stata dettata dal bisogno del tempo. Invece ho scoperto che il teatro è completamente staccato dalla realtà socio-politica. Abbiamo fatto un ottimo adattamento dell’opera senza nessun richiamo alla contemporaneità. In Polonia il teatro spesso contesta la realtà provocando conflitti con il governo. Gli artisti tendono a prendere la parola nelle questioni importanti. In Italia invece ho avuto impressione che il teatro serva solo all’intrattenimento. 

foto: Guido Mencari e Massimiliano Serci

CEO Magazine: Polonia al terzo posto nel mondo per clima favorevole alle imprese

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

La rivista australiana The CEO Magazine ha pubblicato la classifica dei 10 paesi più convenienti e promettenti per fare business. Ai primi due posti si trovano Singapore e Gran Bretagna, invece il terzo posto è stato attribuito alla Polonia. Georgette Mosbacher, l’ambasciatrice degli Stati Uniti in Polonia, ha commentato l’avvenimento su Twitter usando queste parole: “Nonostante le difficoltà causate dall’epidemia di COVID-19 alcuni paesi si distinguono come quelli più promettenti per gli imprenditori. Complimenti alla Polonia che ha ottenuto il terzo posto nel ranking dei migliori paesi in cui investire nel 2020”. Riguardo agli altri Stati dopo la Polonia troviamo: Indonesia, Australia, Filippine, USA, Malaysia e Repubblica Ceca. Inoltre la Commissione Europea ha recentemente effettuato una previsione che vede in Polonia il minore calo del PIL nel 2020 rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea. Un economista rinomato, il professore Luis Huete ha menzionato la Polonia come uno dei paesi che stanno fronteggiando meglio la crisi economica ed epidemiologica. La Polonia deve l’alta posizione nella classifica alle sue potenzialità nell’ambito del commercio e al suo assetto istituzionale.

 

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Le proteste dei giornalisti di Radio Tre

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Da venerdì è in corso una discussione nei media polacchi sulla censura di Radio Tre di una canzone di Kazik Staszewski. La canzone “Twój ból jest lepszy niż mój” (“Il tuo dolore è migliore del mio”) si riferisce alla visita del presidente PiS Jaroslaw Kaczyński che era al cimitero Powązki a Varsavia il 10 aprile nonostante la chiusura del cimitero per i visitatori a causa dell’epidemia di coronavirus. La canzone di Kazik ha vinto nella classifica musicale della settimana lo scorso venerdì ma le informazioni al riguardo sono state rimosse dal sito della radio. Il direttore e caporedattore della stazione Tomasz Kowalczewski ha pubblicato un comunicato in cui ha spiegato che durante la votazione sono state infrante le regole. Questa situazione ha indotto i giornalisti storici di Radio Tre come Marek Niedźwiecki e Hirek Wrona a dare le dimissioni. Niedźwiecki ha dichiarato che dà le dimissioni perchè è stato ingiustamente accusato di non aver rispettato le regole del concorso. Il rappresentante di Kukiz’15 Stanisław Tyszka ha presentato al Consiglio nazionale dei media una domanda di licenziamento immediato del presidente della Radio polacca Agnieszka Kamińska. I giornalisti della radio stanno protestando online. “Siamo stanchi di sentire in continuazione le accuse di ipocrisia ed avere i costanti interventi da parte dei politici”, scrivono sui social media usando l’hashtag #muremzatrójką.

Il banchiere Józef Toeplitz e il suo rapporto con la Polonia

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Formazione e carriera presso la Banca Commerciale Italiana

fot. Giuseppe Toeplitz, 1930, in Archivio Storico di Intesa Sanpaolo, Sezione Fotografica

Józef (Giuseppe) Leopold Toeplitz nacque a Żychlin, vicino a Łódź, il 10 dicembre 1866 da Bonawentura e Regina Konic, quinto di undici fratelli (Montanari 1995; Montanari 2015, pp. 363-368; Telesca 2010, Teoplitz De Grand Ry 1963). La famiglia Toeplitz, le cui origini accertate risalgono alla fine del secolo XVII, era tra le più importanti, per ricchezza e tradizione, dell’alta borghesia ebraica di Varsavia. Le caratteristiche salienti di questa
famiglia furono l’impegno politico e la cura dei possedimenti agrari, degli affari finanziari e commerciali.

Bonawentura, oltre a dirigere la casa bancaria Rau di Varsavia, amministrò le proprietà terriere dei nobili polacchi Sanguszko, occupandosi contemporaneamente di una sua tenuta di barbabietole da zucchero, probabilmente a Kielce, in cui introdusse metodi di raffinazione all’avanguardia che gli fruttarono cospicui profitti.

Józef trascorse parte dell’infanzia nelle tenute amministrate dal padre, dove gli fu impartita un’istruzione non diversa da quella dei figli dei latifondisti polacchi. Verso la fine degli anni Ottanta, dopo aver concluso gli studi classici nella scuola balto-tedesca di Mitau, nell’attuale Lettonia, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell’Università di Gand e poi al Politecnico di Aquisgrana, ma abbandonò gli studi per sposare nel 1890 Anne de Grand Ry, nobile di origine olandese conosciuta ad Aquisgrana. Forse per contrasti con la famiglia, comunque presto sanati, Toeplitz si recò con la giovane moglie a Genovaper un breve periodo di istruzione bancaria presso la filiale della Banca Generale il cui direttore era Otto Joel, suo cugino acquisito, con l’intenzione di tornare presto in Polonia. Invece rimase a Genova dove nel 1893 nacque il suo unico figlio Ludovico, e legò per sempre il suo destino all’Italia. A seguito della liquidazione della Banca Generale, coinvolta nella crisi bancaria di quegli anni, Toeplitz passò nel 1894 alla filiale genovese della Banca Russa per il Commercio Estero in qualità di vicedirettore. Il 1o giugno 1895 fu assunto dalla Banca Commerciale Italiana, fondata a Milano l’anno precedente da un consorzio di banche tedesche, austriache e svizzere. Lo aveva preceduto alla Comit, già dall’ottobre del 1894, il fratello Ludwik, da poco uscito, dopo tre anni, dalla prigione zarista di Schluesselburg a San Pietroburgo, in quanto militante di un partito socialista polacco (Pino, Mignone 2016, p. 129).

La carriera di Józef fu molto rapida, e ben presto diventò il braccio destro di Joel, nominato direttore generale della Comit, insieme a Federico Weil. Nell’ambito della strategia di espansione territoriale della nuova banca rivolta a tutto il Paese, Joel lo inviò ad aprire le nuove filiali di Napoli nel 1898 e di Venezia nel 1900, trattando in queste sedi numerosi affari con importanti gruppi industriali e finanziari.

Nel 1906 Toeplitz fu promosso direttore centrale e nel 1907 capo del Servizio Controllo Sedi e ciò gli permise, attraverso numerose ispezioni, di incrementare gli affari delle filiali più importanti. Incominciò anche a stringere rapporti con gli esponenti di alcuni settori industriali in rapido sviluppo come quello chimico (noto è il suo costante sostegno alla Montecatini presieduta da Guido Donegani), elettrico e meccanico. Toeplitz era perfettamente integrato nel suo ruolo di direttore di una banca «mista» o universale, come viene definita la Comit, che, secondo il modello tedesco, preferiva concentrare gran parte delle proprie attività al finanziamento alla grande industria italiana, in quegli anni in fase di decollo (Toniolo 1994, pp. 23-36).

Durante il periodo della neutralità italiana, tra il 1914 e il 1915, Toeplitz divenne una sorta di ambasciatore della Comit all’estero, viaggiando attraverso l’Europa per rassicurare i mercati finanziari e persuadere i consiglieri tedeschi e austriaci a dimettersi dal Consiglio di amministrazione della Banca Commerciale. Nello stesso tempo si adoperò a far vendere a finanzieri e imprenditori del nostro Paese i pacchetti azionari di società italiane posseduti da austriaci e tedeschi, soprattutto nei settori elettrico, meccanico e minerario. Pur non essendo di origine tedesca come Joel e Weil, Toeplitz dovette subire i durissimi attacchi della stampa nazionalista, perché considerato ancora straniero pur avendo ottenuto la cittadinanza italiana nel 1912. Il 5 giugno 1915 Joel si dimise da amministratore delegato, affiancando Weil alla vicepresidenza della Comit: la gestione della Banca Commerciale passò definitivamente nelle mani di Toeplitz e del direttore centrale Pietro Fenoglio, ma ciò venne però ufficializzato solo nel 1917 con la loro nomina ad amministratori delegati.

Nel 1918 e nel 1920 Toeplitz condusse con successo la difesa della Comit dalle scalate del Gruppo Perrone-Ansaldo (Montanari 1995, pp. XXIII-XXVIII; Telesca 2010, pp. 100-122). Dal 1920 rimase l’unico amministratore delegato della Banca a causa delle dimissioni di Fenoglio; il potere decisionale dell’Istituto si concentrò quindi nelle sue sole mani, anche perché il Consiglio di amministrazione aveva ormai perso ogni potere reale di controllo dopo l’uscita di scena dei consiglieri stranieri. La Comit si identificò quindi nel corso degli anni Venti sempre più con il suo amministratore delegato, che non a torto veniva soprannominato dai più stretti collaboratori il «Padrone».

Durante gli anni Venti, Toeplitz proseguì con vigore la strategia di espansione all’estero della Comit – iniziata già negli anni Dieci –, soprattutto nell’Europa orientale e nell’area balcanica, sfruttando la svalutazione delle monete di quell’area, spesso in anticipo sulla diplomazia italiana (Di Quirico 2000). È questo forse l’aspetto più positivo della sua gestione: dal 1918 al 1929, la Banca Commerciale incrementò notevolmente la propria rete estera, dal Nord al Sud America, poi in Svizzera, Francia, Turchia, Austria, Romania, Bulgaria, Egitto, Polonia, Jugoslavia e Grecia. Questa espansione risulta ancora più significativa se si considerano le difficoltà dei rapporti internazionali di quegli anni.

Alla fine della Prima Guerra Mondiale, la Comit contribuì positivamente alla riconversione postbellica dell’apparato produttivo italiano, ma la mancanza di un controllo interno portò Toeplitz a impegnare la Banca sempre di più nel finanziamento dei grandi gruppi industriali, diventandone in molti casi il maggiore azionista. Il ricorso ai prestiti americani a favore delle industrie italiane nel 1928 non riuscì a risolvere, neppure in parte, questa grave situazione: alla fine degli anni Venti, la Comit deteneva ormai i pacchetti di maggioranza di numerose grandi imprese, trasformandosi di fatto in una holding, nonostante il tentativo di alleggerirsi di tali partecipazioni.

Dopo lo scoppio della Grande Crisi, la Comit si trovò quindi immobilizzata dai crediti alla grande industria. Toeplitz, che aveva cercato di mantenere una certa indipendenza dal fascismo, dovette ricorrere al salvataggio del Governo, andando personalmente a colloquio con Mussolini nel settembre 1931 (Montanari 1995, pp. XLIV-XLVI; Telesca 2010, pp. 255-267). Come era avvenuto per il Credito Italiano pochi mesi prima (Mori 1977, p. 265; Atti del convegno di studio 1990), data l’importanza della Comit per il settore produttivo italiano, il Governo intervenne per salvare la Banca Commerciale, firmando la Convenzione a Roma il 31 ottobre 1931 nella quale la Comit si impegnò a cedere totalmente il proprio portafoglio industriale a una società di transizione, la Sofindit (Montanari 1991, pp. XXII-XXVI). In questa situazione Toeplitz si trovò in minoranza, sconfitto dalle argomentazioni di Alberto Beneduce, come ha ricordato il presidente della Comit Ettore Conti che lo aveva accompagnato a Roma insieme al giovane direttore Raffaele Mattioli (Conti 1986, pp. 307-308; Bonelli 1985, pp. 71-85). Nel corso del 1932, i tentativi di Toeplitz di tornare alla situazione precedente fallirono, e l’anno seguente un ente creato ad hoc, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (Iri), acquisì definitivamente il portafoglio industriale della Comit; il 25 marzo 1933 Toeplitz si dovette dimettere da amministratore delegato, sostituito da Mattioli e dal vecchio direttore Michelangelo Facconi. Egli rimase vicepresidente fino all’anno successivo e dopo si ritirò a vita privata, soggiornando soprattutto nella sua villa a Sant’Ambrogio Olona, vicino a Varese, dove morì il 27 gennaio 1938.

Non dobbiamo dimenticare che Toeplitz era in possesso di una certa conoscenza tecnica e scientifica, per merito dei suoi antichi studi di ingegneria che gli permettevano di esaminare anche personalmente brevetti di nuove invenzioni; finanziò inoltre negli anni Venti alcuni tra i settori tecnologicamente più innovativi e di grande impatto sulla società civile, come le radio-telecomunicazioni, le reti autostradali con il costante appoggio a Piero Puricelli che aprì nel 1924 il primo tratto in Italia, la Milano-Laghi (Toeplitz De Grand Ry 1963, p. 128), – e le linee aeree commerciali di cui egli stesso fu nel 1920 tra i primi utenti. Costante fu il suo interessamento all’industria cinematografica, prima con l’appoggio a varie società di produzione e noleggio come l’Unione Cinematografica Italiana e la Cines-Pittaluga, poi – dopo la sua uscita dalla Comit – attraverso le attività del figlio Ludovico, produttore a Londra con alterna fortuna nei primi anni Trenta (Toeplitz 1964).

Toeplitz è anche ricordato come scopritore di giovani talenti che provvide a lanciare in prestigiose carriere della finanza, della politica e della cultura: lo stesso Mattioli fu scoperto da lui come pure Enrico Marchesano, Cesare Merzagora e Giovanni Malagodi (Malagodi 1985, pp. 24-36).

Infine, per aiutarci a immaginarlo, abbiamo scelto questadescrizione: «Elegante, anziano, bassotto, portatore di un lauto ventre fasciato da un gilè bianco, attraversato da una catena d’oro: un signore dal sorriso suasivo, a cui si diceva non resistevano né prefetti, né ministri né cardinali né belle donne» (De Lagarda, n. 7, luglio 1974, p. 13).

Toeplitz promotore dell’economia della nuova repubblica polacca

L’affetto per il proprio paese natale e la cura per gli affari della famiglia insieme alla sua tendenza naturale di banchiere universale di procurare nuovi affari alla Banca Commerciale, sono i fattori determinanti che spiegano il comportamento di Toeplitz nei riguardi della Polonia finalmente tornata a essere una nazione indipendente con la proclamazione della repubblica nel novembre 1918 (Montanari, D’Alessandro 2000; Montanari 2013, pp. 203-221).

Toeplitz fu sempre in contatto con i suoi parenti, partecipando con interesse agli eventi politici e sociali del suo paese natale: nel 1919, ancora in apprensione per la guerra in corso tra la Polonia e i comunisti russi, aveva già costruito una larga rete di relazioni con politici, uomini d’affari e dirigenti d’industria, che spesso invitava a Milano nella sua casa in via Telesio e nella villa di Sant’Ambrogio Olona, come ad esempio il musicista Ignacy Paderewski, il primo capo del Governo polacco, facendo il possibile per ottenere in breve tempo le informazioni necessarie per pianificare nuovi affari. Fu aiutato in questo compito dal fratello Ludwik che dal 1920 era diventato direttore centrale e capo del Servizio Estero. I suoi familiari erano il centro di questa rete, per primi gli altri fratelli Zygmunt, Henryk e Teodor, ma soprattutto il cognato Jerzy Meyer, che aveva sposato la sorella Marja; la sua società commerciale, Herman Meyer di Varsavia partecipò spesso, come si vedrà più avanti, a molti affari promossi dalla Comit, con il costante appoggio di Toeplitz in numerose difficili situazioni.

Toeplitz inserì molti dei suoi parenti come fiduciari in società polacche o italo-polacche, in cui la Comit aveva interessi specifici, come si vede dalla tabella 1.

Grazie a questi stretti contatti con la Polonia, Toeplitz era perciò in netto vantaggio rispetto a chi volesse dall’Italia intraprendervi affari, e riuscì in alcuni casi a fronteggiare anche la concorrenza francese e inglese: negli anni Venti, gran parte degli affari commerciali e industriali tra Italia e Polonia passò infatti attraverso la Segreteria di Toeplitz, dove c’era sempre almeno un segretario di origine polacca, soprattutto Juliusz Stock che proveniva da Leopoli (Lwów).

Di un certo rilievo fu anche il finanziamento alla nuova industria della seta artificiale, collegata con la Snia Viscosa, con la partecipazione nel 1925 della Tomaszowska Fabryka di Varsavia, di cui Zygmunt (ingegnere chimico) fu eletto presidente e Ludwik amministratore delegato; il finanziamento a questa società fu uno dei pochi casi che non diede perdite.

Durante il periodo 1919-1923, Toeplitz utilizzò il carbone polacco per incrementare i rapporti commerciali tra Italia e Polonia, potenzialmente importante per un paese come il nostro povero di materie prime. Fu così fondata nel maggio 1919 la Società per il Commercio Italo-Polacco dalla Comit, che era azionista di maggioranza, insieme alla Herman Meyer e alcuni partner italiani. Dopo una fase di studio, la Comit costituì nel gennaio 1924 in Alta Slesia la Società Italo-Polacca Miniere di Rybnik (Sipmer), di cui Toeplitz fu il primo presidente, allo scopo di acquisire la concessione nei diritti di estrazione delle miniere di carbone in Polonia. Toeplitz non mancò di seguire altre iniziative, come ad esempio la Camera di Commercio Italo-Polacca, costituita nel 1922, di cui fu consigliere, e il Sindacato Commerciale Italo-Polacco, diretto da Bronisław Janiszowski, ambasciatore polacco a Roma.

Interessante fu anche il rapporto tra la Herman Meyer e la Fiat che risaliva addirittura al 1912, quando la ditta del cognato Jerzy Meyer partecipò per tre anni alla Società per Azioni Russa di Auto mobili Fiat ed ebbe la rappresentanza a San Pietroburgo, probabilmente con l’intercessione di Toeplitz (Bigazzi 1991, pp. 93-96 e 122-23). Dopo l’interruzione causata dalla guerra, il rapporto proseguì nel 1920 con la costituzione della Polski Fiat con sede a Varsavia, che aveva l’esclusiva della vendita dei prodotti Fiat in Polonia e di cui la società torinese deteneva il 51% mentre la Herman Meyer il 49%; Teodor, fratello di Józef, fu inserito come direttore della nuova società. Jerzy Meyer, seguendo il consiglio del cognato Józef, già l’anno successivo cedette le sue azioni alla Fiat e Teodor si dimise da direttore (Archivio Storico di Intesa Sanpaolo (ASI-BCI), cart. 80, fasc. 1).

Nel marzo 1924 la Banca Commerciale raccolse 400 milioni di lire di un prestito a favore del Governo polacco per aiutare il programma di riforma monetaria e finanziaria del primo ministro Władysław Grabski. L’idea del prestito, che prese corpo nei primi mesi di quell’anno, partì dai polacchi e non da Toeplitz; d’altra parte egli fece ben presto sua l’iniziativa, interpellando numerose volte Mussolini fino a chiedere un colloquio riservato con il duce pochi giorni prima della firma della convenzione, stipulata a Roma il 10 marzo 1924, tra il Governo polacco, quello italiano e la Banca Commerciale. Il Governo polacco offrì come garanzia al prestito le entrate del proprio Monopolio dei Tabacchi, e il diritto di vendere il 60% dei tabacchi italiani in Polonia attraverso i commercianti fiorentini Ugo e Folco Pecchioli. Il prestito diede risultati contraddittori e fu rinegoziato tra i due governi nel 1933 e nel 1935 (Asso 1990, pp. 123-142; Montanari, D’Alessandro 2000, pp. 10-13).

La Comit incanalò pure importanti flussi di denaro per aiutare gli istituti di credito polacchi, in particolare la Bank Handlowy w Warszawie, fondata nel 1870, che aveva numerose affinità con la Comit, perché entrambe erano le più importanti banche private nei rispettivi paesi e avevano una lunga tradizione di stretti rapporti con l’industria; un legame diretto tra Toeplitz e Bank Handlowy era costituito dal cognato Jerzy Meyer, consigliere di tale banca dal 1900 al 1934 (Landau, Tomaszewski 1970, p. 228). Nel 1924 la Comit iniziò il suo rapporto con Bank Handlowy con un credito di un milione di dollari, incrementato l’anno seguente a causa della grave crisi in cui versava in quell’anno l’economia polacca. Nel 1927 Bank Handlowy passò sotto il controllo di una joint venture tra la Comit, le Assicurazioni Generali, W. A. Harriman & Co., Niederösterreichische Escomptegesellschaft e Banque de Bruxelles. La partecipazione della Banca Commerciale era minoritaria a livello azionario, ma di fatto preminente per i crediti già accordati all’istituto polacco (ASI-BCI, Ufficio Finanziario 1927; Landau, Tomaszewski 1970, pp. 51-68). Dal 1931 la Comit cercò di rientrare dei crediti che nel 1933 ammontavano ancora a oltre 3 milioni di dollari (Montanari, D’Alessandro 2000, p. 19).

Gli affari con la Polonia non diedero complessivamente risultati positivi e anzi costituirono la più grossa perdita per il sistema estero della Banca Commerciale, sia per le «sofferenze» derivate dalla partecipazione nella Bank Handlowy, sia per i finanziamenti elargiti direttamente ad alcune imprese e per il prestito polacco. La situazione si risolse solo con la Convenzione del 27 gennaio 1935 con il Governo polacco, firmato da Mattioli – per conto dell’Iri che aveva rilevato i crediti della Comit – e dal ministro del Tesoro Adam Koch in cui si stabilì che i crediti italiani si trasformassero in buoni del Tesoro polacco (Montanari, D’Alessandro 2000, pp. 18-21; la pratica della convenzione con il Governo polacco è in ASI-BCI, Segreteria degli amministratori delegati Mattioli e Facconi [AD2], cart. 6, fasc. 5). Il rapporto con il Monopolio Polacco dei Tabacchi, legato al prestito del 1924, si risolse invece dopo lunghe trattative solo nel 1939 (ASI-BCI, Carte di Raffaele Mattioli, cart. 164, fasc. Maggioni).

Per concludere, non si deve dimenticare il costante aiuto che Toeplitz offrì agli artisti polacchi (attori, musicisti, scrittori, pittori e scultori), ospitandoli spesso nella sua casa di via Telesio a Milano e nella villa di Sant’Ambrogio Olona. Tra costoro, possiamo citare, oltre a Paderewski, la famosa attrice Jadwiga (Edvige) Mrozowska, che sposò nel 1918 in seconde nozze dopo la morte della prima moglie, valente esploratrice negli anni Venti in India e in Tibet (Teoplitz Mrozowska 1930; ASI-BCI, Copialettere di Giuseppe Toeplitz [CpT], passim), e Maryla Lednicka, scultrice che Toeplitz aiutò introducendola nei salotti dell’alta borghesia milanese (Toeplitz De Grand Ry 1963, pp. 129-130).

L’autore è il curatore del patrimonio archivistico della Banca Commerciale Italiana, nell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo. Il presente articolo è stato già pubblicato in «Il Veltro: rivista della civiltà italiana», a. 60, n. 4-6, luglio-dicembre 2016, pp. 13-24.

Presenza di Intesa Sanpaolo in Polonia

Stato: Polonia
Anni: 1927-2013
Banche:
1. 1927 – Bank Handlowy w Warszawie
2. 1975 – Banca Commerciale Italiana (BCI)
3. 1990 – International Bank of Poland (IBP)
4. 1997 – Istituto Bancario San Paolo (IBSP)
5. 1997 – Bank Rozwoju Exsportu SA (BRE)
6. 2013 a oggi – Intesa Sanpaolo SpA Warsaw Branch (powstały w wyniku fuzji w 2007 r. Banca Intesa – dawniej BCI – i Sanpaolo IMI)

Descrizione:
1. 1927 – acquisizione di una partecipazione nella Bank Handlowy w Warszawie da parte della Banca Commerciale Italiana.
2. 1935 – cessione della partecipazione nella Bank Handlowy.
3. 1975 – apertura di un ufficio di rappresentanza della Banca Commerciale Italiana a Varsavia.
4. 1990 – acquisizione di una partecipazione nella International Bank of Poland (IBP) da parte della Banca Commerciale Italiana.
5. 1997 – apertura di un ufficio di rappresentanza dell’Istituto Bancario San Paolo a Varsavia.
6. 1997 –  cessione della partecipazione nella IBP.
7. 1997 – acquisizione di una partecipazione nella Bank Rozwoju Eksportu SA (BRE) da parte della Banca Commerciale Italiana.

I primi investimenti della Banca Commerciale Italiana in Polonia risalgono al primo dopoguerra e dopo la nascita della Repubblica Polacca nel 1918. Rispetto agli altri Paesi europei, le scelte furono però dettate da un sentimento patriottico dell’amministratore delegato Giuseppe Toeplitz verso la propria nazione d’origine, oltre che da veri e propri interessi economici. Dopo la concessione di un prestito obbligazionario estero allo Stato polacco nel 1924, nel 1925 la Commerciale erogò un credito di due milioni di dollari per il salvataggio della Bank Handlowy – fondata a Varsavia nel 1870 – e ne acquisì anche una partecipazione di minoranza. Nel 1935 la Comit firmò un accordo con il Governo polacco con cui cedette la sua partecipazione azionaria nella società.

Nel 1974 che la Banca Commerciale stabilì una presenza diretta nella capitale polacca con l’apertura di un ufficio di rappresentanza che funzionò ininterrottamente anche durante il delicato periodo storico della legge marziale negli anni Ottanta, per poi essere mantenuto come punto operativo anche dopo la fusione in Banca Intesa.

Le riforme economiche e politiche dopo la caduta del muro di Berlino, l’appoggio dato alla Polonia da enti internazionali come la Banca Mondiale, l’International Finance Corporation (IFC) e la CEE, e da singoli governi, per la creazione di un’economia di mercato; ma anche le sue dimensioni, la sua posizione geografica e la sua ricchezza di materie prime, spinsero la Comit nel 1990 a deliberare un nuovo ufficio di rappresentanza a Danzica che poi non aprì, ma soprattutto ad acquisire una partecipazione azionaria nella International Bank of Poland (IBP), poi ceduta a vantaggio di una nuova interessenza nella Bank Rozwoju Eksportu SA (BRE), strettamente legata alla Commerzbank tedesca.

Nel 1997 anche l’Istituto Bancario San Paolo di Torino – che nel triennio 1992-1994 era stato impegnato in un progetto di assistenza tecnica finanziato dalla Banca Mondiale a favore della Powszechny Bank Kredytowy SA (PBK) – aprì un ufficio di rappresentanza a Varsavia, all’interno del suo piano di espansione nell’Esteuropeo. L’Italia era infatti allora il secondo partner commerciale della Polonia e numerosi erano gli interessi di imprenditori italiani in loco.

Dati ricavati dalla World Map di Intesa Sanpaolo, pubblicata in https://international-history.intesasanpaolo.com/world-map (Ultimo accesso: 4 settembre 2019). Si veda anche F. Brambilla, Una vocazione internazionale: le radici di Intesa Sanpaolo nel mondo (1905-2006), Milano, Intesa Sanpaolo, 2017.

Fonti
Archivio Storico di Intesa Sanpaolo, patrimonio Banca Commerciale Italiana (ASI-BCI), Segreteria Toeplitz (ST).
ASI-BCI, Carte di Raffaele Mattioli, corrispondenza (CM).
ASI-BCI, Copialettere di Giuseppe Toeplitz (CpT).
ASI-BCI, Segreteria degli amministratori delegati Mattioli e Facconi (AD2).
ASI-BCI, Ufficio Finanziario (UF), Note complementari alla contabilità, vol. 10o, ff. 2890-93, e VCA, vol. 9o, ff. 203-04, 1o giugno 1927.

Bibliografia
Asso P.F., L’Italia e i prestiti internazionali, 1919-1931. L’azione della Banca d’Italia fra la battaglia della lira e la politica di potenza,
in Ricerche per la storia della Banca d’Italia, vol. III, Laterza, Roma-Bari 1990.
Bigazzi D., Esportazione e investimenti esteri: la Fiat sul mercato mondiale fino al 1940, in Fiat 1899-1930.
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Edindustria, Roma 1985.
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De Lagarda U. F., Ricordo di Mattioli, in «L’Osservatore politico letterario», a. XX, n. 7, luglio 1974.
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Landau Z., Tomaszewski J., Bank Handlowy w Warszawie S.A. Historia i rozwój. 1870-1970, Bank Handlowy, Varsavia 1970.
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Montanari G., introduzione a Società Finanziaria Industriale Italiana (Sofindit), BCI, Milano 1991.
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Montanari G. e D’Alessandro M., BCI and International Capital Transfers to Poland between the Wars, paper dell’intervento presentato
all’«European Colloquium on Bank Archives», EABH, Varsavia 2000.
Montanari G., A banker from Poland: exploring Józef Toeplitz international connections through his correspondence, in «Foreign Financial
Institutions & National Financial Systems», EABH, Varsavia 2013.
Montanari G., Le carte del banchiere polacco Giuseppe Toeplitz, il “padrone” della Banca Commerciale Italiana dal 1917 al 1933, in Uomini e
donne del Novecento. Fra cronaca e memoria. Atti degli incontri sugli archivi di persona 2009-2013. Sapienza Università di Roma, Universitas
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Mori G., Il capitalismo industriale in Italia, Editori Riuniti, Roma 1977.
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Toeplitz De Grand Ry L., Il banchiere, Edizioni Milano Nuova, Milano 1963.
Toeoplitz L., Ciak a chi tocca, Edizioni Milano Nuova, Milano 1964.
Toeplitz Mrozowska E., Visioni orientali, Mondadori, Milano 1930.
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Immagine in evidenza: Bank Handlowy w Warszawie, sede di Traugutta ul. 7-9 , 1927-1935 ca, da Landau Z., Tomaszewski J., Bank Handlowy w Warszawie S.A. Historia i rozwój. 1870-1970, Bank Handlowy, Varsavia 1970, p. 48.

Casa Italia, sapori autentici tra musica e gentilezza

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Nella centralissima ul. Świętojerska 5/7, a Varsavia, Roberto Guastalla ha ricreato un angolo di Bel Paese declinato attraverso piatti tradizionali, serate musicali e soprattutto autentica atmosfera italiana.

“Qui i clienti e gli amici mangiano e parlano con grande libertà, come succede in Italia. Al ristorante si passano tanti momenti della nostra vita e vanno vissuti bene!” racconta Roberto Guastalla, mantovano, da sette anni titolare di questo apprezzato locale che, come pochi altri a Varsavia, fa sentire i clienti come se fossero ospitati a casa di una famiglia italiana. Non è raro vedere Guastalla seduto a qualche tavolo per spiegare come si prepara un risotto con la salamella mantovana, o quale vino abbinare all’incredibile scelta di salumi che propone Casa Italia.

“Capita spesso che il cliente, alla seconda o terza volta che torna a Casa Italia, cominci ad ordinare come fanno gli italiani, ovvero chiedendo qual è il piatto del giorno, quali sono le specialità stagionali, insomma si rilassa e si affida alla conoscenza ed esperienza del ristoratore. Per questo insieme ad un menù con piatti fi ssi proponiamo continuamente ricette con gli ingredienti freschi stagionali. Poi soddisfi amo anche le particolari esigenze degli italiani che qui a Varsavia non trovano ristoranti che propongono piatti importanti della nostra cultura culinaria come ad esempio il lesso (carne di manzo, lingua, coda, pollo), il cotechino o la polenta. Tant’è che si organizzano serate ad hoc per mangiare piatti che qui in Polonia sembrano esotici.”

Ma se si volesse proporre un menù tradizionale mantovano cosa ci sarebbe?

Tortelli di zucca o riso con la salamella come primi piatti, poi di secondo lo stracotto, ovvero carne di vitello cucinata nel sugo di verdure, oppure rognone o faraona alla cacciatora. Come dolce senza dubbio la buonissima e semplicissima sbrisolona, fatta di farina, zucchero, latte e mandorle. Se poi vogliamo veramente riscoprire gli antichi gusti rurali, delle campagne mantovane, allora ricordo che dalle nostre parti si mangiano rane, lumache e un buonissimo riso con pesce gatto.

Insomma tanta tradizione e nessuna diluizione, con ricette ibride, della cultura culinaria italiana?

Qui avviso subito i clienti che la carbonara non ha la panna, la pizza non va con l’ananas e il ketchup…è perennemente fi nito. Detto questo se invece mi ascoltano gli faccio provare tanti straordinari sapori di prodotti italiani ad esempio spaghetti con la bottarga, tanti tipi di risotti, formaggi come taleggio e fontina, e poi salumi felini, mortadella e la ‘nduja calabrese, culatello e guanciale di Norcia.

Capita che qualcuno dopo aver mangiato voglia comprare e portarsi a casa dei prodotti?

Sì certo perché utilizziamo le migliori qualità di parmigiano, olio del Garda, burrate fresche di giornata, olive pugliesi e abbiamo una grande selezione di vini e poi bibite italianissime che qui in Polonia sono autentiche rarità come chinotto, cedrata e crodino.

E una volta al mese musica!

Ogni ultimo venerdì del mese c’è una serata con menù fi sso e musica italiana con il cantante John Abbagnale, appuntamento che riscuote un tale successo che per parteciparvi bisogna prenotare con settimane d’anticipo.

foto: Paweł Prachnio

Sito web: http://casa-italia.pl/
Facebook: https://www.facebook.com/RestauracjaWiniarniaCasaItalia/

Portavoce di Cep: iniziativa #ThankYouJohnPaul2 present in molti paesi

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

l portavoce della Conferenza episcopale polacca don Paweł Rytel-Adrianik ha reso noto che l’iniziativa #ThankYouJohnPaul2 che consiste nel pubblicare ringraziamenti a Giovanni Paolo II su social media sta prendendo piede non solo in Polonia ma anche in molti paesi europei e di tutto il mondo e che ci partecipano anche i non credenti. I post di ringraziamento sono stati pubblicati dalle persone del Messico, Spagna, Brasile, Italia, Germania, Francia, USA, Canada, Croazia, Portogallo, Israele e tanti altri. Spesso appaiono foto o altri ricordi legati al papa polacco. Secondo don Rytel-Adrianik è un segno che la memoria di Giovanni Paolo II è ancora viva e il suo messaggio rimane attuale. “Il progetto è un modo per esprimere gratitudine al papa polacco per il suo contributo alle vita personale e familiare di ognuno di noi, nonché a quella di tutta la società. […] In questo modo facciamo una torta di compleanno virtuale per il santo papa” così monsignore Stanisław Gądecki. L’azione avrà il finale il 18 maggio, cioè il giorno del 100^ compleanno del papa polacco. L’anniversario sarà celebrato in tutto il mondo. Lunedì alle 7.00 papa Francesco celebrerà la messa alla tomba di Giovanni Paolo II che sarà trasmessa dai media, verranno anche celebrate delle messe in diocesi, saranno organizzati i concerti online e anche lunedì alle 20.00 papa Francesco rivolgerà la parola ai polacchi.

Bella Napoli, la qualità della vita comincia a tavola

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Sempre elegante, pacato e disponibile, Enzo Rossi imprime il suo modo d’essere ai sei ristoranti di cui è titolare a Varsavia, locali in cui sarete ben accolti e deliziati da piatti autentici con prodotti di qualità che esaltano la tradizione italiana.

Il segreto della buona cucina? La conoscenza. In Polonia ormai i clienti sono esigenti e hanno imparato a riconoscere i sapori e la qualità dei prodotti. Se si vuole avere successo non è più tempo di inventarsi il mestiere di cuoco o pizzaiolo, bisogna saperlo fare veramente.”

Parole sante quelle di Enzo Rossi che proviene da Tramonti, una meravigliosa terra incastonata tra i monti (ecco il perché dell’etimo tra-monti) che si trovano alle spalle della Costiera Amalfitana. Una terra di ulivi e vitigni autoctoni, ma una terra famosa anche per la mozzarella?

“La mia famiglia produceva ed esportava mozzarella, ma è una terra da cui provengono anche migliaia di pizzaioli oggi sparsi per il mondo. Ho compaesani che sono pizzaioli perfino in America. Insomma siamo la terra della pizza e dei prodotti per fare la pizza. Nella mia vita dopo le esperienze da giovanissimo in un ristorante sulla costiera amalfitana e poi in una pizzeria di successo a Pavia ho deciso di importare la cultura della pizza in Polonia.”

Quali sono gli elementi cruciali per fare una buona pizza?

“Sicuramente l’impasto. Io ne ho studiato uno fatto con una miscela di farine che non patiscono gli sbalzi di temperatura. Poi conta la lievitazione che se non è stata di 24 ore lo capisci dal fatto che la pizza una volta mangiata ti resta sullo stomaco perché sta continuando a lievitare. Quindi naturalmente conta la qualità dei prodotti: olio, farina, mozzarella, pomodori ecc. Tutto quello che noi proponiamo nei nostri ristoranti è italiano. Un altro aspetto fondamentale per aver successo è quello di avere collaboratori all’altezza e affidabili. Nei ristoranti Bella Napoli, oltre ad un paio di bravi cuochi italiani, abbiamo un personale di servizio preparato e disponibile, e questo diventa un valore aggiunto dei locali.”

Il successo della ricetta di Rossi è dimostrato dallo sviluppo dei suoi locali, dal primo a Bródno (Kondratowicza 18), aperto nel 2003, a quelli oggi operanti: a Saska Kępa, Francuska 18, a Sadyba, Nałęczowska 60, a Marki, Kościuszki 38 (franchise), nel centro, Kolejowa 47 E a breve ci sarà l’apertura di uno nuovo in via Świętokrzyska 14. Oltre alla gestione dei locali, lavoro anche con altri ristoranti e hotel nella distribuzione dei nostri prodotti. Oltre a gestire i propri locali, Enzo collabora anche con altri ristoranti e alberghi per distribuire i propri prodotti.

Una catena di ristoranti di successo contrassegnati dallo spirito e dal gusto campano?

“È una bella soddisfazione ma sono aperto anche a diverse forme di collaborazione nel settore della ristorazione, come la vendita di singoli prodotti o il supporto a nuovi locali che vogliono fare cucina italiana.” E Rossi è talmente apprezzato come ambasciatore di gusto e del modo di vivere italiano che la comunità di Bródno l’ha inserito tra i personaggi riprodotti in scultura nel Parco Bródnowski! “È stata una graditissima sorpresa, mi fa piacere sentire che, attraverso il mio lavoro quotidianamente a contatto con il pubblico, sono stato riconosciuto e apprezzato dalla gente che abita da queste parti.”

Sito web: http://bellanapoli.com.pl/
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