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Home Blog Page 152

L’hennè trasforma le persone in arte vivente

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Un’intervista con Joanna Cyd Petruczenko:

Conosciuta anche con il nome d’arte Henna Illu, Joanna Cyd Petruczenko ha portato la tradizionale arte della decorazione con henné in tutta la Polonia, facendola scoprire ad un elevato numero di persone.

Una grande esperienza maturata in dieci anni di attività, migliaia di disegni e innumerevoli workshop, conferenze, incontri e festival che hanno reso Joanna una delle più famose Henna Artist a livello internazionale. 

Ho avuto il piacere di incontrarla durante una visita a Varsavia, per parlare della sua visione artistica e della nostra passione comune: l’henné!

Joanna come definire le decorazioni con henné?

Henné è il nome comune della pianta Lawsonia Inermis, diffusa in India e in tutto il Medio Oriente, le cui foglie vengono essiccate e utilizzate per la decorazione del corpo e la colorazione dei capelli. Henna è il termine arabo per indicare la pianta, mentre Henné ne è la traduzione francese.

Tradizionalmente le decorazioni erano eseguite sulle donne in occasione del matrimonio e della maternità. Il momento della decorazione era un vero e proprio rituale, durante il quale le donne di famiglia si occupavano della sposa, impreziosendo il suo corpo con simboli beneauguranti e minuziosi dettagli, come fossero gioielli. 

Ogni paese in cui questa arte è stata praticata ha prodotto i propri disegni tradizionali, così che oggi possiamo ammirarne le diversità. Le fantasie più diffuse e apprezzate sono quelle tipiche dell’India (dove le decorazioni sono chiamate Mehndi), Pakistan, Marocco e la penisola araba.

La polvere di henné viene mescolata con zucchero, acqua e olio essenziale di lavanda, fino ad ottenere un impasto cremoso e morbido utilizzato per realizzare un tatuaggio temporaneo: il disegno rimane visibile da una a tre settimane.

Come sei arrivata a quest’arte?

Mia madre era una pittrice quindi è stato normale per me sviluppare un interesse particolare verso l’arte figurativa. Ho studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Varsavia.

Ho provato diversi stili e progetti, e sono costantemente alla ricerca di nuovi: murales, illustrazioni, ceramica, ma l’henné ora mi assorbe completamente ed è diventata la mia passione e la mia professione. Grazie all’henné la mia tecnica è migliorata, perché richiede precisione e una grande cura dei dettagli.

Nei miei tatuaggi mi piace mettere insieme diversi stili: ritratti, animali, ricami, idee prese dalla cultura pop. Ma l’ispirazione funziona anche in direzione opposta: tutte le mie creazioni sono influenzate dalla simbologia tradizionale dell’arte con henné.

Di recente sei stata all’East West Mehndi Meet, incontro internazionale svoltosi in Ungheria. Le tue opere sono ormai fonte d’ispirazione per molti artisti minori.

È stata una grande soddisfazione essere invitata, e una bellissima esperienza. Ho tenuto tre diversi workshop e mi sono divertita molto perché mi piace insegnare. In particolare mi è piaciuto lavorare sulle varie tecniche di realizzazione dei dettagli. Ci sono sempre più persone appassionate a quest’arte, ed è molto bello seguire il loro apprendimento.

Come mai ti sei innamorata dell’henné?

Amo tutto ciò che è nuovo, ma trovo che tutto ciò che riguarda l’henné sia estremamente affascinante. La cultura, i disegni, la preparazione: continuo ad imparare e ogni giorno scopro qualcosa di nuovo.

Mi permette di decidere come far apparire il mio corpo, di cambiarlo e di giocare con la fantasia: se un progetto non ti piace, hai la possibilità di cancellare e rifarlo. 

È la forma d’arte perfetta: mi permette di utilizzare le tecniche di disegno e pittura apprese all’Accademia per creare qualcosa di completamente nuovo. Ho dipinto su carta, pareti, gioielli, dolci, ceramiche, ma la tela perfetta sono i corpi umani. 

Combina il mio grande amore per la creatività e per il disegno, ma mi permette di lavorare direttamente su modelli vivi. L’henné trasforma le persone in arte vivente.

Per saperne di più: www.hennaillu.pl

ATTENZIONE

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Chiudono le università

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Ieri il rettore dell’Università di Varsavia, Maciej Pałys, ha emesso un’ordinanza per prevenire la diffusione del virus COVID-19. Da oggi 11 marzo fino al 14 aprile 2020 le lezioni per studenti, dottorandi ecc. sono annullate (questo non vale per le lezioni condotte in streaming). Anche la biblioteca universitaria sarà chiusa. Entro il 20 marzo i responsabili delle unità didattiche devono annunciare l’elenco delle classi e delle lezioni che si terranno online. Anche gli eventi aperti come simposi e le conferenze sono cancellati fino al 30 aprile. Fino alla fine di aprile sono stati sospesi anche i viaggi di lavoro all’estero e la partecipazione a conferenze di dipendenti nazionali, dottorandi o studenti. Sono stati sospesi gli arrivi di ospiti stranieri all’Università di Varsavia e l’alloggio di nuove persone nelle case dello studente e in altre strutture dell’Università. Maciej Pałys ha comunicato anche che, chi studia o insegna, deve avvisare l’università se è affetto da coronavirus o se si è in quarantena. Il Rettore raccomanda di utilizzare la corrispondenza via e-mail e i contatti telefonici per le comunicazioni all’interno dell’università e di limitare i contatti diretti. L’Università di Varsavia non e’ l’unica universita’ che sta cambiando i suoi piani in relazione all’epidemia. La Scuola di Economia di Varsavia sta cambiando la formula della sua giornata primaverile di porte aperte, che si terrà il 14 marzo ma online. A sua volta, l’Accademia del Teatro (A. Zelwerowicz) di Varsavia ha deciso di annullare i giorni di apertura. Non ci saranno inoltre una serie di spettacoli di “Buona Serata AT” in programma dal 13 al 15 marzo. I dettagli sulla chiusura delle università polacche si possono trovare sui relativi siti web istituzionali.

Anna Walentynowicz una delle 100 donne più influenti del secolo scorso secondo “Time”

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Quest’anno il giornale americano ”Time” per la festa delle donne ha elencato 100 donne del secolo per sottolineare anche l’importanza delle donne potenti che di solito rimanevano nell’ombra dei maschi. Tra queste è stata citata anche l’attivista della liberazione dei sindacati polacchi e la leggenda del sindacato Solidarność, Anna Walentynowicz, considerata la madre della indipendenza polacca. ”Time” ricorda che è stata licenziata da Stocznia Gdańsk (Cantiere navale di Danzica) per la sua attività a favore dei sindacati e quando gli operai organizzavano gli scioperi nella Polonia degli anni 80. Lo sciopero dei lavoratori di Stocznia Gdańsk e degli operai di altre aziende ha portato all’accordo di Danzica e alla creazione del primo libero sindacato nell’Europa orientale, il che ha accelerato il crollo del comunismo avvenuto 10 anni dopo. Tra le donne del secolo secondo ”Time” accanto la Walentynowicz ci sono anche Coco Chanel (anno 1924), la principessa Diana (anno 1987), J.K. Rowling (anno 1999) e Angela Merkel (anno 2015).

Scattano i controlli sanitari alle frontiere e sui treni

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Il Comandante in capo della Guardia di frontiera, Tomasz Praga, ha comunicato che oggi dalle 15 in cinque località: Kołbaskowo, Świecko, Olszyna, Jędrzychowice, Gorzyczki iniziano a funzionare i punti di controllo sanitario. Lavoreranno 24 ore su 24, prima di tutto verranno controllate le persone che viaggiano in pullman e autobus. Il Comandante in capo della Guardia di frontiera ha informato che sono state sviluppate delle procedurę, compresi i modelli di carte passeggeri e carte del conducente, che saranno bilingui: polacco e inglese. Il primo ministro Mateusz Morawiecki ha annunciato che attueremo controlli sanitari ai principali valichi di frontiera con la Germania e la Repubblica Ceca, nonchè sui treni e nei porti. Se una persona è sospettata di coronavirus, il veicolo che sta guidando sarà fermato e saranno intraprese ulteriori azioni. Tomasz Praga ha sottolineato che a queste attività partecipano, oltre alle guardie di frontiera, anche la polizia, la KAS, l’esercito, il Ministero della Salute e i governatori principali. Ha sottolineato che senza l’azione congiunta di tutti i servizi sopra citati, l’attuazione di queste procedure sanitarie non sarebbe stata possibile, poichè si parla di un enorme traffico alla frontiera esterna, cioè con la Russia, Bielorussia, l’Ucraina.

Taxi! Taxi!

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Finora abbiamo parlato di auto uniche e mooolto costose. Perciò oggi vi racconterò di un’auto in cui ognuno di noi può salire a bordo. Ho in mente un taxi. Anche se, in realtà, quando chiameremo il nostro radiotaxi preferito, non verrà a prenderci questo preciso modello.

Ecco la Fiat 600 D Multipla del 1961. Modello Taxi Milano. Proviamo a decifrarne il nome. Milano è facile, ma cosa c’entra Taxi? Ebbene, abbiamo tre opzioni. Innanzitutto potrebbe derivare dal greco “tachys”, che significa veloce. Secondo un’altra spiegazione si tratterebbe del nome della famiglia aristocratica tedesca Thun und Taxis, per secoli detentrice del monopolio sui servizi postali per il Sacro Romano Impero. Potrebbe infine avere origine anche dal tassametro inventato dai tedeschi, detto in forma abbreviata tax, cioè tassa.

Il primo taxi è apparso nel 1896 a Stoccarda. La prima società di taxi, fondata nel 1897, fu, invece, la Electric Carriage and Wagon Company di New York. Aveva a sua disposizione 12 veicoli elettrici. Il boom risale al 1907, quando Harry N. Allen acquistò in Francia 65 automobili, con le quali ha inizio la storia della New York Taxicab Company. Le auto importate erano di colore rosso-verde, ma vennero riverniciate di giallo in modo che fossero ben più visibili ai potenziali clienti. Erano così tante le persone intenzionate a usufruire dei servizi dell’azienda che già l’anno seguente 700 taxi gialli circolavano in città.

Torniamo a Milano. All’inizio anche qui, come in ogni parte del mondo, il servizio pubblico da piazza veniva svolto con carrozze trainate da cavalli. Il cocchiere (del resto, non era ancora un tassista) a Milano veniva chiamato “brumista” dalla parola “brum”, il fanale montato sulla parte superiore della carrozza che illuminava la strada da percorrere.

Come già sappiamo, in questo settore il colore della carrozzeria è piuttosto importante, ma in Italia dal 1927 tutti i mezzi di trasporto pubblico erano neri e verdi. Non è del tutto chiaro se sia stato per volere del governo fascista, ispiratosi al colore delle divise delle organizzazioni giovanili fedeli al partito, o se la ragione sia più pratica, visto che in quegli anni l’Austria aveva ceduto all’Italia, a titolo di indennità di guerra, grosse quantità di vernice in questi due colori.

Colori che sopravvissero fino al 1970, quando per le stesse motivazioni emerse a New York si decise di passare al giallo. Si cambiò di nuovo colore nel 1993 e questa volta venne introdotto il bianco.

Negli anni ’60 a Milano i taxi erano in servizio secondo un sistema di turni. La giornata venne divisa in 6 turni, che si sovrapponevano tra loro nell’arco di alcune ore. Per distinguerli sulla macchina venne posto un apposito contrassegno metallico, la cosiddetta paletta. Per ogni turno forma e colore della paletta erano differenti. Il primo (dalle 06.00 alle 16.00) era segnalato da un triangolo verde, mentre l’ultimo (dalle 21.30 alle 06.00) da un cerchio bianco. Ai restanti quattro turni erano stati assegnati palette di forma rotonda, triangolare o quadrata rispettivamente nei colori giallo, bianco e rosso.

Negli anni ’90 furono sostituite da cartoncini numerati, su cui era segnata l’ora dell’inizio del turno della durata di 10 ore. Allora il numero di turni era salito a 11. Negli anni ’60, ai quali risale il modello di auto in questione, comparve la prima centrale radiotaxi di Milano. Venne chiamata “Velasca”, dal nome della torre in cui avevano sede gli uffici e i centralini.

Multipla, cioè versatile. Il costruttore fu Dante Giacosa, che in risposta alle nuove esigenze del dopoguerra creò la prima monovolume prodotta in serie. Altre società, compresa l’Alfa Romeo, già molto tempo prima avevano presentato le loro idee su questa concezione di carrozzeria, ma si erano limitate ai soli prototipi. Stiamo parlando di una monovolume, cioè di quel tipo di auto ad almeno quattro posti, ma che si basa sul telaio di un’auto a uso privato piuttosto che per il trasporto collettivo, come ad esempio il pulmino Volkswagen T2 del 1949.

A seguire il prototipo della Carrozzeria Castagna Alfa Romeo 40/60 HP Aerodinamica del 1913. Si tratta pure della prima concept car realizzata da Alfa Romeo.

Il modello della Multipla fu presentato per la prima volta al Salone di Bruxelles nel 1956. Ci fu una variazione rispetto alla carrozzeria della Fiat 600 presentata l’anno prima come successore della longeva Fiat Topolino del 1936. Tra l’altro aggiungo che nel 1936 la Topolino con una cilindrata di 596 cc e una potenza di 13 CV era la più piccola vettura di serie al mondo.

La Fiat offriva due modelli della Multipla: una cinque-posti (due divanetti) e una sei-posti (un divanetto anteriore + quattro sedili posteriori separati). Naturalmente non era un’auto comoda, ma la possibilità di configurare gli interni grazie ai sedili pieghevoli e al divanetto ha convinto molti clienti ad acquistarla.

Non era nemmeno un’auto troppo sicura. Siccome il motore era situato nella parte posteriore, in caso di incidente l’autista era protetto solo dal parabrezza. Abbastanza immediate giunsero le rassicurazioni che questa fosse l’automobile…più sicura al mondo, a patto che il suo guidatore, dotato di almeno un po’ di istinto di autoconservazione, prestasse particolare attenzione.

Le Fiat vennero lanciate in molti mercati, inclusi negli Stati Uniti e in Polonia. Nel 1957 la Motozbyt importò 500 Multiple, il che ci costò una fortuna. Era l’equivalente di circa 64 stipendi medi mensili. Ciò non scoraggiò gli acquirenti e, come con la maggior parte dei prodotti a quei tempi, la domanda superò l’offerta.

Il modello presentato dall’azienda italiana Mini Miniera è limitato a soli 600 pezzi. La Mini Miniera ha prodotto diversi modelli di Multipla. A partire dai modelli “da città” e “a uso civile con rimorchio” (solo 18 pezzi) in versione Gazzetta dello Sport, Abarth, Aral anch’essa dotata di rimorchio, due modelli ritrovati del Taxi Torino e del Taxi Costa Amalfitana e per finire… il caravan. Il modello più sorprendente è, però, la Multipla adibita a veicolo pubblicitario per l’azienda Sagip, dove era stato collocato dietro il posto di guida…un gigantesco maialino rosa. La carrozzeria originale è stata realizzata dalla Carrozzeria Boneschi. Un po’ mi dispiace per l’autista che ha viaggiato “a bordo di questa roba”, ma è risaputo che la pubblicità è l’anima del commercio!

Torniamo infine ai taxi, o meglio ai tassisti. Consiglio il film di Jim Jarmusch Taxisti di notte (Night on Earth), con la trama romana affidata a Roberto Benigni, perché si tratta di storie in taxi che ti danno la sensazione di essere sulle montagne russe!

Ho detto montagne russe? E dirò di più… Il “Formula Rossa”, il più veloce roller coaster al mondo, si trova nel parco tematico Ferrari World di Abu Dhabi. Là raggiungiamo i 240 km/h in appena 4,9 secondi (0 -100 km/h in 2 s.). L’accelerazione di gravità arriva a 1,7 G. Il percorso, lungo 2,07 km e modellato sul circuito dell’Autodromo di Monza, è dotato di una curva di 70 gradi e del punto di passaggio più basso (appena 1,5 m). Il tutto a queste velocità? Una follia!

  • Anni di produzione: 1956 – 1969 (600 D 1^ serie 1960 – 1964)
  • Volume di produzione: circa 200.000 (tutti i modelli)
  • Motore: Fiat 100 (4 cilindri in linea)
  • Cilindrata: 767 cm3
  • Potenza/giri: 29 CV a 4.800 giri/min
  • Velocità max: 99 km / h
  • Accelerazione 0-90 km/h: 39.8 sec
  • Posti totali: 4
  • Peso: 720 Kg 
  • Lunghezza: 3535 mm 
  • Larghezza: 1450 mm 
  • Altezza 1580 mm 
  • Interasse: 2000 mm

 

Coronavirus: ambasciata italiana avvia tavolo di consultazioni per supporto connazionali

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Si è svolta questa mattina presso l’ambasciata d’Italia a Varsavia una riunione tra i vertici delle istituzioni e rappresentanti del sistema Italia in Polonia. Durante l’incontro l’ambasciatore Aldo Amati ha fatto il punto sulla situazione legata al coronavirus in Italia e in Polonia con particolare attenzione al problema della parziale interruzione dei trasporti tra i due paesi e alle norme precauzionali per evitare il diffondersi del contagio. Risultato della riunione è stato l’istituzionalizzazione di un tavolo permanente tra i referenti delle istituzioni e della comunità italiana, e la prossima creazione di una unità di supporto per gli italiani in Polonia che avessero bisogno di interfacciarsi con il sistema sanitario polacco. Unità di supporto cui parteciperanno medici e che attraverso la rete consolare sarà in grado di rispondere alle eventuali richieste d’aiuto in tutto il territorio polacco.

Pecan pie

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INGREDIENTI:

Per la base:

  • 300 g di farina 00
  • 150 g di zucchero a velo
  • 150 g di burro morbido a pezzetti
  • 2 uova intere
  • 1 pizzico di sale

Per la farcitura:

  • 200 g di noci peccar non salate
  • 4 uova
  • 175 g di sciroppo d’acero
  • 50 g di burro morbido
  • 85 g di zucchero di canna 
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia o un po’ di vaniglia in polvere o in bacca

PROCEDIMENTO:

Su un piano di lavoro, mescolare la farina con il burro e intridere con le dita. Aggiungere il sale, lo zucchero e impastare ancora fino ad ottenere un composto sabbioso, poi unire le uova per ultime e impastare fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Far riposare in frigorifero per circa un’ora avvolto nella pellicola.

Preriscaldare il forno a 190° in modalità ventilata.

Poi riprendere l’impasto e stenderlo sul piano infarinato, rivestendo uno stampo di 24 cm di diametro rivestito di carta forno. Bucherellare il fondo della torta con i rebbi di una forchetta. Rimettere in frigorifero mentre si prepara la farcitura.

Tenere da parte 30 g circa di noci pecan e spezzettare grossolanamente le altre. In una capiente ciotola, mescolare il burro morbido, lo zucchero di canna, le uova, lo sciroppo d’acero e a vaniglia, poi aggiungervi le noci spezzettate. Versare la farcitura nel guscio di pasta e disporre i gherigli di noce interi come a formare un disegno circolare. 

Cuocere per circa 35 minuti in forno, coprendo con carta d’alluminio gli ultimi 10 minuti di cottura per evitare che scurisca troppo.

Servire tiepida con panna leggermente montata o una pallina di gelato alla vaniglia.

Buon appetito!

Passato prossimo o imperfetto?

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I due tempi maggiormente usati per esprimere il passato nella lingua italiana sono: il passato prossimo e l’imperfetto. Quando usare l’uno e quando l’altro? Una risposta apparentemente facile potrebbe indurre in errore. Il passato prossimo esprime un’azione avvenuta in un passato, recente o lontano, i cui effetti perdurano nel presente. Questo tempo verbale viene applicato per esprimere un’azione puntuale o una serie di azioni di durata breve, avvenute in un determinato momento (1).

  1. Mi sono svegliata alle 7, ho fatto colazione e sono andata al lavoro. 

Obudziłam się o 7, zjadłam śniadanie i pojechałam do pracy. 

Ciononostante, lo si applica anche per esprimere le azioni ripetute più volte nel passato ma che non vengono abitualmente svolte (2).

2. L’anno scorso sono andato spesso in piscina.

W ubiegłym roku chodziłam często na basen.

È corretto quindi, dichiarare che il passato prossimo è applicato in tutti i casi in cui una determinata azione viene conclusa nel passato. Bisogna però prendere in considerazione le differenze che si possono riscontrare tra i diversi sistemi linguistici. Infatti, un’azione conclusa nel passato nel sistema linguistico italiano, non sempre equivale ad un’azione conclusa nel sistema linguistico polacco. Per questo motivo l’uso del passato prossimo, in alcuni casi, può essere poco chiaro per i molti polacchi che studiano la lingua italiana. A differenza del polacco, in italiano la conclusione dello svolgimento di una determinata azione, riguarda infatti ogni tipo di attività finita in un determinato momento. Per facilitare la comprensione ci serviamo del seguente esempio:

3. Cosa hai fatto ieri?  

Co robiłeś wczoraj?/Co zrobiłeś wczoraj?

La domanda Cosa hai fatto ieri? può essere tradotta in polacco in due modi diversi a seconda del contesto situazionale. L’uso del passato prossimo è motivato dal fatto che, l’azione espressa dal verbo è conclusa nel passato secondo il sistema linguistico italiano. Il verbo fare all’imperfetto, può essere applicato solo esclusivamente quando vengono espresse due azioni passate, in cui una è considerata come lo sfondo della seconda (4).

4. Cosa facevi ieri quando ti ho telefonato?

Co robiłeś wczoraj jak do Ciebie zadzwoniłam? 

In questo caso il verbo fare all’imperfetto, non sarà riferito alle azioni svolte dal soggetto durante tutta la giornata, ma focalizzerà l’attenzione precisamente in un determinato momento. Per rendere l’idea più chiara ci serviamo di un altro esempio:

5. Ieri ho letto il libro di Moravia. 

Wczoraj przeczytałem/łam książkę Moravii./Wczoraj czytałem/łam książkę Moravii. 

Il verbo ho letto può essere tradotto in polacco sia come przeczytałem/łam, indicando l’azione conclusa nel passato, sia czytałem/łam, se si vuole sottolineare la durata dell’evento. Anche questo esempio illustra perfettamente la differenza tra il sistema linguistico italiano e quello polacco. Secondo la grammatica della lingua polacca, infatti, a differenza di quella italiana, l’azione di leggere non sarà considerata conclusa nel passato se, ad esempio, abbiamo letto solo alcune pagine del libro. Comprendere bene l’idea dell’azione conclusa nel passato è quindi fondamentale per applicare correttamente questo modo verbale. Per fortuna ogni dubbio scompare se nella frase sono presenti gli elementi che stabiliscono il quadro temporale di un’azione come ad esempio tutto il giorno, per due ore o tutta la sera. In questi casi, senza esitazione, si ricorre all’uso del passato prossimo anche se nel sistema linguistico polacco, le azioni espresse dai verbi hanno un aspetto durativo.

6. Ieri ho lavorato dalle 8 alle 16.

Wczoraj pracowałem/łam od 8 do 16.

7. Ti ho aspettato per un’ora! 

Czekałam/łem na ciebie godzinę! 

 Quando invece usiamo l’imperfetto? Innanzitutto, quando esprimiamo le azioni ripetibili o abituali nel passato (8). Questo tempo verbale, come già accennato in precedenza, si applica anche nel caso in cui vengano espresse due azioni passate, una durativa all’imperfetto che costituisce lo sfondo della seconda azione, momentanea, espressa dal passato prossimo (9). Infine, lo si usa quando si vuole sottolineare la contemporaneità dello svolgimento di due azioni passate della stessa durata (10), nonché nelle descrizioni degli stati sia fisici che d’animo (11).

8. D’estate ogni settimana andavamo al mare. 

Latem w każdy weekend jeździliśmy nad morze.  

9. Quando andavo al negozio, ho incontrato il mio vicino di casa. 

Kiedy szedłem/szłam do sklepu, spotkałam swojego sąsiada.   

10. Mentre leggevo il giornale, bevevo un caffè. 

Podczas gdy czytałem/łam gazetę, piłem/łam kawę.

11. Alla fine della giornata eravamo stanchi ma contenti. 

Na koniec dnia byliśmy zmęczeni, ale zadowoleni.

Per quanto riguarda i verbi modali potere, volere e dovere, a seconda del tempo applicato si possono ottenere ulteriori informazioni a proposito dell’azione espressa dal verbo. Infatti, se quest’ultimo è coniugato al passato prossimo, il risultato è certo e dalla costruzione grammaticale si evince che l’azione espressa dal verbo è stata svolta e conclusa nel passato (12). 

12. Ho dovuto lavorare. (= Ho lavorato.) 

 Musiałem pracować. (= Pracowałem.)

Di conseguenza la frase Ho dovuto lavorare,  ma sono andato a casa. è scorretta dal punto di vista grammaticale e priva di un senso. 

Se invece si ricorre all’imperfetto non conosciamo l’esito dell’azione espressa (13). Per comprenderlo abbiamo bisogno di aggiungere ulteriori informazioni in merito.

13. Dovevo lavorare. 

Musiałem/am pracować. (Powinienem był/Powinnam byłą pracować). 

14. Dovevo lavorare quindi sono rimasta in ufficio. 

Musiałem/łam pracować, zatem zostałam w biurze. 

15. Dovevo lavorare ma sono andata al teatro. 

Powinienem był/Powinnam była pracować, ale poszedłem/ poszłam do teatru. 

In Polonia il primo sistema di controllo nazionale sul volo dei droni

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L’agenzia di navigazione aerea Polacca (PAŻP) ha attuato il primo sistema tra i paesi europei di controllo del traffico aereo per droni PansaUTM. Il sistema consente la comunicazione digitale tra i controllori del traffico aereo e gli operatori dei droni, che migliorerà la sicurezza intorno agli aeroporti. Pansa UTM ha passato il processo d’accreditamento fatto da PAŻP e supervisionato dall’ente per l’aviazione civile ed è stato lanciato nelle zone controllate degli aeroporti a Poznań, Bydgoszcz e Modlin. La fine del processo di attuazione è previsto entro il secondo trimestre del 2020. Il viceministro delle infrastrutture nonchè rappresentante del governo sul l’aeroporto centrale di comunicazione (CPK), Marcin Horała ha affermato che cresce il numero degli aeromobili a pilotaggio remoto, quindi i droni devono essere trattati come utenti uguali dello spazio aereo. Horała ha sottolineato che il sistema è il primo di questo tipo in Europa, e che questo è un motivo di orgoglio. PAŻP ha spiegato che grazie a PansaUTM gli operatori di droni potranno controllare velocemente se c’è la possibilità di volo nella zona interessata, ma anche potranno presentare in via digitale il progetto di volo per ottenere il permesso se il volo non minaccia la sicurezza degli aeromobili.