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Esordio senza reti ai Mondiali in Qatar per la Polonia contro il Messico 

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Un buon punto per i biancorossi, contro un avversario apparso più pimpante. Errore dal dischetto per Lewy a inizio ripresa.

Tra Messico e Polonia il pareggio era certamente il risultato più atteso, non certo una inaspettata sorpresa, ancor meno forse dopo ciò che invece sembrava realmente impensabile, ossia il ko dell’Argentina con l’Arabia Saudita di poche ore prima. Vedendo le cose in quest’ottica, il punto col Messico è di vitale importanza. Chiaro, portarne a casa tre avrebbe dato molto più respiro (e grazie!) ai biancorossi, ma in questo modo l’attenzione può e deve restare altissima. Qualora il rigore calciato da Lewandowski poco prima dell’ora di gioco fosse bastato a garantire il successo (ma contro il leggendario insuperabile tentacolare Ochoa scongelato anche quest’anno per i Mondiali c’è davvero sempre poco da fare) si sarebbe sicuro un po’ “occultata” una costante che vivo sempre, e sicuramente non solo io, vedendo questa squadra: ogni volta che infatti gli avversari partono per una cavalcata offensiva, c’è davvero sempre da tenersi pronti per il segno della croce, affinché non si registrino gol subiti. Anche il Messico oggi si è reso più volte pericoloso, tra Lozano, Vega e compagnia, pur mai in maniera cosi eclatante, e nonostante la ripetuta strizza, per fortuna il pallone nel sacco di Szczęsny non ci è mai finito. Ora ci sarà l’Arabia Saudita da affrontare, sabato alle 14: pura informazione, nessun commento ulteriore. Vediamo. Non scriverò che è una partita assolutamente da vincer… 

La nazionale polacca mi fa davvero emozionare, per 300 motivi diversi. Parliamo della mia seconda patria, e nonostante un crollo di valori in questa età contemporanea, continuo ad amare quel pallone che rotola sul prato verde con due porte e tanti omini che lo rincorrono. E ancor più poi se questa schiera biancorossa è piena di calciatori del campionato italiano come già raccontato, ed oggi ce n’erano ben 6 nello schieramento iniziale. In tutto 7 poi con Milik, subentrato un pochino tardi a due minuti dal novantesimo, giusto in tempo per giocare gli ultimi ventisei minuti (scherzi a parte, sette minuti di recupero sono a momenti il minimo sindacale in questa rassegna, la quota di default…). Essere lontano dalla Polonia in questo momento e non poter vivere lì questi di momenti, quantomeno in un pub visto che si gioca nel deserto lontano, eh… un po’ mi fa male. Non sono purtroppo neanche in Italia, dove avrei potuto tifare … no niente. E ancor più se mi invento coi miei forzati momentanei mezzi questa “simpatica” grafica (foto di ritorno dallo stadio con casuale effetto striato sotto la maglia come l’attuale divisa nella zona spalle) e devo ahimè colorarla con un risultato non totalmente positivo e un brutto simbolino accanto al nome di Lewa. Sguardo avanti, sempre, forza Polska!

La “italianissima” Polonia prepara l’esordio ai Mondiali di Calcio in Qatar

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Martedì alle 17 la prima delicata gara contro il Messico; tantissimi i giocatori di Serie A nella rosa biancorossa

Se quella in partenza domani sarà l’edizione dei Mondiali di calcio delle numerose (e discusse) novità, l’assenza dell’Italia nella rassegna, ahinoi, è invece un triste bis. Non mancherà invece la Polonia, che ha fatto il suo dovere agli spareggi, a discapito di quella Svezia che fu fatale per gli Azzurri nella precedente campagna. E allora tutto il nostro tifo verrà riversato in maniera esclusiva alla truppa biancorossa, imbottita peraltro, come da tradizione, di calciatori della Serie A italiana; un binomio ormai ben consolidato, che contribuisce ad alimentare il già forte legame. E seguiremo questa avventura insieme, con un po’ di sana leggerezza!

Gli “italiani” in rosa
Su 26 calciatori a disposizione del CT Michniewicz, ben 10 giocano nel campionato italiano. Una percentuale altissima, di poco al di sotto del 40%, ma che sarebbe dovuta essere ancora maggiore con la presenza (ufficializzata e poi forzatamente modificata per infortunio) del portiere dello Spezia
Drągowski, che avrebbe completato il terzetto di tutto nostrano di guardiani con Szczęsny della Juventus e Skorupski del Bologna. Tra i difensori presente la colonna Glik (unico giocatore di Serie B con il suo Benevento), l’ormai ben saldo Bereszyński della Sampdoria e il giovane di grandi speranze Kiwior dello Spezia. E a proposito di astri nascenti, pronto ad arare tutta la fascia, il golden boy Zalewski della Roma.

Tagliati, rispetto alle lunghissime pre-convocazioni di ottobre, l’acciaccato Reca dello Spezia e il tosto Dawidowicz del Verona. Spostandoci a centrocampo, può forse sorprendere l’esclusione di Linetty del Torino, sempre preso in considerazione nonostante il poco impiego nel suo team, lo stesso problema che ha fatto rischiare al talento Żurkowski, (inspiegabilmente) panchinaro fisso alla Fiorentina, di perdere la spedizione. Presente invece senza discussione alcuna quella che è spesso e volentieri la scintilla della nazionale, in possibilità e dovere di inventare qualcosa anche per capitan Lewandowski là davanti, ossia Zieliński del Napoli. E ad irrobustire il reparto con il bomber del Barcellona, gli affidabilissimi Milik della Juventus e Piątek della Salernitana.

Un percorso imprevedibile
Le danze per la Polonia si apriranno martedì 22 novembre, alle ore 17, contro il Messico. Seguiranno poi le gare di sabato 26, alle ore 14, contro l’Arabia Saudita, e di mercoledì 30, alle ore 20, contro la corazzata Argentina. Per garantirsi almeno il secondo posto del girone C, così da poter proseguire agli ottavi di finale, sarà fondamentale un risultato positivo nella gara inaugurale. Nessuno spazio qui per i pronostici, giusto un pizzico di scaramanzia e, come sempre, la parola al campo, la sola ed unica che conta. Posso però dire di aver avuto modo di vedere di recente due volte la nazionale polacca dal vivo, al PGE Narodowy di Varsavia, a giugno contro il Belgio e a settembre contro l’Olanda: due gare perse, in maniera differente, contro due nazionali di alta e altra caratura, anche se non al completo in quei due impegni di Nations League. Pur in un clima alle volte di scontento e di difficoltà, non sono mancate alcune note liete e spiragli di fiducia. Ricordiamo poi che il Mondiale è davvero una storia a sé, e può succedere davvero di tutto, quest’anno come non mai. E i tifosi non mancheranno di far sentir sentire il loro appoggio. Forza Polonia, biało-czerwony!

Cracovia, o cara!

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Ugo Rufino, Sylwia Paszkowska, foto: Alessandro Vanzi

“È un’insolenza non da poco azzardarsi a descrivere le città. Le città hanno tante facce, tanti umori, mille direzioni, un insieme coloratissimo di scopi, misteri oscuri e misteri sereni. Le città nascondono tante cose e rivelano tante cose, ciascuna è un’unità, ciascuna è moltitudine, ciascuna ha più tempo di lui, relatore, uomo, gruppo, nazione…Qui ci vorrebbe la capacità di esprimere a parole cose come colore, profumo, densità e affabilità dell’aria; quello che, in mancanza di un nome adeguato, siamo costretti a chiamare con un nome scientifico, “l’atmosfera”. Joseph Roth

Il viaggiatore che entra a Cracovia per la prima volta viene colpito dalla sua bellezza rinascimentale e dall’accoglienza dei suoi abitanti, che scrutano lo straniero con discrezione e lo fanno sentire parte della propria comunità. Accoglienza, disponibilità, cortesia rendono questa città una delle più aperte del Centro Europa, considerata fino a poco tempo fa, soprattutto dagli italiani! lontana e difficile da vivere. Nella mia esperienza lavorativa all’Istituto Italiano di Cultura ho potuto ammirarne le qualità, insieme alla vivacità e bellezza di un centro storico che richiama molto la struttura architettonica delle nostre città rinascimentali.

È difficile sentirsi soli a Cracovia, perché col suo fascino induce il passante a portare costantemente il naso all’insù, ammaliato dalla monumentalità e distratto dal costante vocio di una folla transeunte, a contatto con mura che trasudano storia. Circondata dai suoi parchi, la città ti avvolge in un abbraccio caloroso e ti fa sentire a casa. Per queste ragioni, tra le tante realtà conosciute, posso definire Cracovia un mio locus animae, perché qui sono nate amicizie ed esperienze professionali, provando un senso di appartenenza tra case alte e vie strette, nel luogo sacro della Piazza del Mercato, tra i palazzi antichi e prestigiosi, come quelli dell’Università Jagellonica, sotto il suo cielo stellato di azzurro cobalto, esaltato dal bagliore lunare.

E mi sovviene un’infinita moltitudine di emozioni ripensando ai momenti vissuti in questa città, mentre l’attraversavo seguendo un mio percorso a piedi o in bicicletta

Ugo Rufino, Aldo Amati, Luigi Marinelli, Sebastiano Giorgi

percorrendo il lungo Vistola avvertivo un senso di libertà! Ma è la stagione autunnale che mi ha fatto sentire a casa a Cracovia. Annunciato anche dai cartelloni pubblicitari che ne danno il benvenuto, l’autunno accoglie e abbaglia con i suoi colori intensi lungo tappeti di foglie che coprono i suoi bellissimi parchi e i viali del Planty, mescolando il suo odore a quello del vino novello!

Sorprende l’effervescenza giovanile di una città dove gli Erasmus arrivano acquisendo un importante bagaglio di esperienze umane e professionali e dove ritornano perché hanno capito che è qui l’Europa che tutti vorremo costruire, fatta di

Simone Balzani, Tessa Capponi Borawska, Ugo Rufino, Aldo Amati / fot. Monika Mraczek

incontri, discussioni, opportunità lavorative in un contesto urbano preso a modello perché condiviso nella socialità, curiosità e libertà. Le numerose delegazioni istituzionali che ho ospitato in questi anni, insieme ai protagonisti delle manifestazioni culturali, hanno sempre espresso il loro apprezzamento, nonché meraviglia, per lo splendore della città, per la sua grande apertura all’altro da sé, per la vivibilità degli spazi urbani, per il decoro e la pulizia delle strade e dei luoghi pubblici.

A Cracovia non ci si annoia se si vuole partecipare alle numerose attività culturali: città melomane e con grande proiezione artistica, ricca di bellissimi e modernissimi spazi espositivi, in costante dialogo con la storia, con il peculiare quartiere di Kazimierz a rappresentare un capitolo a parte e caratterizzato dalla forte presenza della cultura ebraica. Se per molti polacchi l’Italia è la patria d’elezione, anche Cracovia, come tutta la Polonia, rappresenta per i molti italiani che l’hanno vissuta e la vivono una seconda patria. E se i caldi rintocchi della campana del Wawel, in costante dialogo con il richiamo del trombettiere della torre di Kościół Mariacki, riportano ad un passato glorioso, l’incessante brusio del Rynek, maestoso e avvolto in allegri colori, riporta ad un presente in costante evoluzione, metafora di un Paese in crescita vertiginosa e capace di dimostrare al mondo la sua capacità di innovarsi in un anelito incessante verso la modernità.

Non è un caso che Cracovia, città bella e non troppo grande (Wajda) sia stata scelta a luogo d’elezione da molti poeti, Milosz, Szymborszka, Zagajewiski per citarne solo alcuni, perché tra i suoi angoli si scopre una città che ne contiene altre, piccola nella sua confi gurazione architettonica, ma caleidoscopica per le sembianze che assume in ogni ora del giorno e delle differenti stagioni, magica perché comunica emozioni e ispira versi poetici. Cracovia, infatti, appartiene alla rete delle città letterarie del Patrimonio UNESCO col suo prestigioso festival Conrad!

E alla mia Cracovia voglio dedicare alcuni versi di Tadeusz Ròzewicz:

… le nuvole
si adagiano su Cracovia
la pioggia
la pioggia cade
sugli occhi di Wyspianski
sulle vetrate cieche
… esce
Il sole
vado in giro per i monasteri
… buonanotte cari miei
buonanotte
poeti vivi e morti
buonanotte poesia.

Settimana della Cucina Italiana nel Mondo all’insegna di convivialità, sostenibilità e innovazione

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl.

Stamattina all’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia è stata presentata la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo in programma dal 14 al 20 novembre organizzata da Ambasciata d’Italia, Ice-Ita, Istituti Italiani di Cultura di Varsavia e Cracovia e Camera di Commercio e dell’Industria Italiana in Polonia. “Convivialità sostenibilità, innovazione: gli ingredienti della

cucina italiana per la salute delle persone e la tutela del pianeta”, questo il tema della Settimana della Cucina 2022. “Si tratta di una iniziativa fortemente voluta dai ministeri italiani, tra cui soprattutto quello degli Esteri perché la cucina è cultura e modo d’essere che esprime nel migliore dei modi la ricchezza regionale italiana. La cucina ha anche uno straordinario valore economico per le esportazioni italiane ed è anche un modo per avere attenzione alla nostra salute”, ha dichiarato Laura Ranalli, incaricata d’affari dell’ambasciata in attesa dell’arrivo del nuovo ambasciatore. In collegamento dall’Italia è poi intervenuto il cuoco stellato Eugenio Boer: “A Varsavia porterò la filosofia del mio ristorante Bur di Milano, ovvero fare una cucina italiana contemporanea, che si fonda sui gusti della tradizione dal nord al sud, con una selezione maniacale delle materie prime, tenendo conto della sostenibilità della loro provenienza, evitando anche l’uso della plastica per quanto possibile cercando di usare al 100% le materie prime a nostra disposizione, evitando di sprecare l’acqua. In questo è assolutamente importante valorizzare il concetto antico della convivialità, del sentirsi a casa quando si è a cena insieme”. Tra gli eventi in programma c’è l’esposizione “Gli eroi del cibo” all’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia.

“Nel ricchissimo programma di eventi legati alla cucina tra Varsavia e Cracovia, segnalo la mostra “Eroi del cibo” organizzata da Slow Food, in cui si esalta il gusto come legame con un preciso territorio”, ha dichiarato Fabio Troisi direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia. “La Polonia importa circa 19 miliardi di eu di prodotti alimentari, la Germania è il primo paese da cui importa e l’Italia è al 5° posto. Nel 2021”, ha spiegato Paolo Lemma direttore dell’Ice-Ita “la Polonia ha importato dall’Italia oltre 1 miliardo di eu di prodotti alimentari, esclusi gli alcolici, con un incremento del +24%. È una crescita costante da 5 anni a questa parte e le attese sono ottimistiche, anche nel 2022 si registra un incremento del 21% rispetto l’anno scorso. I prodotti italiani di maggior successo in Polonia sono frutta, caffè, cioccolato, formaggi, pasta, biscotti, conserve di pomodoro e olio d’oliva. In ascesa mortadelle insaccati, prosciutti e speck”. Lemma ha poi annunciato la realizzazione di due video-ricette

con l’influencer Mateusz Mroczek e la cuoca Cristina Catese. “La settimana della cucina è l’occasione per promuovere tutta la cultura italiana ed è per quello che sottolineo la collaborazione con le scuole gastronomiche polacche per i cui studenti saranno tenuti, da Emiliano Castagna, tre seminari sui prodotti alimentari italiani a Zarzecze il 15 novembre, a Danzica il 16 novembre, e a Opole il 17 novembre”, ha spiegato Luigi Iannuzzi capo della cancelleria consolare ricordando anche l’evento alla Fabryka Norblina il 15 novembre con seminario della professoressa Daniela Martini cui seguirà un aperitivo italiano. Il presidente della Camera di Commercio Piero Cannas ha poi sottolineato anche la presenza italiana alla fiera di Gastrofood di Cracovia. Il programma completo della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo si trova sul sito dell’Ambasciata d’Italia.

Meringata in coppa

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Ingredienti per 4 persone:
Per le meringhe
150 gr di albume d’uovo, meglio se vecchio
di alcuni giorni, a temperatura ambiente
300 gr di zucchero semolato

Per la coppa
250 ml di panna fresca da montare
2 cucchiai di zucchero semolato
1 punta di vaniglia in polvere
Frutti di bosco a vostra scelta

Procedimento:

Per prima cosa, preparate la meringa, meglio ancora se iniziate il giorno prima, perché la cottura è lunga. Con la planetaria o le fruste elettriche ad immersione montate gli albumi rigorosamente a temperatura ambiente con metà dello zucchero semolato (150 gr). Partite dalla velocità minima delle fruste e poi aumentate fino alla massima potenza. Dovete montare l’albume almeno per 15-20 minuti, fino ad ottenere un composto molto sodo. Fate la prova: prendete la ciotola e mettetela a testa in giù. Se il composto rimane fermo, vuol dire che avete raggiunto la giusta consistenza. A questo punto, aggiungete poco per volta il rimanente zucchero semolato, in più riprese, mescolando delicatamente con una spatola gommata dal basso verso l’alto, per non smontare il composto.

Trasferite il composto in una sac-a-poche (se non la avete, in questo caso potete utilizzare anche due cucchiai, ottenendo meringhe meno regolari) dotata di una bocchetta liscia o zigrinata, a vostro piacere. Accendete il forno a 90-95° in modalità ventilata. Rivestite le teglie del forno con carta forno e distribuite le meringhe con la sac-a-poche, cercate di non farle troppo grandi (massimo 3-4 cm di diametro). Potete metterle anche molto vicine tra loro, perché le meringhe in forno non crescono, ma, al contrario, devono asciugarsi. Infornate e lasciate cuocere per circa 2 ore, anche 3. Se potete, mettete un cucchiaio o una forchetta in mezzo all’apertura del forno, in modo che circoli maggiormente l’aria e non si sviluppi umidità. Una volta cotte (spezzatene una per vedere se è asciutta al cuore) fatele raffreddare bene.

Per le coppe, montate la panna ben fredda aggiungendo lo zucchero semolato e la polvere di vaniglia. Trasferitela in una sac-a poche con bocchetta liscia o zigrinata, come preferite. Pulite i frutti di bosco. Scegliete, se le avete, delle coppe trasparenti in modo da far vedere la stratificazione. Mettete una punta di panna sul fondo della coppa, poi aggiungete uno strato di meringa sbriciolata, aggiungete panna, poi i frutti di bosco, poi ancora meringhe, panna e frutta. Proseguite in questo modo fino a riempire tutta la coppa, mettendo sul top panna, qualche frutto intero e qualche briciola di meringa o una meringa intera. Proseguite allo stesso modo con le altre coppe. Servite ben fredde, conservandole in frigorifero fino all’ultimo momento.

Se avanzate meringhe, conservatele in una scatola di latta ben chiusa: durano anche mesi!

Dall’isola dei Nuraghi alla Vistola. La storia del Circolo dei Sardi Shardana

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Come Aristotele amava ricordare, l’essere umano è un animale sociale; per questa ragione in un’epoca di estrema polarizzazione ed idolatria dell’ego, l’associazionismo pone il noi anteposto all’io, l’interesse comune davanti al mero vantaggio personale. Le motivazioni che possono spingere a costituire un’associazione sono molteplici, quasi infinite tutte basate su valori nobili perché come diceva anche Melvin Jones “Non si può andare molto lontano finché non si inizia a fare qualcosa per il prossimo”.

L’Associazione Shardana ha come obiettivo, promuovere la cultura sarda ed italiana in Polonia, unire ed aiutare gli espatriati e le loro famiglie. Per queste ragioni il Circolo Sardo non vuole solo rappresentare un punto di riferimento solo per la comunità sarda, ma vuole diventare anche un luogo di incontro aperto a tutta la collettività italiana a Varsavia ed in Polonia.

Su queste importanti basi è stato possibile iniziare un viaggio insieme, che ha già prodotto significativi progetti, e costruito solide basi per un futuro di progresso e sviluppo sociale.

Nella primavera del 2018 durante un incontro fra amici Alberto Defraia, il futuro presidente dell’Associazione, propose ad altri tre amici: Magi Boscu esperta di ballo e tradizioni sarde, Luigi Lai avvocato ed a Giovanni Peralta, professore, di formare un’associazione di volontariato che poi sarebbe diventata successivamente il primo ed unico circolo dei sardi in Polonia. Al gruppo iniziale si è poi aggiunto il contributo del Direttore Artistico dell’Associazione Armando Ruda.

Nella scelta del logo volevamo rappresentare il forte legame con la Sardegna e l’Italia, ed allo stesso tempo ringraziare la Polonia che ci ha accolto a braccia aperte. quindi abbiamo creato un logo che riporta sia degli elementi della bandiera regionale sarda che i colori della bandiera polacca.

In meno di tre anni di vita l’associazione è cresciuta rapidamente ed ora vanta oltre 230 soci in tutta la Polonia ed un gruppo di 350 follower. Inoltre sono molti i polacchi che continuamente si iscrivono al circolo e che assiduamente partecipano alle attività dell’associazione.

Si sa, che i polacchi amano l’Italia: la sua cultura e lo stile di vita, ma negli ultimi anni mostrano anche un grande interesse specifico per la Sardegna e la sua cultura. Ne danno conferma i voli verso l’isola. L’isola dei nuraghi, come la maggior parte delle regioni italiane, ha un patrimonio culturale e paesaggistico enorme da offrire non solo come paradiso per le ferie, ma anche come possibile meta per iniziare una nuova vota.

Sono tantissime le persone che da diverse parti del mondo hanno fatto i bagagli per andare in Sardegna non solo per le vacanze, ma per vivere definitivamente. Sicuramente l’essere una delle cinque aree geografiche chiamate Blue zones, per la maggiore longevità ed il più alto numero di centenari al mondo, ha contribuito ad aumentare l’interesse per questa regione ed alimentare uno dei desideri più condivisi dagli abitanti di tutto il mondo: conoscere il segreto della longevità dei sardi.

Segreto che si può sintetizzare nel nostro stile e nella qualità della vita, le cui chiavi sono: la buona alimentazione basata su prodotti locali, l’attività fisica soprattutto all’aria aperta, la famiglia al centro, l’attività sociale ed i buoni rapporti con gli altri. Tradizioni che vogliamo mantenere vive nelle nostre famiglie in Polonia.

L’Associazione Shardana dal 2018, pur nelle difficoltà derivanti dalla pandemia e grazie ad una fruttuosa cooperazione con gli Istituti Italiani di Cultura di Varsavia di Cracovia ha continuato ad organizzare eventi: concerti, mostre, corsi di lingua e svariati incontri sociali.

Tra gli eventi più rilevanti ricordiamo:

  • Alla fine del 2019, in piena pandemia, abbiamo organizzato e partecipato a diversi eventi online, tra cui l’evento “Pani Carasau e Pane di Segale” insieme alla Fondazione Kontatto di Breslavia in cui si è parlato del ballo e delle tradizioni folkloristiche in Sardegna, del canto tradizionale e del “canto a tenore”, della civiltà nuragica e del bronzo. Il tutto è stato condito dalla preparazione, con collegamento in diretta, in Sardegna del pane carasau ed in Polonia del pane di segale. Poi insieme all’associazione dei polacchi in Sardegna “L’aquila Bianca” ci siamo incontrati online per parlare delle reciproche tradizioni culturali, culinarie e musicali del periodo del Natale. All’apertura dell’evento sono stati trasmessi i saluti e gli auguri di Natale dell’Ambasciatore italiano in Polonia, Aldo Amati, e del Console a Roma della Repubblica di Polonia, Agata Ibek-Wojtasik.
  • Ogni estate in giugno a Varsavia organizziamo quello che è il più importante appuntamento dell’Associazione: “La Festa della Sardegna”. Evento organizzato sotto forma di picnic Italo-polacco in cui tutti possono assaggiare i prelibatissimi prodotti sardi come i tipici formaggi pecorini, le salsicce ed i vini; e le pietanze sarde, come i malloreddus alla campidanese, la fregola alle verdure e la salsiccia arrosto preparate dai volontari dell’Associazione. Quest’anno grazie anche alla collaborazione con il Comites Polonia, di cui Alberto Defraia fa parte come tesoriere dal dicembre 2021, hanno partecipato oltre 120 persone provenienti da diverse città della Polonia. Lo stesso ambasciatore Aldo Amati, presente all’evento, è rimasto sorpreso dell’organizzazione e della bellissima riuscita della festa.
  • Abbiamo partecipato poi alle trasmissioni di TeleSardegna “Senza Confini” dedicate alle tematiche dell’emigrazione sarda. L’Associazione ha coordinato l’evento organizzando le interviste con alcuni sardi presenti sia a Cracovia che a Varsavia che hanno parlato della loro esperienza in Polonia e dei rapporti con la Sardegna.
  • Con l’evento “La vestizione in costume sardo” abbiamo portato la cultura sarda negli asili di Varsavia. Il vice presidente Magi Boscu in un prezioso costume sardo campidanese, insieme al tesoriere Giovanni Peralta hanno eseguito di fronte ai bambini il rito della vestizione del costume ed insegnato ai presenti il ballo tipico sardo.
  • Nel 2021 portando per la prima volta in Polonia i “Tenores di Neoneli” e Orlando Maxia, abbiamo realizzato il maggiore ed il più importante evento dell’anno, grazie anche all’aiuto dei due Istituti Italiani di Cultura in Polonia, organizzando due concerti nelle due città più rappresentative ed importanti della Polonia: Varsavia e Cracovia. L’obiettivo dell’evento è stato quello della diffusione e promozione culturale in Polonia del “canto a tenore” tipico della Sardegna che per la sua unicità nel 2005 è stato inserito dall’UNESCO tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità ed è perciò considerato “Patrimonio intangibile dell’Umanità”. Il canto a tenore è un canto ancestrale risalente al secondo millennio a.C., che si è sviluppato nell’ambito della cultura pastorale della Sardegna, è una forma di canto polifonico eseguito da un gruppo di quattro uomini usando quattro diverse voci che rappresentano le voci degli animali: Mesa oghe (verso dell’agnello), Contra (pecora), Bassu (vitello) e Sa oghe (il pastore). È caratterizzato dal timbro profondo e gutturale del bassu e delle controvoci ed è eseguito stando in piedi formando un cerchio. I solisti cantano un pezzo di prosa o poesia, che può anche appartenere a forme di espressioni culturali contemporanee, mentre le altre voci fanno un coro di accompagnamento. I concerti sono stati anche l’occasione per far conoscere al pubblico la vita e l’opera di Emilio Lussu. 

    Nei prossimi mesi sono in programma nuovi interessanti progetti, tutte le informazioni le troverete sulla nostra pagina facebook www.fb.com/@ShardanaPL

    Essendo il Circolo un’associazione di volontariato senza scopo di lucro, ogni socio è invitato a contribuire alle attività del circolo secondo la propria indole e possibilità, questo fa sì, che ogni socio possa trovare nell’ambito associativo un proprio spazio di espressione. L’associazione per crescere ha bisogno di volontari, quindi se ti riconosci nei valori associativi puoi contattarci scrivendo una e-mail a shardana.polska@gmail.com

    Tornando ora al titolo dell’articolo: il popolo nuragico sardo era anche chiamato, “il popolo del mare” conosciuto anche dai faraoni dell’antico Egitto. Secondo alcuni autori, quando i classici scrivevano dell’invalicabilità delle colonne d’ercole, in realtà parlavano della Sardegna e del suo antico popolo del mare cioè gli “Shardana”.

    Foto di gruppo: Magdalena Drobnik

Appena sfornati

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Maurizio Carucci “Respiro”
Non fatevi ingannare, non pensate che questa sia musica leggera, piacevole e non impegnativa. Sotto la superficie del sole si nasconde un grande dramma. Tutto è iniziato la scorsa estate quando Maurizio ha ammesso di essere stato vicino al suicidio. Il crollo emotivo, la dipendenza dall’alcool ed il vagare nella tristezza sono venuti a scontrarsi con la luce in fondo ad un tunnel buio, grazie alla quale il cantautore ligure non si è arreso. Nel suo debutto “Respiro”, il musicista cerca di rivelare le sue diverse anime, sprofonda nella propria intimità, tocca una gamma di umori, il tutto è ricco di riflessioni e suoni che l’artista ha vissuto negli ultimi anni. La confessione sottile si incontra qui con una nota di danza, a volte con l’accompagnamento del pianoforte, a volte con un accompagnamento elettronico. Nell’album, quindi, troviamo sia la spontaneità, ad esempio nel brano “Planisfero” che celebra la vita, sia il pop nello stile degli anni ’80. Un album con la musica onesta e senza limiti.

Post Nebbia “Entropia Padrepio”
Post Nebbia è un gruppo di Padova nato dalla visione psichedelica di Carlo Corbellini, la cui immaginazione non ha limiti. Nell’ultimo album “Entropia Padrepio” vi invita in una discoteca nella quale non siete mai stati finora. L’album è pieno di composizioni epiche e ricche che brillano di mistero e talvolta anche di ansia. È come affiancare la musica psichedelica degli anni ’60 e ’70 con la scena alternativa moderna, per poi mettere i Beatles accanto ai Black Sabbath e ai Beach Boys o all’LCD Soundsystem. I Post Nebbia sono brillanti nel riprodurre suoni epici che diventano ermetici e fumosi allo stesso tempo. La loro proposta è un album non scontato, che è inutile cercare nelle classifi che. Un disco impegnativo che esplora il conflitto tra il divino e il terreno, tra il celeste e l’umano, tra l’universale e il personale, plasmandosi in una meravigliosa forma sonora.

Bartolini “Bart Forever”
Gli anni ’90 regnano ovunque, ma non da Bartolini. Un rappresentante della giovane generazione, nato a metà degli anni ’90 attinge a manciate dal post-punk e dalla “musica da uomini”. Il suo nuovo album “Bart Forever” è un omaggio all’adolescenza del cantante, durante la quale, negli anni duemila regnava la musica alternativa sotto il segno dei Franz Ferdinand, Vampire Weekend o Beach Fossils. Abbiamo quindi un sacco di melodie anglosassoni che evocano suoni punk di un decennio fa direttamente dal garage di un adolescente ribelle della California o della Gran Bretagna; il tutto arricchito dal suono distorto delle chitarre elettriche, completato da testi difficili da cantare che testimoniano l’enorme progresso nella produzione del talentuoso cantante italiano. L’aggressività si intreccia con la malinconia. Una notte calda con una mattina frizzante. Bartolini tocca i ricordi della vita provinciale in “108”, l’eterna fragilità di fronte alla morte del padre e l’urlo giovanile in “Forever” e infine la morbosa gelosia in “Luci”, dove invita Thru Collected per un duo. Forte!

Tłumaczenie it: Weronika Rosół

Baccalà in crosta di gruyére e chinoa, salsa al cerfoglio, cipollotto ed emulsione di porri

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Ingredienti per 4 persone:

Per il baccalà:
500 g di baccalà dissalato
60 g di gruyére
150 g di quinoa
1l d’acqua
0.5 g di zafferano
1l di olio di semi di girasole
Erbe aromatiche (timo, maggiorana e alloro)
1spicchio d’aglio, sale, pepe, olio

Per la salsa cerfoglio:
60 g di cerfoglio
40 g di prezzemolo
1 scalogno
2 patate rosse
Brodo vegetale o di pollo q. B
Sale

Cipollotto in agrodolce:
800 g di cipollotto
1 scalogno
1 spicchio d’aglio
2 dl di aceto di vino bianco
3 cucchiai di zucchero
40 g di burro
Sape e pepe

Per la fonduta di porri :
200 g di porri
130 g di scalogno tritato
Olio evo q. B
Mezzo spicchio d’aglio
100ml di panna
30g di burro

Procedimento:

Per la salsa al cerfoglio: sbiancare il cerfoglio e il prezzemolo e raffreddare il tutto velocemente in acqua e ghiaccio. In una casseruola stufare lo scalogno tritato, aggiungere le patate precedentemente pelate e tagliate finemente, bagnare con il brodo di pollo o vegetale e portare a cottura. Raffreddare e frullare con il cerfoglio e prezzemolo fino a ottenere una salsa bella morbida. Passare allo chinois e sistemare di sale.

Per il cipollotto in agrodolce: pulite il cipollotto, tagliate a julienne grossolano e mettete in acqua fredda per 30 minuti. Sciogliete il burro in una larga casseruola, unite l’aglio tritato, lo scalogno tagliato a dadini, lo zucchero e mescolate. Dopo 3 minuti unire il cipollotto tagliato, salate pepate e alzate la fiamma, bagnate con l’aceto e lasciatelo evaporare parzialmente. Abbassare la fiamma, coprire con un coperchio e fate cuocere a fuoco lento per circa 15 minuti, bagnando ogni tanto con qualche cucchiaio di acqua calda.

Per la fonduta ai porri: sbucciare lo scalogno e tritare fi nemente, pelare i porri e sciacquare accuratamente sotto l’acqua. Tagliare a julienne. In una casseruola, fate imbiondire lo scalogno tritato con un fi lo d’olio, l’aglio e il burro. Dopo 3 minuti aggiungere il porro e continuare la cottura, aggiungendo un po’ d’acqua, arrivato a metà cottura versare la panna. Continuate la cottura, frullare, passare a chinois e gustare di sale e pepe.

Per la quinoa: portare a ebollizione l’acqua con il sale e lo zafferano, aggiungere la quinoa e cuocerla per 20 minuti. Scolare e stendere delicatamente su una placca ricoperta con carta da forno. Far asciugare a temperatura ambiente. In seguito, friggere e far soffi are in olio caldo (185°).

Per il baccalà: tagliare il trancio di baccalà, precedentemente sfi lettato e spinato. Condire con olio evo. Preparare la crosta: in una ciotola aggiungere il gruyère e la quinoa soffi ata, gustare di sale e pepe. Con l’impasto formare delle palline, e mettete in frigo per un paio di minuti. In una padella medio calda con un pizzico di sale messo sul fondo, scottarlo dalla parte della pelle. Quando sarà croccante e dorato, spostare il trancio su una placchetta, foderata con carta da forno, eliminare la pelle e aiutandosi con le mani stendere delicatamente la farcita di gruyère, e ultimare la cottura, in forno riscaldato a 185° per qualche minuto.

Impiattamento: aiutandosi con un coppapasta, posizionare al centro del piatto, un nido di cipollotti, posizionare sopra il trancio, versare la salsa di cerfoglio a giro, e completare con la fonduta di porri e qualche germoglio.

La ragazza del ”Deserto Rosso”

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Quest’anno il mondo ha detto addio a una delle icone più importanti del cinema italiano. Una specialista dei ruoli complicati, a base psicologica, la musa di Michelangelo Antonioni. Bellezza bionda con un carattere non facile, che usava un linguaggio tagliente. Parliamo della leggendaria Monica Vitti.

Roma negli anni Trenta del secolo scorso diventava sempre più importante. Il fascismo cresceva pericolosamente, e all’inizio del decennio è apparsa la “Dottrina del fascismo” di Mussolini. L’anno 1931 è quello in cui inizia le trasmissioni la Radio Vaticana e Papa Pio XI pubblica l’enciclica Quadragesimo anno, in cui esprime la sua preoccupazione per la sorte delle persone che vivono del lavoro delle proprie mani. In questo anno vengono al mondo l’otto volte campione del mondo e campione olimpico, il ciclista Guido Messina, uno dei più grandi esperti del repertorio di Verdi e Puccini, il direttore d’orchestra Nello Santi e la ragazza del deserto rosso Monica Vitti, in realtà Maria Luisa Ceciarelli.

Michelangelo Antonioni, Monica Vitti
(Mostra del Cinema di Venezia)

La ragazza cresce in una casa dove, ha ammesso dopo anni, veniva ignorata dai suoi genitori (Adele Vittiglia e Angelo Ceciarelli). Suo padre era un ispettore del commercio estero e doveva portare con sé tutta la famiglia, e quindi c’erano trasferimenti continui tra cui Messina in Sicilia. La piccola Maria Luisa soffriva questi trasferimenti e quindi si convinse che la sua infanzia fosse infelice perché cresceva giocando da sola. Nessuno le prestava attenzione, nessuno la lodava né la motivava. Con la madre, che si prendeva sempre cura della casa, ha avuto una relazione tesa, litigava con lei e spesso erano in competizione tra loro. Sentiva di essere trattata ancora peggio dai suoi fratelli maggiori. “Ho avuto genitori molto duri. I miei due fratelli avevano potere e libertà. Ero impotente e sola.” Questo fa fuggire Maria nel suo mondo, un mondo di fantasia, di amici immaginari e giochi in cui poteva sorridere. La carenza di attenzioni e le cattive relazioni con i genitori sono state ritenute il motivo principale per cui non ha mai avuto una propria famiglia e ha iniziato a cercare l’accettazione e l’interesse in persone sconosciute. È facile intuire che queste persone le ha trovate sul palco del teatro dove ha potuto provare, anche se per un momento, la sensazione di essere apprezzata.

Maria ha debuttato in teatro abbastanza presto, a quattordici anni. Fare l’attrice era una forma di evasione. Il nuovo mondo e l’esprimersi attraverso la recitazione furono per lei una salvezza. Nelle interviste, ha detto che la sua solitudine le faceva sentire una scarsa voglia di vivere. L’attrice sopravvisse ad un primo tentativo di suicidio. Recitare le ha dato l’opportunità di fingere di essere qualcun altro e fare ridere la gente. Quando Maria ha diciotto anni la sua famiglia fatica nella realtà del dopoguerra e vive in una crescente povertà, che sta colpendo tutta l’Italia. Ignorando i desideri di Maria la famiglia, con i fratelli, decide di emigrare in America. Maria rimane in Italia dove inizia e completa con successo l’Accademia Nazionale Romana di Arti Drammatiche. Fare l’attrice sta diventando per lei sempre più importante, ma ha anche dei lati negativi. La fantasia diventa un rifugio sempre più comodo. Impara a sfuggire le vere emozioni, si nasconde dietro le varie interpretazioni e tiene lontana la realtà. All’inizio degli anni 50 decide di abbandonare completamente la sua identità. Nel 1953, prende il soprannome di Monica Vitti.

I primi passi di Monica non sono speciali. È semplicemente una giovane attrice quasi anonima e sconosciuta che va in Germania con una troupe italiana e partecipa allo spettacolo “La Mandragola” di Niccolò Machiavelli. Il teatro si combina con partecipazioni in film, l’industria cinematografica le dà spazi meno attraenti, ma porta guadagni migliori. La sua carriera cresce, la televisione si aggiunge al teatro e al cinema. Durante questo periodo recita in una farsa poco ambiziosa di Feydeau, ma grazie a questo ruolo sarà notata da Michelangelo Antonioni, che ha già girato fi lm di successo; tra cui “L’amore in città”, “Le amiche” premiato al festival del cinema di Venezia o “La signora senza camelie” con l’attrice dello stesso anno di Vitti, Lucia Bose.

Monica Vitti, Michelangelo Antonioni
(Mostra del Cinema di Venezia)

La proposta che riceve da Antonioni non è quella sognata. Inizialmente, il regista decide di usare solo la sua voce, per doppiare la giornalista interpretata da Dorian Gray nel film “Il grido”. Vitti accetta ogni proposta e cerca di fare il suo lavoro nel miglior modo possibile. Un giorno, lavorando nello studio del doppiaggio, Monica non si accorge che Antonioni è entrato e sta dietro di lei ad osservarla. Quando finisce il doppiaggio Antonioni le si è avvicina e le dice: “hai un bel collo. Puoi recitare nei film”. Fu una svolta e l’inizio dell’avventura più importante della vita di Monica Vitti, non solo un’avventura cinematografica.

Monica Vitti diventa rapidamente musa e amante del regista. In questo senso, il loro rapporto era simile a quello di Jean-Luc Godard e Anna Karina, le loro controparti in Francia. Nei ricordi dell’attrice, Michelangelo era un intellettuale, estremamente sobrio e coscienzioso. Un uomo affascinato dalle donne e dagli attori sui set dei suoi film, per loro era sempre disponibile quando ne avevano bisogno. La sua origine e la sua educazione differivano notevolmente da quella della Vitti, perché Antonioni aveva avuto un’infanzia felice e per questo è stato in grado di darle ciò che non aveva ricevuto dal padre. Era circa vent’anni più vecchio di lei, è possibile che a spingerla verso di lui sia stata proprio la differenza d’età. Antonioni era un forte supporto per la Vitti e, in qualche modo, ha riempito il posto del padre.

La loro prima collaborazione è durata due anni, ci mette così tanto la produzione de “L’avventura”, film con cui Antonioni vince il Premio della giuria al Festival di Cannes. È una storia di un gruppo di amici che viaggiano verso un’isola, e allo stesso tempo una ragazza scompare in circostanze misteriose. Durante la ricerca, la sua amica e l’amante si avvicinano. Questo è un punto di svolta per entrambe le loro carriere. La proiezione del film è fischiata, ma la mattina dopo la situazione è invertita. Un gruppo di rinomati registi e critici, guidati da Roberto Rossellini, fa una dichiarazione forte: ”Consapevoli dell’eccezionale significato del film “L’avventura” di Antonioni e spaventati dall’ostilità che ha suscitato, i sottoscritti critici e rappresentanti della professione desiderano esprimere la loro ammirazione per il creatore del film”. La confusione che riguarda il primo capolavoro di Antonioni è ampiamente commentata dalle cronache dell’epoca. Per molti, è un lavoro completamente senza compromessi nella narrazione utilizzata, che in verità manca. Tensione minima, ritmo d’azione quasi congelato, paesaggi deserti; sia fisici che emotivi. I suoi eroi sono tristemente chiusi in sé stessi, incapaci di stabilire relazioni, e muoiono di noia piuttosto che vivere la propria vita.

L’anno successivo, in un sondaggio per la rivista cinematografica britannica Sight and Sound, 70 critici di tutto il mondo hanno definito “L’avventura” come il secondo più grande film mai realizzato, subito dopo “Citizen Kane” di Welles. A Berlino, Antonioni presenta “La notte” ricevendo il premio principale, l’Orso d’oro per il miglior film e il Premio della Federazione Internazionale Critica (FIPRESCI). Monica Vitti accompagna sullo schermo icone del cinema come Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau. Il rapporto di Vitti con Antonioni è ampiamente chiacchierato. Monica acquista un appartamento a Roma grazie ai guadagni per il film “L’avventura”. Michelangelo si trasferisce nell’appartamento sopra di lei, con le scale interne che li collegano. Passano tutto il tempo insieme e lavorano sui nuovi film. Nascono nuovi capolavori come “L’eclisse” e “Il deserto rosso”, il primo, premiato con una menzione speciale della giuria a Cannes, in cui la Vitti e Alain Delon sono una coppia alle prese con il passato, il secondo film invece, racconta della malattia mentale incurabile di una casalinga, interpretata eccezionalmente dalla Vitti, vince il Leone d’oro al Festival di Venezia.

Poco dopo la Vitti e Antonioni si separano, fatto che non fu facile da superare per nessuno dei due. Per la Vitti fu un periodo difficile che ebbe anche un impatto sulla sua carriera. Per reagire l’attrice torna alla commedia e al grottesco. Sceglie ruoli leggeri che le permettono di sorridere. Nel corso del tempo le arriva una proposta da Hollywood, poi un’altra ma le rifiuta tutte. Questo non significa che la sua popolarità stia diminuendo, anzi. Sui giornali, confessa che fare ridere la gente le rende grande
piacere. Diventa rapidamente una star e una specialista in questo genere. Monica è la prima donna protagonista in una commedia che fino a quel momento era stata dominata dagli uomini. I suoi due grandi successi sono soprattutto “La ragazza con la pistola” e “L’anatra all’arancia”. In questo periodo la Vitti recita in un altro film importante: “Il fantasma e la libertà” di Louis Buñuel.

Negli anni 80 la Vitti ha recitato in altri film, tra cui l’ultimo con Antonioni, ma non ha avuto molto successo. Il cinema ha avuto sempre meno da offrirle anche perché non era più così giovane. Monica così decise di tornare a teatro sia come attrice che insegnante. Questo è anche il periodo in cui l’attrice comincia a scrivere libri. Per l’ultima volta è apparsa sullo schermo nel 1990 nel film diretto da lei e intitolato “Scandalo segreto”. Il ruolo di protagonista è stato interpretato da Roberto Russo, marito della Vitti dal 1995. Dopo la diagnosi di Alzheimer è uscita dalla vita pubblica.

Monica Vitti è stata sempre coraggiosa nelle sue opinioni. Negli anni 70, ad esempio, ha cercato zdi incoraggiare le ragazze italiane a pensare alle loro passioni, alla soddisfazione della vita privata e professionale invece di sposarsi o mettere su una famiglia. Era una ribelle, a volte anche provocatrice. Evitava la stampa pensando che le interviste fossero stupide perché non riportano la verità e lei non voleva che i giornali pubblicassero frasi che lei non aveva detto. La Vitti non era una persona facile e aveva abitudini che spesso creavano difficoltà sul lavoro. Nei ricordi del famoso fotografo e addetto stampa Enrico Lucherini l’attrice era insopportabile, ribelle: “Era una spina nel fianco. Lei ha fatto il primo Photoshop con la penna: le ho mandato le foto dal set di “La ragazza con la pistola” e poi me le ha mandate tutte segnate con le modifi che. Al contrario, nei ricordi di Claudia Cardinale, la Vitti emerge come un’amica molto intima, con la quale rideva sempre molto e aveva molti argomenti comuni da discutere. Emma Marrone aggiunge che era misteriosa, malinconica e tragica allo stesso tempo.

“Io non sono come nei fi lm di Antonioni, né come mi vedete nelle commedie. Sono completamente diversa. Sono una femminista e, d’altra parte, voglio che gli uomini mi vizino, sono egocentrica ed egoista. Il mio lavoro è una psicodramma, nel senso stretto del termine. Lavoro per spingermi a vivere e a guarire. L’ho capito quando ho saputo che in alcune cliniche psichiatriche, i malati interpretano ruoli diversi come cura” ha dichiarato Vitti in una delle interviste. Gli ultimi anni la Vitti li ha passati lontana dai rifl ettori per nascondere al mondo la sua malattia progressiva. Monica Vitti è stata uno dei volti più importanti del cinema europeo del XX secolo e nella storia del cinema, fu molto di più di una splendida donna.

Tłumaczenie it: Dominika Klimaszewska
Foto: Gianfranco Tagliapietra

Quattro P, showroom e cantina

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“Ogni uomo civilizzato ha due patrie: la prima è la sua , l’altra è l’Italia. Perché solo a pensarci, tutta la cultura, tutta l’arte, tutta la conoscenza, tutto è venuto da lì…”.

Così come Henryk Sienkiewicz fu affascinato dall’Italia quando creò l’epopea “Sulla sponda luminosa”, così molti altri artisti traggono ancora oggi ispirazione da questo splendido Paese. Cultura, arte, moda, paesaggi mozzafiato, cucina deliziosa, caffè e, non per ultimo, vini pregiati. Ed è proprio dei vini che vogliamo parlare oggi. Grazie alla diversità dei climi nelle varie regioni, gli italiani sono famosi per avere la più grande varietà di produzione di vino al mondo. In ognuna delle 20 regioni del Paese si trovano marche di vino eccellenti. La cosa migliore è recarsi direttamente nei vigneti per una degustazione che permetta di conoscere meglio la tradizione e la storia dei singoli vini e produttori. Oggi vogliamo accompagnarvi per un viaggio in un luogo straordinario, che vi farà entrare in un’atmosfera veramente italiana, senza lasciare la Polonia. Mattoni rossi, tavoli di legno, massicci scaffali di metallo che si piegano sotto il peso del vino, prosciutti in stagionatura appesi, musica italiana d’atmosfera in sottofondo e un ulivo di 300 anni all’ingresso. Ecco come si presenta il nuovo showroom ed enoteca Quattro P, situato in via Waflowa 1 a Varsavia: varcando la soglia dell’ingresso si viene trasportati in una affascinante cantina ricca di vini pregiati provenienti da tutte le regioni d’Italia. Tra oltre settecento vini diversi, potrete scegliere il vostro Primitivo, Pinot Grigio o Prosecco preferito, ma scoprirete anche nuovi ceppi meno popolari. Per gli intenditori più navigati, ci sono vini come il Barolo, l’Amarone o il Franciacorta, noto come lo champagne italiano. Lo showroom Quattro P è il luogo ideale per rifornire di vino il vostro ristorante, la vostra pizzeria o il vostro hotel. I negozi di vini e di liquori specializzati troveranno qui gemme provenienti dai vigneti di cui abbiamo la distribuzione in esclusiva. Sorprenderemo anche gli altri importatori e distributori presenti in Polonia con offerte interessanti preparate appositamente per loro. La cantina, di recente apertura, è lo spazio ideale per eventi di degustazione e banchetti enogastronomici, dove un sommelier vi guiderà alla scoperta di questo paese del vino.

Anche Vito Casetti, che è uno degli ideatori di questo locale italiano, vi invita per una degustazione.

Quattro P showroom i winiarnia
ul. Waflowa 1, 02-971 Warszawa
www.quattrop.pl