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Sformatino di salmone, porro brasato e patate con crocchette di patate farcite

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Ingredienti per 3 persone

Per lo sformatino:

  • 350 g  porro (1 porro grande)
  • 300 g  patata (3 patate medie)
  • 300 g salmone fresco (trancio)
  • 50 cl di vino rosso secco
  • qualche goccia di crema di aceto balsamico di Modena
  • ¼ di bicchiere di olio extravergine d’oliva 
  • sale e pepe nero q.b.
  • qualche foglia di rucola

Per 3 crocchette:

  • 150 g di patate (una patata media)
  • 2 cucchiai di parmigiano reggiano
  • un po’ di pane grattugiato
  • 3 dadini di pecorino fresco o formaggio Asiago
  • 2 uova
  • olio di semi per friggere
  • sale e pepe q.b.

Preparazione di 3 sformatini:

Mondare e lavare il porro, tagliare a rondelle di c.a. ½ cm. Cuocere il porro dolcemente nell’olio sfumando con il vino rosso e qualche goccia di crema di aceto balsamico di Modena e un pizzico di sale. Nel contempo lessare le patate al 70% della cottura. Raffreddare, sbucciare e tagliare a fettine di c.a. ½ cm, salare e pepare.

Per preparare lo sformatino aiutarsi con una formina in metallo, tonda o quadrangolare a piacere.

In un vassoio stendere della carta da forno dove poggiare le formine. Inserire all’interno di ogni una:  I° strato di patate, II° di porri precedentemente brasati, III° ancora qualche fettina di patata e sopra il trancio di salmone crudo un pizzico di sale, pepe nero e qualche goccia d’olio evo.

 Infornare a forno caldo c.a. 200° per 15 min.

Preparazione di 3 crocchette:

Lessare le patate, sbucciare e schiacciare con uno schiaccia patate in una terrina. Rompere l’uovo separando l’albume dal tuorlo. Unire il tuorlo ed il parmigiano alla patata, amalgamare bene, salare, pepare e dividere l’impasto in 3 parti. Con le mani leggermente infarinate, fare 3 palline avendo cura di inserire all’interno il dadino di formaggio.  

Sbattere l’uovo salare e passare le palline di patata prima nell’uovo e dopo nel pane grattugiato.  Friggere in olio bollente possibilmente tenendole sollevate con un colino di acciaio forato, ciò eviterà annerimenti della parte inferiore. Adagiare le crocchette in una carta assorbente e impiattare assieme allo sformatino ben caldo su un letto di rucola. 

Buon appetito!

OFF Camera 2020: non abbiamo paura del cinema!

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.p

All’insegna di questo motto si svolge dal 11 settembre al 25 settembre il festival OFF Camera di quest’anno. In uno spazio virtuale e nei drive-in dieci film di registi di tutto il mondo competono per l’apprezzamento del pubblico e il Premio Cinematografico di Cracovia. L’addetta stampa del festival Alicja Myśliwiec ha sottolineato che gli organizzatori vogliono promuovere i giovani registi e debuttanti. L’affluenza nel cinema drive-in durante le proiezioni è notevole. Ogni giorno al parcheggio dello Stadio Comunale Henryk Reyman a Cracovia arrivano circa cento auto. Nel programma del festival abbiamo tra l’altro “Kursk” di Thomas Vinterberg, “Beautiful Boy” di Felix Van Groeningen o “Dinner In America” di Adam Rehmeier. Per quanto riguarda la cinematografia polacca possiamo trovare i film come ad esempio: “Pan T.” di Marcin Krzyształowicz, “Bliscy” di Grzegorz Jaroszuk con la partecipazione di Olaf Lubaszenko e “Safe Inside” di Renata Gabryjelska. Gli organizzatori di OFF Camera 2020 si augurano che i registi arrivino a Cracovia e che il festival rimanga uno spazio per un forte dialogo tra gli spettatori e i cineasti, nonostante le difficoltà relative al coronavirus.

 

Alfa Romeo 8C 2900 B – Miss Italia

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Il piano era questo: il 22 maggio, prendere il volo per Bergamo, lì noleggiare una macchina e raggiungere Cernobbio, al Lago di Como. I seguenti due giorni dovevano essere un’avventura indimenticabile visto che la partecipazione al Concorso d’Eleganza Villa D’Este è come un santo Graal per gli amanti delle riunioni automobilistiche. Alla fine di febbraio tutto è iniziato a crollare.

Molto presto i titoli dei giornali di molti paesi hanno iniziato a proclamare che il mondo si è fermato, ferendo involontariamente le persone dal servizio sanitario e i volontari. Proprio per loro il mondo si è trasformato nella lotta più ardua con il prezzo più alto: la vita umana! Innumerevoli, senza adeguata attrezzatura, sottofinanziati, assonnati, hanno dovuto perdere molti dei primi giri di questa drammatica gara contro il tempo. Tuttavia, incrollabili, instancabili, senza paura, corrono avanti incessantemente e forse non ancora sulla via più rapida, ma comunque per vincere. Ascoltando Bono che canta “Let Your Love Be Known” e guardando tutti quegli sforzi, penso a ciò che Winston Churchill disse al riguardo dei piloti che parteciparono alla “Battaglia d’Inghilterra” nel 1940: “Mai, nel campo dei conflitti umani, così tanti dovettero così tanto a così pochi”. Tra l’altro penso, che oggi, anche in questa situazione eccezionale, sfortunatamente manchino i politici della sua statura. Ecco, abbiamo due facce della stessa medaglia, da un lato tutti quelli sottoposti al sacrificio e al rischio quotidiano della propria salute – beh della vita – e, dall’altro, coloro che per gli anni gli cucivano non le mascherine o le tute ma “un corto abitino” del sistema sanitario. Oltre a provocare le ovvie tragedie e perdite, Covid19 ci ha tolto anche la primavera, la  più bella, più colorata ed energica stagione dell’anno. È difficile, ma andiamo comunque avanti, un po’ preoccupati ma nonostante tutto pianifichiamo il futuro, non necessariamente “>>” basta premere “play” sul nostro lettore della vita.

Il piano è questo: partenza per Bergamo il 23 ottobre per trascorrere i seguenti due giorni tra l’aristocrazia automobilistica mondiale. Il Concorso d’Eleganza Villa D’Este è il più importante concorso delle auto d’epoca in Italia e uno dei più prestigiosi al mondo insieme al Pebble Beach Concours d’Elegance e il Goodwood Festival of Speed. Il primo evento sul Lago di Como sotto il nome di Coppa d’Oro Villa d’Este lo hanno organizzato insieme il 01/09/1929 Automobile Club di Como, Comitato di Cura di Como e Grand Hotel Villa d’Este. Negli anni successivi, con le numerose pause e sotto vari nomi, si presentava come una revisione delle idee correnti su come progettare le auto moderne, includendo una dimostrazione delle possibilità principalmente da parte delle case automobilistiche italiane. Gli organizzatori a rotazione si impegnarono costantemente a rendere le successive competizioni più attraenti, ad esempio nel 1934, sullo sfondo delle auto, viene organizzata una sfilata dei migliori sarti milanesi.

Dopo la seconda guerra mondiale nel 1947 e nel 1949, sono state organizzate altre due competizioni nella precedente forma, durante l’ultima la votazione del pubblico, a differenza della giuria, riconosce l’Alfa Romeo 6C 2500 SS Touring come l’auto più bella tra quelle presenti, portando al modello l’orgoglioso nome di Alfa Romeo Villa d’Este. A parte i singoli tentativi di ripristinare il concorso [1986, 1996 e 1997], solo dopo mezzo secolo nel 1999 grazie al Grand Hotel Villa d’Este e il BMW Group è stato organizzato il Concorso d’Eleganza come competizione delle auto d’epoca, anche se nel 2002 è stata aggiunta la categoria di prototipi e concept car. Ogni anno, durante l’ultimo weekend di maggio [quest’anno spostato alla fine di ottobre] nello scenario spettacolare di Villa d’Este e Villa Erba, il pubblico ha l’opportunità di “sfiorare” presentate nelle 8 categorie, curate alla perfezione, pienamente funzionanti, macchine uniche. Non riesco ad elencare d’un fiato e non credo che Michael Phelps con i suoi polmoni da 12 litri riuscisse a menzionare ciò che si poteva vedere qui negli ultimi anni. Un altro fenomeno del Concorso è il pubblico. Sebbene le auto di questa classe e di questo valore non siano separate dai visitatori da barriere, nessuno ma nessuno, compresi i bambini, non abusa della fiducia dei proprietari e degli organizzatori di questo meraviglioso evento all’aperto. Come si può vedere il buon gusto va di pari passo con la cultura personale. Una situazione simile la possiamo anche vivere in Polonia durante i raduni di Forza Italia, dove c’è sempre un’atmosfera rilassata e amichevole. Incrocio le dita per l’edizione 2020, Forza!

Nel 2019, sia la giuria che il pubblico hanno deciso che il titolo di “Miss Italia” nella categoria delle auto è stato vinto dalla nera Alfa Romeo 8C 2900 B Lungo Touring. A proposito di “Miss Italia”, so che è una sorta di sciovinismo, pensando a #metoo è uno scandalo, ma manteniamo la ragione e un po’ di misura tra “ah!” e “ble!” Non diamo fuoco alle opere di Rubens o Egon Schiele, non vietiamo il mini o il bikini, non lapidiamo la Venere di Milo e non tagliamo in piccoli semi di papavero tutte le copie di “E Dio creò la donna” di Vadim, altrimenti ci sveglieremo in “Sexmission” di Machulski e vi assicuro che nessuno ne sarà contento. Il concorso “Miss Italia” è quasi coetaneo dell’Alfa descritta oggi, considerando il fatto che la sua prima edizione si è svolta nel 1939 e per i primi tre anni si svolgeva sotto la forma di … corrispondenza. L’evento è’ stato chiamato “5000 Lire per un sorriso” e visto che gli italiani canticchiavano “se avessi mille lire al mese” non si doveva trattare allora di una piccola somma. L’ideatore era Dino Villani e tutto serviva a pubblicizzare una delle aziende produttrici di un dentifricio, il che spiega la presenza di un sorriso nel nome originale.

Dal 1946 abbiamo a che fare con “Miss Italia” nella sua formula attuale. L’usanza della competizione annuale è quella di consegnare la corona alla prescelta miss da quella uscente, nel corso degli anni è variata molte volte la forma di questo simbolo di vittoria. La corona più usata è quello del 1970, trasmessa alle successive miss per i seguenti 10 anni, ma un recente modello di corona, sebbene molto modesto, ha la possibilità di battere questo record perchè è in uso dal 2011. La regina della bellezza italiana, come negli altri paesi, lo è per un anno, nonostante ciò nel 2013 Giusy Buscemi ha regnato un mese in più a causa dei ritardi legati all’acquisizione dei diritti TV dalla RAI1 alla LA7.

Torniamo però alla nostra “Miss”, nel 1934 Vittorio Jano progettò il motore in linea a 8 cilindri in alluminio con una capacità di 2905 cm³ da cui deriva la designazione 8C 2900 dell’auto. Tuttavia, all’inizio ottenne la denominazione di Tipo B, poiché sostituì il modello di Tipo A nel 1931 durante la gara del Grand Prix. Nonostante le grandi prestazioni dell’Alfa, 255 CV e oltre 260 km/ h, Mercedes e Auto Union, sovvenzionati dal governo tedesco, sono stati in grado di mettere in gara le auto ancora più potenti. Nel 1935 i tedeschi hanno dominato il Gran Premio, erano talmente convinti della loro egemonia diffusa con l’orgoglio della propaganda nazista, che dopo il GP di Germania sulla pista di Nurburgring, dove l’Alfa Tipo B guidata da Tazio Nuvolari vinse per l’ultima volta, non sono riusciti a trovare il disco con l’inno italiano per onorare il vincitore. L’ulteriore partecipazione dell’Alfa Tipo B [7 esemplari costruiti] al Grand Prix aveva perso senso, tuttavia, era necessario in qualche modo utilizzare decine di motori pronti e centinaia di altri pezzi. Gli italiani hanno pensato alla GT classe rally e sulla base di questi componenti costruirono 6 spider 8C 2900 E. Un motore eccellente, sebbene la potenza sia stata ridotta a 220 CV [230 km/h], una sospensione indipendente senza precedenti sia nella parte anteriore che in quella posteriore, un leggero telaio tubolare del corpo brevettato da Carrozzeria Touring con il nome di “Superleggera”, ha contribuito alle fenomenali vittorie. Mille Miglia 1936: i primi due, più il quarto posto. Nel 1937 di nuovo il posto più alto sul podio. Il potenziale dell’auto raggiunge rapidamente gli autisti civili con ambizioni sportive, fatto che l’Alfa Romeo utilizza immediatamente lanciando un ulteriore modello: 8C 2900 B [180HP, 185 km/h]. 

Sono state prodotte nella versione spider 20 copie con l’interasse corto e 10 con quello lungo. Le carrozzerie delle auto, sono state fatte ovviamente a mano a Torino da Stabilimenti Farina e a Milano da Carrozzeria Touring. I milanesi firmano anche 5 versioni di Lungo Berlinetta, il cui modello sto presentando oggi. Nel 1938 le tre spider non lasciano salire nessuna delle concorrenti sul podio, mentre nel 1947 il modello berlinetta dell’Alfa vince per l’ultima volta la Mille Miglia. Certo, un’auto del genere non poteva mancare nella prestigiosa Le Mans 24H, nel 1938 è stata preparata una versione speciale della Berlinetta Touring Lungo con una carrozzeria del peso di soli 180 kg. Quando l’Alfa di colore bordò con il numero 19 doppia tutte le altre auto per la 14^ volta [Sic!], con un’ora e mezza di vantaggio e 189 km davanti al seguente equipaggio, la vittoria era già garantita. Sfortunatamente, a causa del fallimento del differenziale, l’auto non è stata in grado di terminare la gara. Negli anni ’30, la produzione di 30 auto era già considerata come una produzione in serie, per questo motivo l’Alfa 8C 2900 B è stata dichiarata come la più veloce auto prodotta in serie nel periodo prebellico. Ciò si riflette oggi nei successi delle aste da collezione: due Alfa 8C 2900B vendute nel 2016 [19,8 milioni $] e nel 2019 [18,7 milioni $], sono tra le tre auto prebelliche più costose al mondo.

Alla fine, mettendo insieme tutte le notizie scioccanti, Bono, il concorso di bellezza e persino prendendo in considerazione perversamente l’anno 1939, ho davanti agli occhi il concerto all’Arena di Verona del 1993 e il suo momento più toccante, quando il maestro Pavarotti insieme a The Passengers [U2 con B.Eno] hanno cantato “Miss Sarajevo”. Per quanto riguarda il modello, una copia dell’auto è esposta al Museo Storico Alfa Romeo di Arese. Questa volta Minichamps realizza il modellino accuratamente e con precisione nei dettagli ed ha un’elegante scatola. Grazie alle sue dimensioni originali, il modello si distingue per essere il più grande dell’intera collezione SOMA, quindi l’Alfa 8C 2900 B è di nuovo in cima al podio. Tra i modelli dell’Alfa, il capolavoro assoluto è la versione Le Mans proposta da CMC, composta da 1577 elementi estremamente precisi e purtroppo con un costo simile.

Anni di produzione: 1937-1938
Esemplari prodotti: 10 Lungo; 20 Corto; 1 Le Mans
Motore: 8 cilindri in linea
Dislocamento: 2.905 cm3
Potenza / rpm: 180 CV / 5200
Velocità massima: 175 km / h
Accelerazione: 0-100 km / h (s): 9.4
Cambio: 4
Peso in ordine di marcia: 1250 Kg
Lunghezza: 5150 mm
Larghezza: 1770 mm
Altezza: 1500 mm
Interasse: 3000 mm

traduzione it: Amelia Cabaj
foto: Piotr Bieniek

Morawiecki alla prossima riunione della Commissione Europea proporrà un piano “Marshall” per la Bielorussia

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Lunedì nell’ufficio del Primo Ministro ha avuto luogo l’incontro di Morawiecki con i rappresentanti dei gruppi parlamentari relativamente alla situazione politica della Bielorussia. Le discussioni sono durate tre ore. Secondo Morawiecki la questione della sicurezza in Bielorussia è fondamentale per la Polonia. Il Primo Ministro ha sottolineato che i politici polacchi dovrebbero sostenere la democrazia e l’indipendenza del paese confinante. Durante la riunione Morawiecki ha presentato ai deputati i risultati del programma “#SolidarnizBiałorusią” (Solidali con la Bielorussia) per il quale il governo polacco ha destinato 50 milioni di zł. Alla fine dell’incontro Morawiecki ha promesso di proporre al Consiglio della Commissione Europea (Council of the European Union) nell’accordo con i paesi del Gruppo di Visegrad il cosiddetto “Piano Marshall” per la Bielorussia. Si tratta di varie soluzioni nell’ambito dell’economia con cui l’UE potrebbe dare un sostegno a questo paese nel caso in cui siano organizzate le elezioni libere. “Ringrazio tutti i rappresentanti dell’opposizione e tutti coloro che lavorano con lo scopo di dare un appoggio alla Bielorussia”, ha detto Morawiecki alla fine dell’incontro. Il prossima vertice dell’UE si svolgerà tra il 24 e il 25 settembre. Secondo le informazioni ufficiali i leader dell’Europa parleranno di economia, industria, digitalizzazione, epidemia e alla fine dei rapporti politici con la Turchia e la Cina.

Zucchero: e la pillola va giù!

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Con che cosa va giù la pillola? Ma con lo zucchero ovviamente! E quanto ne mangiamo ogni giorno, lo sappiamo?

Negli ultimi decenni il consumo procapite di zucchero è cresciuto a dismisura, e con esso gli effetti indesiderati sulla nostra salute, come ovviamente quelli sulla nostro peso, tanto che la dott.ssa Nancy Appleton nel suo libro Lick the Sugar Habit ne ha definito l’abituale assunzione un “dolce suicidio”. Sono ben 141 le conseguenze imputabili allo zucchero, che troviamo nascosto nei cibi più impensati.

Per aumentare il controllo e la consapevolezza, soprattutto dei genitori, è nata anche un’applicazione per smartphone: Sugar Smart App, realizzata da Public Health England, (agenzia del Ministero della Salute Inglese) e scaricabile gratuitamente da Google Play o dall’App Store. Basta scansionare il codice a barre e l’app rivela rapidamente il contenuto totale di zuccheri presente in ciò che stiamo per comprare, mangiare o bere. Finora sono stati catalogati più di 80 mila prodotti, e i dati sono in rapido aggiornamento.

Sono soprattutto i chili di zucchero che mangiamo senza saperlo, quelli a cui dovremmo stare più attenti: dallo yogurt alla frutta alle marmellate, dalle merendine ai succhi di frutta, e poi nei biscotti, nelle fette biscottate, nei cereali per la colazione, e perfino nei sughi pronti (ebbene sì, anche qui).

I danni al nostro organismo a cui lentamente ci abituiamo fin da piccoli (dal biscottino nel biberon alla caramella quando facciamo i bravi, ovviamente dati sempre in buona fede), sono oggi documentabili: obesità, diabete tipo 2, danni cerebrali, disturbi dell’apprendimento, disturbi dell’umore, demenza.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha il compito di fornire raccomandazioni per limitare il consumo di zuccheri nei bambini e negli adulti, vista l’emergenza obesità e i problemi di carie dentali. Le ultime linee guida disponibili (anno 2002) consigliano un consumo di zuccheri aggiunti pari a massimo il 10% delle calorie giornaliere, che si vorrebbe far scendere a 5%. In una dieta media da 2000 calorie, sono 100 calorie di zuccheri, ossia 25 grammi.

Può non sembrare così difficile stare dentro questa quantità, circa 6 cucchiaini da tè. Il problema è che quasi tutti noi, per “zucchero” intendiamo quello bianco da tavola, cioè il saccarosio. Ovviamente non è così semplice. Per zuccheri infatti si devono intendere tutti quelli aggiunti, anche nei prodotti ndustriali, con altri nomi: glucosio, destrosio, sciroppo di mais, maltodestrine, saccarosio, maltosio, lattosio, ecc.

Prendiamo qualche etichetta per farci un’idea… Un vasetto di yogurt alla frutta: 20g di zuccheri. Quattro fette biscottate integrali: 2,5g. Una merendina: 11g. Una bustina di zucchero per il caffè: 5g. Una lattina di cola: ben 33g!

Lo zucchero raffinato, ottenuto dalla barbabietola o dalla canna da zucchero, è un disaccaride ossia due molecole (glucosio e fruttosio) legate insieme, che in tempi brevissimi dall’ingestione arrivano nel sangue. L’aumento vertiginoso del glucosio nel sangue (glicemia) crea una serie di conseguenze metaboliche, tra cui il relativo aumento dell’insulina, che ha il compito di riportare i valori nella norma. In molti persone, però, si instaura una condizione definita insulino-resistenza, base di partenza per molte malattie, tra cui il diabete. Semplificando potremmo paragonare l’insulina ad una chiave che serve ad aprire le cellule e farci così entrare il glucosio. Con l’insulino-resistenza alcune “serrature” sono bloccate e l’insulina non riesce a lavorare come dovrebbe.

Mangiare troppi dolci può portare, inoltre, al rilascio di fattori pro-infiammatori, e l’infiammazione è un fattore predisponente allo sviluppo di ogni tipologia di malattia.

Una dieta sbilanciata in fatto di zuccheri, poi, può comportare un’alterazione del Microbiota Intestinale (l’equilibrio del Microbiota dipende al 57% dal cosa mangio), ovvero l’insieme di batteri che costituiscono il 70% delle difese immunitarie e che sembrano avere numerose altre implicazioni nel nostro stato di salute.

Per prevenire e curare questi problemi, è fondamentale saper scegliere i cibi adeguati, ovvero alimenti che non contengano zuccheri raffinati, preferendo sempre i cibi integrali. La struttura dei cereali integrali, infatti, rende più lenta la digestione dei carboidrati in essi contenuti, consentendo un rialzo glicemico minore e stabile nelle ore successive al pasto.

Infine riflettiamo su un altro particolare: quando mangiamo dolciumi o bevande zuccherate, non stiamo assumendo solo zuccheri, ma altri composti potenzialmente tossici come gli additivi alimentari, e spesso grassi in eccesso e di scarsa qualità.

Ad ogni modo, mi dispiace farvi sapere che la famosa quota calorica di zuccheri consentiti, è già abbondantemente coperta con le ancora più famose 3 porzioni di frutta al giorno. Che sicuramente noi tutti mangiamo, giusto?!

Domande o curiosità inerenti l’alimentazione? Scrivete a info@tizianacremesini.it e cercherò di rispondere attraverso questa rubrica!

www.tizianacremesini.it

77^ Mostra del Cinema di Venezia, riconoscimenti anche alla coproduzione italo-polacca “Non odiare”

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.p

Il 12 settembre è finita la 77^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Un’edizione particolare che ancora qualche mese fa sembrava impossibile da immaginare e che nello stesso tempo è una prova che con la massima attenzione alle misure di sicurezza si possono organizzare i grandi eventi internazionali nonostante il virus ancora circoli nell’aria. Anche il programma quest’anno era diverso del solito, caratterizzato dalle diversità di stili e generi, con quasi la metà dei film in concorso diretti da donne. La Giuria di Venezia 77, presieduta da Cate Blanchett e composta da Matt Dillon, Veronika Franz, Joanna Hogg, Nicola Lagioia, Christian Petzold e Ludivine Sagnier, dopo aver visionato i 18 film in competizione ha deciso di assegnare i seguenti premi: Leone d’Oro per il miglior film a Nomadland di Chloé Zhao (USA), Leone’Argento (Gran Premio della Giuria) a Nuevo Orden di Michel Franco (Messico, Francia), Leone d’Argento (Premio per la migliore Regia) a Kiyoshi Kurosawa per il film Spy no tsuma (Moglie di una spia) (Giappone), Premio Speciale della Giuria a Drogie Tovarischi! (Cari Compagni!) di Andrei Konchalovsky (Russia), Premio per la migliore sceneggiatura a Chaitanya Tamhane per il film The Disciple (India), Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Vanessa Kirby nel film Pieces of a woman di Kornél Mundruczó (Canada, Ungheria), Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Pierfrancesco Favino nel film Padrenostro di Claudio Noce (Italia), Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente a Rouhollah Zamani nel film Khorshid (Sun Children) di Majid Majidi (Iran). Premio per il miglior film nel concorso Orizzonti al film iraniano The Wasteland di Ahmad Bahrami. Nei concorsi collaterali alla Mostra il Gran Premio della 35^ Settimana della Critica lo ha vinto Hayaletrer (Ghosts) di Azra Deniz Okyay (Turchia, Francia, Quatar), invece il premio per il miglior film delle Giornate degli Autori è stato assegnato a Kitoboy (The Whaler Boy) di Philipp Yuryev (Russia, Polonia, Belgio). L’unico film polacco in concorso Śniegu już nigdy nie będzie di Małgorzata Szumowska e Michał Englert, oltre a raccogliere le buone recensioni della stampa internazionale, si è aggiudicato la menzione speciale tema ambiente assegnato dalla Fondazione Fai Persona Lavoro Ambiente. Invece la coproduzione italo-polacca “Non Odiare” del regista Mauro Mancini ha vinto il premio di critica sociale “Sorriso diverso Venezia 2020” per il miglior film italiano e il premio Nuovoimaie Talent Award per il miglior attore esordiente Luca Zunic. Alcuni dei protagonisti di Non odiare hanno ricevuto la Menzione Speciale per il Cinema di Gazzetta Italia, il premio è stato assegnato durante la Mostra di Venezia. Il film Non odiare aprirà il prossimo Jewish Film Festival di Varsavia.
poloniaoggi.pl

 

Alfredo Panzini e l’autarchia linguistica

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fonte della foto: accademianuovaitalia.it

Il 23 dicembre 1940, con la legge numero 2042, il fascismo provava anche giuridicamente, in nome di una dichiarato autarchismo linguistico (logica conseguenza dell’autarchia economica), a “combattere l’incosciente servilismo che si compiace di parole straniere anche quando sono facilmente e perfettamente sostituibili con chiari vocaboli italiani già in uso”, promulgando il drastico provvedimento intitolato: “Divieto di uso delle parole straniere nelle intestazioni (delle ditte) e nelle varie forme di pubblicità”, che in caso di infrazione prevedeva addirittura l’arresto fino a 6 mesi o l’ammenda fino a lire 5 mila, se non anche, per le attività soggette ad autorizzazione o licenza amministrativa, la sospensione o la revoca delle stesse. Ma con il Regio Decreto 26 marzo 1942, n. 720, preso atto della complessità della questione, si mitigò la portata della legge, escludendo del tutto dal divieto ovviamente le parole di origine latina o greca antica, e delegando all’Accademia Reale d’Italia l’elencazione di anglicismi, francesismi, germanismi e barbarismi da bandire e da sostituire.

Fu così che nel suo successivo Bollettino l’Accademia provvide a fornire, attivata una Commissione per l’italianità della lingua, l’elenco dei forestierismi banditi, suggerendo gli alternativi termini italiani da utilizzare, grazie ad un monumentale lavoro svolto in gran parte dal lessicografo Alfredo Panzini, che censì e sostituì un migliaio e mezzo di parole, toccando ogni contesto possibile: dalla famiglia, alla cucina (dove imperavano parole prevalentemente francesi), allo sport (dove trionfavano termini prevalentemente inglesi) o al mondo produttivo e dei servizi.

Un lavoro enorme, quanto sostanzialmente inefficace, che però si inseriva al termine di una fase di evoluzione della scienza glottologica, che già dagli anni ’20 del Novecento aveva preso le distanze sia dai metodi di marca positivista, sentiti come inadeguati e astratti, sia dal crocianesimo, che considerava l’esperienza linguistica unica e irripetibile, rivalutando invece la concretezza della lingua, intendendola come istituto inscindibile dai parlanti ed esaltandone la funzione omologatrice di norma sociale. La politica linguistica del regime s’inquadrava così in una simile prospettiva, e motivo ricorrente di creazione terminologica furono le traduzioni forzose dei forestierismi, che durante tutto il Ventennio furono ritenuti lesivi dell’identità e del prestigio nazionali e contro i quali si esercitò una fitta propaganda giornalistica, al punto che tra febbraio e luglio 1932 «La Tribuna» bandì un concorso a premi per sostituire 50 parole straniere, e tra il marzo dello stesso anno e il marzo 1933 Monelli tenne la rubrica “Una parola al giorno” nella «Gazzetta del popolo», in cui proponeva via via la sostituzione di prestiti non adattati.

E furono anche via via emanate molte leggi che con crescente severità scoraggiarono o proibirono l’uso di forestierismi. L’atteggiamento ovviamente si inasprì una volta incrinatesi le relazioni internazionali dopo il 1936, così nel 1938 agli iscritti fascisti e ai dipendenti statali si proibì di usare il pronome allocutivo Lei, col pretesto di una sua supposta origine spagnola, e molti enti prestigiosi furono indotti a cambiare nome, e i nomi stranieri furono vietati ai locali di pubblico spettacolo e ai neonati di nazionalità italiana.

La legge del 1940 giunse così al culmine dell’interventismo legislativo sul tema, trionfando nell’appendice all’ottava edizione del Dizionario moderno del 1942 del Panzini, nella quale apparvero molte delle parole italianizzate create dalla Commissione dell’Accademia, come brioscia, sciampagna, cornetto, aviorimessa, pantosto, autorete, guidoslitta, allibratore, disco su ghiaccio, transvolata, àlcole, bidè, blu, cògnac, selz, vafer, valzer. D’altronde vari furono i criteri adottati per le italianizzazioni: agli adattamenti grafici (the → tè) o fonomorfologici (autocar → autocarro) si alternarono le traduzioni (check → assegno) e i costrutti polirematici (bunker → fossa di sabbia), e originali furono alcune neoformazioni (avanspettacolo da lever de rideau), riprese di parole semanticamente modificate (arlecchino da cocktail), nonché soluzioni talvolta fantasiose (canturino da valenciennes, calceggio per dribbling e affollo per bagarre nell’uso sportivo, sulla falsa riga dei già proposti ber e qui si beve per bar e puttanambolo per tabarin).

Carpaccio di polpo in salsa di rucola

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Ingredienti:

  • 500 g di polpo
  • 3-4 foglie di alloro
  • ½ cipolla piccola
  • 100 g di rucola
  • 1 spicchio d’aglio
  • 1 mazzetto di prezzemolo
  • ½  limone
  • 4 cucchiai di aceto balsamico
  • 50 ml di olio extra vergine 
  • pepe e sale q.b.

Preparazione:

Lavare il polpo in acqua corrente, incidere con un coltello al centro dei tentacoli ed estrarre il rostro centrale e gli occhi. Per far diventare morbido un polpo fresco è sufficiente picchiettarlo con un pestello da carne e congelarlo un giorno prima di cuocerlo. Scongelare il polpo a temperatura ambiente. Una volta scongelato, prendere una pentola che lo contenga, mettere un mazzetto di prezzemolo, cipolla, alloro e poco sale. Quando l’acqua arriverà ad ebollizione immergere il polpo un po’ alla volta, tenendolo per la testa. Cuocere il polpo per 35-40 minuti. Spegnere il fuoco e lasciare raffreddare nell’acqua di cottura.

Munirsi di un vaso di plastica non molto largo, possibilmente cilindrico e praticare alcuni fori nel fondo. Quando il polpo sarà tiepido, separare i tentacoli dalla testa ed adagiare a spirale sul fondo del vaso; inserire anche la testa tagliata a pezzi grandi. Disposto tutto il polpo sul vaso, con un coperchio pressarlo energicamente, mettere sopra un peso sufficiente a tenerlo abbastanza pressato. Mettere il vaso con il peso in un piatto in modo da raccogliere i liquidi per metterli in frigo nella parte più fredda per 6-8 ore. Il polpo, così preparato, si può mantenere in frigo per alcuni giorni e si può anche congelare.

La salsa

Mettere in una salsiera l’aglio, un po’ di prezzemolo, 50 g di rucola, tritati finemente. Aggiungere il succo di mezzo limone, l’aceto balsamico, l’olio, sale e pepe. Mescolare il tutto e lasciare riposare in frigo.

Porre su un piatto un letto di rucola, estrarre dal vaso il polpo solidificato, tagliare a fette sottili e disporre sulla rucola. Versare la salsa alla rucola sul polpo e decorare il piatto.

Buon appetito!

“Dolabella, il pittore veneziano alla corte dei Vasa”, inaugurata la mostra al Castello Reale di Varsavia

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Ieri al Castello Reale di Varsavia si è tenuta l’inaugurazione della mostra “Dolabella, il pittore veneziano alla corte dei Vasa”. È la prima mostra dedicata all’artista considerato uno degli ultimi rappresentanti del manierismo veneziano. Al vernissage hanno partecipato il vice primo ministro e il ministro della Cultura professore Piotr Gliński, il direttore del Castello Reale Wojciech Fałkowski, la curatrice della mostra dottoressa Magdalena Białonowska che ha descritto in dettaglio i preparativi per l’esposizione e il restauratore principale Tomasz Buźniak. Quest’ultimo ha sottolineato che la mostra era una grande sfida sul piano logistico, in quanto si tratta di opere d’arte di grande formato, quotidianamente difficili da raggiungere, dato che si trovano in vari monasteri o chiese in tutta la Polonia. Dopo i discorsi ufficiali si sono esibiti alcuni artisti: la cantante e la pianista Małgorzata Bańka con la canzone “La vie en rose” e il coro maschile Cantores Minores sotto la direzione di Franciszek Kubicki. Il professore Gliński ha osservato il carattere internazionale della mostra, in quanto la dinastia dei Vasa fu svedese, il pittore fu veneziano e la cantante ha realizzato una canzone francese. Gli organizzatori dell’esposizione vogliono promuovere la conoscenza di Dolabella e pertanto hanno deciso di organizzare una serie di conferenze, lezioni e seminari sull’artista. Tommaso Dolabella, nato a Venezia nel 1570, si recò in Polonia nel 1598, dove visse fino alla sua morte. Fu pittore di corte dei sovrani Sigismondo III, Ladislao IV e Giovanni II Casimiro. I suoi dipinti hanno soprattutto contenuti religiosi, come ad esempio quelli per il monastero e la cattedrale Wawel a Cracovia e, come ha sottolineato il direttore del Castello Reale, dovremmo ringraziare proprio il clero per aver conservato queste opere d’arte meravigliose. I dipinti del pittore veneziano hanno fortemente influenzato lo stile del barocco polacco. La mostra si basa sugli studi di Jerzy Żmudziński, che per moltissimi anni faceva ricerche sui lavori di Dolabella. Tranne le opere d’arte del pittore l’esposizione presenta anche gli esempi della pittura veneziana del XVI secolo degli autori come Jacopo Palma II Vecchio, Giovanni de Monte o Domenico Tintoretto. Inoltre, vi si possono ammirare gli oggetti veneziani di lusso di quel periodo, fra cui i vetri di Murano o i merletti di Venezia. Le opere d’ arte e l’artigianato sono accompagnate da manoscritti, stampati e descrizioni. La mostra sarà visitabile da oggi al 6 dicembre 2020. Gazzetta Italia è il media partner ufficiale dell’evento.

[Aggiornamento 10.09.2020] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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Negli ultimi giorni si sono registrati numeri in crescita, ma complessivamente è sceso il numero dei casi attivi. I casi giornalieri registrati al 10 settembre sono 421, con 11 morti.

Il numero complessivo dei malati attivi è 12.225, di cui in gravi condizioni 84, ovvero circa l’1% del totale. La Slesia rimane l’area più colpita.

Complessivamente i numeri dell’epidemia rimangono sotto controllo e senza pressione eccessiva sulle strutture sanitarie polacche.

La lista delle aree particolarmente colpite con misure rinforzate di prevenzione è attualmente composta da 0 zone rosse e 3 zone gialle. Cinque contee (powiaty) hanno inoltre posto in essere misure ulteriori di controllo.

Il Governo polacco ha presentato le linee guida per l’autunno ed il piano “Polityka Energetyczna Polski do 2040 r.”, con il programma di politica energetica previsto per i prossimi vent’anni, che prevede un forte impegno nello sviluppo delle fonti rinnovabili e anche del nucleare, verso una transizione energetica con minori emissioni di CO2.

Fino al 15 settembre saranno bloccati i voli verso 44 paesi. Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati verso la Polonia. In caso di crescita dei contagi potrebbero essere introdotte nuove restrizioni.

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Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri: situazione al 9 settembre 2020

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
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