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Storie dell’Abruzzo

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Il 12 aprile, dalla casa editrice Czarne, uscirà un nuovo libro di Piotr Kępiński “W cieniu Gran Sasso. Storie dall’Abruzzo”.

Per conoscere qualsiasi luogo, è meglio viverci, anche per un po’ di tempo, o almeno visitarlo spesso, per poter capire meglio le persone, immergersi nella vita di tutti i giorni e smettere di essere un estraneo. Da questa prospettiva Piotr Kępiński racconta l’Abruzzo e i suoi abitanti nel suo ultimo libro. L’autore entra a far parte dell’ambiente, portando i lettori in un viaggio geografico ed erudito. Il primo conduce a persone e luoghi, il secondo segue i percorsi della storia, della letteratura, del cinema e della cultura. Da questo reportage approfondito e perspicace emerge una storia straordinaria su questa regione italiana che è la meno visitata in assoluto. Perché certo non si sceglie l’Abruzzo per il primo viaggio in Italia. È possibile che lo salteremo anche nella seconda e terza visita. Quando finalmente ci stancheremo del trambusto delle destinazioni più affollate del Belpaese, forse, saremo pronti ad apprezzare il fascino unico della terra, il cui elemento più prezioso è la natura, anche se, come scopriremo nelle pagine del libro, non solo. Una regione eternamente segnata e compresa tra il massiccio montuoso dell’Appennino e la dolce costa adriatica. Abruzzo forte e gentile, così si descrivono gli abruzzesi. Gentile, perché ci avvolge con la bellezza del paesaggio, invita alla tranquillità e contemplazione “all’ombra del Gran Sasso”. Forte, perché, come ogni regione, ha anche il suo lato oscuro. Invece di leggere guide turistiche, preferisco decisamente seguire un percorso per niente scontato, tracciato da Kępiński, per conoscere l’anima dell’Abruzzo e dei suoi abitanti.

Piotr Kępiński è poeta, critico letterario, saggista. Ha lavorato come vice caporedattore di “Czas Kultury” e come capo del dipartimento cultura di “Dziennik” e “Newsweek”. Attualmente collabora con “Twórczość” e “Plus Minus”, l’edizione del sabato di “Rzeczpospolita”. Autore di numerosi libri di poesia e saggistica: una raccolta di saggi sulla cultura lituana contemporanea “Litewski Spleen”, un libro sull’Italia contemporanea “Szczury z via Veneto”, per il quale ha ricevuto il Premio Letterario Leopold Staff, e un volume di poesie “Nieoczy”. Dal 2007 al 2016 è stato giurato del premio letterario dell’Europa Centrale Angelus. Negli anni 2017- 2019 è stato membro della giuria del Premio di poesia Silesius di Breslavia. Vive a Roma e (a volte) a Collelongo in Abruzzo.

Appena Sfornati

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Tatum Rush “Villa Tatum”

L’inizio dell’anno è notoriamente tempo di carnevale, intensamente celebrato in Italia. La prima proposta per questo periodo danzante è l’album di debutto dell’artista che si nasconde sotto lo pseudonimo Tatum Rush. Rush è un ragazzo giovane e talentuoso di origini italo-svizzere-americane. È nato a San Diego in California, poi si è trasferito a Ginevra, dove ha ricevuto il diploma dell’arte performativa. È un cosmopolita dell’arte. Si occupa di scrittura di testi, di produzione di canzoni, di video musicali e persino di opere. “Villa Tatum” è un album dall’estetica e dal suono raffinati che garantisce un viaggio metafisico fuori dalla conoscenza umana della musica. Dodici tracce – una delle quali è stata realizzata in collaborazione con Frah Quintale e le altre in collaborazione con gli artisti Jacopo Planet e Lulu – che esplorano diverse immagini e suoni, utilizzando sonorità pop fresche e contemporanee, a volte r’n’b colorato, disco, trap o techno. Se qualcuno chiede com’è la musica del presente, ecco è proprio come la musica di Tatum Rush. Si mescolano gli stili, i generi, i decenni e persino le influenze dalle italiane alle francesi, alle americane fino a quelle latine. Non c’è bisogno di incasellare e definire, si deve ballare con Villa Tatum finché dura la festa!

Filippi Bubbico “Honolulu arrivo”

Filippo Bubbico ci invita a ballare al ritmo della musica funk. Tre anni dopo il debutto, il musicista torna con l’album “Honolulu arrivo”. Il disco è musicalmente molto diverso, porta l’ascoltatore nell’atmosfera di una calda giornata su un’isola esotica. Ci sono nove tracce, che compongono un lungo gioco composto da profondità musicali della fine dei decenni, le radici funk-elettroniche sono mescolate con pop e alternative. Non è però solo un gioco, sotto il piano dei suoni c’è una storia sul viaggio interiore, che spesso evitiamo per arrivare
all’obiettivo perfetto, il mondo che ci contiene e nel quale ci sentiamo bene. Honolulu, al quale arriviamo dal Bubbico, è un posto di molti esperimenti. È anche l’album che racconta della capacità di vedere i suoi fallimenti, che permette di atterrare in una Honolulu molto personale: tra l’introspezione e la volontà di cercare soluzioni nuove ed espressive. Filippo Bubbico è maturo e sicuro di quello che ci propone e in questo modo è vincente!

Bais “Diviso due”
Ed ecco infi ne l’album di Bais che è stato inizialmente, erroneamente, ignorato, pubblicato il 13 maggio dell’anno scorso da Sugar Music. “Divided Two” è una confessione intima, la cui voce è di Luca Zambelli, che si cela sotto lo pseudonimo di Bais. Nato nel 1993 è cresciuto a Bassano e ora abita a Milano. Oggi è diviso tra due mondi e lo confida nel suo ultimo album. Come dice lo stesso artista, mi sento come “diviso in 2”: la sua vita si svolge tra il fiume e la città. La dualità si manifesta non solo nel luogo in cui si trova, la musica è anche “condivisa” dall’artista con gli ascoltatori. Lui si sente come diviso tra se stesso e l’autorappresentazione e come gli altri lo percepiscono. Questo contrasto è un fi lo comune, che unisce tutte le tracce, in ogni canzone emerge spontaneità e leggerezza, con la quale Bais riesce a fotografare una sensazione o un rapporto delicato, fermandolo in musica. Una voce importante della giovane generazione, che sempre più spesso ha il problema di rispondere alla domanda “chi sono?”

Tłumaczenie it: Lidia Gardecka

Anno nuovo vita nuova

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Barbara Garavelli al Ristorante Giacomo Arengario sul Duomo, Milano

Quante volte ci siamo sentiti dire questa frase, quante volte ci siamo detti questa frase. Eh sì, perché l’inizio dell’anno è un po’ per la vita quello che il lunedì è per la dieta. Da nessuna parte c’è scritto che le diete si iniziano di lunedì, come da nessuna parte c’è scritto che i buoni propositi bisogna porseli a fine anno per il nuovo anno, eppure…

Che poi perché si parla sempre di “buoni propositi”? Esistono anche i “cattivi propositi”?

Facciamo che da ora in poi parliamo di obiettivi.

Ma fare questa famosa lista degli obiettivi per il nuovo anno è davvero una cosa utile?

Quasi 4000 anni fa i Babilonesi furono tra i primi al mondo a fare la famosa lista degli “Ex buoni propositi”, peccato che, dopo i nostri amici Babilonesi, una serie di numerosi ed importanti studi abbiano dimostrato che stilare la lista degli obiettivi può essere davvero molto “pericoloso”.

Uno dei più recenti studi, condotto dalla “Scranton University”, dimostra che l’81% delle persone abbandona la lista dei propri obiettivi entro il 16 gennaio, quindi ora le possibili soluzioni sono due: o la lista la facciamo dopo il 17 gennaio, sperando vada meglio, oppure ci poniamo degli obiettivi realistici in modo da avere qualche chance in più di finire tra quel 19% di persone che ce la fa.

Spesso gli obiettivi per il nuovo anno riguardano il corpo, ma prendersi cura di se stessi non deve riguardare solo il corpo. Prendersi cura di sé vuol dire fare qualcosa in più, qualcosa di diverso, piccoli cambiamenti.

Porsi dei grandi obiettivi, e non andare oltre al 16 gennaio, può solo farci sentire dei falliti, e sentirsi dei falliti non è di certo utile a nessuno.

Ecco perché, per non finire nell’81% di chi molla, bisogna porsi dei piccoli obiettivi e allenarsi tutti i giorni, come si fa quando si esercita il corpo.

Meglio porsi come obiettivo di andare in palestra 4 volte a settimana e poi non andarci, o decidere di fare 10 addominali al giorno, e farlo tutti i giorni?

Meglio porsi come obiettivo leggere un libro alla settimana e ritrovarsi con una pila di libri non letti sul comodino, o porsi come obiettivo leggere due pagine al giorno, leggerle tutti i giorni ed avere sul comodino un solo libro con un segnalibro che pian pianino si sposta in avanti?

A proposito di libri, qualche settimana fa ho ripreso in mano un quaderno dove mi segno i concetti che mi colpiscono di più dei vari libri che leggo, e ho ritrovato una lista molto bella di consigli che voglio condividere con voi: lasciamo andare ciò che non possiamo cambiare; riconosciamo che nulla nella vita può essere perfetto, compresi noi e gli altri; cerchiamo di mantenere l’autocontrollo anche nei momenti difficili e se abbiamo una reazione esagerata non condanniamoci, ma cerchiamo di capire perché abbiamo avuto quella reazione; non paragoniamoci agli altri cercando di raggiungere gli obiettivi raggiunti da loro, perché ognuno di noi ha una tempistica diversa e un percorso unico; e per finire, giusto per restare in tema, cerchiamo di migliorare la nostra vita in ogni ambito, ricordandoci di porci piccoli obiettivi, da raggiungere con piccoli cambiamenti.

Non sono una fan della musica classica, ma dal 1 gennaio, ogni giorno, ho deciso di chiedere ad “Alexa” (l’assistente vocale della domotica di casa) di mettere un po’ di musica classica, a caso, e ho scoperto che la musica classica mi dà una grande pace, mi fa stare bene.

Ho iniziato anche ad ascoltare più musica italiana, facendo attenzione al testo, come ho fatto a dicembre ad un concerto di Elisa, al quale ero stata invitata: che belle le parole di alcune delle sue canzoni, eppure le avevo sentite tante volte, ma non le avevo mai ascoltate.

Come tanti sono diventata dipendente dal cellulare e ce l’ho spesso in mano, quasi come se fosse un prolungamento del mio braccio. Se mi fossi posta come obiettivo di non usarlo più come prima (un obiettivo troppo vago), sarei arrivata al 16 gennaio usandolo esattamente come prima, e invece mi sono posta come obiettivo di lasciarlo in una stanza, diversa da quella in cui sono, per 1 ora al giorno. IL 16 gennaio è passato, per ora non ho mollato, e direi che sto sopravvivendo più che bene.

Pensate a quando eravate piccoli e non sapevate né andare in bici, né scrivere. Ora sapete andare in bici e sapete scrivere, quindi?

Quindi tutto si può fare, ma per imparare bisogna allenarsi, un passo alla volta, tutti i giorni.

Ovviamente si può imparare a fare qualsiasi cosa anche senza essere costanti, ma è molto probabile che ci metterete più tempo e che non imparerete una volta per tutte il processo che serve per fare quella cosa, perché magari il risultato lo raggiungerete un po’ per caso, con qualche piccolo colpo di fortuna, e non saprete rifare le stesse cose che vi hanno portato al “traguardo”.

Se imparate a fare sempre la stessa cosa, tutti i giorni, sarà più facile ripeterla.

Riassuntino semplice, semplice, di quello che ho scritto fino a questo momento?

Se ci poniamo degli obiettivi facili e se la fatica richiesta sarà quasi pari a zero, la possibilità di fallimento sarà proporzionale alla fatica, quindi quasi pari a zero.

“Ma quando ero piccola i miei genitori…”

“Io avrei voluto fare questo, ma poi è successo quell’altro e…”

Scuse, sono solo scuse: quello che è successo nel nostro passato è solo una scusa per giustificare i nostri fallimenti di oggi.

Dobbiamo (e ovviamente mi ci metto in mezzo anche io) smetterla di fare le vittime del nostro passato e diventare gli artefici del nostro futuro.

Dobbiamo smetterla di pensare a quello che non abbiamo avuto e a quello che non avremo mai.

Dobbiamo smetterla di sentirci in colpa per gli errori che abbiamo fatto, e pensare ai nostri errori come a ciò che non vogliamo più fare, per trasformarli in occasioni per migliorare.

Spesso mi chiedono come faccio a ritrovare il sorriso anche dopo momenti difficili, o addirittura durante momenti difficili.

Cerco sempre di pensare alle belle cose che ho fatto, ai traguardi che sono riuscita a raggiungere e a tutto quello che potrò ancora fare, per me e per le persone che amo.

Ho la fortuna di riuscire ancora ad emozionarmi davanti alle “piccole” cose, davanti ad un tramonto, ad un’alba, guardando il video di una bimba che, durante un saggio, vede i genitori tra il pubblico.

Cerco di non dimenticarmi mai che noi qui siamo solo di passaggio, e cerco di non perdermi un attimo di questo viaggio, non dando per scontato nulla e non pensando mai: “ormai sono così e non posso cambiare”.

Mettiamoci sempre in discussione, cerchiamo sempre di fare un passo in più in avanti e, quando necessario, un passo indietro.

Nulla è per sempre, e tutto può cambiare, basta darsi dei piccoli obiettivi ed essere costanti.

Nel 2022 mi sono fatta fare il tatuaggio che vedete nella foto, e lo ho fatto sul polso destro, in un punto che vedo tutti i giorni, per ricordarmi di fare tutti i giorni un piccolo cambiamento, fosse anche solo il fare una strada diversa per andare in palestra, o ascoltare una nuova canzone.

Volete sapere alcuni degli obiettivi che mi sono posta io per
il 2023? Imparare a stare in silenzio almeno 10 minuti al giorno; mettere il mio cellulare in una stanza diversa da quella in cui sono io per 1 ora al giorno; fare 15 minuti di meditazione al giorno e 1 ora di yoga alla settimana.

E come in tutti i “titoli di coda” che si rispettano, a questo punto ci tengo a ringraziare Claudia Santaloja e Andrea Sales che negli ultimi mesi mi sono stati di grandissimo aiuto.

Chi sono Claudia ed Andrea? Sono due psicologi.

Ebbene sì, anche se non sono pazza ho deciso di chiedere aiuto a due psicologi perché, a differenza di quello che pensano in molti, specialmente in Italia, dallo psicologo non si va solo se si è pazzi, ma anche per sistemare delle piccole cose in momenti particolari della nostra vita, e la dimostrazione è il bonus psicologo stanziato durante il Covid.

Non sentitevi in colpa a chiedere aiuto, mai!

Se parlate italiano vi suggerisco di seguire su Instagram Andrea Sales e le sue utilissime dirette, se non parlate l’italiano ora avete un buon motivo in più per impararlo.

Che sia un anno pieno di piccoli cambiamenti e di grandi soddisfazioni

Ci si “rivede” sul prossimo numero.

Visita in Polonia di Mattarella, ieri l’incontro con la comunità italiana, oggi il vertice con Duda, domani la vista ad Auschwitz

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl.

“Quella in Polonia è una visita importante che era in programma da tempo ma che per varie circostanze è stata rimandata fino ad oggi”, così ha esordito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontrando ieri all’Hotel Europejski di Varsavia uno spaccato della comunità italiana in Polonia. Una visita, quella del Presidente italiano – rimandata prima a causa della pandemia e poi lo scorso settembre per le elezioni politiche – che arriva in un momento cruciale sia per la situazione del conflitto in Ucraina, sia per la recente decisione di Polonia e Ungheria di bloccare le importazioni di grano dall’Ucraina a tutela dei rispettivi interessi degli agricoltori dei due Paesi. Mattarella, pur non avendo responsabilità diretta nella politica estera italiana, avrà comunque un ruolo importante nel verificare le intenzioni di Varsavia nell’attuale fluida situazione di relazioni tra Paesi all’interno della UE e della NATO, organizzazione in cui la Polonia sta assumendo un ruolo sempre più strategico. Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli e dall’ambasciatore d’Italia in Polonia Luca Franchetti-Pardo, ha prima incontrato separatamente lo staff delle istituzioni italiane in Polonia e quindi ha tenuto un breve discorso ad uno spaccato degli italiani in Polonia tra cui c’erano i rappresentanti consolari, del Comites, della Camera di Commercio Italiana in Polonia e di Confindustria Polonia, e poi imprenditori, manager delle maggiori aziende italiane, giornalisti dei media Gazzetta Italia e Polonia Oggi. Al termine dell’intervento – in cui il presidente ha ribadito quanto la comunità italiana in Polonia svolga un ruolo fondamentale nel rappresentare l’Italia e nel creare proficui rapporti culturali ed economici tra i due Paesi – Mattarella si è trattenuto per un saluto informale con molti dei presenti. Oggi Matterella incontrerà il suo omologo polacco Andrzej Duda e visiterà il monumento del milite ignoto. Domani mattina invece l’incontro con il premier Mateusz Morawiecki e i presidenti di Senato e Camera, Tomasz Grodzki e Ewa Witek, poi alle 12 è previsto il volo che lo porterà a Cracovia da dove poi raggiungerà il campo di concentramento tedesco di Auschwitz-Birkenau che Mattarella visiterà con le sorelle Andra e Tatiana Bucci, superstiti dell’Olocausto, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello. Mercoledì, ultimo giorno della visita polacca, è prevista una prolusione di Mattarella all’Università Jagellonica di Cracovia e una visita al Museo Czartoryski dove è esposto il dipinto “Dama con l’Ermellino” di Leonardo Da Vinci. Il giorno successivo il presidente italiano volerà a Bratislava, capitale slovacca.

https://www.gazzettaitalia.pl/video/

Filetto di cervo alle erbe di montagna

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Ingredienti per 2 persone:
400 g filetto di cervo
Malva, finocchio selvatico,
timo e rosmarino (se vi piacciono aggiungete
dei germogli di pino)
Olio extravergine d’oliva, sale grosso marino,
pepe q.b.

Per la salsa di lamponi
200 g di lamponi (anche surgelati)
30 g di zucchero di canna
Un pizzico di sale
30 g di vino rosso
Bacche di ginepro e rosmarino q.b.

Procedimento:
Tagliate al coltello finemente la malva, il finocchio selvatico, il rosmarino e il timo. Spurgate il filetto di cervo una notte in abbondante vino rosso e spezie. Togliete dalla marinatura e asciugatelo bene. Dividetelo in 2 fette molto spesse. Bagnate il filetto di cervo con dell’olio e avvolgetelo in questo trito aromatico e aggiungete un po’ di sale grosso. Rosolate in padella con dell’olio evo o una noce di burro: attenzione a non farlo cuocere eccessivamente perché è importante che il filetto rimanga rosato al centro. Lavate i lamponi, cospargerli con dello zucchero di canna in una casseruola e fateli rosolare. Aggiungete del vino rosso, acqua, ginepro e rosmarino e lasciateli cuocere per minimo 15 minuti. Accompagnate con patate arrosto o con un purè e con la salsa di lamponi.
Buon appetito!

Prosecco o Franciacorta?

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Quando si parla di bollicine italiane Franciacorta e Prosecco sono tra i nomi dei vini più ricorrenti ed apprezzati in tutto il mondo, compagni ideali di brindisi importanti durante le feste.

Sebbene entrambi i vini spumanti, categoria alla quale appartengono, per ottenere le amate bollicine partano da vini di base sottoposti a rifermentazione, dopo quella alcolica, diverse sono le differenze tra questi due grandi prodotti. Scopriamole insieme.

Le prime differenze fanno riferimento all’ambito territoriale di produzione e al tipo di uve di base utilizzate: il Prosecco viene infatti prodotto da uve Glera coltivate nel Nord-Est d’Italia, nelle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia; il Franciacorta, invece è prodotto in Lombardia, nella provincia di Brescia, con uve Chardonnay e Pinot nero, ma ancora, la differenza fondamentale tra questi due prodotti, risiede nel metodo di produzione.

Per il Prosecco, sia DOC sia DOCG, il metodo Charmat-Martinotti, brevettato nel 1890 dall’astigiano Martinotti ed in seguito nel 1910 dal francese Eugène Charmat, utilizza uve Glera per almeno l’85% e, al termine della prima fermentazione, che avviene in cisterne, il vino base passa alla fase di “presa di spuma”, seconda fermentazione, in contenitori chiamati autoclavi restituendo spumanti giovani, caratterizzati da una spiccata freschezza nei quali risaltano principalmente aromi fruttati e freschi.

Il Franciacorta è prodotto con uve Chardonnay e Pinot nero e viene spumantizzato con il cosiddetto metodo classico utilizzato per ottenere tutte le grandi bollicine trentine e di Champagne.

Seguendo questa procedura, al termine della prima fermentazione, il vino viene imbottigliato con lieviti e zuccheri, rimanendovi per un minimo di 18 mesi, periodo in cui subisce la “presa di spuma”. Nei mesi di posa, i lieviti trasformano lo zucchero in anidride carbonica e alcol, rilasciando al vino sentori secondari quali: crosta di pane, nocciola, vaniglia, caramello ecc. In questo processo produttivo, la manualità e la presenza dell’uomo è fondamentale poiché le bottiglie, durante la seconda fermentazione, vengono periodicamente ruotate, in modo da raggiungere una posizione da orizzontale a verticale a testa in giù, attraverso un processo chiamato “remuage”, che impedisce ai lieviti di depositarsi sulla pancia della bottiglia. Passati i mesi di posa e dopo aver accuratamente spostato le bottiglie tramite il processo di remuage si passa alla rimozione dei lieviti esausti procedendo alla “sboccatura” ed infine al “dosaggio” ovvero un rabbocco che ne determina il residuo zuccherino.

Prosecco e Franciacorta possono essere accompagnati da termini come: pas dosè, brut, extra dry, dry e demi sec. Che definiscono il residuo zuccherino in scala, dai più secchi ai più dolci.

Per scegliere al meglio le vostre bollicine ricordate che quando parliamo di Prosecco, facciamo riferimento ad un vino giovane e fresco che risulta pronto già appena imbottigliato
per il quale non è previsto un lungo invecchiamento, che anzi, preferisce essere bevuto giovane, o, come nel caso del Prosecco Cartizze, di piccolissima produzione, abbinato ad un
classico panettone o pandoro. Al contrario con il Franciacorta si parla principalmente di un vino a lungo invecchiamento che pertanto presenta una certa complessità, ottimo come aperitivo ma che sposa bene anche piatti a base di pesce, tipici della tradizione culinaria italiana.

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AVSI Polska e Fondazione AVSI presentano i risultati del lavoro a favore dei rifugiati ucraini in Polonia durante quest’ anno dall’inizio della guerra in Ucraina

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Giovedì l’Ambasciata Italiana a Varsavia ha ospitato un evento di presentazione dei risultati delle attività annuali che AVSI Polska in collaborazione con la Fondazione AVSI , NGO internazionale con sede centrale in Italia (www.avsi.org, ha realizzato a sostegno dei rifugiati provenienti dall’Ucraina.

L’incontro ha riunito alcuni beneficiari dei progetti insieme a diverse istituzioni pubbliche ed organizzazioni internazionali , aziende a capitale italiano e polacco, volontari e collaboratori di AVSI Polska.

Il nuovo ambasciatore italiano, Luca Franchetti Pardo alla Sua prima uscita ufficiale in Polonia , ha pronunciato il discorso inaugurale, sottolineando l’importanza delle azioni intraprese.

Tra i partecipanti anche Maria Gaudenzi , Desk Officer della Fondazione AVSI, che coordina le attivita’ dei progetti AVSI nell’area e che ha presentato il sostegno fornito ai rifugiati dalla Fondazione AVSI in Ucraina., Romania , Polonia e Moldova. Un impegno che continua ancora oggi.

In Polonia sono stati realizzati 6 progetti , finanziati con 831.000 euro e parte dalla raccolta fondi partita in Italia immediatamente il giorno successivo all’inizio delle ostilita’.

Progetti che, nati come progetti di emergenza, nel tempo si sono evoluti verso il sostegno all’integrazione e che hanno permesso di assistere 8511 rifugiati; ad essi si sono aggiunti 20 micro – progetti finanziati da una raccolta fondi realizzata in Polonia in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana in Polonia, l’Ambasciata d’Italia , la società Dante Alighieri ed alcune aziende e privati , micro-grants finalizzati a sostenere iniziative in varie citta’ della Polonia in particolare a favore dei bambini ucraini ivi ospitati.

Particolarmente significativo il progetto finanziato da Banca Intesa San Paolo , finalizzato all’integrazione lavorativa che ha coinvolto 35 aziende e che ha permesso a 155 rifugiate di inserirsi nel mondo del lavoro, di assistere 71 famiglie con bambini; sono state realizzare inoltre 682,5 ore di formazione linguistica oltre a due corsi di formazione per abilitare 5 laureate ucraine in economia alla professione di contabile ( in collaborazione con l’associazione contabili polacca ), ad un corso di formazione per sordomuti, un corso di formazione linguistica specialistica per medici e 26 giornate di corsi di formazioni tecnica. Senza dimenticare 315 incontri singoli in ambito psicologico e di assistenza legale.

Un importante modello che AVSI Polska intende replicare nel prossimo futuro .

All’evento, presentato e concluso da Donato DI GILIO , presidente di AVSI Polska ha partecipato la rappresentante dell’Unione Europea, Marzenna Guz-Vetter, e un rappresentante della banca italiana Banca Intesa San Paolo . Erano presenti anche rappresentanti della Camera di Commercio e Industria Italiana, della societa’ Dante Alighieri ed autorità locali , imprenditori e donatori privati.

L’evento è stato trasmesso in diretta su internet e la registrazione della trasmissione può essere trovata sulla pagina Facebook di AVSI Polska .

Per ulteriori informazioni sulle attività di AVSI Polska e sui dettagli dell’evento, si prega di contattare l’ufficio dell’organizzazione al numero di telefono +48225863300 o via e-mail all’indirizzo office@avsipolska.org.

Visita del ministro Adolfo Urso a Varsavia: “grande sintonia tra Italia e Polonia su molti dossier europei”

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl.

Visita a Varsavia ricca di appuntamenti venerdì scorso per il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. “L’incontro con il ministro polacco dello sviluppo e della tecnologia Waldemar Buda mi ha confermato che c’è piena sintonia tra Italia e Polonia su tanti dossier europei, tra cui quello legato alla transizione ecologica sostenibile che non può essere fatto senza tener conto dell’importanza del mantenere la competitività europea”, ha detto Urso facendo un punto stampa con i giornalisti polacchi e di Gazzetta Italia (audio integrale sul sito gazzettaitalia.pl) presso l’esposizione delle luci del Design Italiano, dove Urso ha incontrato anche uno spaccato della comunità italiana insieme ai vertici di ICE, Istituto Italiano di Cultura di Varsavia, Camera di Commercio, Confindustria. “I rilevanti numeri dell’interscambio economico e della presenza di imprese italiane in Polonia mostrano che tra i due Paesi c’è un forte sistema integrato industriale e commerciale. Questa sarà la base di una cooperazione”, ha spiegato Urso “che diventerà particolarmente intensa nel processo di ricostruzione dell’Ucraina, processo che mi auguro possa in parte iniziare anche in costanza del conflitto. Come Polonia e Italia sono state in prima linea nell’aiutare l’Ucraina fin dal primo giorno di guerra così saranno protagoniste nella ricostruzione di quel Paese a cominciare dalle infrastrutture che serviranno a esportare i prodotti ucraini”. Il ministro ha elencato l’importanza in questo senso dei porti di Trieste e Venezia e dell’interscambio di Verona, che dovranno essere velocemente raggiungibili, quali destinazioni dei prodotti ucraini per poi essere esportati nel resto del mondo. Urso ha poi esplicitamente parlato dell’alta velocità tra Kiev e Varsavia come infrastruttura su cui le aziende italiane potrebbero essere protagoniste. “La ricostruzione dell’Ucraina sarà un motore fenomenale per l’Europa e l’Italia si farà trovare pronta, il nostro Paese non deve essere concepito solo come meta turistica ma vogliamo essere protagonisti del presente” ha affermato Urso aggiungendo che l’Italia grazie a nuove relazioni con Azerbagian, Algeria e anche Libia, appena sarà possibile, vuole diventare l’hub del gas in Europa grazie ai rigassificatori di Piombino, Ravenna e degli altri a terra. Il ministro al termine dell’incontro con la comunità italiana si è recato a Lowic per toccare con mano il progetto di accoglienza di oltre 300 rifugiati ucraini, mamme e bambini, portato avanti dagli imprenditori Umberto magrini e Riccardo Caruso. “Questo impegno dei privati in campo umanitario è un esempio ed anche un onore per il nostro paese”, ha concluso.

https://www.gazzettaitalia.pl/visita-del-ministro-adolfo-urso-a-varsavia-audio-intervista-e-fotorelazione-31-03-23/

Visita del ministro Adolfo Urso a Varsavia. Audio intervista e fotorelazione (31.03.23)

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