“Una ballata del mare salatoˮ è forse lʼopera più importante di Hugo Pratt, o perlomeno quella che ha segnato il maggior punto di svolta nella sua carriera di fumettista. Anche se la vicenda vede protagonisti molti personaggi, a spiccare di più è il carismatico marinaio che diventerà protagonista di molte storie successive: Corto Maltese.
Figlio di una gitana di Gibilterra e di un marinaio della Cornovaglia, Corto nasce a Malta nel 1887. Nellʼinfanzia studia di tutto e sviluppa numerosi interessi, non diversamente dal suo autore: nella numerosa famiglia veneziana di Pratt, infatti, scorreva sangue inglese, francese, ebraico e turco, fatto che influenzò molto il futuro artista, infondendogli una sensibilità sincretica e un grande interesse per le più diverse culture, paesi e lingue. Del resto, proprio come il suo personaggio più famoso, nel corso della sua vita lʼartista italiano viaggiò molto ed ebbe modo di vedere di persona i tanti luoghi lontani ed esotici che raffigurava nei suoi fumetti.
Fra i numerosi personaggi della “Ballataˮ vanno sicuramente menzionati la giovane Pandora Groovesnore e suo cugino Cain. I due adolescenti, provenienti dallʼAustralia, sopravvivono a un naufragio nel Pacifico e vengono salvati dal pirata Rasputin, che poco dopo soccorre anche lo stesso Corto Maltese. Rasputin, ispirato nel nome e nellʼaspetto al celebre predicatore russo, è un uomo crudele, violento ed egoista e uno spietato assassino, legato da una strana e burrascosa amicizia allo stesso Corto. Il Maltese, invece, in questa prima avventura è per certi versi solo un abbozzo di quello che sarà in futuro, essendo molto più rude sia nellʼaspetto che nel carattere rispetto al personaggio romantico e sognatore delle storie successive (tanto che anche lui, come Rasputin, viene presentato ai lettori come un pirata). La trama della “Ballataˮ ruota intorno alle operazioni belliche nellʼOceano Pacifico, tra la Nuova Guinea e le Isole Salomone, allʼinizio della Prima guerra mondiale; il vero protagonista della storia è però lʼoceano stesso, che diventa teatro di tante vicende umane, grandi o piccole che siano.
Corto Maltese è invece il protagonista assoluto delle storie pubblicate in Francia negli anni 1970-1973. Si tratta di una serie di episodi relativamente brevi che, in ordine cronologico, raccontano i viaggi del marinaio in varie parti del mondo, spesso in cerca di tesori o misteri vecchi di secoli. Le prime undici storie hanno per ambientazione i Caraibi e il Sudamerica, dove Corto incontra personaggi come il giovane inglese Tristan Bantam e la sua sorellastra Morgana, lo studioso (e alcolizzato) Jeremiah Steiner o ancora la misteriosa Bocca Dorata, apparentemente immortale e dotata di poteri magici. Successivamente Corto si reca in Europa, tra Italia, Irlanda, Inghilterra e Francia (altri cinque episodi), per poi ritrovarsi in Africa orientale (le ultime quattro storie). In tutte queste avventure, ambientate tra il 1916 e il 1918, è inevitabilmente presente la Grande Guerra e il Maltese si ritrova spesso, suo malgrado, coinvolto negli eventi bellici.
A partire dal 1974 Pratt torna a realizzare storie più lunghe, sul modello della “Ballataˮ. La prima di esse è “Corte Sconta detta Arcanaˮ, una complessa vicenda di guerra, intrighi e tradimenti ambientata tra Cina, Russia e Mongolia nel 1919-1920, sullo sfondo della guerra civile russa. Qui Corto ritrova lʼamico-nemico Rasputin e conosce la femme fatale Shanghai Lil. La storia successiva, più breve ma non meno interessante, è “Favola di Veneziaˮ, dove gli elementi fantastici e fiabeschi accennati nelle avventure precedenti di Corto diventano più visibili e lʼatmosfera si fa onirica e misteriosa. Nella “Favolaˮ compaiono riferimenti a varie tradizioni esoteriche e soprattutto la massoneria, alla quale lo stesso Pratt era legato nella vita reale. Segue poi una lunga avventura ambientata tra Grecia, Turchia e Asia centrale, “La casa dorata di Samarcandaˮ, di nuovo con Rasputin coprotagonista.
Nel 1981 Pratt inizia a pubblicare, sul quotidiano francese “Le Matin de Parisˮ, una serie di strisce dedicate alle avventure di un Corto diciottenne e al suo primo incontro con Rasputin, avvenuto in Manciuria nel 1905. Fatto curioso, i veri protagonisti de “La giovinezzaˮ sono Rasputin e lo scrittore americano Jack London, mentre il Maltese compare solo verso la fine della storia. Le ultime tre avventure di Corto realizzate da Pratt si svolgono tra il 1923 e il 1925: si tratta di “Tangoˮ, ambientato ovviamente in Argentina, “Le Elveticheˮ, una storia ricca di suggestioni magiche ed esoteriche e infine “Mū – la città perdutaˮ. Questʼultima opera vede il ritorno di tanti personaggi, come Jeremiah Steiner, Tristan Bantam o Bocca Dorata, già conosciuti nelle prime avventure di Corto Maltese pubblicate su “Pif Gadgetˮ. Anche qui le classiche avventure marittime si mescolano ad elementi fantastici e visionari legati al mito dei continenti perduti di Mū e Atlantide. Negli ultimi anni della sua vita Pratt lavorò a unʼaltra storia che avrebbe dovuto proseguire le avventure di Corto e Rasputin dopo “La giovinezzaˮ; di quellʼopera, però, rimangono solo alcune tavole poco più che abbozzate.
Negli anni Novanta, poco prima della morte, Hugo Pratt scrisse due romanzi basati sulle sue precedenti opere a fumetti: si tratta di “Una ballata del mare salatoˮ (1995) e “Corte Sconta detta Arcanaˮ (1996). Sulle avventure di Corto sono state basate anche alcune produzioni animate: la serie televisiva “Corto Malteseˮ, di produzione italo-francese, e il lungometraggio dʼanimazione “Corte Sconta detta Arcanaˮ, entrambi del 2002. A partire dal 2015 sono state pubblicate tre nuove avventure del Maltese realizzate da due autori spagnoli, lo sceneggiatore Juan Díaz Canales e il disegnatore Rubén Pellejero. Il terzo volume, intitolato “Il giorno di Taroweanˮ (2019), è a tutti gli effetti il prequel di “Una ballata del mare salatoˮ.
foto: Sławomir Skocki, Tomasz Skocki

















Ho posto questa domanda perché quando ho letto il Suo ultimo libro, la mia intera visione di una Roma potente è andata in pezzi. Lei priva il paradiso italiano di tutte le fragranze che conosciamo: olio d’oliva, frutti di mare, basilico… Questo non c’è. Roma puzza di piscio oggi?

Durante le manifestazioni, verranno rispettate le regole anti-covid: a tutti i partecipanti sarà richiesto il greenpass, di rispettare le regole di distanziamento nonché l’uso della mascherina.


Oggi arriviamo solo ad uno di questi posti speciali, legato alla passione di collezionare in due modi. Alla periferia di Modena si trova la fattoria “Hombre”, appartenente alla famiglia Panini che si occupa dalla produzione del Parmigiano Reggiano. Fu azienda, fondata nel 1961 da Giuseppe Panini a interessare milioni di bambini, prima in Italia e poi in tutto il mondo, al collezionismo. Panini stampava figurini di calciatori da raccogliere e incollare in un album speciale, poi i Panini introdussero una grande novità, cioè le carte autoadesive. Uno dei fratelli, che nel 1963 entrò a far parte di questo progetto fu Umberto, nato a Maranello [sic!], che, sfruttando la sua passione per la meccanica in generale, si occupò dell’aspetto tecnico della produzione. Nel 1988 i Panini vendettero la loro azienda, che fino ad oggi rimane leader indiscusso del suo settore. Allora Umberto decise di realizzare i suoi sogni, dedicandosi interamente alla modernizzazione della fattoria “Hombre”, acquistata nel 1972. Quando si parla del settore automobilistico, il nome spagnolo viene associato piuttosto con la Lamborghini, ma la sua storia risale al 1957, quando Umberto ricevette questo soprannome viaggiando in cerca di felicità nel lontano Venezuela.
All’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso furono introdotte nuove norme per macchine da rally, una delle quali imponeva obbligo di usare benzina normale, senza modificazioni (all’epoca si aggiungeva quasi sempre metilene e acetone), il che costrinse Gioachino Colombo, costruttore di motori della Maserati, a modernizzare il modello sportivo A6 GCS 2000, prodotto dal 1947, per adeguarla ai nuovi regolamenti. Un’altro nome misterioso, tipico per gli italiani, A6 GCS 2000 si riferisce al nome Alfieri (il nome del fondatore dell’azienda), 6 cilindri, blocco motore di ghisa e poi semplicemente Corsa Sport del 1953. Nel periodo 1953- 57 furono prodotti 52 esemplari di questo modello, 48 dei quali con carrozzeria spider, progettata da Medardo Fantuzzi. La maggior parte di macchine da rally dell’epoca aveva la carrozzeria decappottabile, ma gli estremi agenti atmosferici durante la rally Mille Miglia nel 1953 spinsero il rivenditore romano della Maserati Mimmo Dei ad includere nella sua offerta una macchina resistente a pioggia e a tempeste. Anche se Pinin Farina progettò la versione “berlinetta” su sua richiesta, le quattro macchine prodotte ufficialmente non si chiamavano Maserati, poiché il designer era vincolato da un contratto con la Ferrari, che considerava l’azienda di Modena sua rivale. Allora Dei chiamo le macchine Scuderia Centro-Sud, aggirando in questo modo il divieto della Ferrari, soddisfatta da tale soluzione, nonostante il tridente “ostile” attaccato alla calandra. Diversamente dalle vittorie numerose (più di 70 primi posti) ottenute dalla spider di Fantuzzi, la versione di Pininfarina non ottenne successo e i piloti dell’epoca la consideravano poco comoda, poco aerodinamica e credevano che, ironicamente, la cabina si riscaldasse troppo rapidamente durante gare, allora subito dopo la carrozzeria originale delle quattro macchine fu sostituita con una senza tetto. Qui devo menzionare il fatto che per i successivi 50 anni ogni Maserati riuscì ad evitare lo stigma di Pininfarina*, che è cambiato solo nel 2003 con la V generazione di Quattroporte. Magari è colpa della “Berlinetta”? Nel frattempo, per fortuna, appena A6 CGS perse i suoi valori sportivi, i successivi proprietari notarono la bellezza delle linee di Farina e ripristinarono la silhouette originale della macchina.
Oggigiorno si condanna sempre di più il consumismo (giustamente!), ma vi prego, non fate di tutta l’erba un fascio. I collezionisti raccolgono tutte le cose che secondo loro è importante non dimenticare per conservarle per le generazioni future. Sono convinto che la maggior parte di loro prendono a cuore il motto di vita di Umberto Panini: “Fai del bene, dimenticando di farlo”. Cari collezionisti, vi auguro soprattutto di avere sempre spazio per nuovi oggetti, con il resto ve la caverete!
Anni di produzione: 1954

