Oggi, la lingua latina è considerata una lingua estinta, ovvero una lingua non parlata da nessun gruppo etnico i cui membri sono i locutori nativi di questa lingua. Si può dire qualcosa di simile per il greco antico anche se, benché non sia usato da nessuno come lingua madre, secondo tanti studiosi il greco antico non può essere chiamato una lingua estinta perché non è una lingua separata, ma solo una fase antica del greco moderno, ancora parlato da tanta gente. Nonostante i problemi riguardo la classificazione, la situazione del latino e del greco antico è molto simile. E questa è anche la ragione principale per cui, entrambe le lingue, nel corso dei secoli sono scomparse dai vari campi: nelle messe sono state sostituite dalle lingue nazionali e una cosa simile è successa nella letteratura, per tanto tempo la lingua della diplomazia è stata il francese e adesso per parlare con una persona straniera, di cui non conosciamo la lingua, scegliamo l’inglese.
Ci sono però vari campi in cui il latino e il greco sono ancora vivi. Uno di questi campi è la medicina dove, oltre alla nomenclatura usata per descrizioni anatomiche o dei vari organismi, i nuclei greco-latini sono facili da rintracciare nelle tantissime
Virus
Guardiamo per esempio la parola “virus”. È un vocabolo che ovviamente è diventato molto popolare l’anno scorso. “Virus”, cioè “una particella infetta di dimensioni submicroscopiche”, è una parola che in forme molto simili esiste in varie lingue: nell’inglese è “virus” o nel polacco “wirus”. È una parola che proviene dal latino ed è utile notare che è una parola che è giunta invariata dal latino nella maggior parte delle lingue moderne, anche se è cambiato il suo significato. Il latino “virus” significava qualcosa piuttosto tangibile: il veleno, melma, un liquido contagioso o in decomposizione. Solo nell’età moderna si poteva osservare in latino “virus” nel nostro significato. È anche molto interessante notare che il latino “virus” non si usava nella forma plurale (la forma plurale si usava solo nel latino medioevale e più avanti) a causa delle specifiche della cosa definita dalla parola. Questa regola è però rimasta anche nella lingua italiana (più precisamente, è una parola indeclinabile), anche se parlando polacco si considera naturale usare il plurale “wirusy”.
Pandemia
La devastazione causata nell’anno passato dal virus è tra l’altro l’effetto della sua diffusione. Per il momento si parla di pandemia del virus COVID, preceduta dall’epidemia. Entrambi i termini provengono dal greco antico (attraverso il latino) e contengono la parola “δῆμος” (dêmos), che significa “popolo”. L’epidemia è definita come una situazione, in cui in qualche luogo in un tempo specifico il numero dei contagi è maggiore del previsto. La parola contiene la preposizione “ἐπί” (epí), che significa “su”, “sopra” oppure “verso”. È quindi qualcosa che colpisce il popolo, o una comunità. Pandemia a sua volta contiene la parola “πᾶν” (pân), che significa “tutto”. Pandemia quindi significa una situazione, in cui qualche malattia colpisce tutta l’umanità (compara col latino “pandemus”, che significa “che riguarda tutti”) ed è lo stato dell’epidemia globale.
Dottore
Ovviamente non solo nella terminologia medica si usano le parole di provenienza greco-latina. Di questa provenienza è anche la parola usata molto spesso e in tanti contesti, cioè “dottore”. La parola proviene dal latino “doctor”, composito dal verbo “doceo” (insegno) e dal suffisso “-or”, che significa l’esecutore dell’azione. Doctor nel senso latino era una persona non solo istruita, ma anche che insegna agli altri. Significava letteralmente l’insegnante. Oggi l’uso di questa parola è diverso a seconda della lingua: in italiano “il dottore” è usato per medico, anche se esiste questo sinonimo, che proviene dal latino “medicus”, cioè la persone che cura. “Dottore” è anche un titolo accademico, così si usa anche in polacco: “doktor”. Infatti, questo significato corrisponde meglio con l’originale latino. I polacchi in questo campo rimangono piuttosto fedeli al significato latino mentre invece con dei problemi legati alla salute in primo luogo si rivolgono al “lekarz”, usando la parola più nativa.
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Il presidente della Repubblica Ceca, Milosz Zeman, in una lettera indirizzata al presidente Andrzej Duda, ha proposto di inviare soldati cechi al confine polacco-bielorusso. Zeman ha sottolineato che la Polonia difende il confine dell’Unione europea oltre a quello di uno stato membro della NATO, e quindi tutti gli Stati membri dell’UE e della NATO dovrebbero rispondere offrendo un aiuto efficace. “L’esercito della Repubblica Ceca è pronto, se c’è l’interesse da parte polacca a inviare truppe in aiuto” ha scritto Zeman. Il presidente ha sottolineato anche che la decisione di inviare le forze armate fuori dal Paese per un massimo di 60 giorni spetta al governo. La condizione deve essere che ciò avvenga nell’adempimento degli obblighi previsti dai trattati internazionali sulla difesa congiunta contro gli attacchi. La lettera si conclude con lo slogan adottato nella Repubblica Ceca durante la pandemia “Insieme possiamo farcela!”. Della disponibilità a inviare soldati o poliziotti in Polonia ha parlato anche il primo ministro ceco Andrej Babiš. Ha sottolineato che l’invio di poliziotti dipende dal ministro degli Interni e di soldati richiederebbe il consenso di entrambe le camere del parlamento.
Il calcio gode di una popolarità sconfinata e attira l’attenzione di milioni di tifosi provenienti da tutto il mondo che sostengono le proprie squadre dal vivo oppure davanti allo schermo. Questo fenomeno risulta particolarmente visibile in Italia dove la notorietà del calcio e della squadra nazionale supera di gran lunga i confini del gioco. Basti guardare alcune immagini dei tifosi italiani che festeggiavano la vittoria degli Azzurri negli Europei per capire che questo sport nel Bel Paese va oltre il suo valore sportivo.
Gli Europei che sono cominciati a Roma l’11 giugno con una commovente cerimonia di apertura allo Stadio Olimpico hanno portato in tutta l’Italia un’allegria difficile da spiegare. Da un giorno all’altro gli italiani stanchi dell’incubo della pandemia e dei sacrifici che sembravano non finire mai, hanno iniziato a sorridere e tirarsi su di morale grazie a quegli 11 uomini che correvano dietro un pallone. E questo è accaduto perché per gli italiani il calcio «rappresenta un momento di condivisione, socializzazione, incontro di sentimenti, speranze esaudite o deluse» (D’Amore 2014, p.39). E questa volta le speranze non sono state vane, la finale a Londra ha fatto sognare tutti, dai più piccoli che seguivano la partita fino a tardi (quella notte nessuna mamma italiana aveva alcuna intenzione di mandarli a letto presto) ai più anziani, dalle donne agli uomini, dai tifosi occasionali a quelli che al calcio dedicano una vita intera. Per loro questo torneo è stato come una lunga battaglia contro i pregiudizi e le opinioni critiche di chi non ama il calcio italiano. E questo paragone non è casuale, anzi, a pensarci bene ogni partita assomiglia a una battaglia contro se stessi, contro gli avversari, contro diversi nemici, è una battaglia per se stessi, per la vittoria, per gli altri o forse per un mondo migliore.
Nel linguaggio del calcio si segnala il frequente ricorso alle metafore e alle iperboli belliche dovuto ad alcune caratteristiche che accomunano questa disciplina sportiva alla guerra. Marino D’Amore, giornalista italiano e autore del libro “Footballinguistica”, nota che «in fondo una partita di calcio non è nient’altro che la metafora di una battaglia in cui un esercito invasore tenta in tutti i modi di conquistare la porta della città nemica, mentre l’esercito attaccato tenta di sconfiggere il primo facendo lo stesso. Il gol diventa così la trasposizione agonistico-sportiva di quella conquista, realizzata indossando i colori del proprio gonfalone, del vessillo cittadino o nazionale» (D’Amore 2014, p. 11). In primo luogo bisogna sottolineare che il calcio come ogni sport di squadra comporta lo scontro fra due gruppi costituiti da singoli individui che si uniscono e collaborano per raggiungere l’obiettivo collettivo, cioè la vittoria. Per questo motivo risulta molto importante la capacità di saper giocare (combattere) insieme che infl uisce sulle potenzialità della squadra. Quale componente fondamentale di ciascuna battaglia e di ciascuna partita alla pari con la collettività si trova l’individualità. In questo contesto i calciatori vengono paragonati ai guerrieri che sono in grado di ribaltare le sorti della battaglia grazie al carattere oppure alla genialità. Inoltre, fra le qualità che garantiscono il successo sul campo, sia quello di calcio che quello di battaglia, si possono menzionare: la forza di volontà, lo spirito di sacrificio, il coraggio, la resistenza allo stress e la capacità di assunzione del rischio e delle responsabilità. Vale la pena porre l’attenzione sulla figura del portiere che viene percepito dai tifosi e dai giornalisti come un eroe costretto a difendere la propria porta, e non di rado deve da solo recuperare errori commessi dai propri compagni di squadra. Un’altra figura che spicca sul campo è quella dell’attaccante a cui viene affidato il compito di segnare un gol che porterebbe il proprio team alla vittoria. Per realizzare questo obiettivo l’attaccante deve sconfiggere i difensori della squadra avversaria, e di conseguenza il suo ruolo viene associato a quello del soldato che tenta di combattere il nemico (Barroccu 2007, pp. 10-11).
Rimanendo nel tema della conquista che accosta il calcio alla battaglia vale la pena mettere in evidenza un’altra caratteristica comune di questi campi, cioè l’elaborazione di strategie che servono per sorprendere l’avversario e trionfare. Nel calcio nei panni dello stratega appare di solito l’allenatore che crea schemi di attacco e difesa, basandosi sulle potenzialità dei giocatori e cercando di individuare i punti deboli della squadra rivale. Ogni partita viene preceduta da analisi approfondite di statistiche svolte con lo scopo di prepararsi al meglio per lo scontro. Inoltre, sia sul campo di battaglia che sul campo di calcio, per conseguire un vantaggio sul rivale bisogna prima dedicare più tempo possibile ad esercitarsi e praticare diverse varianti per poter metterle in atto durante l’incontro (Barroccu 2007, p. 50). La figura dell’allenatore risulta simile a quella del capo dell’esercito in quanto a fornire istruzioni e mantenere viva la motivazione all’interno della squadra. Per di più chi svolge questo ruolo deve osservare attentamente tutto quello che succede sul campo per poter effettuare sostituzioni durante la partita. I calciatori vengono sostituiti non solo per ragioni tattiche, ma soprattutto in caso di stanchezza o infortunio. Un altro aspetto sotto cui il calcio assomiglia alla battaglia è il contatto fisico fra giocatori che comporta il rischio di infortuni gravi e di contusioni. Alcuni scontri tra calciatori terminano con sanguinamenti e lacrime di dolore. Tuttavia, occorre sottolineare che il calcio attuale è meno violento di quello del secolo scorso grazie a regole precise e presenza dell’arbitro, nonostante ciò nel linguaggio calcistico si attinge spesso alle immagini belliche, iperbolizzando avvenimenti sul campo (Barroccu 2007, pp. 49-50).
Durante questi Europei gli Azzurri sono stati per noi tutti un esempio fulgente di collaborazione, unione e forza d’animo. Ci hanno dimostrato che non bisogna mai arrendersi davanti a una lunga strada da fare per raggiungere un obiettivo o davanti a vari ostacoli. Da Lorenzo Insigne che è riuscito a conquistare la maglia numero 10 dopo molti sacrifici a Leonardo Spinazzola che nonostante il doloroso infortunio non ha smesso di sostenere i suoi compagni. Per non parlare di Gianluigi Donnarumma che ci ha insegnato a mantenere la calma e di Roberto Mancini che ha iniziato a allenare la squadra azzurra in uno dei momenti peggiori nella storia calcistica del Bel Paese, essendo fra i pochi a credere nella pronta rinascita del calcio italiano. Gli Azzurri con le loro gesta hanno ispirato tante persone a dare il meglio di se stesse e ci hanno ricordato che i valori come unione, dedizione, solidarietà e spirito di sacrificio aiutano a vincere sie le battaglie sul campo di calcio che quelle nella vita.
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Secondo quanto affermato dal vice ministro delle Finanze Jan Sarnowski, le perdite del bilancio, del Fondo sanitario nazionale, dell’istituto di assicurazione sociale (ZUS) e dei consigli regionali dovute al lavoro in nero ammontano a circa 17 miliardi di złoty all’anno. Il Ministero delle Finanze ha annunciato l’introduzione di una serie di soluzioni per contrastare il lavoro in nero, che dovrebbero essere applicabili dall’inizio del prossimo anno. Come dichiarato da Sarnowski, le normative introdotte avranno come obiettivo tutelare i datori di lavoro onesti nonché sostenere i dipendenti. Come assicurato dal Ministro delle Finanze, anche le norme relative alle sanzioni dei datori di lavoro che assumono dipendenti illegalmente vedranno le modifiche. In base alla nuova normativa, infatti, sarà il datore di lavoro a dover pagare le tasse e i contributi qualora dovesse essere accertato che assume dei dipendenti in maniera illegale o paga una parte delle retribuzioni in maniera non ufficiale. Come evidenziato da Sarnowski, circa il 6% degli stipendi in Polonia viene pagato in maniera non ufficiale, il che riguarda soprattutto le aziende più piccole, dove fino al 27% degli stipendi potrebbe essere pagato in nero. Secondo Sarnowski, un problema ancora più grande è quello relativo al pagamento di una parte dello stipendio in nero il che potrebbe riguardare il 12% dei dipendenti, ovvero 1,5 milioni di persone. Come sottolinea Sarnowski, la questione degli stipendi in nero è più comune nelle microimprese e potrebbe riguardare fino al 31% delle aziende.
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Il 20 novembre si è conclusa la 29^ edizione del Festival Cinematografico Internazionale EnergaCamerimage a Toruń che è dedicato all’arte della fotografia cinematografica. Robbie Ryan, il direttore della fotografia di “C’mon, C’mon”, diretto da Mike Mills, è stato premiato con la Rana d’oro nel concorso principale. Il film “C’mon, C’mon” è anche il vincitore di quest’anno del premio del pubblico. Bruno Delbonnel ha ricevuto la Rana d’argento per la fotografia del film intitolato “La tragedia di Macbeth”, regia di Joel Coen. Invece la Rana di bronzo è stata assegnata a Greig Fraser, il direttore della fotografia di “Diuna” diretto da Denis Villeneuve che, a sua volta, ha ricevuto il premio speciale per la regia. Jost Vacano, con alle spalle più di 80 film e la lotta per la retribuzione adeguata per gli operatori cinematografici, ha ricevuto il premio speciale alla carriera. Nella categoria dei film polacchi ha vinto l’operatore Piotr Sobociński per “Hiacynt” diretto da Piotr Domalewski. Il Girino d’oro, premio assegnato agli studenti dell’arte cinematografica, è andato a Max Bugajak per “The Howling”. Il premio per il miglior debutto alla fotografia è stato assegnato a Yuming Ke per il film “Bipolar”. Nella categoria dei videoclip ha vinto Colin Tilley. La Rana d’oro per la miglior fotografia in un documentario è andata a Tristan Galand, invece nella categoria della miglior fotografia in un cortometraggio documentario ha vinto Jacob Friedrich Maria Kohl. Il festival si è concluso con una proiezione speciale dell’ultimo film della saga di James Bond “No Time To Die”. Entro il 2025 a Toruń dovrebbe essere pronto il complesso del Centro cinematografico europeo Camerimage.
Ad un anno dalla prima intervista con il presidente di Confindustria Polonia (in Gazzetta Italia 81/2020), torniamo a fare il punto sullo stato dell’Associazione, sugli obiettivi raggiunti e sui target dell’anno che verrà. Insieme al Direttivo di Confindustria Polonia, che ringraziamo per la disponibilità, abbiamo pensato di dare voce ai soci strategici dell’Associazione, che ci hanno raccontato il punto di vista di ‘fruitori’ della loro nuova casa italiana. Quest’anno difficile ha messo tutti alla prova, ma anche grazie a questo si è appreso e compreso l’importanza delle relazioni umane e la forza, oltre che la bellezza, dell’unità e della solidarietà trasmessa dalla rete degli Associati come si percepisce dalle parole degli intervistati.
Ivan Senatore – SENATRANS POLSKA
“Confindustria è per me da sempre un punto di riferimento che consente di creare relazioni di valore e spesso di trovare un confronto utile tra soci. Confindustria Polonia è stata per Senatrans Polska il naturale approdo di decisioni imprenditoriali che ci avevano portato a scegliere un percorso di internazionalizzazione in Polonia: ogni paese ha le sue dinamiche e credo che affidarsi a partner strategici sia fondamentale per chi vuole inserirsi nel nuovo contesto industriale. L’aiuto di tutto lo staff di Confindustria Polonia ci ha permesso di entrare in contatto con professionisti di livello, esperti e competenti, che hanno agevolato il nostro insediamento e che contribuiscono oggi al nostro sviluppo. Ma anche di creare relazioni con il network che si sono dimostrate un cardine fondamentale attorno al quale impostare la crescita della nostra azienda”.
In che modo l’associazionismo è di supporto all’estero e quali strumenti pensa siano stati e saranno interessanti da sviluppare, anche alla luce della situazione pandemica?
“Fare rete è importantissimo per aumentare la competitività. Le aziende che fanno parte di Confindustria Polonia sono radicate nel tessuto sociale del Paese ma mantengono forti legami con l’Italia. Questo fa sì che con alcuni soci si sia avviato un percorso comune e continuativo che trova nel nostro collegamento quotidiano con l’Italia attraverso i nostri 4 hub uno strumento utile. Noi ci occupiamo di trasporti e grazie alla rete che abbiamo costruito in Polonia siamo in grado di soddisfare qualunque esigenza logistica, anche in un momento come quello attuale nel quale il trasporto su gomma è messo sotto stress e molte aziende hanno difficoltà a trasportare le loro merci. Questi mesi post covid vedono una fortissima accelerazione della circolazione delle merci e fare rete con gli imprenditori diventa importante per accreditarsi come partner affidabili, che sanno offrire un servizio puntuale e di qualità. Farsi conoscere dalle aziende italiane all’estero ha il valore di favorire situazioni di collaborazione in maniera veloce e diretta e credo che le attività organizzate dall’Associazione, penso allo strumento Guida Paese 2021 ma anche agli eventi e agli incontri tra imprenditori, siano utilissimi a questo scopo”.
Giacomo Scimone Consigliere Elit
Alessandro Saglio, Direttore Generale
Alessandro Romei Vice Presidente Vicario Rina Poland Sp. z o.o.
Simone GranellaPresidente Elica Group
Marco Gambini, Consigliere/Responsabile dei rapporti associativi Zannini
Michele Pezza Vice Presidente Zignago
Silvio Corbucci – PLOH VENDING
“Come azienda fornitrice di servizi, la nostra più grande esigenza era di farci conoscere dalle aziende italiane e polacche presenti sul mercato. Avendo al possibilità di mostrare i nostri servizi al mercato siamo stati in grado di mostrare la qualità e l’efficienza dei nostri servizi e quindi guadagnare fette di mercato. Senza alcun dubbio, Confindustria Polonia, è stata in grado di fornirci quel palcoscenico che desideravamo e cercavamo. Grazie alla rete di imprese, che l’Associazione si impegna a costruire e ad alimentare quotidianamente, le possibilità di collaborazione, di conoscenza e condivisione crescono giorno dopo giorno dando anche a noi la possibilità di crescere all’interno della nostra stessa Associazione”.
In che modo l’associazionismo è di supporto all’estero e quali strumenti pensa siano stati e saranno interessanti da sviluppare, anche alla luce della situazione pandemica?
“Confrontandoci con un sistema estero, all’inizio ci si sente spaesati, per questo, avere un’Associazione come Confindustria che è in grado di guidarti, di consigliarti e di supportarti nei primi passi e successivamente con continuità nella crescita, è stata una fortuna oltre che la giusta scelta. Gli elementi di supporto alla crescita messi a disposizione da Confindustria migliorano nel tempo e di conseguenza e cresce il vantaggio che noi come azienda riusciamo a trarne. Esiste una newsletter a cadenza mensile nella quale sono messe a disposizione molte informazioni utili per i Soci e incontri che attualmente sono in modalità on line, ma che presto saranno finalmente in presenza. La rete di imprese creata dall’Associazione è il valore aggiunto. Le conoscenze e le competenze condivise fanno arricchire tutti i Soci”.
In che modo l’associazione potrà essere di supporto nel futuro e perché consiglieresti ad altri imprenditori di associarsi e diventare partner?
“Sfruttare le sinergie della conoscenza è il vantaggio principale dell’essere iscritti a Confindustria, rimanere in contatto con le altre aziende tramite gli incontri e avere visibilità sia all’interno che all’esterno dell’associazione sono i principali vantaggi di essere soci. La possibilità di essere sempre al passo con le dinamiche del Paese che ci ospita, anche grazie a documenti come la Guida Paese 2021, vademecum che Confindustria ha messo a diposizione dei propri Soci, completano il quadro di un associazionismo efficace e produttivo. La Guida Paese è nata con lo scopo di aiutare tutti gli imprenditori italiani già presenti sul territorio polacco e in procinto di espandere il proprio business in questo Paese, e in qualità di soci strategici è stato un piacere contribuire alla realizzazione di questo strumento”.
Alessandro Romei – RINA
“RINA è un Gruppo con oltre 150 anni di storia con ad oggi poco meno di 5000 dipendenti ed è presente in tutto il mondo con oltre 200 uffici e laboratori. La nostra presenza internazionale e settorialmente eterogenea si sposa con la visione e gli obiettivi di associazioni di categoria come Confindustria Polonia. Rina ha sempre creduto nell’associazionismo, nella rappresentanza forte e unitaria e nella grande capacità del Sistema Italia di far valere e curare gli interessi comuni, in tutti i Paesi dove siamo presenti, motivo per il quale siamo oggi partner strategici dell’Associazione in Polonia”.
In che modo l’associazionismo è di supporto all’estero e quali strumenti pensa siano stati e saranno interessanti da sviluppare, anche alla luce della situazione pandemica?
“Il beneficio principale è sicuramente il sentirsi parte attiva di un qualcosa di più grande e strutturato, un sistema che ci dà sicurezza e ci garantisce il fattivo supporto di tutti gli attori del Sistema Italia. Consideriamo fondamentali le iniziative e gli eventi dell’Associazione, come i momenti di confronto e conoscenza che riusciamo ad ottenere e a beneficiare dall’appartenenza a questa. Ne è un esempio l’opportunità rappresentata da Aeromixer, evento che si terrà il 28 Settembre 2021, di rilevanza internazionale, che abbiamo subito colto diventandone principali sponsor e promotori, in uno dei settori per noi di maggior interesse quale è l’aerospace, e da cui ci aspettiamo ritorni e risultati”.
In che modo l’associazione potrà essere di supporto nel futuro e perché consiglieresti ad altri imprenditori di associarsi e diventare partner?
“Associarsi significa potersi confrontare in modo affidabile potendo contare su tutti i fronti su un partner qualificato nella gestione operativa corrente, ma anche disporre di un interlocutore professionale per affrontare temi strategici e di rilievo. La crescita all’estero comporta difficoltà per le imprese, portando con sé delle sfide complesse che possono essere meglio affrontate con il supporto di una associazione esperta in ambito di internazionalizzazione. Voglio citare a questo proposito la Guida Paese 2021 che dà un valore aggiunto in termini di descrizione delle potenzialità di un bel Paese quale è la Polonia. Confindustria Polonia è anche parte attiva della Federazione di Confindustria Est Europa, garantendo un accesso a servizi ed assistenza oltre i confini polacchi. L’associazionismo è quindi una scelta obbligata per un’efficace competizione sui difficili mercati interazionali e il Sistema Italia ha sicuramente bisogno di una rappresentanza forte, coesa e orientata al benessere di imprese e professionisti. Proprio quello che abbiamo trovato noi in Confindustria Polonia: il chiaro intento di portare avanti una filosofia in cui l’agire economico è orientato alla soddisfazione dei valori come la condivisione, la vicinanza, la partecipazione, lo scambio: valori che vanno ben al di là delle mere logiche del profitto”.
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Il contratto concluso ieri (per corrispondenza a causa della pandemia da COVID), tra Stolichen Electrotransport EAD e Pesa Bydgoszcz prevedere una fornitura da parte di quest’ultima di 25 tram di tipo swing a Sofia. Questo è il quarto contratto dell’industria polacca firmato con le autorità della capitale bulgara, Pesa ha già prodotto e consegnato 37 veicoli a Sofia. Il contratto prevede la consegna di altri 25 tram con parametri tecnici simili ai veicoli forniti precedentemente. I tram di tipo swing forniti dall’azienda polacca avranno il pianale ribassato, cinque carrozze e la lunghezza di 30 metri, con 41 posti a sedere e 160 posti in piedi. Inoltre, i veicoli in questione saranno climatizzati nonché adattati al trasporto di persone con disabilità motorie e ipovedenti. Come previsto dal contratto le consegne di 25 Swing a Sofia dovrebbero concludersi nel 2023. Secondo quanto affermato dal presidente dell’impresa polacca Krzysztof Zdziarski, la collaborazione con Stolichen Electrotransport è molto fruttuosa da anni, rimanendo in linea con la strategia del rafforzamento della posizione di Pesa sul mercato dei tram nell’Europa centrale e orientale. Secondo quanto affermato dal direttore dei progetti strategici e della comunicazione, Maciej Grześkowiak l’esito della gara è stato deciso nel luglio 2020 ma i ricorsi successivi da parte dei concorrenti di Pesa hanno portato all’estensione della procedura. Le trattative con la parte bulgara hanno visto coinvolti il Ministero degli Affari Esteri polacco, il Vice Ministro Paweł Jabłoński e l’Ambasciata della Repubblica di Polonia a Sofia. Dopo la realizzazione definitiva del contratto firmato giovedì, 62 tram di tipo Swing prodotti a Bydgoszcz saranno presenti nelle strade della capitale bulgara. Attualmente, l’azienda polacca produce ulteriori tram per Jassi e Craiova (Romania), Toruń e Chorzów. Inoltre, Pesa ha presentato la migliore offerta per la consegna di 30 tram a Cassovia (Slovacchia) nonché per la consegna di 40 tram a Breslavia.
In Polonia questa settimana si sono registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, il numero complessivo dei casi attivi è 356.523 (settimana scorsa 319.929), di cui in gravi condizioni 1.345 (settimana scorsa 1.006),ovvero circa lo 0,4% del totale.
Gli ultimi dati mostrano 24.882 nuove infezioni registrate su 99.500 test effettuati, con 370morti da coronavirus nelle ultime 24 ore.
Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato di 1.470 morti (settimana scorsa 1.129) e la situazione nelle strutture sanitarie polacche sta peggiorando, con l’occupazione dei posti letto in crescita negli ultimi giorni.
Sono 15.713 i malati di COVID-19 ospedalizzati (scorsa settimana 12.030), con 1.345 terapie intensive occupate (scorsa settimana 1.006).
Attualmente sono state effettuate 40.203.203vaccinazioni per COVID-19 e 20.197.468 persone hanno completato il ciclo vaccinale.
La copertura sul totale della popolazione è di circa il 53,2% (https://vaccinetracker.ecdc.europa.eu).
Sono oggetto di valutazione nuove restrizioni per contenere il crescere dei numeri della pandemia, al momento restano vigore fino a fine novembre le restrizioni attuali tra cui l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso.
Sono aperti bar e ristoranti e sono consentite riunioni fino a 150 persone. Sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso.
Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale è consentita 1 persona ogni 10 m2, con norme di distanziamento per limitare le occasioni di contagio.
Per quanto riguarda gli sposamenti, salvo per vaccinati o ingressi con presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni.
Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ma non prima di 7 giorni dal momento dell’ingresso nel paese. Sono escluse dall’obbligo di quarantena le persone vaccinate per COVID-19 con vaccini approvati dall’EMA.
Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.
Dal 17 luglio è stato introdotto anche in Polonia il Digital Passenger Locator Form (dPLF) – Karta Lokalizacji Podróżnego.
Per spostamenti all’interno dell’UE, si raccomanda di verificare le restrizioni nei singoli paesi sul portale: https://reopen.europa.eu
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Presentata stamattina presso palazzo Szenklier sede dell’Ambasciata d’Italia a Varsavia la Settimana della Cucina Italia. “La cucina italiana è nota in tutto il mondo e amatissima anche in Polonia, ma è cruciale sfruttare iniziative come la Settimana della Cucina Italiana per comunicare gli elementi fondanti della nostra cucina ovvero la qualità dei prodotti e l’autenticità del gusto italiano”, ha dichiarato l’ambasciatore Aldo Amati. Luigi Iannuzzi ha poi presentato alcune delle tante iniziative in programma, su tutto il territorio polacco, tra cui la masterclass del 30 novembre con lo chef stellato Eugenio Boer, membro degli Ambasciatori del Gusto e i seminari itineranti del cuoco Anuelo Serra, rappresentante della Federazione Italiana Cuochi. Poi è intervenuta la direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia Donatella Baldini, in rappresentanza anche del collega Ugo Rufino dell’Istituto di Cracovia, sottolineando l’ampio contributo degli Istituti al programma di promozione della cucina italiana con video sulle ricette regionali, conferenze, eventi come quello dedicato alla cucina abruzzese all’Istituto di Cracovia e la mostra “Trame creative”, dedicata ad una originale sinergia tra pasta e design, visitabile nella sede dell’Istituto di Varsavia dal 22 novembre al 10 dicembre. Il direttore dell’Agenzia ICE Paolo Lemma ha sottolineato la forza economica del settore agroalimentare italiano che l’anno scorso ha esportato in Polonia prodotti, vino incluso, per oltre un miliardo di euro. Lemma ha anche ricordato le storiche battaglie a tutela del cibo italiano ovvero la volontà di arrivare ad una etichettatura internazionale autentica e precisa e la lotta all’Italian Sounding di prodotti che di italiano hanno solo la denominazione. L’ICE lancerà in questi giorni anche le video ricette di 2 noti foodblogger, Tomasz Strzelczyk e Matteo Brunetti, e una campagna promozionale sul Gorgonzola. Piero Cannas, presidente della Camera di Commercio e dell’Industria Italiana in Polonia, ha spiegato che la Camera si è particolarmente concentrata sul vino con una web serie sulle aziende vinicole nell’ambito del progetto “True Italian Taste” del ministero degli esteri, e la pubblicazione di una Guida sulle specialità vinicole di alcune regioni italiane realizzata da due noti esperti polacchi del settore Tomasz Prange-Barczynski e Wojciech Bonkowski.
È stato come a Genova: una catena di eventi si susseguiva nella memoria all’infinito, proprio come le pianure dell’Emilia-Romagna e del Veneto. Non volevo visitare IL balcone solo per dispetto, volevo dimenticare tutti i balconi. A dire la verità, la mia meta era l’altare di San Zeno, lo scopo era di seguire il geniale Mantegna, un’artista così legato a questa regione e dintorni. Proprio lì, in una vetrina di una pasticceria, mi ha sorpreso la “torta Russa”, splendida, tipica della zona, che alla fine non ho assaggiato… Ma sembrava più attraente e più dolce del mito shakespeariano della città.
Non potevo però dimenticare i balconi. In Piazza delle Erbe a Verona i balconi sono magnificamente fioriti, formando delle ghirlande favolose che Mantegna non dimenticò di includere nel suo altare meraviglioso a San Zeno. Pensavo alle parole con cui Muratov descrisse la città e questa piazza: “la mattina dell’estate brilla qui sul pavimento bagnato, nei flussi dell’acqua cristallina della fontana, nei colori della frutta e della verdura, che profumano di terra e di giardino sotto gli ombrelloni della bancarella”. Ho sempre voluto vederlo e così me lo ricordo. Verona fa parte del Veneto e ogni dubbio riguardante l’appartenenza storica lo dissipa il Leone di San Marco, esposto su ogni edificio di questa piccola, ma piuttosto benestante città che in certi luoghi ricorda un paesino di provincia.
Sono arrivato a Verona direttamente dal Lago di Garda con un pullman che avevo trovato miracolosamente ad una stazione di Sirmione. Il posto in cui sono arrivato sembrava completamente diverso, alterato dalle acque dell’Adige. A proposito, è sorprendente la vivacità, audacia e ampiezza dello scorrere di quel fiume alpino. La Città Antica è infatti un promontorio che da Porta Nuova e Porta Palio (metà XVI secolo, realizzata da Michele Sanmichele), attraversa il quartiere Cittadella, fino al Ponte Pietra, e raccoglie in sé tutte le ricchezze veronesi. La Basilica di cui ho parlato è situata nel quartiere del padrone della città, san Zeno, ed è un esempio dell’architettura dell’Italia settentrionale del XII secolo: portici e campanili con righe impressionanti di pietra e mattoni sulle mura. L’opera di Andrea Mantegna è la prima dossale rinascimentale di questo tipo. La composizione scultorea si mescola con la decorazione pittorica, formando un tutto complementare, basta solo notare le colonne che danno l’impressione che la scena nel portico sia più spaziosa e reale: la Sacra Conversazione che coinvolge anche il patrono della chiesa, san Zeno, che sta lì, con capelli neri corvini, barbuto, tenendo orgogliosamente un pastorale. Vale la pena dare un’occhiata ai dipinti sulla predella: sono copie di quelli rubati da francesi nel 1797. I dipinti originali sono esposti al Louvre a Parigi e al museo di Tours. Si può dire che sia stata una sorta di punizione da parte di Napoleone per l’opposizione degli abitanti (non solo nella città di cui parliamo) contro l’invasore francese.
Passeggiando da San Zeno Maggiore lungo l’Adige raggiungiamo il Museo di Castelvecchio, testimone del regno degli Scaligeri. Il periodo del massimo potere della dinastia scaligera fu il XIV secolo e il regno di Cangrande II Della Scala, che però non superò mai lo splendore dei Visconti o dei d’Este, nonostante le sue grandi ambizioni, soprattutto per quanto riguardava l’unificazione dell’Italia quando era all’apice del suo potere. A questo proposito viene richiamato spesso Dante, un ospite frequente della corte. Prendendo in considerazione le questioni pratiche e non quelle umanistiche il Signore di Verona aveva l’abitudine di invitare alla corte personaggi di ogni tipo che erano stati esiliati dalle loro patrie e il grande poeta fiorentino probabilmente vi si sentiva come un estraneo. La pietra tombale di Cangrande Della Scala in centro della città, vicino alla Piazza dei Signori, con le sue torri gotiche, è una delle tracce più interessanti del legame degli scaligeri con la patria veronese. A Castelvecchio invece si sente non solo lo spirito dei vecchi tempi, ma anche il profumo di vernice e legno perché proprio qui viene esposta una collezione notevole d’arte, circondata dalle stanze decorate meravigliosamente, ma con modestia. Se vogliamo visitare Venezia, già qui troveremo un pezzo di questa città, nelle pitture di Veronese, Bellini o Tintoretto. Degne di nota sono le opere di artisti veronesi quali Stefano di Verona e Pisanello. Quest’ultimo merita un commento più lungo: tracce della produzione artistica di uno degli artisti italiani più noti (un medaglista) si possono ritrovare in tutta Verona. In primo luogo bisogna visitare la chiesa di Santa Anastasia. In alto, sopra l’arcata della navata destra, possiamo ammirare “San Giorgio e la principessa” con il protagonista che sta per partire. L’immagine è piena di dettagli del lignaggio della corte che l’artista incontrò durante i suoi viaggi artistici, ospitato da grandi signori. Un’esperienza simile la troviamo nella chiesa San Fermo Maggiore, nella scena dell’Annunciazione, con un ruvido angelo “gotico”, illuminato da un raggio misterioso.
Un’altra cosa che cattura lo sguardo durante le passeggiate è certamente il patrimonio antico della città. La struttura più rappresentativa è l’anfiteatro dell’Arena di Verona del I sec d.C., utilizzato fino ad oggi come palcoscenico di spettacoli prestigiosi, che ospita sia pop star sia l’opera. La Piazza Brà e i suoi dintorni sono un punto d’incontro all’aperto, un po’ caotico. La vista della vicina sede del Comune di Verona nello stile neoclassico e delle conifere che le stanno intorno mi ricordava (forse è assurdo)… la Lituania. Da nostri vicini dell’Est non si vedono però le magnifiche antichità che si trovano dietro ogni angolo veronese. Oltre alla costruzione ispirata dal Colosseo di cui abbiamo già parlato, vale la pena visitare anche l’Arco dei Gavi o la Porta Borsari che appare dal nulla davanti a noi. Mi ha impressionato molto la Porta Leoni, poco appariscente, ma perfettamente “integrata” in un edificio moderno. L’architettura moderna di Sanmichele è una bellissima continuazione di questa tradizione.
Nell’aria di Verona c’è qualcosa che incoraggia drammi amorosi, scontri politici, magari è la piattezza del terreno, catturata al meglio in una piccola piazza poco caratteristica, la piazza di S. Pietro Incarnario. Il carattere italiano è sempre in cerca di euforia, estasi, ma qui geograficamente parlando non ci sono tante emozioni e quindi forse è bene che Shakespeare ci abbia messo un po’ di pepe, inventando una trama così tragica. Verona è una città veramente splendida, nella quale uno potrebbe abitarvi a lungo mesi e che ho imparato ad apprezzare sul posto. Le sere d’estate con i concerti e i balli fino a tardi in una delle piazze più grandi della città. Le bellezze artistiche di tutte le epoche, dall’Antichità, attraverso l’oscurità del Medioevo, fino alla Modernità, che sembrano sospese nell’aria sopra un bicchiere di vino rosso Valpolicella, un po’ aspro come le mura medievali, ma buonissimo, hanno segnato i miei migliori ricordi.