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[Aggiornamento 02.12.2021] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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In Polonia questa settimana si sono registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, il numero complessivo dei casi attivi è 445.617 (settimana scorsa 418.059), di cui in gravi condizioni 1.862 (settimana scorsa 1.657), ovvero circa lo 0,4% del totale.

Gli ultimi dati mostrano 27.356 nuove infezioni registrate su 109.000 test effettuati, con 502 morti da coronavirus nelle ultime 24 ore.

Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato di 2.470 morti (settimana scorsa 2.192) e la situazione nelle strutture sanitarie polacche sta peggiorando, con l’occupazione dei posti letto in crescita negli ultimi giorni.

Sono 21.550 i malati di COVID-19 ospedalizzati (scorsa settimana 19.087), con 1.862 terapie intensive occupate (scorsa settimana 1.657).

Attualmente sono state effettuate 42.033.071 vaccinazioni per COVID-19 e 20.456.289 persone hanno completato il ciclo vaccinale.
La copertura sul totale della popolazione è di circa il 53,9%, media UE 66,3% (https://vaccinetracker.ecdc.europa.eu).

Sono state varate nuove restrizioni che saranno in vigore fino al 17 dicembre per contenere il crescere dei numeri della pandemia.

Resta in vigore l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso, inoltre cambiano le regole per gli eventi e la capienza massima dei locali. Restano aperti bar e ristoranti, sono consentite riunioni fino a 100 persone. Sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso, ma con capienza massima ridotta.

Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale è consentita 1 persona ogni 15 m2, a capacità 50% con norme di distanziamento per limitare le occasioni di contagio.

Per quanto riguarda gli sposamenti, salvo per vaccinati o ingressi con presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria di 14 giorni, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ma non prima di 7 giorni dal momento dell’ingresso nel paese. Sono escluse dall’obbligo di quarantena le persone vaccinate per COVID-19 con vaccini approvati dall’EMA.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.

Dal 17 luglio è stato introdotto anche in Polonia il Digital Passenger Locator Form (dPLF) – Karta Lokalizacji Podróżnego.

Per spostamenti all’interno dell’UE, si raccomanda di verificare le restrizioni nei singoli paesi sul portale:  https://reopen.europa.eu

***

Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

Ritratto di Anna d’Asburgo, di Rubens, al castello Reale di Varsavia

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Oggi allo Zamek Krolewski di Varsavia si è svolto il vernissage dedicato al ritratto di Anna d’Asburgo di Peter Paul Rubens, prestato da una collezione privata. Anna d’Asburgo meglio nota come Anna d’Austria fu la regina di Francia e Navarra moglie di Luigi XIII di Francia, è stata anche una dei protagonista del romanzo di Alexandre Dumas  “I tre moschetteri”. La presentazione ha aperto il ciclo  “Arcydzieła na Zamku” cioè un ciclo di famosi dipinti che lo Zamek Królewski vuole presentare nei prossimi mesi. Il ritratto si può visitare da domani fino al 13  febbraio. La curatrice della presentazione del ritratto è Alicja Jakubowska.

Polonia Oggi

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Donatella Baldini: Italia sinonimo di bellezza

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Gli Istituti Italiani di Cultura nel mondo svolgono un ruolo fondamentale nella diffusione e promozione della cultura e della lingua del Bel Paese. In Polonia abbiamo la fortuna di averne due di cui quello di Varsavia ha appena accolto la neo direttrice Donatella Baldini a cui chiediamo una panoramica sulle attività dell’Istituto.

Donatella Baldini: Presentare il ruolo degli Istituti in due parole non è semplice, ma si possono sottolineare un paio di punti essenziali: gli Istituti sono parte della amministrazione pubblica italiana, sono uffici all’estero del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e operano in stretto raccordo con l’Ambasciata di riferimento, mantenendo comunque una loro autonomia di programmazione. Nella loro azione di promozione della cultura italiana gli istituti si pongono come luoghi di incontro, di scambio e riflessione condivisa, prima di tutto con le realtà culturali del paese ospitante. Nel caso di Varsavia, come in quello dell’altro Istituto operante in Polonia, a Cracovia, diretto dal collega e amico Ugo Rufino, con cui la collaborazione è costante e proficua, la sfida è data dalla ricchezza della tradizione di dialogo tra i due paesi, che obbliga a una selezione a volte dolorosa anche tra progetti di grande pregio. L’impostazione bilaterale non è però esclusiva: la vocazione dell’Istituto è l’apertura anche ad altri incroci di civiltà e di culture, basti pensare all’impegno nel cluster EUNIC, che vede i centri culturali di diversi paesi europei coinvolti in iniziative congiunte. È chiaro che il centro dell’attività dell’Istituto riguarda la promozione della cultura italiana, quella storicizzata e quella contemporanea, attraverso iniziative quali mostre, concerti, festival di cinema, conferenze, seminari. In quest’ottica sento la grande responsabilità di offrire una programmazione di qualità, all’altezza degli interlocutori polacchi, non solo della loro profonda conoscenza, ma anche del loro amore per l’Italia e della curiosità per la vita culturale di oggi. In questo compito, spero di poter contare su quella che ritengo una condizione indispensabile per il buon esito delle iniziative, cioè la conferma delle numerose collaborazioni con le istituzioni e i partner locali coinvolti nella passata programmazione dell’Istituto. Nella loro offerta c’è molta attenzione per l’Italia: sono qui da poche settimane, ma ho già notato una diffusa presenza italiana in eventi culturali, soprattutto nella musica che qui è seguitissima grazie a una rete capillare di iniziative sul territorio, ma anche negli altri settori. E sono rimasta davvero ammirata di trovare in tanti interlocutori polacchi incontrati in questi primi giorni un’assoluta padronanza della lingua italiana. D’impulso vorrei subito ricambiare con lo studio del polacco – studiare le lingue per me è passione e piacere – speriamo di averne il tempo!

L’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo e ad ottobre c’è la settimana della lingua italiana, quali iniziative avete in programma?

La promozione linguistica è parte essenziale della promozione culturale: la lingua è una fondamentale chiave d’ingresso in ogni comunità nazionale, ce ne fa comprendere meglio lo sguardo sul mondo. Il grande interesse suscitato dalla lingua italiana è un dato particolarmente significativo in quanto molto spesso riconducibile a motivazioni culturali. L’associazione tra Italia e senso del bello è una delle ragioni che alimenta lo studio della nostra lingua, e penso che questo valga anche in Polonia, dove questa motivazione si va ad aggiungere, rafforzandole, a altre ragioni accademiche e professionali che incoraggiano allo studio della nostra lingua. Per la prossima Settimana della lingua italiana nel mondo l’istituto prevede eventi dedicati all’anniversario dantesco (il 700esimo anno dalla morte, avvenuta nel 1321) che si aggiungono alle bellissime iniziative già realizzate in Polonia, che ho potuto seguire online dall’Italia. In ogni caso, Dante non si può esaurire in un anniversario e continuerà a essere parte della nostra offerta culturale, grazie a iniziative già in cantiere, anche nei prossimi anni.

Quanto è importante promuovere la cultura italiana per rinforzare l’immagine del paese all’estero?

È fondamentale! L’immagine dell’Italia all’estero è inscindibile dall’ammirazione per il suo patrimonio culturale ed è intimamente legata al fascino di città d’arte come Roma, Firenze, Napoli e Venezia e a capolavori artistici, vere e proprie icone del bello, conosciuti e celebrati in tutto il mondo: dalla straordinaria fioritura di opere d’arte nell’epoca dei Comuni e delle Signorie, alle forme di espressione artistica più recenti, come l’opera lirica nell’Ottocento e il cinema o il design nel secolo scorso, l’Italia è nell’immaginario internazionale associata a ideali di armonia e di bellezza, anche nello stile di vita quotidiano. Approfondire la conoscenza sia del passato sia della creatività contemporanea contribuisce senz’altro a valorizzare l’immagine complessiva del nostro paese e ad accrescerne il prestigio sulla scena internazionale. Promuovere la cultura significa condividere esperienze e interessi, ovvero diffondere i valori di cui la nostra cultura è portatrice e al tempo stesso riflettere sulla nostra storia e confrontarsi con i problemi posti dal mondo in cui viviamo. La promozione culturale ha poi un effetto propulsivo per l’intero sistema Italia, ad esempio, ha contribuito a valorizzare alcuni settori come il design, la moda o la viticoltura che si contraddistinguono per i saperi artigianali profondamente radicati nella nostra cultura. Inoltre, una migliore conoscenza della nostra ricchezza culturale può anche favorire un turismo più consapevole, alleggerendo la pressione sulle grandi città e valorizzando il patrimonio diffuso di borghi e località che solo per dimensioni possono esser dette minori.

Tra Italia e Polonia c’è uno speciale legame storico e culturale?

I legami storici, culturali e religiosi tra i due popoli sono da secoli molto stretti; eminenti studiosi li hanno documentati e continuano ad approfondirne le peculiarità. Nel periodo recente, vorrei ricordare prima di tutto la figura di Giovanni Paolo II, che ha sicuramente contribuito a rafforzare l’amicizia tra i due popoli, e sottolineare come la Polonia sia stata negli ultimi decenni del secolo scorso un centro di attenzione in Italia, sia culturale sia politico. Credo che per tanti altri sia stato difficile separare l’interesse con cui si scoprivano i film di Zanussi e di Wajda, il teatro di Grotowski, la poesia di Milosz, dalla trepidazione con cui si seguiva il coraggioso cammino polacco verso la democrazia. E chiudo con un piccolo episodio personale: ero a Milano un paio di settimane fa, e sono andata a Brera approfittando del fatto che la pinacoteca fosse riaperta ma ancora non troppo affollata; lungo la strada ho notato una lapide, posta su un bell’edificio settecentesco, che commemora le legioni del generale Dabrowski che lì ebbero il loro quartier generale, quelle legioni in cui fu concepito l’inno nazionale polacco. Anche senza cercarle, le testimonianze dei legami tra Italia e Polonia si possono trovare a ogni passo!

L’anno prossimo si celebra il bicentenario della morte di Canova, sono già previste delle iniziative?

Con Canova rimaniamo in quel periodo storico appena ricordato, drammatico per l’Italia e ancor più per la Polonia, che però è culturalmente un’epoca ricca di novità, di fermenti. Canova ne è uno dei più celebri interpreti a livello internazionale –la sua fama arrivò fin nell’allora giovane repubblica degli Stati Uniti d’America– ed è una figura che, per il suo rilievo pubblico, invita ad approfondimenti artistici e storici. Anche in considerazione del contesto in cui ha operato, e dell’importanza che il neoclassicismo ebbe anche in Polonia, mi pare molto interessante prevedere iniziative su Canova. Abbiamo già qualche idea, che speriamo di poter presto concretizzare in un preciso programma.

Quali sono le prime impressioni sull’ambiente polacco-italiano di Varsavia?

Nonostante sia a Varsavia da poco tempo sono rimasta colpita dal gran numero di italiani e italiane che hanno scelto di vivere stabilmente qui a Varsavia e dalla diffusa volontà che ho potuto riscontrare di tenere saldi i rapporti con l’Italia. Sono sicura che troveremo il modo di lavorare assieme, anche calibrando una parte della programmazione dell’Istituto sulle esigenze di questa comunità attenta e vivace.

Quali sono le esperienze più interessanti della sua vita lavorativa all’estero?

Prima dell’impegno negli istituti, avevo già lavorato all’estero come lettrice di Italiano nelle università di Reykjavík, Islanda, e di Galway, Irlanda: in Islanda ho avviato il corso di studi in italianistica ed è stato molto bello poter mandare i primi studenti islandesi in scambi Erasmus con università italiane, a Firenze, Genova e Trieste. Adesso a Reykjavík opera stabilmente una cattedra d’italiano. In Irlanda, dove ho vissuto più tempo, ho trovato un ambiente molto vivace e dinamico: la simpatia per l’Italia degli studenti mi ha convinto perfino ad allestire, nonostante gli scarsissimi mezzi, un adattamento de L’uomo nudo e l’uomo in frac di Dario Fo. Specie nei giovani, mi ha anche colpito l’intensità del sentimento di appartenenza europea: è curioso che proprio in un’isola io abbia avuto più forte la sensazione di vivere tra cittadini d’Europa. Negli ultimi due decenni ho lavorato in due tra i più grandi Istituti di cultura all’estero, a Parigi e più recentemente a New York, dove ho collaborato con un direttore, lo scrittore Giorgio van Straten, da cui ho imparato molto, sia nei contenuti sia nel metodo. Non è facile scegliere tra tutti gli eventi che mi hanno coinvolto. La più bella soddisfazione è stata vedere in tante occasioni la risposta appassionata del pubblico: per le conferenze, come quella in cui Salman Rushdie ha ricordato Umberto Eco; per i concerti jazz, come quello di Fabrizio Bosso con il suo quartetto; per le mostre di grafica e illustrazione, e di pittura con straordinari capolavori come il Ritratto di Dante del Bronzino o la Cleopatra morente di Cagnacci. E poi avere l’occasione di dialogare dal vivo con famose personalità della cultura come, ad esempio, Nanni Moretti e Maurizio Pollini.

Stiamo uscendo da un terribile periodo pandemico, ora c’è grande attesa per il ritorno agli eventi in presenza.

Mi auguro veramente d’essere in uscita da questo periodo così faticoso per tutti, e purtroppo doloroso per tanti, di lunghissima emergenza. Grazie alle campagne vaccinali gli aspetti più drammatici della pandemia si stanno riducendo, ma occorre consolidare la coscienza civica e non dimenticare che le misure quotidiane di prevenzione del contagio sono una doverosa forma di rispetto per gli altri. Di questo occorre tener conto anche nella programmazione dell’istituto: siamo davvero felici di ripartire con eventi in presenza, segnatamente la rassegna di cinema contemporaneo al Kino Muranow, ma attenti a rispettare il distanziamento, con l’auspicio di poter gradualmente tornare, dopo la pausa estiva, a forme di presenza più partecipate. Senza dimenticare una lezione della pandemia: la centralità, per la comunicazione, dei canali offerti dagli sviluppi digitali- tecnologici, strumenti oggi imprescindibili per assicurare visibilità alle nostre iniziative.

C’è una linea particolare che seguirà nella programmazione dell’Istituto?

Il compito dell’Istituto è prima di tutto offrire una programmazione equilibrata e articolata in tutte le principali forme di espressione artistica, e questo sarà anche il quadro in cui intendo muovermi, all’interno del quale mi pare interessante offrire ampio spazio alla riflessione sull’Europa, sottolineando la prospettiva storica, per parlare di comuni radici e scambi culturali ma anche per non dimenticare il travaglio del percorso, ancora nel secolo scorso così tragico, che ci ha portato a questo prezioso esito di dialogo, collaborazione, unione.

Cresce la domanda di carne d’oca

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Il mercato polacco è carente di carne d’oca, nonostante la Polonia sia uno dei più grandi produttori di essa. La ragione di questa “crisi” di fornitura è l’influenza aviaria che è stata registrata in 33 focolai e a causa di questa infezione un quinto del bestiame è stato abbattuto. L’offerta di carne d’oca non è sufficiente visto che in Polonia la domanda di anno in anno cresce, alimentata dalle campagne organizzate dalla Fondazione degli allevatori di oche bianche polacche e dai produttori di pollame, in cui si promuove il consumo della carne d’oca. Inoltre, sempre quest’anno, le aziende avicole cercavano soprattutto di adempiere i contratti di esportazione, perciò meno carne ha raggiunto i negozi polacchi. Nel 2020, il primo importatore della carne d’oca polacca era la Germania. Nell’UE i concorrenti della Polonia nel settore sono l’Italia e l’Ungheria.

https://polskieradio24.pl/42/273/Artykul/2853233,Gesina-polskim-hitem-eksportowym-W-tym-roku-warunki-nie-sprzyjaja-hodowli

Il governo vuole IVA zero sugli alimenti

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Mateusz Morawiecki ha ricordato lunedì alla conferenza di Pyrzowice che la componente del pacchetto antinflazionistico include un supplemento di copertura, “che serve anche a compensare l’aumento dei prezzi dei generi alimentari”. Come ha aggiunto, il 18 novembre un team del Ministero delle finanze ha consultato la Commissione europea sulla possibilità di ridurre a zero l’aliquota IVA per i prodotti alimentari. La risposta della CE finora è rimasta negativa. Secondo Morawiecki, l’inflazione è dovuta a fattori esterni: aumenti dei prezzi del gas da parte di Gazprom e Russia e aumenti dei prezzi delle quote ETS, quote di emissione di CO2 di cui ci occupiamo nell’Unione Europea. Secondo il Ministero delle Finanze, i servizi della CE hanno confermato l’opportunità di recepire le modifiche alla direttiva necessarie affinché gli Stati possano applicare le preferenze IVA in modo più ampio rispetto all’attuale. Attualmente la Polonia utilizza le aliquote IVA più basse possibili ai sensi del diritto dell’UE nel settore dei prodotti alimentari (5%). Il primo ministro ha annunciato un’indennità compensativa del governo relativa, tra l’altro, con l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Verrà assegnato alle persone che soddisfano i criteri di reddito, da 400 PLN fino a oltre 1000 PLN, a seconda del nucleo familiare. “In linea con il nostro principio di credibilità ed efficienza, cercheremo di attuare questo pacchetto a dicembre in modo che alcuni dei suoi elementi prima di Natale, e altri dopo, possano entrare in vigore il 1 gennaio 2022”, ha detto Morawiecki.

https://polskieradio24.pl/42/273/Artykul/2858276,Rzad-chce-wdrozyc-zerowy-VAT-na-zywnosc-Premier-KE-nie-zgadza-sie-na-tego-typu-dzialania

 

Dai fondi di caffè nascono bricchette combustibili, l’innovativo progetto di una startup varsaviana

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Nei primi mesi del 2023, la giovane start-up polacca EcoBean costruirà a Varsavia la prima raffineria che trasformerà i fondi di caffè in bricchette (materiale combustibile) per la griglia. La progettata raffineria a Varsavia sarà la prima di 8 progettate in tutta Europa. Secondo Marcin Koziorowski, il presidente di EcoBean, il costo totale dell’investimento è di 3,5 milioni di euro, mentre al momento l’azienda dispone di 1,5 milioni di euro e conta su altri 500 mila euro provenienti dagli investitori entro marzo 2022. Attualmente EcoBean collabora con GLS (la compagnia di spedizione), Starbucks (la più grande catena di bar), l’Università della Tecnologia di Varsavia e InnoEnergy (un fondo europeo venture capital), sono ancora in corso le trattative con ulteriori 8 fondi. L’azienda sostiene che per la produzione di un bricchette ci vogliono 25 tazzine di caffè e secondo le loro stime 100 bar producono annualmente fino ai 180 tonnellate di fondi di caffè i quali potrebbero essere trasformati in 500 tonnellate di bricchette, sufficienti per 100 mila barbecue.

https://www.money.pl/gospodarka/polska-firma-chce-dac-drugie-zycie-kawie-celem-budowa-rafinerii-fusow-6709627851270784a.html

 

Insalata

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L’uso di mescolar erbette e mangiarle fresche condite con un po’ d’olio e aceto è tutto italiano. Il resto d’Europa, la Francia soprattutto, lo assorbe con i ricettari e i cuochi importati dalla penisola. «L’insalata è nome de’ italiani solamente», scrive attorno al 1572 il medico marchigiano Costanzo Felici.

L’identificazione tra insalata e Italia è tale da far venire agli espatriati del tempo una nostalgia per la verdura cruda molto simile a quella che oggi l’italiano all’estero prova per la pasta e il caffè espresso. Giacomo Castelvetro, esule protestante in Inghilterra, modenese di nascita e veneziano d’adozione, nel 1614 scrive con rimpianto di «erbaggi e frutti» che gli inglesi trascurano privilegiando invece la carne. Gli stranieri importano dall’Italia non solo l’uso di mangiare verdure crude, ma anche le parole che le indicano. Bona Sforza d’Aragona, che nel 1518 sposa re Sigismondo I Jagellone, avrebbe fatto conoscere in Polonia gli ortaggi da brodo e pare si debba proprio a lei l’introduzione della lattuga. Sia tutto questo vero o leggendario, è un fatto però che ancor oggi in polacco le verdure da brodo si chiamano italiane (włoszczyzna), mentre insalata, nonché carote, piselli, asparagi, zucchine, cavolfi ori, hanno nomi derivati dall’italiano.

Per trovare le origini di questi usi erbivori, bisogna risalire al mondo romano, dove i vegetali costituivano la base del sistema alimentare. Quella bella lattuga bianca, saporosa e croccante, nota sotto il nome di lattuga romana, deve il suo appellativo al fatto di esser stata la regina della logistica delle legioni romane. Un esercito ha bisogno di enormi quantità di cibo affi nché i suoi soldati rimangano effi cienti: dal medioevo all’età napoleonica il problema si risolveva saccheggiando tutto quello che si trovava. I romani, invece, quando impiantavano un accampamento, impiantavano contemporaneamente anche quel che serviva loro per sopravvivere. E quindi gli insediamenti delle legioni sarebbero stati caratterizzati da vaste coltivazioni di lattuga. Verdura che nutre, ma che è pure «sacra ad Adone, figlio della profumatissima Mirra ed effeminato amante di Venere». Marziale ci compone pure un epigramma, sulla lattuga (il 14 del libro XIII). «Perché mai, dimmi, la lattuga che di solito chiudeva le cene degli avi, adesso deve aprire i nostri pranzi?» Domanda esistenziale, non c’è che dire.

I romani mangiavano un centinaio di erbe diverse, tra selvatiche e coltivate, crude o cotte; alcune non abbiamo nemmeno idea di cosa fossero: ne è sopravvissuto soltanto il nome. Ma tutte sono state travolte dopo il Mille dalla valanga trionfante degli spinaci. Arrivati dalla Persia grazie agli arabi, si diffondono nei due secoli successivi, tanto che a inizio Trecento il milanese Bonvesin de la Riva li include tra le specialità della campagna lombarda. E visto che siamo alle verdure che si possono mangiare sia crude sia cotte, ovvero che possono, volendo, far parte di un’insalata, vale la pena ricordare che in epoca rinascimentale compaiono nei piatti degli italiani parecchi vegetali oggi comuni, ma sconosciuti al tempo degli antichi romani. Primi fra tutti i carciofi, una ghiottoneria ignota ai romani antichi, ma popolarissima tra i moderni, con grande sorpresa di Montaigne che nel 1581 annota: «Lasciano i carciofi pressoché crudi».

Fagiolini e cavolfiori cominciano a esser citati nei ricettari cinquecenteschi, così come il finocchio dolce, evoluzione di quel finocchietto aromatico ampiamente usato come condimento nella cucina medievale. Questa nuova varietà, che poi è quella che ancor oggi gustiamo cruda o cotta, da sola, nell’insalata mista, o come ingrediente del pinzimonio, è servita sempre a fine pranzo, come talvolta anche noi facciamo per ripulire e rinfrescare la bocca (il finocchio, caso più unico che raro, ha un gusto così forte e caratteristico da non tollerare l’accoppiamento con alcun vino).

Sempre in quel giro di anni arriva in tavola la melanzana, importata dagli arabi in Sicilia e in Spagna: compare per la prima volta in un ricettario duecentesco e poi di nuovo nel Trecento. Viene guardata con grande diffidenza, come testimonia il nome mela insana o pomo sdegnoso. Le melanzane continueranno a destare sospetti, considerate un cibo marginale, anche in quanto ingredienti della cucina ebraica. Un autore del XVII secolo scrive: «Non devono essere mangiate se non da gente bassa o da ebrei».

Dall’altra parte del mondo arriva invece un vegetale nuovo, oggi spesso accoppiato con la melanzana, o utilizzato crudo per insaporire le insalate miste: il peperone, un ortaggio destinato a diventare elemento fondante dell’insalata giardiniera, ovvero l’insalata invernale e conservata che costituisce l’alternativa alla estiva e verde insalata di erbe.

Se re e imperatori del XIX secolo amano le verdure sott’aceto, una ben diversa opinione ne hanno i loro progenitori medievali. Mangiare cibo fresco è segno di distinzione, gli alimenti conservati sono roba da contadini, da classi sociali inferiori. L’insalatina fresca, quindi, di erbe appena colte, è degna della tavole dei signori e infatti ci finisce regolarmente. Bartolomeo Platina nel primo ricettario a stampa della storia (1475) suggerisce come preparare l’insalata mista e condirla con olio e aceto.

Cristoforo da Messisbugo (1564) descrive banchetti principeschi con una schiera di 54 «piattelletti» composti da «insalata d’herbe diverse e fiori».

Nel 1572 Costanzo Felici scrive una lunghissima Lettera sulle insalate (1572). Il gusto italiano è ormai ben identificabile e gli abitanti della penisola sono ghiotti di insalata, al punto da essere presi in giro dagli stranieri, secondo i quali l’abitudine di mangiare erbe crude finisce per «togliere la vivanda agli animali bruti». Esce addirittura un libro tutto dedicato all’insalata (1627), si intitola Archidipno overo dell’insalata e dell’uso di essa, e lo scrive un medico abruzzese, Salvatore Massonio.

L’insalata nel Rinascimento è un piatto nobile: apre i banchetti, quindi ha un rango elevato tra le portate. Lo spostamento da prima a in mezzo al pasto, cioè da antipasto a contorno per usare termini a noi usuali, avviene con i francesi che retrocedono l’insalata a contorno dell’arrosto. Oggi, invece, si sta facendo strada l’usanza di mangiare l’insalata a inizio pasto per motivi salutistici: un inconsapevole ritorno al Rinascimento.

[Aggiornamento 25.11.2021] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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In Polonia questa settimana si sono registrate ancora nuove infezioni da COVID-19, il numero complessivo dei casi attivi è 418.059 (settimana scorsa 356.523), di cui in gravi condizioni 1.657 (settimana scorsa 1.345), ovvero circa lo 0,4% del totale.

Gli ultimi dati mostrano 28.128 nuove infezioni registrate su 107.100 test effettuati, con 497 morti da coronavirus nelle ultime 24 ore.

Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato di 2.192 morti (settimana scorsa 1.470) e la situazione nelle strutture sanitarie polacche sta peggiorando, con l’occupazione dei posti letto in crescita negli ultimi giorni.

Sono 19.087 i malati di COVID-19 ospedalizzati (scorsa settimana 15.713), con 1.657 terapie intensive occupate (scorsa settimana 1.345).

Attualmente sono state effettuate 41.001.978 vaccinazioni per COVID-19 e 20.320.159 persone hanno completato il ciclo vaccinale.
La copertura sul totale della popolazione è di circa il 53,6%, media UE 65,8% (https://vaccinetracker.ecdc.europa.eu).

Sono oggetto di valutazione nuove restrizioni per contenere il crescere dei numeri della pandemia, al momento restano vigore fino a fine novembre le restrizioni attuali tra cui l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso.

Sono aperti bar e ristoranti e sono consentite riunioni fino a 150 persone. Sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e gli impianti sportivi, anche al chiuso.

Ogni attività è sottoposta a regime sanitario e sono previste limitazioni sul numero massimo di persone consentite, in linea generale è consentita 1 persona ogni 10 m2, con norme di distanziamento per limitare le occasioni di contagio.

Per quanto riguarda gli sposamenti, salvo per vaccinati o ingressi con presentazione di test COVDI-19 negativo PCR molecolare o test antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti, resta in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni.

Per gli ingressi in Polonia da paesi al di fuori dell’area Schengen è prevista quarantena automatica obbligatoria, fino alla presentazione di un test negativo effettuato in Polonia successivamente all’ingresso, ma non prima di 7 giorni dal momento dell’ingresso nel paese. Sono escluse dall’obbligo di quarantena le persone vaccinate per COVID-19 con vaccini approvati dall’EMA.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia.

Dal 17 luglio è stato introdotto anche in Polonia il Digital Passenger Locator Form (dPLF) – Karta Lokalizacji Podróżnego.

Per spostamenti all’interno dell’UE, si raccomanda di verificare le restrizioni nei singoli paesi sul portale: https://reopen.europa.eu

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Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

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Robert Kubica resta il pilota di riserva dell’Alfa Romeo

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Daniel Obajtek, il presidente del consiglio di amministrazione di PKN Orlen, ha confermato durante una conferenza stampa che la sua azienda continuerà ad essere title sponsor del team Alfa Romeo in Formula 1. Obajtek ha aggiunto che Robert Kubica rimarrà il pilota di riserva della squadra. Questo è il terzo anno che Kubica sarà il pilota di riserva del team Alfa Romeo. Nel 2021 il pilota polacco ha preso parte a due gare in rappresentanza dell’Alfa Romeo Racing Orlen arrivando 15° nel Gran Premio d’Olanda e 14° nel Gran Premio d’Italia. Vale la pena ricordare che il pilota automobilistico polacco ha debuttato al Gran Premio d’Ungheria nel 2006. Due anni dopo, in rappresentanza del team BMW Sauber, ha vinto il Gran Premio del Canada a Montreal. Nel 2010 Robert Kubica è entrato a far parte del team Renault. L’anno successivo è sopravvissuto a un grave incidente nel rally italiano Ronde di Andora. Il ritorno di Robert Kubica in Formula 1 è avvenuto nel 2018.

https://www.polskieradio24.pl/5/4147/Artykul/2854908,Formula-1-Orlen-pozostanie-sponsorem-tytularnym-Alfa-Romeo-Kubica-wciaz-kierowca-rezerwowym