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Sofonisba Anguissola, ritrattista rinascimentale

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Un tempo le artiste lavoravano principalmente nei monasteri o nelle botteghe dei padri, sia che essi fossero pittori o scultori. Accadeva di rado che una talentuosa figlia fosse mandata a studiare pittura presso un maestro e lavorasse nel suo laboratorio. La storia dimostra tuttavia che tra le genti di un tempo c’erano anche menti così coraggiose da sostenere il talento delle proprie figlie. È il caso di Amilcare Anguissola, padre di Sofonisba, ritrattista del XVI secolo.

Una giovane pittrice e umanista

Sofonisba, nata intorno al 1535, fu la figlia di maggior talento artistico di Amilcare, e il padre la spedì a studiare nella bottega di Bernardino Campi. Un altro maestro della futura pittrice fu Bernardino Gatti, detto il Sojaro. Dopo sei anni di studio la giovane pittrice aprì una propria bottega, di cui il padre fu primo mecenate. In cambio del loro favore, ripagava conoscenze altolocate con i propri dipinti e intratteneva una corrispondenza con noti artisti, tra i quali Michelangelo, che le chiese di inviargli un disegno. Nel 1557 Sofonisba gli inviò il Fanciullo morso da un gambero, che fu apprezzato. In poco tempo la ragazza ottenne commissioni dall’aristocrazia e, dopo aver lavorato nelle corti di Mantova e di Ferrara, iniziò a lavorare per la corte reale madrilena. In qualità di dama di corte istruita e di precettrice della regina Elisabetta di Valois, Sofonisba era considerata una pari dall’aristocrazia locale e la sua compagnia era ricercata. Spese gli ultimi anni della sua vita a Palermo, dove la visitò Antoon van Dyck. Di lei van Dyck fece un ritratto a matita e si sono conservate note risalenti al 1624, in cui scrisse che una Sofonisba ormai ipovedente gli consigliò come sfruttare la luce per nascondere le sue rughe. Un ritratto a olio della pittrice basato sul disegno si trova oggi nella collezione di un museo inglese.

Un ritratto rinascimentale nelle collezioni polacche

Tra le collezioni polacche si  trova un Autoritratto della pittrice del 1556. Conservato al castello di Łańcut, rappresenta una perla per le collezioni museali, ma è allo stesso tempo una testimonianza rinascimentale sulla vita della pittrice. Sofonisba si dipinse davanti al cavalletto, con il pennello in mano durante la conclusione di una Madonna con Bambino. Forse è una copia di un dipinto di Bernardino Gatti, perché una sagoma allungata e manieristica richiama la scuola cremonese e l’artista poteva così rendere omaggio al proprio maestro. Sofonisba appare con un volto giovane e quasi infantile, con occhi grandi e curiosi e capelli tenuti modestamente ai lati e raccolti, nascosti da una retina nera. L’abito di seta nera, semplice ma elegante, e il corpetto marrone scuro aperto e con pieghe sulle spalle non limitano la pittrice, che appare libera di muoversi. All’altezza del collo e dei polsi emergono i merletti bianchi e soffici di una camicetta in stile veneziano. Nella mano sinistra la donna tiene un supporto di legno, nella destra un pennello sospeso davanti al dipinto.

I colori del quadro sono smorzati, ma ci sono alcuni accenti decisi, come la macchia di colore rosso sulla tavolozza, il rosa pastello e l’azzurro degli abiti della Madonna, che contrastano con lo sfondo scuro, conferendo energia al tutto. I colori dominanti sono tuttavia i marroni, che danno al ritratto calore e serenità. Lo sfondo scuro e la luce chiara diffusa danno risalto al volto della pittrice ed è innanzitutto verso di lei che si rivolge lo sguardo. Un ulteriore qualità della tecnica pittorica sono i contorni delicatamente addolciti, che fanno sì che una scena dipinta con precisione assuma morbidezza.

Molti autoritratti della pittrice sono oggi sparsi per i musei di tutta Europa. L’artista solitamente si presentava davanti al cavalletto o suonando alla spinetta o con un libro tra le mani. Ognuno di questi oggetti la definiva come una donna istruita. 

Sofonisba dipingeva principalmente ritratti nonostante a quel tempo godessero di popolarità le scene religiose e mitologiche. I disegni e i dipinti non includevano scene dalla natura e la donna non era in grado di conoscere l’anatomia umana come la studiavano gli uomini, che creavano composizioni con molte figure su richiesta di committenti laici ed ecclesiastici. Come artista d’epoca tardo-rinascimentale non aveva gli stessi diritti degli uomini, ma il suo talento e gli sforzi del padre le permisero una vita agiata e la richiesta di ritratti era cospicua. Sofonisba dava risalto al carattere del soggetto ritratto e lo trasferiva sulla tela, creando opere naturalistiche, benché spesso lievemente idealizzate, come se stesse facendo un leggero inchino in direzione del modello. In ogni autoritratto conservato, come in Autoritratto al cavalletto, si mostrava senza imbarazzi, attenta, serena e riappacificata a una buona vita. Osservando i suoi dipinti sembra infatti che Sofonisba conduca una vita buona e tranquilla.

Le donne nella cultura del XVI secolo

L’epoca in cui Sofonisba dipinse era un’epoca di svolta. Sebbene ancora per molti anni le donne avrebbero rappresentato un’eccezione nel mondo dell’arte, già nel XVI secolo Ludovico Ariosto, poeta rinascimentale, scrisse che le donne arrivano alla perfezione in ogni arte in cui si cimentano. Non rinunciate, o dame che volete praticare arte eccelsa, a tale strada. Ci furono donne rinascimentali che scrissero poesie e furono mecenati di artisti: Elisabetta Gonzaga, musa di Baldassarre Castiglione; Vittoria Colonna, poetessa e amica di Michelangelo; Isabella d’Este, mecenate di molti artisti, tra i quali Leonardo da Vinci, Tiziano, Ludovico Ariosto e molti altri che hanno avuto un impatto culturale significativo. Sofonisba dipingeva ritratti, ma il suo talento ha influenzato molti artisti dopo di lei: Peter Paul Rubens, Antoon van Dyck, Caravaggio, che ispirato dal Fanciullo morso da un gambero dipinse il suo Ragazzo morso da un ramarro. Il successo di Sofonisba come artista divenne un lasciapassare per le generazioni successive di artiste donne. Lavinia Fontana, la prima artista nella storia a lavorare fuori da una corte o un monastero, cominciò la sua attività nella bottega del padre, ma in una lettera scrisse che si consacrò alla pittura dopo aver visto un ritratto di Sofonisba Anguissola.

tłumaczenie it: Massimiliano Soffiati

“Boże ciało” e “Szarlatan” nominati agli European Film Awards

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

“Boże Ciało” di Jan Komasa ha ricevuto le candidature agli European Film Awards nelle categorie miglior film, regia, sceneggiatura (Mateusz Pacewicz) e attore (Bartosz Bielenia). L’opportunità di ottenere il premio per la miglior regia ce l’ha anche Agnieszka Holland regista di “Szarlatan”. Altri registi candidati ad essere premiati sono Pietro Marcello, Thomas Vinterberg, Francois Ozon e Maria Sodahl. I nominati per il miglior lungometraggio sono “Na rauszu” di Thomas Vinterberg, “Berlin Alexanderplatz” di Burhan Qurbani, “Malowany ptak” di Vaclav Marhoul, “Undine” di Christian Petzold, “Martin Eden” di Pietro Marcello e “Boże ciało” di Jan Komasa. Oltre a Bielenia le candidature per miglior attore le hanno ricevute Mads Mikkelsen, Viggo Mortensen, Elio Germano, Goran Bogdan e Luca Marinelli. In gara per la vittoria per la miglior attrice sono Nina Hoss, Natasha Berezhnaya, Marta Nieto, Andrea Braein Hovig e Ane Dahl Torp. Gli sceneggiatori nominati ci sono tra l’altro Mateusz Pacewicz, i fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo (“Złe baśnie”). “Gunda” di Viktor Kossakowski, “Little girl” di Sébastien Lifshitz, “Saudi Runaway” di Susanne Regina Meures, “Collective” di Alexandr Nanau, “Acasa, My Home” di Radu Ciorniciuc e “The Cave” di Feras Fayyad sono i film che hanno l’opportunità di ottenere il premio per il miglior documentario. La cerimonia virtuale di premiazione si svolgerà dal 8 al 12 dicembre. Gli European Film Awards sono i premi cinematografici più importanti in Europa assegnati dalla European Film Academy. Nel 1988 durante la prima cerimonia “Krótki film o zabijaniu” diretto da Krzysztof Kieślowski si è guadagnato il premio per il miglior film. Negli ultimi anni tra i premiati ci sono stati Dorota Kobiela e Hugh Welchman per il film d’animazione “Twój Vincent”, Anna Zamecka per il documentario “Komunia” e Paweł Pawlikowski per “Zimna wojna”.

 

[Aggiornamento 12.11.2020] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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Negli ultimi giorni in Polonia si sono registrati ancora numeri in crescita per i casi di COVID-19.
Questa settimana c’è stato l’annuncio dei buoni risultati alcuni produttori per il vaccino, che sarà disponibile a inizio 2021 anche in Polonia, inoltre la stabilizzazione della crescita dei nuovi casi, minore rispetto alla progressione delle scorse settimane, ha evitato la chiusura totale del paese.

Il numero complessivo dei malati attivi è salito a 378.067, di cui in gravi condizioni 2.008, ovvero circa l’1% del totale. Gli ultimi dati mostrano 25.221 nuovi contagi, con 367 morti.

Il Voivodato della Slesia (4.066), la Grande Polonia (3.081), la Piccola Polonia (2.947), la Bassa Slesia (2.661) e la Masovia (1.976), sono i Voivodati maggiormente interessati dai nuovi casi.

numeri dell’epidemia destano preoccupazione vista la pressione in salita sulle strutture sanitarie polacche, la crescita dei casi ed il numero di posti letto disponibiliAttualmente sono stati predisposti 33.662 posti letto per pazienti COVID-19, di cui occupati 21.899, mentre le terapie intensive con respiratori sono 2.601, di cui occupate 2.008. Continua il lavoro nei nuovi ospedali provvisori per poter garantire ad ogni malato le cure necessarie.

Tutto il territorio polacco è zona rossa con chiusura di bar, ristoranti, palestre, cinema, tatari, centri commerciali, con alcune eccezioni e la presenza di diverse restrizioni sul numero di persone consentite e l’esercizio degli hotel. Bar e ristoranti possono effettuare il solo servizio di asporto.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici nel caso di viaggi programmati da e verso la Polonia, per il rischio di possibili nuove restrizioni sui voli e gli spostamenti.

***

Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

Arresti e una casa bruciata durante la Marcia dell’Indipendenza a Varsavia

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Il Comando Municipale della Polizia a Varsavia ha fatto un bilancio delle misure adottate ieri contro i manifestanti della Marcia dell’Indipendenza. “Alcuni poliziotti sono stati feriti”, ha scritto sul Twitter il portavoce del Comando Municipale della Polizia a Varsavia, Sylwester Marczak. Secondo la polizia la Marcia dell’Indipendenza è stata una manifestazione illegale. Nella zona della rotonda De Gaulle sono avvenuti scontri tra la polizia e i manifestanti: “Gruppi di teppisti hanno attaccato la polizia che garantiva la sicurezza di altre persone. I manifestanti hanno lanciato delle pietre e dei razzi verso la polizia schierata”, ha informato Sylwester Marczak. Il fatto più grave da parte dei manifestanti è stato il lancio di torce infuocate contro un balcone di una casa che esponeva i simboli delle manifestanti anti-aborto, la casa è stata in parte bruciata.

Zuppa di cipolle

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Ingredienti per 4/6 persone:

  • 500 gr. Cipolle dorate
  • 1lt. Brodo di gallina
  • 70 gr. di burro
  • 15 gr di farina
  • 4 belle fette di pane tostato
  • 150 gr. di fontina
  • Vino bianco
  • Sale
  • Pepe
  • Olio extravergine di oliva

Procedimento:

L’estate ormai è finita, quindi alla sera scaldarsi la pancia con una zuppa e sempre un piacere. Nei menù dei nostri ristoranti proponiamo una semplice e tradizionale zuppa di cipolle seguendo sempre la qualità dei prodotti e le tradizioni che la nostra bella Italia regala.

Tradizionalmente la Francia la fa da protagonista in tema di zuppa di cipolle ma noi non dimentichiamo le ricette delle nostre nonne che usando gli ingredienti che gli orti offrivano preparavano pietanze che ancora oggi, magari accompagnate da un buon bicchiere di vino, fanno godere il palato. La zuppa di cipolle che propone il ristorante Al Ponte è semplice con un tocco di originalità puramente italiana.

Tagliate le cipolle finemente in una padella mettere a sciogliere il burro facendo attenzione a non farlo nocciolare. Aggiungere le cipolle sfumate con il vino una volta brasate correggete con sale e aggiungere la farina mescolando bene in modo che non formi i cosiddetti “grumi”, brodo naturalmente caldo e fate cuocere per circa 40/50 minuti.

Una volta pronta tostate il pane adagiatelo in una fondina e appoggiare sopra la fontina finemente tagliata e inondate con la zuppa bella calda, poi un giro di olio extravergine di oliva e una macinata di pepe e…. il piacere è in tavola!

Vi consiglio di accompagnare la zuppa di cipolle con un buon calice di Sauvignon o un Soave.

Buon appetito!

tłumaczenie it: Justyna Czerwonka

Per fortuna c’è la pizza!

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Alla ricerca di argomenti coinvolgenti sulla cucina tipica italiana, argomenti che siano interessanti per le caratteristiche nutrizionali ma anche e soprattutto per il palato, mi rendo conto che finora ho tralasciato proprio il piatto preferito degli italiani: la pizza! Cercherò di rimediare subito!

In tutto il mondo la pizza è uno dei piatti più consumati e apprezzati, e nella cucina tradizionale italiana si contende il primo posto solo con la pasta. Se è vero che siamo ciò che mangiamo, nell’immaginario collettivo gli italiani sono soprattutto pizza!

È una delle ricette più esportate all’estero, tanto che nel 1970 l’antropologo Agehananda Bharati inventò il termine “effetto pizza”: un fenomeno locale ha successo prima all’estero che nel paese d’origine, dove torna da protagonista in un secondo momento. I moderni condimenti della pizza, considerati da tutti dei classici, non sono nati in Italia. Vennero inventati negli Stati Uniti per opera di emigrati italo-americani e poi, di nuovo, riesportati in Italia, dove hanno dato maggior lustro a un piatto che, fino a quel momento, era solo una focaccia per poveri.

Oggi della pizza esistono tantissime varianti: la più ordinata negli Stati Uniti è la Pepperoni, nome che può creare malintesi, visto che è farcita con salamino piccante. Al secondo posto troviamo la pizza all’ananas: impossibile da trovare in Italia, perché associare la frutta con la pizza per un italiano è semplicemente un’eresia. La vera regina delle pizze, insieme alla classica Marinara, è certamente la pizza Margherita napoletana. 

Le origini della pizza sono antichissime: sin dal neolitico veniva preparato un impasto di acqua e farina, utilizzato per fare il pane che aveva in effetti la forma di una pizza; mentre gli Antichi Egizi per primi scoprirono i segreti della lievitazione. 

Se la pizza Marinara risale al 1734, la pizza Margherita si diffonde nel periodo 1796-1810, anche se si narra che a darle il nome fu il cuoco Raffaele Esposito della pizzeria Brandi di Napoli (pizzeria che esiste ancora oggi), che nel 1889 preparò per la regina d’Italia Margherita di Savoia una pizza condita con gli ingredienti che aveva a disposizione e che avevano gli stessi colori della bandiera italiana: basilico, pomodori e mozzarella.

La ricetta tradizionale per la pizza Margherita è la seguente: 1 litro di acqua, 50 grammi di sale, 3 grammi di lievito di birra fresco, 1,8 kg di farina di grano tenero tipo 00. L’autentica pizza napoletana si cuoce nel forno a legna e deve essere morbida ed elastica, e avere una forma tondeggiante di circa 35 centimetri di diametro.

Indubbiamente la pizza va considerata un piatto completo dal punto di vista nutrizionale. Una Margherita di medie dimensioni (300 gr) apporta almeno 800-1000 kcal, quantità che cresce inesorabilmente se si aggiungono altri ingredienti. La maggior parte delle calorie è fornita dai carboidrati, che rappresentano il 52% del peso, le proteine e i grassi sono rispettivamente il 21% e il 12% del peso. Mancano completamente le fibre, ma si può rimediare aggiungendo delle verdure alla farcitura, oppure mangiando una porzione di insalata. 

Si può dedurre che per quanto buona, non è esattamente un piatto ipocalorico, e se si aggiungono altri ingredienti che non siano verdure (formaggi e insaccati), diventa anche poco salutare, considerando che si sbilancia di molto il contenuto di grassi di origine animale.

Oltretutto, il formaggio agisce come una droga. La caseina durante la digestione viene scissa, rilasciando una serie di oppiacei che vanno a stimolare i recettori coinvolti nella regolazione dello stato di piacere a livello cerebrale, e che creano dipendenza (studio della University of Michigan, pubblicato su US National Library of Medicine).

Quindi come regolarsi in uno stile alimentare equilibrato? Mangiamola con serenità, ma privilegiamo la pizza preparata con ingredienti di alta qualità. Se cotta a puntino, utilizzando gli ingredienti giusti, senza eccedere nelle quantità e nei condimenti, la pizza può rientrare saltuariamente (circa una volta la settimana) nel proprio piano dietetico.

Evitiamo le pizze contenenti olio di semi o strutto: per il condimento si può utilizzare olio extravergine d’oliva. Non esageriamo con formaggi e insaccati nella farcitura. Abbondiamo invece con le verdure. Da evitare, purtroppo, l’abbinata pizza-birra-dolce: il pasto diventerebbe davvero troppo calorico. Come fine pasto si può optare però per una macedonia al naturale.

E per finire, questa volta anziché una ricetta (quella della pizza già la conoscete) vi consiglio un libro. È un libro che fa bene: ai suoi protagonisti (i proventi saranno destinati alla costruzione di una scuola per bambini rifugiati in Turchia) e anche a chi lo legge. Che cosa c’entra la pizza? Lo scoprirete leggendo! 

Nicolò Govoni, Se fosse tuo figlio (ed. Rizzoli): «Oggi facciamo la pizza. La classe scoppia in urla festanti e applausi, tutti ascoltano la spiegazione della ricetta in religioso silenzio. Alcuni bambini non riescono nemmeno a stare seduti e stanno letteralmente in punta di piedi. Hammudi, chiaro, è uno di loro. Mays invece prende appunti. Vacilla ancora quando si tratta di scrivere, ma ci prova con tutta se stessa.»

www.tizianacremesini.it

Domande o curiosità inerenti l’alimentazione? Scrivete a info@tizianacremesini.it e cercherò di rispondere attraverso questa rubrica!

Invariata la cooperazione commerciale tra gli USA e la Polonia dopo la vittoria di Joe Biden

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Dollar, złotówka
ozedf

Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Domenica scorsa, quattro giorni dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti è certa la vittoria del candidato del Partito Democratico, Joe Biden, ciò significa una stabilizzazione della nuova amministrazione statunitense. “La nostra cooperazione per quanto riguarda la sicurezza all’interno della NATO, le nostre relazioni commerciali e di investimenti sono molto buone. Non vedo il motivo di pensare delle nuove tendenze o cambiamenti.” ha detto Tony Housh, il presidente del consiglio di amministrazione della Camera di commercio americana in Polonia. “Vale la pena ricordare che magari ci sarà un nuovo stile, un nuovo modo di comunicazione più tradizionale, il che non significa che le relazioni tra Polonia e gli Stati Uniti saranno meno importanti.” ha dichiarato Housh nell’intervista per TVN24. Housh ha sottolineato anche l’importanza non solo degli investimenti americani nel settore energetico e del trasporto, ma anche dell’attività delle imprese polacche negli Stati Uniti: “sempre più aziende polacche sono in cerca di opportunità sul mercato statunitense e sul mercato dell’America settentrionale. Penso che sia la direzione giusta per l’economia.” Il risultato definitivo delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti saranno comunicati nelle prossime settimane, la vittoria di Joe Biden è però garantita dal numero dei voti elettorali che ha ottenuto, nonostante le proteste del comitato elettorale del presidente uscente Donald Trump.

Amore all’italiana

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Anna e Luigi

Soleggiato pomeriggio di primavera. Una piccola stanza nell’attico, l’odore del legno e della mela che sboccia nell’aria, Anna Crisanti è chinata sull’icona. Dipinge la veste della Madonna italiana del XIV secolo, chiamata anche Madonna di Costantinopoli, dall’altare della chiesa principale di San Nicola a Mola di Bari. Gli stessi occhi ridenti e capelli biondi che ricordavo dai nostri tempi al liceo artistico di Cracovia. E, anche se gli anni sono arrivati, e con loro rughe e qualche chilo, questa è la stessa Ania! Allegra, gentile e immersa nel suo lavoro. Si alza, sorride, asciugandosi le mani sporche di pittura sul grembiule. Mascherate (perché è tempo di pandemia) stiamo entrambe guardando la Madonna leggermente sorridente. È un’icona del circolo cipriota-bizantino, con il tipo iconografico di Galaktotrophousa (Madonna che allatta), probabilmente portato da Costantinopoli.

Come è iniziato l’amore per l’Italia? 

Prima è stato l’amore per l’arte … studiando in un liceo artistico a Cracovia imparavo l’arte italiana, sognavo di vedere un giorno queste meraviglie con i miei occhi.

E poi sei riuscita a girare quasi tutta l’Italia in tempi in cui uscire dalla Polonia sembrava un miracolo.

Oh sì, è stato un miracolo. Ancora da studentessa, ho incontrato uno studente italiano che è venuto in Polonia. Era affascinato dalla figura di Giovanni Paolo II. Sognava di vedere il paese in cui il papa polacco viveva e lavorava. Ci siamo incontrati attraverso amici comuni. È così che è iniziata la nostra amicizia, poi l’amore e la vita insieme … Gli inizi sono stati molto difficili … Non c’era telefono in casa mia, le lettere ci mettevano molto tempo e venivano spesso aperte e distrutte (ad esempio si bagnavano e diventavano illeggibili). Luigi, quello era il nome del mio futuro marito, venne in Polonia per ogni vacanza. Io potevo solo sognare di andare in Italia. Quando arrivò lo stato di guerra in Polonia, le difficoltà di contatto diventarono ancora maggiori. Scrissi lettere a Luigi con succo di cipolla (visibile solo se scaldato), descrivendo la situazione in Polonia. Con l’inchiostro normale scrivevo frasi banali con saluti e auguri.

Anna e Luigi

In quale lingua vi scrivevate?

Inizialmente in inglese. Però, anche prima di incontrare Luigi, avevo iniziato a studiare l’italiano, quindi siamo gradualmente passati all’italiano. A volte ho avuto dei contrattempi linguistici quando, ad esempio, Luigi mi ha inviato un pacchetto di caramelle attraverso un amico (per lo stato di guerra era impossibile) con la dedica: “Accetta questo piccolo segno della nostra amicizia” e io ho tradotto “accetta” con “ascia” cosa che mi ha preoccupato molto.

Il vostro “amore per corrispondenza” è durato a lungo?

Sfortunatamente a lungo, oltre quattro anni. Ero molto giovane, quindi il tempo era ancora più lungo.

Quando lo stato di guerra finì e superai gli esami finali di maturità, Luigi riuscì finalmente a invitarmi in Italia, mandò un invito speciale (senza il viaggio sarebbe stato impossibile!) E tutto ciò che restava era ottenere un visto. Sono andata con mia madre a Varsavia, al consolato italiano. Lì dovetti stare in fila davanti al consolato per alcuni giorni e poi mi dissero che potevo ottenere un visto non prima di due mesi! E io già avevo un invito e un biglietto aereo in tasca per la mia prima vacanza italiana!

Così sei rimasta in Polonia?

Mi è successo un fatto insolito. Con un amica conosciuta in coda, abbiamo deciso di andare all’ambasciata italiana! Non avevamo idea di dove fosse l’ambasciata e se ci avrebbero accettato.

Quando abbiamo finalmente raggiunto Piazza Dąbrowski, nessuno degli edifici aveva la bandiera italiana esposta, quindi non avevamo idea di dove si trovasse l’ambasciata. Abbiamo deciso di chiedere ad un signore che portava a spasso il cane. Questo signore si è rivelato straniero e cortesemente ci ha spiegato in inglese dove si trovava l’ambasciata italiana. Ho chiesto se parlava italiano e, quando ha confermato, ho immaginato che probabilmente avesse familiarità con il funzionamento dell’ambasciata e come avrei potuto organizzare un visto accelerato. Mi sono lamentata un po’ del lento lavoro del consolato e quando ho spiegato quali “importanti questioni familiari” mi hanno portato all’ambasciata, questo gentiluomo ha deciso di aiutarmi. Si è scoperto che stavo parlando con l’ambasciatore italiano in persona! Abbiamo ricevuto il visto dopo due giorni!

Una storia fantastica! Quindi alla fine hai potuto realizzare il sogno di viaggiare in Italia?

Sì! E incontrare la famiglia del mio ragazzo, il suo paese e i suoi amici! Vedere con i miei occhi le meraviglie delle quali tanto avevo  letto e imparato nelle lezioni di storia dell’arte. Abbiamo iniziato ad esplorare Roma, poi abbiamo girato tutta l’Italia. Auto a noleggio, autostop, qualunque cosa. Ero la persona più felice del mondo! Dalla gioia ho persino imparato a nuotare e andare sott’acqua! Siamo anche andati sulle Alpi. Le serate nelle Dolomiti, quando le montagne diventano dorate e rosse al tramonto, le ricorderò per il resto della mia vita! Ero innamorata, impressionata dalla bellezza che mi circondava e molto felice!

E c’era qualcosa che non ti è piaciuto?

Probabilmente ero troppo felice per notare eventuali aspetti negativi, ma mi ha irritato, ad esempio, che i colleghi di Luigi invece di visitare la città, guardare, nuotare preferivano rimanere in tenda e giocare a carte! Non riuscivo a capirlo!

La più grande gioia?

La libertà! Mi sembrava che tutto in Italia fosse organizzato in modo tale che le persone potessero essere felici e vivere comodamente. Ero molto gelosa di loro!

E qual è il seguito di questa bella storia?

Ottimo per ora! Luigi, filosofo dell’educazione, trovò lavoro a Cracovia come professore presso il Centro di perfezionamento delle lingue straniere per insegnanti accademici. I suoi studenti erano molti dei meravigliosi professori di Cracovia, incluso l’attuale sindaco di Cracovia. Felice del nostro paese, con grande stima per Cracovia, le nostre tradizioni e la religiosità non poteva immaginare di tornare in Italia, insieme abbiamo aperto nella piazza principale di Cracovia una delle prime pizzerie “Pizza al taglio”. In quel momento molto felice per noi, amici e parenti continuavano a dire che dovevo tornare alla pittura. Per fortuna sono stata invitata alla scuola iconografica italiana di Seriate, oggi Scuola Iconografica di Seriate. Era una scuola molto esclusiva, potevo studiare in cambio delle traduzioni che Luigi doveva fare per questa scuola. È stato un grande momento, pieno di lavoro creativo, esplorando la regione, sviluppando abilità pittoriche. Poco dopo, nacque il nostro primo figlio Francesco, in onore di San Francesco, e per portare gioia ai genitori di Luigi, in particolare a suo padre, che era umbro. Meno di un mese dopo la nascita del bambino, i nonni venivano da Roma per vedere il loro primo nipote. Dopo cinque anni, è arrivato il nostro secondo figlio Dawid.

In che lingua hai cresciuto Francesco?

In entrambe! Luigi in italiano, io in polacco. Inoltre, Luigi cantava magnificamente. Ha spesso preso la chitarra e ci ha dato grandi concerti di canzoni italiane. Sia quelle per i bambini, che quelle religiose e quelle meravigliosi canzoni tradizionali di cui l’Italia ha un numero infinito. Lì, i bambini imparano a ballare e cantare prima di imparare a parlare e camminare. Francesco ha iniziato a parlare e cantare molto rapidamente.

E quali tradizioni italiane sei riuscita a trasferire sul suolo polacco in quegli anni Ottanta poco interessanti?

Prima di tutto, il caffè. Era un rito nella casa romana di Luigi. Abbiamo importato una vera macchina per caffè espresso dall’Italia! È stato qualcosa di straordinario! Vero cappuccino a Cracovia! E ovviamente a Natale abbiamo costruito una presepe. Luigi ha fatto le pietre con di carta e i ragazzi hanno sistemato le figurine. Un Natale particolare accompagnato da un’atmosfera insolita, rafforzata dalla musica e dai piatti italiani che ho imparato a fare dalla mia suocera italiana. E siamo stati anche in grado di discutere animatamente di politica durante la cena come si fa in Italia. E poi quando la discussione è finita senza alcun problema e senza nessuna frizione tra le persone tutti hanno aiutato a spreparare.

E la pittura?

Ho dovuto abbandonare i pennelli per un po’, soprattutto da quando ho dato alla luce il mio terzo figlio Marysia. Mi sono ripromessa che se mia figlia fosse andata all’asilo, sarei tornata ai miei quadri. Sfortunatamente, quando Marysia aveva sei anni, Luigi morì. All’improvviso ero sola, senza lavoro e con tre figli. Le famiglie italiane e polacche hanno aiutato il più possibile, ma è stato molto difficile per noi. E un giorno il Museo Nazionale di Cracovia mi ha chiesto di condurre seminari iconografici. Ero molto felice! Era il mio grande sogno ma allo stesso tempo avevo paura di insegnare a qualcuno a dipingere icone. Fortunatamente, sono riuscita e ho condotto questi seminari per anni in musei, nonché in centri comunitari e in privato in Polonia e in Italia.

Ma dipingi anche tu?

Ovviamente! La pittura è il mio contatto con Dio, una cura per la tristezza, un momento di calma, calma e gioia.

E “l’ordine della vita”?

Penso che sia ancora davanti a me. Per ora, sono molto orgogliosa della grande icona di Mandylion per l’altare principale con dimensioni 2,5 x 2,5 m dalla chiesa di Wieliczka. L’ho dipinta in tre mesi! Era insolito ordinare una copia dell’icona 1:1 dall’altare della chiesa nel nord Italia. Grazie al mio lavoro creativo, all’amore per l’arte, sono stata in grado di ritrovare il mio equilibrio. Mi sono sposata di nuovo con Piotr, anche lui vedovo con tre figli. Ora stiamo lavorando insieme, condividendo la passione per le icone e l’arte. Piotr produce tavole, trame e dorature e io dipingo. Entrambi amiamo l’Italia, dove abbiamo molti amici e abbiamo appena programmato un viaggio da sogno italiano. Abbiamo comprato un camper e intendevamo andare in giro ad esplorare ogni angolo del Bel Paese, ma sfortunatamente la pandemia ha contrastato i nostri piani. Ma il grande amore non si ferma mai e torneremo l’anno prossimo.

traduzione it: Barbara Perłowska

Nella città dell’ombra. Riflessioni su Perugia

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Un viaggio a Perugia è come il lancio di una moneta: non sai cosa ne verrà fuori. Per alcuni sarà come fare centro, altri resteranno delusi, annoiati dal ritmo della città dell’Italia centrale. Ci sono andato, anche se forse è abbastanza chiaro, per l’opera del Perugino, rappresentante della scuola umbra. Sul posto, questa città pigra e un po’ cupa, si sono dischiusi altri tesori della regione.

Di Perugia spesso non si è parlato molto bene, il che, dopo la mia visita, ha cominciato a sorprendermi. Mi sono venute in mente le parole del libro che portavo con me: “Memoria dell’Italia” di Wojciech Karpiński, in cui si legge che la città appariva all’autore “[…] cupa e brutale. Mi sono sentito soffocato e sopraffatto”. Occorre dire che Perugia non è stata un prestigioso bastione dell’umanesimo e i governi dei despoti hanno avuto effetti abbastanza “pragmatici” nell’approccio ai problemi della vita e della morte. Il sangue qui scorreva a fiumi in età moderna.

La città, che in età romana aveva il nome di “Augusta Perusia”, conta oggi circa 167 mila abitanti. Come molte città italiane, Perugia si trova più vicina alle nuvole che alla terra. Dopo l’arrivo in treno bisogna attraversare la stazione (vale la pena rivolgere l’attenzione alla sala d’attesa, il vuoto appare singolare), dirigersi a sinistra dalla parte della funicolare e con il minimetrò raggiungere la città “vecchia” in alto. Il centro è costituito da Piazza IV Novembre, in mezzo alla quale c’è la Fontana Maggiore (1277-1278), tesoro della città quasi a portata di mano, sulla quale si vede un vasto assortimento di scene: da profeti e santi a scenette con immagini simboliche degli abitanti del villaggio. Gli autori sono Niccolò Pisano e il suo non meno talentuoso figlio Giovanni, scultori che furono maestri del loro tempo, a cavallo tra XIII e XIV secolo, noti per lavori compiuti a Pisa, Siena, Pistoia. La fontana per anni è stata circondata da un particolare rispetto: per legge non vi si potevano abbeverare gli animali, né si poteva raccogliere acqua e oggi dal capolavoro ci separa un’inferriata che richiama questa tradizione.

Da un lato si innalza la cattedrale di San Lorenzo, dall’altro il Palazzo dei Priori, sede del municipio. All’interno si trova la Galleria Nazionale dell’Umbria. Il nome parla da solo, perché rende chiaro che non si può parlare nella loro interezza delle fenomeni artistici senza riferimento alla regione, o sarebbe meglio dire alla “scuola umbra”. Prima di poter iniziare a osservare le opere del suo maggiore rappresentante, il Perugino, bisogna passare le sale di arte minore o che è stata importante solo per l’Umbria, come nel caso di Fiorenzo di Lorenzo e Giovanni Boccati. Vale ovviamente la pena soffermarsi più a lungo presso le sculture di Arnolfo di Cambio, la bella “Madonna” di Duccio di Buoninsegna, il “Polittico di Sant’Antonio”, collocato in una sala scura e il cui autore è il celebre Piero della Francesca. L’opera è ipnotica e induce a soffermarsi per qualche tempo. Dal rapimento siamo destati da altri lavori, quali quelli di Agostino di Duccio, autore della facciata dell’oratorio di San Bernardino, accanto alla chiesa di San Francesco al Prato.

Volevo tuttavia vedere soprattutto i lavori del Perugino, che fu maestro di Raffaello, di cui si celebra il cinquecentenario della morte quest’anno. Perugino acconsentì ad accogliere nella sua bottega il futuro autore della “Madonna del cardellino” ed ebbe sull’attività del giovane artista una grandissima influenza. A testimonianza di quanto l’allievo avesse superato il maestro ci sono i dipinti del 1504 che si occupano dello stesso soggetto, ovvero “Lo sposalizio della Vergine”, vale pertanto la pena confrontare le due opere di Raffaello e Perugino (una si trova a Milano, l’altra a Caen in Francia). Perugino nacque intorno al 1450 a Città della Pieve. Benché formatosi a Firenze e avesse lavorato fuori dalla terra natale, è a Perugia che sviluppò la sua scuola. Lavorò in una maniera che era propria, innamorato dei blu e del plasmarli in modo morbido, a tratti con inclinazioni sentimentali. Sono rimasto incantato dall’opera giovanile della “Adorazione dei Magi” (1475 ca.). È un autentico concerto di gesti che vale la pena ascoltare più a lungo. Dopo l’uscita dal museo bisogna andare all’edificio vicino, dove si trova il Collegio del Cambio, l’antica sede della gilda dei mercanti e di coloro che si occupavano del cambio delle monete. I bellissimi interni sono decorati da affreschi, tra i quali alcuni del già famoso Perugino.

Scendendo lungo via Baglioni (dei patroni di questa via, così come degli Oddi, che hanno impresso un forte segno sulla storia di questa città, si potrebbe dire molto male), raggiungiamo la Rocca Paolina. È una fortezza del XVI secolo costruita per papa Paolo III sul luogo dove c’erano monumenti etruschi, romani e medievali. Visitando i suoi corridoi sotterranei pare di vagabondare per caverne o per singolari prigioni. L’edificio fu demolito a metà del XIX secolo e un paio di anni più tardi di nuovo ricostruito per papa Pio IX, fino a quando questa stupefacente architettura non fu conquistata dall’esercito del Regno d’Italia nel 1861. Vale la pena andarci non soltanto per il clima all’interno, ma anche per le mostre d’arte contemporanea.

Nel centro di Perugia si può trovare nutrimento non solo per l’anima, ma anche per il corpo. All’angolo di una strada appaiono venditori ambulanti e una solida porzione della tradizionale porchetta è in grado di riempire lo stomaco per molto tempo durante le peregrinazioni. A cena però occorrerebbe optare per gli spaghetti alla norcina con salsa di tartufi, specialità esclusiva, nascosta nei boschi umbri, per la quale la regione è nota. E quale miglior complemento se non il vino della vicina Orvieto? È risaputo che l’Umbria è uno dei più antichi vigneti d’Italia. Per concludere vale la pena aggiungere che la città è considerata la capitale italiana del cioccolato. Qui si trova una sua fabbrica e annualmente si tiene un festival dedicato alle leccornie.

La storia di Perugia è incline però a considerazioni amare. Non fu mai un grande centro artistico e la storia della città si fonda su quanto ottenuto al termine di cupe lotte fratricide. All’ombra delle vie pietrose e strette il cuore della città respira l’oscurità di questo passato. Perugia è un luogo di contrasti e per convincersene basta sedersi per un po’ ai Giardini Carducci e immergersi nelle rinvigorenti valli grigio-bluastre dell’Umbria, che conosciamo dai dipinti del Perugino.

foto: Dawid Dziedziczak
traduzione it: Massimiliano Soffiati

L’ERC assegna quasi 14 milioni di euro ad astronomi polacchi

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

‘’Nell’ambito della sovvenzione del Consiglio europeo della ricerca (CER), gli astronomi polacchi riceveranno quasi 14 milioni di euro per la ricerca astronomica e per la costruzione di un nuovo telescopio in Cile. Si tratta di una delle più grandi borse di studio scientifiche al mondo e la prima di questo genere in Polonia”, ha dichiarato l’Accademia Nazionale delle Scienze (PAN). I fondi saranno devoluti al gruppo del professor Grzegorz Pietrzyński del Centro Astronomico Nicolaus Copernicus. Il progetto di ricerca si intitola “La calibrazione precisa della scala della distanza cosmica nell’era delle grandi revisioni”. L’obiettivo principale di questo progetto è misurare in modo molto accurato e su scale molto diverse le distanze dal Sole ai confini dell’universo. Le misurazioni verranno poi utilizzate per determinare la famosa costante di Hubble (H0), che descrive la velocità di espansione dell’universo. La ricerca richiede 6 anni per essere completata, ma è un ottimo investimento. Uno dei partner di questo progetto è l’ Università di Heidelberg. In totale, quest’anno le sovvenzioni ERC Synergy sono state assegnate a 34 progetti in diversi campi scientifici. I progetti saranno realizzati principalmente in Germania, Francia e Gran Bretagna. A tal fine sono stati destinati 350 milioni di euro.