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Sella del Diavolo – tribuna d’onore sul golfo di Cagliari

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Lo scorso aprile, dopo un veloce weekend a casa in Lombardia, prima di rientrare in Polonia ho deciso di concedermi una breve tappa a Cagliari: un posto meraviglioso, ma non certo a metà strada tra Bergamo e Varsavia! Pur non avendo troppo tempo a disposizione, di contro alla calma e al rilassamento con cui bisognerebbe visitare l’isola, la gita è stata assolutamente ben goduta, intensa, con un sole splendente ad irradiare le bellezze del capoluogo della Sardegna.

Giunto di buona mattina dal vicino aeroporto al centro città, con le svettanti palme a impreziosire lo scenario, mi sono subito diretto al mio primario obiettivo, protagonista assoluto della visita: la Sella del Diavolo. Come in tutti i casi, e in Italia vi sono esempi a bizzeffe, in cui il nome di un luogo richiama direttamente la fi gura mefi stofelica, se ne rintracciano le origini in qualche leggenda. Nel caso della Sella del Diavolo si narra di una battaglia celeste tra angeli e demoni, che non solo ha dato vita per l’appunto alla denominazione “malvagia” del promontorio, ma anche di contro a quella dell’insenatura marittima che lo accoglie, ossia il Golfo degli Angeli.

Lo scenografi co complesso naturale, situato nella parte meridionale della città, è agevolmente raggiungibile dal centro, con una lunga passeggiata o mediante un più celere spostamento in macchina o bus con capolinea alla spiaggia di Calamosca, che è il punto di partenza per il sentiero che conduce alla cima della Sella.

Per la non tortuosa salita bisogna disimpegnarsi in una folta vegetazione tipica della zona, tra ginepri e arbusti vari. Il cammino prosegue affi ancando la protetta zona militare, prima che si apra dinnanzi a noi un vastissimo panorama, nel quale spicca tra gli altri la spiaggia del Poetto, nei suoi ben dodici chilometri di litorale. Anche da questo versante, dal porticciolo di Marina Piccola, è possibile avere accesso al promontorio, con un sentiero alternativo. Proseguendo il percorso lungo la cresta si comprende effettivamente sempre più come la Sella separi di netto le due citate spiagge, e come costituisca realmente un palcoscenico di privilegio per apprezzare appieno la bellezza mozzafi ato del golfo.

Qui sopra si incontrano poi diversi elementi che ne raccontano la ricca e variegata storia in quanto a presenze, popoli e culture: le rovine di un tempio punico, due cisterne, l’una sempre legata al mondo punico e l’altra più piccola di fondazione romana, il perimetro di una chiesa dedicata dai monaci vittorini a Sant’Elia, santo protettore della città che si racconta sia stato martirizzato proprio qui, ed una torre di guardia riconducibile all’epoca della dominazione spagnola. Non mancano più avanti nel tragitto anche tracce di strutture della Seconda Guerra Mondiale.

Impossibile non ritenere la cornice nel quale è incastonata la Sella del Diavolo come il principale spettacolo, senza nulla togliere intrinsecamente al promontorio stesso. Non si può davvero guardare questo mare senza restarne folgorati. Le scogliere a picco regalano uno scenario magico. L’acqua è così limpida che si possono percepire distintamente ad occhio nudo sul fondale le ombre dei kayak e delle barche, che sembrano quasi volare.

Iniziando la discesa dopo le cisterne, per completare una sorta di anello sul colle, si nota in basso in lontananza una nicchia lucente, un triangolo cristallino di acqua tra rocce e vegetazione che riluce ed attira: lì nascosta c’è la spiaggia di Cala Fighera. Man mano che ci si avvicina, avventurandosi nella vegetazione, attraverso incerti sentieri, la nicchia lucente si allarga fi nchè non ci troviamo al cospetto di questo piccolo angolo di paradiso protetto; e qui le parole si fermano, come me nella contemplazione di questa meraviglia, con i piedi a mollo in un’acqua dalla trasparenza mai vista prima altrove. E lo stupore prosegue anche risalendo e avanzando sulla via del ritorno tra le rocce, quando la vista della piccola baia dall’alto regala un’ultima cartolina indelebile, prima di lasciarsela alle spalle e ricongiungersi con la strada per Calamosca, al termine di una favolosa immersione naturale in uno dei simboli di Cagliari. E lo stupore per questo luogo rimane indelebile nel tempo.

Rau all’ONU: venga istituito tribunale sui crimini di guerra russi

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl.

Durante il suo discorso al forum dell’ONU, il ministro Zbigniew Rau ha accusato la Russia di violare le regole internazionali e di aver commesso numerosi crimini non solo contro i civili. Ha aggiunto che la Russia dovrebbe essere ritenuta responsabile e l’Ucraina dovrebbe ricevere un risarcimento. Il ministro ha anche informato che la Polonia sostiene l’Ucraina e appoggia la creazione di un tribunale internazionale per giudicare i crimini russi.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news,1432624,minister-rau-na-radzie-bezpieczenstwa-onz-polska-chce-pociagniecia-rosji

Katowice Internationals World Cup

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Un meraviglioso fine settimana all’insegna dello sport, dell’amicizia e dell’inclusione. Questa è l’esperienza che hanno vissuto il 28-29 maggio scorso gli oltre 200 giocatori, provenienti da venti diversi Paesi, scesi in campo nel competitivo torneo di calcetto Katowice Internationals World Cup. Un evento, giunto alla IV edizione, divertente e spettacolare che ha attirato sulle gradinate dell’impianto a pochi passi dallo Stadion Śląski anche un folto pubblico di amici, studenti, parenti, appassionati di calcio e curiosi.

Il torneo, organizzato dalla Katowice Internationals Foundation con il supporto di E.S.A.A (Erasmus+ Student and Alumni Alliance) e diretto dall’infaticabile Marco Cillepi, sostenuto da 25 volontari, è stato l’occasione per immergersi nelle diverse culture, tradizioni, lingue degli stranieri che vivono e lavorano in Polonia, tra questi i marocchini che saggiamente hanno adottato come base per la squadra una tenda vicino all’entrata dei campi, struttura rivelatasi utilissima quando il sabato ha improvvisamente diluviato per un’ora. Un momentaneo abbassamento della temperatura che ha spinto gli italiani, vestiti con un elegante, non poteva essere altrimenti, completino azzurro, a tirare fuori le coperte e una bottiglia di vino, manco fossero ad una partita di hockey su ghiaccio. Un paio di strepitosi colbacchi delle steppe hanno reso facilmente riconoscibile la squadra uzbeka che tra l’altro è stata una delle rivelazioni del torneo. Poco più in là una cassa wireless diffondeva senza sosta le note nostalgiche della bossanova, così i giocatori brasiliani cercavano di ricreare una atmosfera familiare per dimenticare il clima di una Polonia fredda anche in maggio. In zona, anche per assonanza d’idioma, c’era la squadra portoghese che ha avuto il grande merito di schierare anche una brava calciatrice donna. Altra compilation musicale invece per gli algerini che sedevano di fianco ai vietnamiti, paesi che si sono ritrovati a sfidarsi ai quarti di finale. Ah a proposito il torneo l’ha vinto l’Ucraina battendo in finale l’Algeria che aveva eliminato agli ottavi l’Italia! Gli azzurri dopo un girone quasi perfetto in cui hanno battuto Ghana e Ucraina (il sabato aveva qualche assenza importante) e pareggiato con Tunisia e Portogallo senza esser stati mai un solo minuto in svantaggio sono stati fermati dall’Algeria sul 2-2 nei tempi regolamentari per poi perdere ai rigori. Questi gli azzurri scesi in campo: Giuseppe Berardone, Gennaro Caputo (10 gol in 4 partite!), Alessandro Padovani, Michele D’Errico, Gabriel Di Cesare, Andrea Gigante, Valerio Polchi, Claudio Ascani, Alessio Solazzo, Enrico Daniel Monti, Giovanni Genco, Riccardo Rosi, Marcello Arachi, più il portiere polacco Konrad Dymalski e il selezionatore-scrivente Sebastiano Giorgi. In attesa della prossima edizione ricordiamo e ringraziamo le istituzioni e le aziende che hanno sostenuto l’evento: Save the Dream, GaragErasmus Foundation, Com.It.Es Polonia, Bona Fides, KKM Biuro Rachunkowe, Capgemini, WiPjobs Recruitment, WhyEurope, Jan Olbrycht, Sportowa Liga Firm, Sapore d’Italia, Argos Lubelscy i Wspólnicy, Wellcome Home, Angolo Italiano, Newtechlab, SocialOwl, BaseCamp, Gazzetta Italia, Keywords studios.

 

Bernardo Bellotto. Nel 300° anniversario della nascita del pittore (23 settembre 2022 – 8 gennaio 2023)

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Per commemorare il 300° anniversario della nascita di Bernard Bellotto, detto Canaletto, la Staatliche Kunstsammlungen di Dresda e il Castello Reale di Varsavia – i due musei con il maggior numero di opere dell’artista nelle loro collezioni – organizzano congiuntamente una mostra per presentare il percorso creativo e l’opera di uno dei più famosi vedutisti del XVIII secolo.

Le presentazioni della mostra, che è stata presentata per la prima volta alla Gemäldegalerie di Dresda (maggio – agosto 2022) e sarà ospitata al Castello Reale di Varsavia dal 23 settembre, differiranno nei contenuti, anche se è stata preparata una selezione di opere che saranno esposte in entrambi i musei.

La mostra comprende dipinti, stampe e disegni che caratterizzano i diversi periodi dell’opera di Canaletto. La prima parte sarà costituita da opere della sua giovinezza trascorsa a Venezia e dei suoi viaggi in altre città italiane: Firenze, Milano, Roma e Verona. La seconda sarà dedicata al soggiorno dell’artista a Dresda, dove lavorò per la corte di Wettin per più di vent’anni – con un’interruzione quando, dopo lo scoppio della Guerra dei Sette Anni in Europa, dovette cercare lavoro a Vienna e Monaco. L’ultimo periodo di vita e di lavoro del pittore fu a Varsavia, dove lavorò per il re Stanislao Augusto e per i rappresentanti dell’aristocrazia. Nel Castello Reale di Varsavia, in una sala progettata su ordine del re polacco, si può ancora oggi ammirare una serie di 22 vedute di Varsavia e dei suoi dintorni, che costituiscono la più grande serie esistente di dipinti di Bellotto.

La mostra di Varsavia includerà opere di Bernard Bellott provenienti, tra gli altri, dalla National Gallery e dal British Museum di Londra, dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, dal J.P. Getty Museum di Los Angeles, dal Fitzwilliam Museum di Cambridge, dalla Manchester Gallery of Art, dal Museo Capodimonte di Napoli, dalla Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano, dai Musei Reali di Torino e dalla Gemäldegalerie di Dresda.

La mostra sarà accompagnata da un esauriente catalogo scientifico, composto da saggi preparati dai massimi esperti dell’opera di Bellotto e da note di approfondimento sulle singole opere, redatte dai curatori/proprietari. Il catalogo sarà pubblicato in inglese, tedesco e polacco.

Si tratta della prima mostra nella storia della museologia polacca che presenta tutte le fasi della carriera dell’artista e l’evoluzione del suo stile: Bellotto si è rapidamente svincolato dallo stile del suo maestro Antonio Canal e ha introdotto nelle sue opere: elementi realistici, contrasti espressivi di chiaroscuro, un insieme di colori più freddi.

Si tratta di una mostra internazionale: si basa su un progetto congiunto dei due musei di Varsavia e di quello di Dresda; sebbene le esposizioni delle due mostre siano diverse, questa cooperazione ha portato a una più ampia collaborazione con altri grandi musei (a Napoli, Milano, Torino, Londra, Vienna, Los Angeles, Cambridge), che sono più disponibili a prestare le loro mostre. Sono esposti più di 150 oggetti, alcuni dei quali appartenenti a collezioni private.

Per la prima volta nella storia, la mostra permette di accostare due versioni dell’Elezione di Stanislaw August a Wola – la prima è stata presa in prestito dal Museo Nazionale di Poznan, la seconda è un’esposizione permanente del Castello Reale: esse differiscono per l’insieme di figure in primo piano: la prima selezione di nobili – figure reali dell’entourage del Re – non era adatta al Re, motivo per cui fu creata la seconda versione.

La mostra è collegata a un’ampia gamma di programmi educativi: per bambini, insegnanti, persone con disabilità e adulti, compresi molti progetti creativi, ad esempio un corso di pittura e disegno.

In una delle sale espositive viene proiettato il film “L’opera di Bellotto”, che racconta in modo accessibile l’evoluzione del suo stile.

Un evento di accompagnamento alla mostra è il “Canaletto Festival”, dal 15.10.2022 al 16.10.2022, che sarà l’occasione per visitare la mostra con i curatori della mostra e per usufruire di un prezzo d’ingresso promozionale unico alla mostra.

La mostra è molto accessibile: è stata allestita in modo da poter essere visitata anche da persone con disabilità: per gli ipovedenti ci sono riproduzioni con forme convesse su cui far scorrere le dita per conoscere le opere d’arte, oltre a descrizioni in braille e la cosiddetta audiodescrizione (con una speciale cuffia si può ascoltare la descrizione del dipinto).

C’è anche una sala speciale con giochi educativi per bambini: insegnare la prospettiva, i colori.

Curatori della mostra: Dr. Artur Badach, Magdalena Królikiewicz, Castello Reale di Varsavia

WIDEO:
dr Artur Badach, curatore della mostrafdc18377-83b2-4f14-b4e8-d12181507a24
Magdalena Królikiewicz, curatore della mostra: 32b7a431-4708-4164-bb15-e1ff02b2814d
prof. dr hab. Wojciech Fałkowski, Direttore del Castello Reale di Varsavia – Museo: f13caee9-a4df-47fa-ad39-f1dcbce41caf
dr Stephan Koja, Direttore della Pinacoteca degli Antichi e della Collezione di Sculture fino al 1800 del Museo di Dresda: bb938afa-794f-46f4-a646-a728984bcd68

Una serie di conferenze che accompagnano la mostra

23 settembre 2022. – L’opera di Bernard Bellott alla corte di Augusto III a Dresda Moderatore: Dott.ssa Yvonne Wagner (Gemäldegalerie Alte Meister – Dresda)
(conferenza in tedesco, traduzione in polacco)

26 ottobre 2022. – I disegni di Bellott dell’ex collezione Tyszkiewicz a Łohojsko Guidati da Piotr Kibort (Museo Nazionale di Varsavia)

23 novembre 2022. – Sui paesaggi fluviali di Bernard Bellotto
Moderato da: Dr. Artur Badach (Castello Reale di Varsavia)

14 dicembre 2022. – Le vedute romane di Bernard Bellott dipinte per il re Stanislao Augusto
Moderato da: Prof. Andrzej Rottermund (Castello Reale di Varsavia)

La mostra Bernardo Bellotto. In occasione del 300° anniversario della nascita del pittore è stata cofinanziata dal Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale.

Il programma didattico che accompagna la mostra Bernardo Bellotto. Nel 300° anniversario della nascita del pittore

ALUNNI
Lezioni e laboratori:
Varsavia nei dipinti di Bernardo Bellotto, classi I-III
Viaggio in Europa con Bernard Bellotto, classi IV-VIII
Gli inizi dell’Europa moderna – un panorama del XVIII secolo nei dipinti di Canaletto, classi della scuola secondaria

INSEGNANTI
28 settembre 2022 18.00 webinar gratuito Tra realtà e fantasia. L’Europa dei Lumi nei veduta dell’epoca. Moderato dallo storico dell’arte Przemysław Głowacki
28 settembre e 1 ottobre 2022 laboratori gratuiti

FAMIGLIE CON BAMBINI
Spazio attività creative – Bellotto, Ispirazioni.
Uno spazio appositamente allestito e aperto a tutti i visitatori. I visitatori potranno vedere una fam Swiat Bellorto appositamente preparata per introdurre il lavoro dell’artista. I visitatori più giovani impareranno, tra le altre cose, la veduta, lo stencil e potranno così ottenere il titolo di assistente del maestro Bellotto stesso grazie a una scheda di compito. La mostra comprende uno spazio con compiti interattivi che consentiranno ai visitatori di osservare da vicino la tecnica pittorica dell’artista.
Laboratorio di Bellotto – attività educative condotte da educatori e volontari junior nello Spazio Attività Creative tutte le domeniche durante il periodo della mostra dalle 12.00 alle 14.00.
Accademia del Castello per giovani esploratori (ZA.M.Ek) – attività per bambini
7 gennaio 2023Il grande viaggio. Con il maestro Canaletto attraverso l’Europa del XVIII secolo

ADULTI
Incontro con il curatore e visita congiunta alla mostra
13 novembre 2022; 11 dicembre 2022; 8 gennaio 2023 12.00 1 2.00 p.m.
Un’ora con l’arte: un incontro alla mostra
20 novembre 2022Cosa ci aspetta a Varsavia? Il percorso artistico di Canaletto.
Moderato da Tomasz Drapala
Nella bottega del pittore reale – un corso di pittura e disegno
Veduta, ovvero l’immagine di una città. Prospettiva, impostazione del piano, luce

17, 24 novembre e 1, 8, 14 dicembre 2022
gruppo I 9.30-11.30, gruppo II 12.00-14.00.
Condividere la storia – incontri per ascoltatori di università della terza età
Conferenza Viaggio con Canaletto nell’Europa del XVIII secolo
Visita guidata alla mostra di Bernardo Bellotto.
Visite guidate
Le guide certificate del Castello Reale di Varsavia sono state addestrate per guidare i gruppi attraverso la mostra. Un elenco di guide è disponibile sul sito www.PERSONE CON

ESIGENZE SPECIALI
Museo accessibile – visite guidate per persone con disabilità
4 novembre 2022, ore 17.00 – visite guidate per visitatori ipovedenti
9 novembre 2022, ore 16.00 – visite guidate per non udenti

Il museo ha predisposto tiffografie, descrizioni in Braille e audiodescrizioni per alcune opere d’arte della mostra. Inoltre, è stata predisposta un’area per il riposo e il relax.

Museoterapia – L’Europa attraverso gli occhi del Canaletto v Previa comunicazione, è possibile organizzare corsi per le istituzioni che si occupano di persone in crisi mentale.

INFORMAZIONI DETTAGLIATE SU TUTTE LE PROPOSTE DIDATTICHE SUL SITO WEB: https://www.zamek-krolewski.pl

Politica, idiota, manifestazione

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Chi ha studiato la storia e la cultura dell’antica Grecia e di Roma, sicuramente ricorda le lezioni dedicate alla questione della democrazia ateniese. La parola democrazia, cioè il potere del popolo, è un esempio delle parole greche la cui bellissima etimologia è ben nota a tanta gente anche non necessariamente esperta in linguistica. Il programma scolastico prevede la conoscenza di questa parola greca perché è uno dei termini basilari per descrivere la realtà politica dei nostri giorni. Ma ci sono altri termini che non sempre vengono spiegati. Ci sono anche le parole che provengono dal vocabolario politico dell’epoca classica che adesso hanno totalmente cambiato il senso, e a cui pochi saprebbero dare un altro significato. E poi esistono anche le parole che nella dimensione politica sono venute dai campi semantici completamente diversi.

Politica
La parola “politica” nella sua costruzione è abbastanza semplice. Viene dalla latinizzazione del termine dal greco antico πολιτικά (politiká), che è costruito sulla parola πόλις (pólis), cioè una città-stato, che nei tempi dell’antica Grecia erano un modello politico tipico. Una delle caratteristiche più importanti delle poleis è il fatto che ognuna prevedeva una partecipazione alla vita politica dei suoi cittadini molto attiva, il che è forse più evidente nel caso della democrazia ateniese, ma riguarda anche altri sistemi politici. L’insieme di queste attività, che erano l’essenza della vita di un cittadino di una polis, erano chiamate πολιτικά che in realtà non ha perso tanto del suo significato, ma l’ha piuttosto amplificato.

Idiota
Se parole come politica, democrazia o anche nomi degli altri tipi di governi, ad esempio oligarchia o autocrazia sono abbastanza conosciute (cioè, il loro significato è piuttosto chiaro e corrisponde alla loro etimologia), è molto meno probabile che la provenienza di una parola usata spesso come invettiva sia ugualmente ovvia. La parola “idiota” adesso è usata esclusivamente come un insulto. In questo senso popolare l’usavano anche i greci nell’antichità, ma con un significato molto diverso: la parola “idiota” viene dal greco antico ἰδιώτης (idiótes) costruito sulla base della parola ἴδιος (ídios), cioè “particolare, che sta a sé”. La parola ἰδιώτης quindi descriveva un uomo occupato solo dalle sue proprie attività. No significa però un egoista: la parola ha un significato politico per cui si intende una persona che non partecipa in nessun modo alla vita politica della propria polis. Questo, cioè non usare il proprio diritto di partecipare alla politica, che apparteneva solo a pochi, veniva considerato dai classici una stupidità. Per questo motivo la parola in latino è giunta col significato di una persona semplice o anche stupida e con questo significato è preservata in tantissime lingue moderne.

Manifestazione
Tantissime parole che adesso sono strettamente associate con certe aree semantiche vengono dai termini provenienti da categorie completamente diversi. Qualcosa del genere è successo con la parola “manifestazione”. Per noi questa parola ci fa venire in mente un tipo di protesta, espressione dei sentimenti di un gruppo ecc. Interessante è però che la parola viene dal sostantivo latino tardo manifestatio, le cui vere origini derivano dall’aggettivo manifestus, costruito da due elementi: manus (mano) e un elemento protoindoeuropeo su cui gli studiosi non sono d’accordo, ma che potrebbe essere o *dhers- (essere audace) o *dher- (tenere). Il termine latino comunque significava un criminale preso sul fatto, il che rende la proposta etimologia credibile, dandoci un immagine di una persona presa per mano. La parola manifestus ha partorito il verbo manifestare che ha ottenuto anche il significato di “rendere qualcosa pubblico” in generale, proprio come facciamo tutti vedere un criminale in flagrante. Da questo è facile dedurre che “manifestazione” significa un atto di rendere qualcosa chiaro, ovvio, pubblico, il che potrebbe avere anche il valore dell’importanza e urgenza di questo che manifestiamo, come spesso è nei vari casi delle materie politiche.

“Torino-Wrocław: a bridge across the sky”

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Si è svolta in questi giorni la seconda puntata dell’educational “Torino-Wrocław: a bridge across the sky” organizzata da Confindustria Polonia insieme a  Fiavet Piemonte con lo scopo di promuovere il volo Torino – Wrocław e le relative concrete possibilità di ricadute sul turismo tra le due regioni.

Un completo team formato da tour operators, bloggers e istituzioni ha visitato Breslavia, il castello di Książ, Polanica-Zdrój e Złoty Stok a cui sono andati i forti ringraziamenti dei partecipanti per l’ospitalità ricevuta e per le bellezze mostrate.

Grazie anche al supporto dei partners istituzionali locali polacchi si sono già aperte concrete opportunità per ospitare turisti italiani nei prossimi mesi a partire dal periodo dei mercatini.

A conferma dell’importanza erano presenti i rispettivi consoli: la dottoressa Kwiatosz  console onoraria italiani per la Bassa Slesia a Wrocław e il dott. Leiss de Leimburg console onorario polacco per il Piemonte, oltre che la direttrice dell’ufficio del turismo polacco a Roma la dott.ssa Barbara Minczewa.

Mateusz Morawiecki: i paesi dell’Europa centro-orientale avevano messo in guardia sul pericolo Russia

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl.

“Quando i paesi dell’Europa centrale e orientale hanno avvertito del risveglio delle ambizioni neo-imperiali del Cremlino sono stati considerati come una voce di isteria”, ha affermato il primo ministro Mateusz Morawiecki a Bratislava, dove ha preso parte al 2° Vertice conservatore. Il primo ministro ha valutato che l’Europa occidentale era intrappolata in un doppio stereotipo: verso l’Europa centrale e verso la Russia. Come Morawiecki ha detto, l’Europa occidentale aveva una grande tolleranza nei confronti della Russia nonostante le varie inclinazioni neo-imperiali che erano evidenti prima dell’attacco russo all’Ucraina. Allo stesso tempo, in relazione all’Europa centrale, c’era una sorta di visione condiscendente delle ragioni della Polonia e dei suoi tentativi di uscire dal post-comunismo. Nel suo discorso sulle sfide contemporanee per l’Europa centrale, Morawiecki ha sottolineato che “l’odierna Russia del potere di Vladimir Putin ha distillato sugli altri paesi, in un certo senso, anche il colonialismo”. Il primo ministro ha aggiunto che l’Europa è stata messa sotto pressione dalla propaganda russa, che oggi è molto più visibile e bisogna esserne consapevoli.

https://polskieradio24.pl/5/1223/artykul/3039241,premier-gdy-ostrzegalismy-przed-rosja-traktowano-to-jako-histerie-a-to-byl-glos-proroczy

A Milano non ti puoi annoiare

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Credo che la cosa più difficile sia iniziare a scrivere il primo articolo di una rubrica in una, per me, nuova rivista, quindi, senza pensarci troppo, inizierò subito raccontandovi chi sono e perché questa rubrica si chiamerà “Temperateitacchi” (se non vi interessa saltate qualche riga e andate subito alla frase che inizia con “Per una come me“).

Mi chiamo Barbara Garavelli Nani Mocenigo e nasco dal piemontese Giancarlo Garavelli e dalla veneziana Gabriella, di cui porto il resto del mio lungo cognome, non proporzionale al mio conto in banca.

Sono nata ad Edimburgo, in Scozia, un po’ per sbaglio, ho trascorso i primi anni della mia vita a Roma e poi ho vissuto a Venezia fino alla fine del liceo.

Sono arrivata a Milano nel 1989 per studiare pubbliche relazioni all’università IULM, e da qui fi no ad ora non mi sono più mossa.

La mia indole, aiutata dagli studi, mi ha portato a diventare una PR a 360 gradi: locali, eventi, alberghi e persino una squadra di calcio (vi do un indizio dicendo che ha appena vinto lo scudetto).

Mi viene naturale chiacchierare, intrattenere, organizzare, aiutare, condividere, risolvere. Mi viene meno naturale respirare, stare ferma, rilassarmi, non pensare a niente, e, soprattutto, fare una cosa alla volta

Sono una donna assolutamente trasparente, non nel vestire, ma perché non mento mai e quindi vi dico anche che ho 52 anni, e che sono fi era di come ci sono arrivata.

Sono mamma, divorziata, di un ragazzo di 14 anni, quindi un adolescente: lo dico per le mamme che stanno leggendo, giusto per avere un po’ di solidarietà.

Come tutti ho i miei problemi, le mie pene d’amore, i momenti in cui spaccherei tutto (a volte qualcosa l’ho spaccato davvero), ma non riesco a stare più di due ore senza sorridere. Non parlo di quei sorrisi di circostanza, fatti con la bocca, ma di quelli veri fatti col cuore.

Come faccio ad essere quasi sempre allegra? Me lo chiedono in tanti e la risposta è molto semplice: tutte le mattine mi sveglio e tempero i tacchi. Attenzione, ho detto che li tempero e non che li indosso. Sono alta 1,76 e molto difficilmente indosso i tacchi (sono una da jeans e scarpe da ginnastica).

Per me temperareitacchi è un po’ quello che fanno gli uomini quando affilano i coltelli: cerco sempre di pensare a quello che ho avuto e realizzato, e a quello che potrò ancora fare e non a quello che non è andato bene, tanto ormai è passato, perché lo trovo inutile e frustrante.

Un motivo per sorridere lo abbiamo tutti, basta non fissarsi sui pensieri negativi, pensare alle persone a noi care, ascoltare musica, guardare un tramonto…

Ora basta parlare di me, parliamo della città dove vivo da ormai 33 anni: Milano

Per una come me, iperattiva e curiosa, Milano, in Italia, è la città migliore in cui vivere perché a Milano, qualsiasi cosa tu cerchi la trovi, e spesso è lei che trova te, con nuovi ristoranti, nuove mostre, nuove iniziative. Qui non ti puoi annoiare, e, anche se la sera stai a casa a guardare un film, o a leggere un bel libro, la senti lì fuori la città che pulsa, che vive, che trasuda energia.

Nonostante i miei 52 anni, per fortuna, conservo l’entusiasmo di una quindicenne, quindi mai e poi mai mi sarei potuta perdere la mostra “The art Of The Brick”, una mostra meravigliosa in cui si possono vedere circa un milione di mattoncini lego trasformati in sculture dall’artista Nathan Sawaya.

E quando dico “sculture” non parlo delle costruzioni che facevamo da piccoli,
affidandoci alla fantasia o a complicate istruzioni, ma parlo di quadri come “La notte stellata” di Van Gogh e “La gioconda” di Leonardo da Vinci, un dinosauro di enormi dimensioni, il “David” di Michelangelo…

Nel 1980 il grande storico Argan disse “L’arte è morta”. L’arte sarebbe potuta sopravvivere solo con l’utilizzo di nuovi materiali, di nuove forme, di nuove idee e tecnologie. La Pop Art, l’arte povera e l’Optical dimostrarono che l’arte poteva uscire dai “vecchi” binari e presentarsi al mondo sotto altre vesti.

Nathan Sawaya, inspirandosi ai vecchi binari, ha preso il volo in una galassia che riporta gli adulti indietro nel tempo e i fanciulli nei loro boschi incantati.

Una mostra da non perdere e che merita un viaggio a Milano. E se dopo la mostra avrete voglia di un caffè, di un pranzo veloce o di un ottimo aperitivo, a pochi metri troverete il nuovo “Bobino”, dentro la vecchia stazione dei treni di Porta Genova, in Piazzale Porta Genova 4.

Una location aperta da poco, ma già entrata nel cuore dei milanesi, e di una veneziana che tutti i martedì ci organizza aperitivi danzanti per noi diversamente giovani. Nella serata del martedì che, dopo anni di lockdown, abbiamo deciso di chiamare “Contatto”, alle 21 già si balla, e alle 24 si chiude, per poter così difenderci dall’invecchiamento precoce, andando a letto presto.

Ho tanto da raccontarvi di Milano, ma ho finito lo spazio, quindi dovrete aspettare “la prossima puntata”

Voi temperate i tacchi, io tornerò prestissimo!

Sotto di me, sopra di me, dinanzi a me…

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La comparsa di un’antologia di poesia lemka incentrata sul repertorio successivo all’Operazione Vistola costituisce per me un evento culturalmente ragguardevole che segna l’approdo del nostro universo sensibile in un nuovo ambiente ricettivo. Ciò non può che suscitare un profondo senso di soddisfazione e apprezzamento. Da studiosa e divulgatrice della letteratura lemka nonché scrittrice in seno alla medesima, ho accolto con decisa approvazione l’idea a monte del progetto e ne ho sostenuto l’autrice, Silvia Bruni, contribuendo, fin dove riuscissi, alla sua realizzazione. Appaga e accresce il mio entusiasmo la consapevolezza che a prendere in mano questo volume sarà un lettore deciso a raggiungere un mondo distante, ma per certi versi anche vicino. Sono infatti convinta che chiunque abbia un’inclinazione alla poesia possieda per natura una particolare intuizione sensibile rivolta alle immagini, alla metafora, e che sia dunque capace di una profonda empatia nell’accogliere l’Altro.

Egli accederà al nostro mondo: ad una realtà non facile da comprendere, profondamente scossa, ma al contempo dolce e immersa in un’esistenza compenetrata dalla natura e dal mito. Accogliendo il lettore in questo mondo desidero pronunciare, sulla soglia di un’escursione attraverso la poesia, alcune parole di iniziazione alla sostanza spirituale della nostra lirica che servano ad oltrepassare la soglia con prudenza e ad intraprendere il cammino con una motivazione fondata: i sentieri che egli ha dinanzi non sono stati ancora spianati e restano tuttora inaccessibili a molti, attendendo viaggiatori sensibili, desiderosi di raggiungere angoli di mondo lontani da strade asfaltate, pronti ad essere scoperti, preparati al delicato incontro.

Se la domanda derridiana Cos’è la poesia? venisse posta in riferimento alla lirica lemka postdeportazionale, una delle prime risposte sarebbe: una lotta tenace. Questa, a sua volta, susciterebbe una serie ininterrotta di domande che, esauriti determinati argomenti, aprirebbero al contempo un dialogo su ulteriori questioni. Un’eco della lotta sopra richiamata è, nel nostro caso, l’incompimento, un concetto profondo quanto quello di realtà, ambivalente quanto quello di vita, appartenente ad una complessa famiglia semantica in cui morire è consanguineo di compiere, ma anche finire, proseguire, costruire. All’essenza di tali accezioni giace un compimento, un costruire senza sosta. L’eventuale presenza del prefisso negativo ‘in’ è sintomo di una spaccatura, una crepa, un’interruzione verificatasi nel processo di durata, nel corso della vita. Poco più di settanta anni or sono il mondo lemko subì infatti una frattura che per tutti gli autori qui presentati costituisce la realtà preponderante di ogni giorno, inalienabile, viva nelle coscienze sebbene da tempo assimilata. Negli anni 1945-1947 si assistette alla scomparsa di un universo di persone le cui radici affondavano lungo i dolci declivi del Beskid Niski e che qui avevano creato un universo fondato sui concetti: valore di patria, amor patrio, Łemkowyna. Una politica unificatrice condotta senza compromessi, volta a neutralizzare la varietà culturale del paese, riuscì allora, in vario modo, a sradicare le comunità indigene. Ai Lemki spettò una delle soluzioni più impietose: l’abbandono forzato dei monti nativi e il trasferimento in Ucraina e negli ex territori orientali della Germania annessi alla Polonia dopo le due guerre mondiali. L’assimilazione così pianificata raggiunse gli effetti sperati non dimostrandosi tuttavia fino in fondo efficace.

Tocchiamo dunque direttamente la lotta cui si è accennato sopra. La poesia riesce non solo a definire lo stato di fatto della realtà lemka nel modo più completo e viscerale, ma anche, in virtù della sua portata performativa, a resistere alla scomparsa. Ogni comunità che subisca dislocazioni, trasferimenti, si trova costretta ad inseguire il proprio ideale di reinvenzione, a raccontare, esprimere se stessa in maniera sempre nuova, nel mito, nella narrazione. La reinvenzione lemka poggia fondamentalmente sulla lirica, che in rapporto alla dislocazione forzata assurge a simbolo di diniego, per cui i territori meta del trasferimento sono tuttora ‘terra straniera’ (чужына). Figura essenziale del diniego è l’antitesi Łemkowyna=sacrum contra esilio=profanum.

Tutti i poeti presentati in questo volume appartengono alla corrente da me definita dell’autopresentazione lemka: oltrepassano la barriera dell’isolamento protettivo aprendosi al lettore esterno e recuperando per la Łemkowyna il tempo futuro. Tutti vivono e creano in patria, alla quale hanno fatto consciamente ritorno dall’esilio, confrontandosi ogni giorno con le conseguenze dello sradicamento sociale e le implicazioni del durare per virtù naturali. Ciò dà loro la forza e il coraggio di aprirsi. Anche per tali ragioni, ciò che nei loro brani tocca questioni di ordine storico, reca il segno del trauma, del dolore, della consapevolezza della devastazione, della rovina. Per contro, ogni riferimento alla terra, alla natura, nonché allo spirito e alla volontà degli avi, è rimando ad un’entità perenne, incorruttibile, rinascente. Da qui la mia scelta di definire la poesia lemka poesia del dolore, ma anche poesia della ricostruzione della propria dimora. Suo paradigma è l’ethos del durare, del resistere. È una lirica che penetra, e con lei i suoi lettori, negli strati culturali della tradizione, di cui saggezza e immaginario folclorico costituiscono da sempre i capisaldi, tenendo simultaneamente lo sguardo puntato al domani della Łemkowyna.

Quest’ultimo appare incantato nel “sarà” di Paweł Stefanowski, nel concetto di rinascita (“ecco la mia nuova casa / mia come il respiro”) evocato da Graban; nel desiderio che presenzia ai versi di Murianka; nella speranza declinata nelle mie poesie. È un repertorio che commuove e al tempo stesso induce ad una riflessione profonda; la dissonanza, la rottura predominano sull’armonia e sull’aggregazione. Come un fiume carsico scorre perennemente la domanda su come progredire, su “come potrà esser meglio?”

È questo il mio sguardo da partecipante interno impegnato nella lotta per resistere. Dietro mio suggerimento sono entrate a far parte di questo volume alcune delle poesie che più acutamente esprimono le aspirazioni di cui si è detto sopra. Un sentiero di scoperta in parte divergente è stato seguito dall’autrice del progetto. Essa ha ricercato quanto potesse restituire la Łemkowyna che lei ha conosciuto e vissuto attraverso racconti, immagini e il contatto diretto con il paesaggio, manifestando al contempo l’individuale sensibilità di ciascun poeta. Per me il suo sguardo è molto prezioso poiché consente di stemperare almeno in parte il saldo imperativo che io stessa serbo, rispecchiando non tanto i bagliori derivanti dalla spaccatura quanto invece i contorni di un’immagine artistica e spirituale sorprendentemente omogenea. In questa prospettiva le personalità artistiche degli autori vanno ad integrarsi, completarsi a vicenda sotto uno sguardo inedito, senza che con ciò ne vada perso il valore precipuo, ne venga alterato il significato, il quale risulta anzi approfondito.

Dunque Paweł Stefanowski, che la mia penna critica definisce il poeta più dichiarativo, manifestativo e narrativo ad un tempo, colui che per primo ha posto in luce la questione dei Lemki rivendicando il loro diritto ad un trattamento umano, spinto ad agire dall’intimo imperativo di dover raccontare, spiegare, mostrare “com’era, com’è” e come “dev’essere”, agli occhi della curatrice del volume appare altresì nelle vesti di sottile cantore del sentimento rivolto alla donna, espresso attraverso l’inconfondibile cifra paesaggistica lemka.

Petro Murianka ci consegna innanzitutto una lirica patriottica gonfia di emozioni fino al dolore, cui si è scelto di affiancare travolgenti espressioni di un senso del sacro che racchiude l’attaccamento a Dio, alla terra, agli avi.

Władysław Graban, straordinariamente sensibile alla bellezza e ai ritmi della natura è, ai miei occhi come a quelli della traduttrice, il poeta dell’unità cosmica pulsante di vitalità, del vibrare delle emozioni e del vento, che tocca la vita quanto la storia.

Stefania Trochanowska, altrettanto indivisibile nella sua femminile etereità, nei sensuali rapimenti in seno alla natura, nell’intima riflessione, nella aconicità e nell’esposizione essenziale dei concetti, appare sotto una prospettiva affine a quella che io stessa avrei valorizzato.

Infine, la mia personale tensione verticale ha assistito ad una differenziazione e ripartizione in fasci di pensiero, giochi linguistici, al risalto della negazione nella sua essenza, in un continuo approfondimento di concetti secondo un movimento circolare, ininterrotto. La selezione qui proposta reca quindi accenti in parte diversi da quelli che riterrei più tipici della mia autorappresentazione.

Il presente volume offre una duplice prospettiva: una visuale interna, creativa, analitica, identitaria, ed una esterna appartenente al lettore, estetica, universalizzante. Non ho dubbi che la curatrice abbia compiuto ogni sforzo per rendere il nostro mondo quanto più ampiamente accessibile al lettore italiano. Un mondo certo distante, ma anche, ne sono certa, vicino e travolgente per il suo tendere all’autorappresentazione e per la sua forte volontà di resistenza a dispetto del tempo. Ringrazio dunque sentitamente Silvia Bruni per il proposito perseguito, la fermezza nel realizzarlo e lo splendido compimento, il quale non può che appagare e commuovere. È mia speranza poter condividere con i lettori questo stesso apprezzamento.

traduzione it: Silvia Bruni

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Leggo, vivo meglio è una rubrica gestita da Krystyna Juszkiewicz-Mydlarz, la proprietaria della Libreria Italicus a Cracovia che opera ininterrottamente dal 1991, inizialmente come negozio per corrispondenza, e ora come libreria (anche online) e caffetteria. Italicus ha nella sua offerta oltre 2 mila titoli tra cui i più importanti libri di testo italiani per l’apprendimento e l’insegnamento, gli autori classici e contemporanei della letteratura italiana in lingua originale e in traduzione polacca nonché gli autori polacchi tradotti in italiano.

La Polonia presenta alla Corte Internazionale di Giustizia una dichiarazione a supporto dell’Ucraina contro la Russia

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl.

Il Ministero degli affari esteri (MSZ) ha informato che la Polonia ha presentato ieri alla Corte internazionale di giustizia una dichiarazione di intervento sull’Ucraina contro la Russia per violazione della Convenzione sul genocidio. Questo è un’espressione di sostegno e solidarietà all’Ucraina. Nella riunione di martedì, il Consiglio dei Ministri ha approvato la proposta della Polonia, progettata dal Ministero degli affari esteri in cooperazione con il Ministero della giustizia, da presentare alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia. Nella sua denuncia del 26 febbraio 2022, l’Ucraina indica che la Russia ha falsamente affermato che l’Ucraina ha violato la Convenzione, cioè il genocidio dei russi. Per questo motivo la Russia ha iniziato l’invasione sull’Ucraina il 24 febbraio 2022. L’Ucraina nega che sia avvenuto un genocidio russo. Nel frattempo, la Russia sostiene di aver iniziato le azioni per “prevenire e punire il genocidio” e invita la Corte internazionale di giustizia a confermare la sua posizione.

https://www.wnp.pl/parlamentarny/wydarzenia/msz-polska-zlozyla-w-miedzynarodowym-trybunale-sprawiedliwosci-deklaracje-interwencji-ws-ukraina-przeciwko-rosji,622896.html