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Solidarietà degli italiani all’estero con i rifugiati in fuga dalla guerra

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Consiglio Generale degli Italiani all’Estero

Segretario generale

Sono tempi grami e tristi da quando le forze armate russe hanno invaso l’Ucraina mettendo a soqquadro la stabilità sociale, economica e militare dell’Europa occidentale. La guerra che si protrae da oltre un mese ha già causato migliaia di morti costringendo, ad oggi, oltre 4 milioni di profughi – donne, bambini ed anziani – a lasciare il proprio Paese per rifugiarsi nei paesi di frontiera confinanti con il loro.

A differenza del recente passato questa guerra ha effetti diretti sulla quotidianità di molti paesi europei riportando nella vita delle persone lo spettro bellico e la paura. L’Europa occidentale da oltre 70 anni ha vissuto un lungo periodo di pace, che ha contribuito a consolidare le democrazie e a fare vivere i propri cittadini nella più ampia libertà. 

Ai disagi prodotti negli ultimi anni dalle restrizioni sanitarie si stanno aggiungendo, oggi, gli effetti inflazionistici causati dai prezzi delle materie prime, che contribuiscono ad acuire l’esistente divario sociale favorendo la diffusione della povertà e il ritorno alle grandi diseguaglianze.

In questa diffusa e surreale instabilità sono coinvolti anche i cittadini italiani all’estero ai quali guarda con interesse il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, il quale in risposta all’emergenza bellica ha chiamato a raccolta le nostre Comunità residenti nei 5 continenti dialogando su vasta scala con i Comites, con le Associazioni italiane, Enti  e Organizzazioni e con numerosi volontari, in particolare quelli presenti nei Paesi di frontiera con la Russia e l’Ucraina, per acquisire informazioni dirette sulle iniziative di primo soccorso poste in essere in aiuto ai rifugiati e ai nostri connazionali in fuga dagli scenari bellici, con l’obiettivo di incoraggiarli a coordinarsi per organizzare iniziative e aiuti mirati.

Nelle consultazioni che si sono svolte tra il CGIE e le organizzazioni italiane all’estero, comprese le missioni cattoliche, è emerso un diffuso entusiasmo solidaristico e la disponibilità a coordinarsi con i nostri connazionali per soccorrere ed ospitare i rifugiati e inserirli provvisoriamente nelle società di accoglienza. L’impegno assunto passa attraverso una convergenza di intendi che prevedono:

  • L’istituzione temporanea di un ufficio dedicato nella direzione per le politiche migratorie del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, diverso dall’Unità di crisi, a cui i Comites e le Associazioni italiane all’estero possano rivolgersi per veicolare eventuali aiuti materiali e sanitari e per l’ospitalità. Questo ufficio, situato all’interno della direzione DGIT, fungerà da coordinamento con i Comites presenti nell’area bellica per assistere anche i nostri connazionali coinvolti dalle sanzioni, ad es. i pensionati residenti in Russia, i nuovi disoccupati, i bisognosi di assistenza sanitaria ecc.  Il recapito di posta elettronica per mettersi in contatto con l’Ufficio è il seguente: ufficio.01@esteri.it;
  • La promozione di giornate delle porte aperte per tutti i Comites e le Associazioni italiane all’estero per incontri locali propedeutici nel breve e medio termine a avviare iniziative a favore dei rifugiati e degli italiani coinvolti nei Paesi di frontiera con la Russia e l’Ucraina;
  • L’istituzione di un fondo straordinario da realizzare con diversi Ministeri per permettere ai Comites, alle Associazioni e ai Consolati italiani di agire in rappresentanza dell’Italia nei vari paesi di frontiera per i primi soccorsi ai rifugiati;
  • L’organizzazione di eventi con artisti italiani e locali per la raccolta fondi da destinare ad aiuti assistenziali e materiali.

Come già successo più volte nel passato la Comunità degli italiani all’estero non sta facendo mancare il proprio sostegno e continuerà a farlo nei modi e nei tempi richiesti purché si arrivi finalmente a ripristinare la pace.

Michele Schiavone

Tägerwilen, 31 marzo 2022

[Aggiornamento 31.03.2022] Situazione attuale in Polonia rispetto all’epidemia di COVID-19

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In Polonia questa settimana si registrano dati in sensibile diminuzione sotto il profilo dei nuovi contagi (-35%), in calo anche i morti (-21%). Il numero complessivo dei casi attivi è 524.691, di cui in gravi condizioni 308, ovvero circa lo 0,1% del totale.

Gli ultimi dati giornalieri 4.997 nuove infezioni (su 54.600 test effettuati), con 133 morti da coronavirus nelle ultime 24 ore. Il numero delle vittime nell’ultima settimana è stato di 547 morti e la situazione nelle strutture sanitarie polacche è sotto controllo. Sono ospedalizzati 4.544 malati di COVID-19, 308 terapie intensive occupate.

Attualmente sono state effettuate 53.924.321 vaccinazioni in Polonia per COVID-19. La copertura sul totale della popolazione è di circa il 58,9%, inferiore alla media UE 72,4%. L’Italia ha copertura sul totale della popolazione pari al 79,4% (maggiori informazioni su: https://vaccinetracker.ecdc.europa.eu).

Dato il calo dei nuovi casi registrati il Governo polacco ha eliminato dal 28 marzo l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso, unica eccezione le strutture sanitarie e le farmacie.

Sono aperti bar e ristoranti senza limiti di capienza. Sono aperti hotel, centri commerciali, negozi, saloni di bellezza, parrucchieri, musei e impianti sportivi, anche al chiuso. Sono aperte anche discoteche e sale da ballo.

Abolita la quarantena di 7 giorni obbligatoria per persone in arrivo in Polonia. Non è più previsto al momento alcun obbligo di vaccinazione per l’ingresso nel Paese, né è più prevista la quarantena obbligatoria.

A seguito degli sviluppi legati alla guerra in corso oltre i confini orientali, sono sospesi i voli verso Ucraina, Bielorussia e Russia, sono bloccati anche gli accessi via terra e il traffico ferroviario da Bielorussia e Ucraina.

Si raccomanda di limitare gli spostamenti e monitorare i dati epidemiologici per viaggi da e verso la Polonia.

Per spostamenti all’interno dell’UE, si raccomanda di verificare le restrizioni su: https://reopen.europa.eu

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Informazioni per i cittadini italiani in rientro dall’estero e cittadini stranieri in Italia tra cui le risposte alle domande:

  • Ci sono Paesi dai quali l’ingresso in Italia è vietato?
  • Sono entrato/a in Italia dall’estero, devo stare 14 giorni in isolamento fiduciario a casa?
  • Quali sono le eccezioni all’obbligo di isolamento fiduciario per chi entra dall’estero?
  • E’ consentito il turismo da e per l’estero?

Per gli spostamenti da e per l’Italia a questo link le informazioni del Ministero degli Esteri:
https://www.esteri.it/mae/it/ministero/normativaonline/decreto-iorestoacasa-domande-frequenti/

La situazione Polonia verrà aggiornata all’indirizzo: www.icpartners.it/polonia-situazione-coronavirus/

Per maggiori informazioni:
E-mail: info@icpartnerspoland.pl
Telefono: +48 22 828 39 49
Facebook: www.facebook.com/ICPPoland
LinkedIn: www.linkedin.com/company/icpartners/

Premio Strega, i libri proposti dagli amici della domenica

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Quando vado in giro a sbrigare le mie commissioni quotidiane, mi capita spesso di fare un salto in qualche libreria di passaggio. Di solito non ho grossi problemi nella scelta di una buona lettura. A volte sono guidata dal nome dell’autore che magari conosco o di cui ho sentito parlare, a volte invece mi ispira solo il titolo o la copertina adocchiata nella vetrina. In verità la maggior parte delle volte sembra che non sia io a cercare i libri, ma che essi cerchino me, “capitandomi” tra le mani. Ma succede talvolta che l’ispirazione non arriva immediatamente e quindi di tanto in tanto vale la pena affidarsi all’autorevolezza dei premi letterari che senz’altro sono la garanzia di una buona lettura.

In Italia ce ne sono molti, di varie categorie che spaziano per ambito e modalità di conferimento. Tra i più prestigiosi nel mondo della prosa c’è il Premio Strega.

Nell’Italia del primo dopoguerra, quando borghi e città mostravano tutti i segni della violenza appena subita, e le macerie riempivano ancora gran parte del territorio, nel 1947 due persone vollero restituire alla cultura l’importanza intrinseca nella ricostruzione di una identità nazionale e sociale, ancor prima che materiale. Così Maria Bellonci e Guido Alberti decisero di fondare un premio letterario che chiamarono Premio Strega, dall’omonimo liquore di cui l’attore Alberti era produttore e amministratore dell’azienda di famiglia. Il Premio fu la naturale evoluzione degli incontri che già dal 1944 si tenevano nel salotto letterario della scrittrice Bellonci, denominato gli “Amici della domenica”, ancora sotto i bombardamenti ed il terrore della guerra.

Così la Bellonci ricorda quel periodo: “Cominciarono, nell’inverno e nella primavera 1944, a radunarsi amici, giornalisti, scrittori, artisti, letterati, gente di ogni partito unita nella partecipazione di un tema doloroso nel presente e incerto nel futuro. Poi, dopo il 4 giugno, finito l’incubo, gli amici continuarono a venire: è proprio un tentativo di ritrovarsi uniti per far fronte alla disperazione e alla dispersione. Prendiamo tutti coraggio da questo sentirci insieme. Spero che sarà per ognuno un vivido affettuoso ricordo.”

Questo fu l’embrione dal quale si sarebbe sviluppata la più importante istituzione letteraria nazionale, che ha visto fra i suoi partecipanti illustri scrittori del calibro di Ennio Flaiano, Elsa Morante, Natalia Ginzburg, Anna Maria Ortese, Maria Bellonci, Dacia Maraini, Margaret Mazzantini, Melania Gaia Mazzucco, Helena Janeczek, Umberto Eco, Sandro Veronesi e molti altri.

Non è possibile elencare tutti i vincitori nella lunga storia del Premio letterario, assegnato ogni anno a partire dal 1947.

Aggiungo, che il nome dell’istituzione, come quello dell’omonimo liquore “Strega”, deriva da un’antica tradizione legata alla stregoneria nelle credenze popolari dell’Italia meridionale, in particolare alla janara dell’area di Benevento, da dove proveniva la famiglia Bellonci, che è una delle tante fantasiose figure di streghe protagoniste nei racconti della tradizione del mondo agreste e contadino.

Tutt’oggi quattrocento giurati si riuniscono generalmente nel mese di giugno, per scegliere dodici opere da ammettere al concorso. Durante la prima selezione ne vengono scelte in genere cinque, anche se a volte è stato necessario aggiungerne una ad ex equo, portando in finale sei titoli. Il vincitore viene designato di anno in anno, come da tradizione, precisamente il primo giovedì di luglio. Nel ninfeo di Villa Giulia a Roma, la giuria effettua la votazione definitiva che proclama l’opera vincitrice, trasmessa in diretta televisiva dalla Rai.

Gli stessi quattrocento giurati, selezionati fra donne e uomini eccelsi in varie forme di arte e cultura, oltre a ex vincitori del Premio, vengono ancora oggi denominati gli “Amici della domenica” come il gruppo di impavidi letterati che diede vita a questa mirabile istituzione. A partire dal 2010 si sono aggiunti alla giuria i voti dei lettori “forti”, segnalati di anno in anno da librerie indipendenti distribuite su tutto il territorio nazionale. Inoltre, dal 2017 la giuria si è allargata ai 20 voti collettivi espressi da scuole, università e gruppi di lettura, oltre a 200 voti espressi da studiosi, traduttori e intellettuali italiani e stranieri selezionati da 20 Istituti italiani di cultura all’estero.

Il numero dei votanti raggiunge quindi un totale di 660 aventi diritto, garantendo una giuria di altissima competenza e affidabilità, capace di selezionare al livello più elevato ogni opera letteraria vagliata, per forma e contenuto.

Logicamente ogni libro sottoposto al vaglio di tale giuria di altissimo livello, non può che essere considerato un capolavoro editoriale, indipendentemente dal genere letterario nel quale gli autori si sono cimentati.

Così, volendo assicurarsi la lettura di un buon libro, vale la pena dare un’occhiata ai vincitori delle ultime edizioni del Premio Strega e trovare qualcosa di nostro interesse; ad esempio a chi volesse intraprendere un viaggio nel giallo a tinte noir e gotiche, posso consigliare il libro “La ferocia” di Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega nel 2015.

Quello del 2016 invece, “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati offre uno spaccato della buona società romana negli anni Settanta, dove personaggi di varia natura raccontano mille avventure, tra immaginazione e realtà, fino a giungere al famoso delitto del Circeo.

“Le otto montagne” vincitore nel 2017 e scritto da Paolo Cognetti piacerà a chi volesse partire per un viaggio spirituale e avventuroso, insieme a due uomini la cui amicizia supera ogni vetta raggiunta a passi lenti e silenziosi.

Nel 2018 il premio venne assegnato alla scrittrice Helena Janeczek (intervsta a Helena Janeczek è disponibile qui) per il libro “La ragazza con la Leica” dove gli amori di gioventù si scontrano con un mondo in cui la profonda crisi economica e l’ascesa del fascismo non riescono a soffocare la forza ed il coraggio di coloro che li avevano vissuti e combattuti, con il loro libero pensiero ed il loro agire, fino anche alla morte.

Restando imperniati sul tema del fascismo, abbiamo la prima opera che tratta della nascita, l’ascesa e il declino di Mussolini, in un romanzo documentario completamente fondato su fonti autentiche. La vita dell’uomo che avrebbe determinato grande parte della storia d’Italia, descritto magistralmente senza filtri politici o ideologici. L’opera senza precedenti si intitola “M. il figlio del secolo” scritto da Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega nel 2019.

L’ultimo in ordine cronologico, premiato nel 2020, è il libro “Il colibrì” di Sandro Veronesi. Racconta l’avventura di una vita di uomo, vissuta per assoluti fra atrocità e grandi amori, alla continua ricerca del proprio centro, senza mai precipitare nel vuoto, accettando ogni sfida come il sale della vita e raggiungendo la meta del proprio cammino nel corso di qualche decina di anni, in un tempo indefinito che inizia negli anni Settanta e termina in un futuro ancora ignoto, dove una figlia incarna una nuova umanità.

La lettura di ognuna di queste opere potrà accompagnare i nostri giorni e i momenti di relax con un buon libro in mano, ma anche i nostri anni poiché il loro contenuto potrebbe lasciarci un segno indelebile nel cuore. Possiamo affermarlo con certezza, lo garantisce il bollino di una delle maggiori onorificenze letterarie italiane, il Premio Strega.

Morawiecki presenta la strategia per rendersi indipendenti dalle materie prime russe

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

In una conferenza stampa, il presidente del Consiglio Morawiecki ha annunciato che la Polonia avrebbe rinunciato dal petrolio russo. Allo stesso tempo, ha chiesto alla Commissione europea di istituire una tassa sugli idrocarburi russi. “Imporremo un embargo totale sul carbone dalla Russia al più tardi a maggio”, ha dichiarato. Il governo ha adottato il piano per rinunciare al carbone russo nonostante la mancanza di consenso da parte dell’UE. Morawiecki ha sottolineato che grazie al gasdotto di Świnoujście, al gasdotto Baltic Pipe e al terminal del gas vicino a Danzica, quest’anno la Polonia potrà diventare indipendente dalle forniture di gas russe. Come ha evidenziato, le energie rinnovabili possono essere utili per ottenere l’indipendenza non solo dalla Russia, ma anche da altri paesi. A sua volta, il ministro Anna Moskwa ha informato che l’anno precedente le importazioni di carbone dalla Russia sono ammontate a 8 milioni di tonnellate e sono tuttora in costante diminuzione. D’altra parte, Obajtek ha assicurato che dopo lo scoppio della guerra, PKN Orlen ha acquistato 28 petroliere per mettere in sicurezza il sistema della compagnia. Ha anche ricordato che da diversi anni è in corso un intenso processo di diversificazione.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news,1136439,polska-uniezaleznia-sie-od-rosyjskich-surowcow-premier-przedstawil-kolejne

Visita sottosegretario Amendola a Varsavia

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Ieri il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Vincenzo Amendola ha incontrato l’Ambasciatore Aldo Amati e uno spaccato della comunità italiana in Polonia. (Link all’intervista) https://youtu.be/UPmhS9qcplU

 

Accordo di stabilità tra BCE e NBP

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

La banca centrale europea (BCE) e la banca nazionale polacca (NBP) hanno raggiunto un accordo. Il currency swap (swap di valute) è stato deciso ieri da entrambi gli istituti di credito. Di conseguenza, la NBP potrà ottenere fino a 10 miliardi di euro dalla BCE in cambio di zloty. Questo importante accordo sarà valido fino al 15 gennaio 2023, salvo proroghe future. La durata massima di ogni transazione è fissata a tre mesi. La possibilità di ricevere liquidità in euro dalla BCE rafforzerà la stabilità del sistema finanziario polacco ed assicurerà un ulteriore livello di sicurezza in caso di problemi sui mercati internazionali. NBP ha sottolineato che possiede numerose riserve di valuta; ufficialmente, alla conclusione di febbraio 2022, la quota era di oltre 143 miliardi di euro (oltre 160 miliardi di dollari). L’accordo è stato firmato a causa dell’incertezza della situazione geo-politica mondiale ed i conseguenti pericolosi cambiamenti che hanno luogo sui mercati finanziari e per migliorare le opportunità per la banca centrale polacca di avere accesso all’utilizzo delle valute estere.

https://forsal.pl/gospodarka/artykuly/8389184,ebc-i-nbp-uzgodnily-linie-swapowa-do-10-mld-euro.html

Accenti italiani alla Galleriaart.pl

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Wojciech Tuleya, storico e mercante d’arte, è manager e proprietario della galeriaart.pl varsaviana, da poco aperta nel centro commerciale Elektrownia Powiśle. Il co-gestore della galleria è Bogusław Deptuła, critico d’arte, curatore di mostre, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Varsavia, ex caporedattore del mensile Art&Business.

Come è riuscito a diventare un mercante d’arte all’epoca del comunismo?

W.T.: Alla fine degli anni ’80 lavoravo presso un negozio di antiquariato in via Mazowiecka a Varsavia. Il proprietario poi ha aperto una galleria e visto che studiavo storia dell’arte me ne ha affidato la gestione. Da allora mi sono sempre occupato d’arte per tutta la vita. I miei amici dicono che la galleria è il mio mondo e che solo qui sono davvero me stesso.

Come si cercano gli artisti?

W.T.: Negli ultimi anni sempre più spesso attraverso internet. Molti artisti si presentano alla galleria e il professionismo di un mercante d’arte consiste nel fatto che ogni tanto si accorge che “questo è l’artista per la nostra galleria!”. Guardare qualche quadro è troppo poco, facciamo sempre un lavoro di ricerca per verificare se la nostra valutazione dell’artista è corretta. Poi organizziamo una mostra dell’artista, lo inseriamo sul nostro sito e cominciamo a presentarlo ai nostri clienti. È un investimento di tempo e di soldi, visto che una mostra, anche senza un catalogo, costa molte migliaia di zloty tra foto, testi, traduzioni e webmaster. Però nel mondo dei mercanti d’arte è importante essere il primo a scoprire un artista, anche se poi dopo qualche anno passerà ad un’altra galleria che magari è più coerente con il profilo e le opere dell’artista. Per una pittrice recentemente scoperta, in pochi mesi avevamo agito in modo così efficace da vendere 15 dei 20 quadri dell’ultima mostra.

galeriaart.pl Elektrownia Powiśle, ul. Dobra 40

I clienti scelgono i quadri oppure si rifugiano in nomi celebri?

W.T.: Ce ne sono di entrambi i tipi. Non siamo una galleria con un messaggio diretto verso i clienti: “L’autore è un professore, il dipinto costa tot”. Abbiamo i dipinti di professori e degli artisti giovani, puntiamo sulla qualità e varietà dell’offerta, ampliamo la sezione informativa sugli artisti in modo multilaterale.

Come sono cambiati i clienti negli ultimi trent’anni?

B.D./W.T.: Quando abbiamo iniziato si vendeva prevalentemente la grafica, che oggi nessuno compra. Attualmente in Polonia la gente vede l’arte attraverso il prisma dei soldi. Per loro è un investimento, anche come costruzione del prestigio. Gli acquirenti scegliendo un quadro analizzano non solo il prezzo, ma riflettono anche se ne trarranno profitto e se sì in quale lasso di tempo o se forse non saranno vittime di un inganno, o anche se l’acquisto del quadro di un certo artista li posizionerà in modo diverso nella società. Di solito sono delle persone di successo che arredano la seconda casa. Nella prima casa, quando erano agli inizi dei loro successi economici, non avevano nè spazio nè denaro per l’arte, oggi invece non esitano a spendere decine di migliaia di zloty, il che fino a poco tempo fa era impensabile.

Scegliendo gli artisti per la vostra galleria cercate persone che seguono la regola di “modernità e tradizione nell’arte”?

B.D.: Siamo entrambi storici dell’arte, fatto che spiega la naturale tendenza a costruire dei contesti con l’arte antica. Entrambi riconosciamo facilmente le ispirazioni artistiche dei pittori. Alcuni di quelli con cui lavoriamo si ispirano all’arte antica, analizzano le sue soluzioni estetiche, trovano delle trame ispiratrici e le reinterpretano.

A quali fonti di preciso si ispirano?

Penso all’arte italiana del primo Rinascimento, non esagerata, monumentale, non facile da imitare, agli artisti come Piero della Francesca. L’impatto di quel tipo di approccio pittorico dei paesaggi e delle figure lo vedo nella produzione di Mikołaj Kasprzyk. Un altro esempio è Łukasz Huculak. Durante un lungo viaggio di studio nel Bel Paese si è immerso nell’arte italiana del primo rinascimento e del periodo pre-rinascimentale, per esempio le opere di Fra Angelico. Da lì vengono i colori e la poetica dei suoi quadri con delle sfumature grigio-beige-rosa, che è un’estetica riconoscibile di un affresco stinto, i cui colori si sono ossidati e hanno perso la loro intensità. Da lì viene anche il riferimento alla predella, cioè i dipinti della parte inferiore dell’altare. Queste scene rappresentanti le situazioni della vita quotidiana dei santi hanno affascinato Łukasz a tal punto che per parafrasarle ha fatto una serie di composizioni oblunghe. A influenzare notevolmente Łukasz Huculak, quand’era agli esordi della sua carriera artistica, è stato Giorgio Morandi, un pittore italiano del ‘900, il cosiddetto solitario di Bologna, che sotto l’influenza di Giorgio de Chirico iniziò nell’ambito dell’estetica surrealista “la pittura metafisica” e poi evolse nella direzione del realismo intimo. Łukasz ha visitato il museo e lo studio di Morandi a Bologna e ha adottato questa atmosfera nelle proprie opere. Le sue prime nature morte mostrano dei tavoli grigi su cui si trovano bottiglie e altri oggetti banali e semplici. Sotto il suo pennello tutto diventa un tema eccezionale che, riprodotto in modo intimo e tenero, raggiunge livelli elevati.

Da chi traggono ispirazione le pittrici da voi promosse nella galleria?

B.D.: Un esempio di passione per l’Italia è l’artista Katarzyna Jędrysik-Castellini, che insieme al marito italiano ha vissuto per qualche tempo in Italia e il testo per il catalogo della sua mostra è stato scritto da Tessa Capponi Borawska, la nota aristocratica italiana che vive in Polonia. Nel suo carattere e nell’estetica, la pittura di Katarzyna è molto italiana: paesaggi suggestivi, nature morte con degli agrumi. Da quando la pittrice ha visitato un museo delle bambole, da qualche parte nel sud d’Italia, nelle sue opere regna il clima della commedia dell’arte, degli Arlecchini, Pierrot e Pinocchi. È anche una ritrattista brillante; ha dipinto il proprio ritratto matrimoniale ovviamente di profilo, come nel famoso ritratto di Federico da Montefeltro e della sua moglie Battista Sforza dipinto da Piero della Francesca oppure come negli altri quadri dell’epoca, di Botticelli, Lorenzo Costa, Ghirlandaio. Nella galleria abbiamo poi i dipinti di Julia Medyńska, che si ispira al Barocco, agli autori delle opere raffinate e splendide del ‘600. I suoi dipinti somigliano a quelli di Rubens, Caravaggio, Guido Cagnacci oppure Francesco Guarino. E poi c’è Beata Murawska il cui segno distintivo sono i quadri che raffigurano i tulipani multicolori. L’artista si è trasferita definitivamente in Italia il che ha cambiato la sua pittura rendendo i paesaggi più luminosi, ricchi di un bagliore rosa e di un sole meridionale.

Łukasz Huculak, Komoda z Pompeji, 2006

Galeriaart.pl funziona “a dispetto della convinzione che il quadro, come mezzo di espressione, è finito”.

La morte della pittura è stata proclamata tante volte. Già nell’800 si riteneva che la fotografia avrebbe sostituito la pittura. Invece gli artisti come Courbet oppure Degas lavoravano basandosi sull’estetica della fotografia. Un’altra vera crisi c’è stata con la moda per l’arte concettuale negli anni ’60 e ’70, quando, in effetti, nella corrente artistica principale la pittura era finita nel dimenticatoio. Attualmente osserviamo un tipo di pazzia nell’ambito della pittura, specialmente da parte della generazione giovane. Ovviamente vengono create delle animazioni computerizzate, delle opere video, ma proprio in questo consiste la diversità dell’arte. Tuttavia la pittura ha di nuovo una prevalenza rispetto ad altre discipline artistiche e insieme ad essa sperimentiamo una nuova avventura.

Mikołaj Kasprzyk, Szermierze, 2017
Beata Muranowska, Na południu, 2017

traduzione it: Marta Myszkowska

Psicologia, Psichiatria, Psicoterapia

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Tra i lemmi da cui derivano i vocaboli che usiamo oggi, si può dire che alcuni sono più popolari di altri. Ci sono parole che sono giunte nelle nostre lingue nella forma quasi immutata, preservando il loro significato autentico, e ce ne sono altre che hanno generato tantissimi nuovi termini. La parola “ψυχή” (psyché) è un antenato diretto di numerose parole che oggi usiamo quotidianamente ed è anche un termine base da cui sono stati creati molti neologismi.

Psiche
Prima di tutto si deve parlare di questa parola base, cioè “ψυχή” che nel greco antico significa “psiche”, “mente” o “anima”. La parola stessa proviene dal verbo “ψύχω” (psico) che significa “soffiare”. È un fenomeno ben noto nelle lingue indoeuropee il fatto che spesso il nome dell’anima deriva dal verbo che significa respirare. Nel greco antico c’è anche “πνεῦμα” (pneûma) che significa soprattutto aria ma anche lo spirito e che deriva da “πνέω” (pnéo), cioè respirare. Gli altri esempi sono il polacco “duch” e “oddychać”, il latino “spiritus” e “spiro” e anche il latino “animus” che è correlato con “aniti” (“respirare” nel sanscrito). Comunque, in italiano la parola “psiche” funziona come sinonimo della mente, descrive il nostro stato spirituale. Anche in polacco c’è questa parola (“psyche”), ma è usata abbastanza raramente e di solito in contesto accademico (una parola di nobile etimologia che magari sarebbe bello introdurre nel nostro parlare quotidiano). Parlando di mente in polacco si usa generalmente una parola derivata da psiche ovvero “psychika”. Esiste anche un variante di questa parola, cioè “psycha”, che invece è una forma molto colloquiale.

Psicologia, psichiatria
Con la parola “psiche” spesso ci vengono in mente due discipline scientifiche i cui nomi sono basati su questa parola. Queste sono: “psicologia” e “psichiatria”. A volte capita di dimenticare qual è la differenza tra queste due discipline, ma per capire la differenza ci viene in aiuto l’etimologia. La differenza principale è il fatto che lo psicologo non è un medico, mentre lo è lo psichiatra. Questo è infatti sottolineato dall’etimologia di queste parole: entrambe sono costruite da “psiche”, che è già stata spiegata, e quello che le diversifica è la seconda parte delle parole. Nel caso di psicologia abbiamo un suffisso ben conosciuto, cioè “-logia” che proviene dal greco antico “λόγος” (lógos) che ha tanti significati tra cui possiamo indicare ad esempio “parola”, “ragionamento” o “spiegazione”. Il suffisso “-logia” è usato poi in tutti i termini che riguardano le scienze come “archeologia” (studio sulle cose antiche), “zoologia” (studio su animali), ecc. La psicologia è quindi lo studio della mente umana. La psichiatria invece si occupa di curare tutti i disturbi della mente umana. Il suffisso “-iatria” viene dal greco antico “ἰατρεία” (iatreía) cioè “il trattamento” o “la cura medica” (“ἰατρός” (iatrós), significa “medico”). Lo psichiatra quindi è un medico che si occupa di trattare le persone che soffrono di disturbi mentali.

Terapia, psicoterapia
Sia lo psicologo che lo psichiatra possono essere anche psicoterapeuti, quindi degli specialisti che, attraverso la psicoterapia, curano le persone che soffrono di disturbi mentali o hanno subito dei traumi. Ma cos’è la terapia? Il nome “terapia” proviene dal greco antico “θεραπεία” (therapeía), che viene dal verbo “θεραπεύω” (therapeúo). Questo verbo significava soprattutto “servire” anche nel senso religioso. Gli altri significati erano “prendere cura di qualcosa”, “coltivare”, ma anche “trattare qualcuno”. In questo ultimo significato, la parola “θεραπεία”, quindi “il trattamento” viene usato per comporre la parola psicoterapia, quindi il trattamento della mente. Ma per cogliere la differenza tra psicoterapia e psichiatria ci serve conoscere gli altri significati di “θεραπεία”. In tale contesto la terapia non è un trattamento veloce, che potrebbe dare effetti dopo poco tempo, ma invece è un processo che ci mette del tempo.

2022, l’anno di Antonio Canova

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Gypsotheca canoviana, Possagno, fot. Ksenia Fedulova

Nel 2022 ricorrono 200 anni dalla morte di Antonio Canova, uno straordinario artista che sarà ricordato con tante iniziative in Italia e all’estero. Gazzetta Italia ha partecipato a queste celebrazioni dedicando la copertina del numero 90 al capolavoro di Canova, Amore e Psiche, reinterpretato dalla pittrice Dorota Pietrzyk e proponendo il seguente saggio della professoressa Joanna Kubicz, prorettore dell’Accademia di Belle Arti Jan Matejko di Cracovia.

Figure delicate e chiare bloccate nel movimento, i cui gesti evocano lo stile greco ed emanano allo stesso tempo bellezza classica ed eccellenza sublime. Statue taciturne create da uno scultore straordinario, uno dei più grandi dei suoi tempi. Canova fu un artista particolarmente laborioso e solitario, nato nella bellissima regione del Veneto, dotata di paesaggi variegati, dalle coste del Mar Adriatico ai panorami delle magnifiche Dolomiti. Antonio Canova, maestro dell’eleganza discreta, nato da una famiglia di tagliapietra, trattava la dura materia del marmo con estrema delicatezza, creando forme morbide, malleabili, quasi incorporee. Le composizioni raffinate di Canova, che sembrano avere la fragilità della porcellana, grazie all’uso della tecnica di lucidatura del marmo, mostrano la sua maestria nell’arte dello scolpire e la profonda conoscenza della materia.

Antonio Canova (1757-1822), nato a Possagno, è il più grande scultore italiano del Neoclassicismo. Operò a Venezia e poi a Roma, dove si stabilì definitivamente. Viaggiò a Vienna e a Parigi, studiò arte antica, soprattutto quella ellenica dalla quale traeva ispirazione. Creò gruppi scultorei e statue su temi mitologici, pietre tombali e busti di personaggi suoi contemporanei, anche appartenenti a grandi famiglie quali la Casa d’Asburgo e i Bonaparte. Era un artista eclettico, si occupò anche di pittura e d’architettura. Le opere più importanti di Canova, che sono pietre miliari della storia d’arte e che hanno ispirato per secoli tanti artisti, sono le sculture Amore e Psiche (1787-1797, l’artista ne creò tre versioni), Perseo trionfante (1801), Paolina Borghese come Venere vincitrice (1804-1808) e i monumenti funerari a Clemente XIV (1783-1787) e a Clemente XII (1783-1792).

Tra le sue opere troviamo anche ritratti di Napoleone I che godettero di immensa popolarità. Canova creò tantissime opere a grandezza naturale, e busti che raffigurano l’imperatore dei francesi, la gran parte dei quali fanno assomigliare Napoleone agli eroi antichi, proprio come il busto monumentale della collezione del Centro della Cultura Europea, sezione del Museo Nazionale di Cracovia. Nelle collezioni polacche ci sono altre due opere dell’artista: il Principe Henryk Lubomirski come Amore, una statua in marmo realizzata su commissione di Elżbieta Czartoryska, che attualmente si trova presso il Castello di Łańcut e il monumento funerario a Antoni Lanckoroński, nella chiesa parrocchiale di Wodzisław, attribuito all’artista.

Antonio Canova, ammiratore dell’arte antica, divenne famoso soprattutto come autore di sculture monumentali che mostrano figure in pose eleganti e poetiche e che rappresentano riflessioni malinconiche sull’ambiente circostante. Grazie al posizionamento sublime delle figure e alla luminosità irripetibile ottenuta attraverso la particolare lavorazione del marmo, l’artista ottiene un effetto spettacolare sia per quanto riguarda l’opera in sé, sia per i personaggi presentati nelle allegorie.

fot. Andrea Morucchio

La mitologia antica fu una fonte d’ispirazione per gli artisti dell’epoca neoclassica: le trame dei miti le troviamo nella pittura, nella scultura e nelle opere letterarie. I maggiori artisti presentarono nelle loro opere gli dèi, gli eroi e i diversi temi mitologici. Proprio per questo motivo nel 1781 Antonio Canova si trasferì a Roma, che era diventata in quel periodo centro della rinascita dei canoni classici greci. Vi risiede stabilmente: il suo studio romano attrae studenti, imitatori e tanti esponenti dell’aristocrazia europea. Ai tempi di Canova possedere una scultura neoclassica, di forma equilibrata, anche se piccola, era un segno di prestigio. Canova, che era un grande ammiratore dell’arte antica, lottò per la conservazione delle opere italiane, investendo in monumenti preziosi e donandoli ai musei. Vigilò personalmente sui lavori nella Appia Antica. Frammenti di alcuni antichi reperti fino ad oggi decorano la facciata della sua casa a Roma.

L’esempio più sublime della grandezza dell’artista è la composizione Amore e Psiche (1797), un’allegoria tratta dalla storia di Apuleio (scrittore romano del II d.C.) che parla dell’immortale Amore che rompe la maledizione lanciata da sua madre, Venere, contro la sua amata: Psiche. La splendida composizione scultorea viene ancora più esaltata dalla perfetta lavorazione del marmo. La pietra lucidata non è più solo una superficie esteticamente brillante ma, nelle mani dell’artista, diventa una sostanza capace di evidenziare la levigatezza, la morbidezza della forma e la fluidità del ritmo della composizione stessa.

Tempio Canoviano, Possagno, fot. Ksenia Fedulova

Questo nuovo approccio alla forma scultorea, che, creando una disposizione di corpi e di forme molto complicata, costringe l’osservatore a tracciare ogni linea multidimensionale della composizione, fu il preludio alla creatività dello scultore francese Auguste Rodin (1840-1917). Lo stesso Rodin creò la sua interpretazione del mito raccontato da Apuleio chiamandolo Cupido e Psiche (1905), affermando che “il corpo esprime sempre l’anima nascosta dentro”. Ecco perché l’innovazione dell’arte di Canova è strettamente legata alla materia.

Possagno, città natale di Antonio Canova, dove dopo la morte dell’artista fu fondata la Gypsoteca canoviana, Museo Antonio Canova, è il luogo in cui si può capire meglio la tecnica di lavoro dell’artista. Il museo vanta la raccolta di calchi in gesso di carattere monografico più grande d’Europa e contiene tutte le opere ritrovate a casa dell’artista dopo la sua morte. A Possagno si conservò anche la casa familiare dell’artista del XVII secolo, insieme al suo studio e alla biblioteca. La casa, chiamata il Tempio Canoviano, situata 342 metri sopra il livello del mare, è una delle sue opere architettoniche neoclassiche. Una bella struttura, che si fonde completamente con il paesaggio circostante, che rappresenta con la sua forma diverse opere della Grecia e della Roma antica. La facciata allude al Partenone greco, con il portico e il doppio colonnato in ordine dorico sormontato dal timpano. La forma centrale dell’edificio invece, a base circolare, fa pensare al Pantheon romano. Coperta da una cupola con oculus all’apice, questa parte della struttura domina il resto della costruzione e definisce la composizione dell’interno del tempio. Nell’abside dell’altare principale troviamo un dipinto di Antonio Canova, La Deposizione di Cristo e della Trinità con la scritta: “In segno di attaccamento per la patria – Antonio Canova dipingeva –Possagno 1799”. Canova ritornò al progetto del tempio tantissime volte, ci lavorò negli anni 1804-1818 con il sostegno di Pietro Bosio e Luigi Rossini. I lavori sul tempio, finanziati quasi interamente da Canova, cominciarono nel 1819 e continuarono anche dopo la morte dell’artista.

Nelle opere di Antonio Canova si manifesta l’ispirazione alla semplicità classica, la ricerca della perfezione dell’espressione e della composizione delicata e simbolica. Le tematiche mitologiche trattate dall’artista riguardano sia l’aspetto spirituale sia quello sensuale, lasciando però spazio alle emozioni che restano in sospeso. La delicatezza, la fugacità, la sensazione della pietra che diventa un’opera d’arte fluida sono rappresentate in modo assolutamente magistrale. L’artista padroneggia perfettamente la tecnica della lavorazione del marmo, i cui limiti Canova esplora in ogni sua opera fino a dare la sensazione di una completa smaterializzazione. L’artista sfrutta la densità, il colore e la superficie del marmo per dare una specifica lucidità alle sue opere, rendendole meravigliose e al contempo una rappresentazione che si allontana dall’esperienza materica.

C’è il bisogno antico e moderno di raggiungere la perfezione, ovvero il modello di bellezza che tutti inseguono. Gli ideali del corpo e le forme delicate esaltate dai loro gesti sfuggenti, realizzate dalle mani dello scultore hanno ancora lo stesso valore se li guardiamo dalla prospettiva del modello digitale moderno? Gli sforzi del passato volti ad ottenere la perfezione, attirano ancora l’attenzione del pubblico contemporaneo? Oggigiorno, la tecnologia e gli scan 3D ci permettono di riprodurre ogni millimetro di qualsiasi opera con estrema precisione, la bellezza e il segreto del genio dell’artista sono però nascosti nell’irripetibile processo creativo. Ogni copia creata aveva una sua individualità e, attraverso le nuove interpretazioni, ciascuna riproduzione diventa un nuovo atto creativo che avvicina sempre di più l’artista alla perfezione. E quindi la tecnologia e le capacità umane sono in grado di seguire i nostri sogni?

traduzione it: Justyna Bryłka

Fine delle restrizioni legate al Covid-19

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Questa notizia è tratta dal servizio POLONIA OGGI, una rassegna stampa quotidiana delle maggiori notizie dell’attualità polacca tradotte in italiano. Per provare gratuitamente il servizio per una settimana scrivere a: redazione@gazzettaitalia.pl

Il Ministro della Salute Adam Niedzielski ha annunciato giovedì che dal 28 marzo sarà abolito l’obbligo di coprirsi la bocca e il naso (l’abolizione di tale obbligo non si applica alle strutture mediche), e sarà revocato l’isolamento domiciliare, la quarantena per i familiari e la quarantena di confine. Tuttavia, il ministro ha raccomandato l’uso delle mascherine nei luoghi con grande affluenza di persone. Riferendosi all’abolizione dell’isolamento e della quarantena, ha annunciato che le persone infette avrebbero ricevuto un congedo per malattia e avrebbero dovuto isolarsi, consapevoli della minaccia. Non sarà necessario denunciare l’infezione al SANEPID. Dal 1 aprile cambia anche la politica dei test per covid. I tamponi disponibili solo su prescrizione medica (saranno gratuiti). Il ministro ha aggiunto che giovedì sono state registrate 8.994 infezioni da coronavirus, cioè il 26% in meno rispetto a una settimana prima.

https://www.pap.pl/aktualnosci/news,1129379,koniec-obowiazku-noszenia-maseczek-izolacji-i-kwarantanny-minister-zdrowia